Solidarietà ad Alfredo Cospito – proletari comunisti

 Solidarietà ad Alfredo Cospito

NO ALL’ERGASTOLO OSTATIVO

NO AL 41BIS PER I PRIGIONIERI POLITICI

Proletari comunisti esprime la sua massima solidarietà e vicinanza ad Alfredo Cospito, che sta mettendo la sua vita in pericolo con uno sciopero della fame per una battaglia giusta, quella di respingere una condanna ingiusta all’ergastolo e attualmente una detenzione persecutoria al 41bis, dettata da una  logica di Stato di vendetta, di rappresaglia e di intimidazione reazionaria verso i compagni anarchici e i compagni rivoluzionari.

Noi comunisti abbiamo ideologie, programmi, teorie, politiche e prassi differenti da Alfredo e gli anarchici; ma siamo uniti contro la repressione di Stato e vogliamo che la battaglia di Alfredo vinca per sé e per tutti i prigionieri politici.

La posizione della Corte di Cassazione e del PM di Torino è forcaiola e, come dice Manconi, di violazione della Costituzione. Il rinvio della Corte d’Appello alla Consulta è una posizione pilatesca che comunque costituisce un risultato della lotta e della mobilitazione intransigente dei compagni anarchici e del movimento a sostegno della battaglia di Cospito.

Questa lotta deve continuare ed estendersi e le pratiche di mobilitazione devono essere giuste e coerenti all’allargamento del fronte per questo obiettivo.

Proletari comunisti/PCm Italia

6.12.22

Sul processo ad Alfredo Cospito a Torino e la manifestazione – Un commento

INTIMARE NON SIGNIFICA CHIEDERE

Nel giorno in cui il Tribunale di Torino avrebbe dovuto decidere la rideterminazione delle pene per due anarchici ritenuti responsabili dell’attentato alla Scuola Allievi Carabinieri di Fossano (Cuneo), avvenuto nel 2006, la scena viene presa da un fatto increscioso e dalle reazioni politiche.
Per quell’azione dimostrativa, per il principale imputato – Alfredo Cospito – è stata richiesta la condanna all’ergastolo ostativo, con la pena accessoria del regime del 41 bis, quello comminato agli appartenenti alla nalavita organizzata: a causa di ciò egli protesta, attraverso l’attuazione dello sciopero della fame, da oltre quarantacinque giorni.
E dire che – come precisa lui stesso nel corso della dichiarazione spontanea letta, in videoconferenza dal carcere di Sassari, prima che la Corte decidesse di rinviare gli atti alla Consulta, non prendendo così posizione – i due gesti dimostrativi furono fatti «in piena notte, in luoghi deserti (e per questo) non dovevano e non potevano uccidere nessuno».
Per questo, se la Corte Costituzionale accogliesse la tesi delle difese, all’imputato verrebbero concesse le attenuanti generiche: ciò comporterebbe una riduzione della pena che a quel punto andrebbe ricalcolata, dovendo nel caso ammontare ad una cifra compresa tra i ventuno ed i ventiquattro anni di reclusione.
Fuori da Palazzo di Giustizia, nel frattempo, si è formato un presidio di circa trecento solidali con il Cospito e la sua compagna Anna Beniamino Saluzzo, detenuta nel carcere romano di Rebibbia, per la quale la Procura ha chiesto, in relazione agli stessi eventi, la pena di anni ventisette e mesi uno.
A seguito del “non verdetto”, si è formato un corteo di protesta che ha attraversato le vie della città: durante il tragitto, come è abitudine in questi casi, al passaggio della manifestazione sono stati vergati sui muri slogan inerenti i motivi della dimostrazione.
Giunti davanti ad un locale, il barista è uscito per – sono parole sue, come risulta dal video pubblicato su TorinOggi, nel quale lo si vede coprirsi il volto, evidentemente per non essere riconosciuto – «intimare di non danneggiare il muro del bar»
A quel punto è scattata l’aggressione di “un gruppo di dieci persone che lo avrebbero malmenato al punto da costringerlo a recarsi al pronto soccorso”: verrebbe da dire “chi è causa del suo mal pianga se stesso”, visto che avrebbe potuto ben immaginare, utilizzando la normale “diligenza del buon padre di famiglia”, quali potevano essere le conseguenze.
Ma più che lui è la reazione dei pennivendoli ad infastidire.
In questo sport nazionale a chi fa peggio si distingue, diremmo naturalmente, il fogliaccio telematico fascista Secolo d’Italia che, in maniera del tutto arbitraria, scrive che il tizio del locale sarebbe stato attaccato da quindici persone, mentre egli stesso non sa quantificarli.
Un’ultima annotazione per i “colleghi” della stampa borghese; la lingua italiana distingue chiaramente tra i verbi intimare e chiedere: secondo il vocabolario Treccani, la prima forma verbale ha come significato «ordinare in modo deciso e con autorità».
Se quella è la modalità con la quale si è riferito ai manifestanti, come risulta dalle sue stesse parole, il barista in questione doveva mettere in conto una reazione stizzita da parte loro: non avendolo fatto, egli ha messo in atto un comportamento quanto meno incauto, dalle possibili pesanti ripercussioni.
Bosio (Al), 07 dicembre 2022
Stefano Ghio – Proletari Comunisti Alessandria/Genova

ALFREDO QUESTA MATTINA IN VIDEOCONFERENZA AL TRIBUNALE DI TORINO

Leggo soltanto quattro righe. Prima di scomparire definitivamente nell’oblio del regime del 41 bis lasciatemi dire poche cose e poi tacerò per sempre. La magistratura della repubblica italiana ha deciso che, troppo sovversivo, non potevo più avere la possibilità di rivedere le stelle, la libertà.

Seppellito definitivamente con l’ergastolo ostativo, che non ho dubbi mi darete, con l’assurda accusa di aver commesso una “strage politica”, per due attentati dimostrativi in piena notte, in luoghi deserti, che non dovevano e non potevano ferire o uccidere nessuno e che di fatto non hanno ferito e ucciso nessuno.

Non soddisfatti, oltre all’ergastolo ostativo, visto che dalla galera continuavo a scrivere e collaborare alla stampa anarchica, si è deciso di tapparmi la bocca per sempre con la mordacchia medievale del 41 bis, condannandomi ad un limbo senza fine in attesa della morte. Io non ci sto e non mi arrendo, e continuerò il mio sciopero della fame per l’abolizione del 41 bis e dell’ergastolo ostativo fino all’ultimo mio respiro, per far conoscere al mondo questi due abomini repressivi di questo paese.

Siamo in 750 in questo regime ed anche per questo mi batto. Al mio fianco i miei fratelli e sorelle anarchici e rivoluzionari. Alla censura e alle cortine fumogene dei media sono abituato, queste ultime hanno l’unico obiettivo di mostrificare qualunque oppositore radicale e rivoluzionario.

Abolizione del regime del 41 bis.

Abolizione dell’ergastolo ostativo.

Solidarietà a tutti i prigionieri anarchici, comunisti e rivoluzionari nel mondo.

Sempre per l’anarchia.

Alfredo Cospito

Il procuratore generale Francesco Saluzzo, a conclusione della sua requisitoria, durante l’udienza d’Appello in corso a Torino, ha chiesto per l’anarchico Alfredo Cospito l’ergastolo e dodici mesi di isolamento diurno mentre per Anna Beniamino  la Procura ha chiesto 27 anni e un mese.

In primo grado erano stati condannati rispettivamente a 20 anni e 16 anni e sei mesi, ma la Procura di Torino ha deciso di accanirsi contro i due anarchici aumentando la richiesta di condanna, in un caso addirittura all’ergastolo

Le eccezioni presentate dagli avvocati dei detenuti anarchici Alfredo Cospito e Anna Beniamino sono state accolte dalla Corte d’Assise d’Appello di Torino e verranno inviate alla Consulta.

“Condannato in un limbo senza fine, in attesa della fine dei miei giorni Non ci sto e non mi arrendo ma continuerò il mio sciopero della fame per l’abolizione del 41 bis e dell’ergastolo ostativo fino all’ultimo mio respiro per far conoscere al mondo questi due abomini repressivi di questo Paese”, ha detto Cospito in una dichiarazione spontanea nel corso dell’udienza che si è aperta a a Torino.

L’anarchico, sotto regime del 41 bis, è collegato in video conferenza dal carcere di Sassari.

Il militante della Federazione anarchica informale (Fai) rischia l’ergastolo, per l’attentato alla scuola allievi carabinieri di Fossano (Cuneo), quando due ordigni vennero fatti esplodere nel 2006.

Per questo episodio Cospito è stato condannato a 20 anni, ma la Corte D’Appello di Torino, presieduta da Piera Caprioglio, dovrà decidere se rideterminare il reato in strage politica. In aula è iniziata la requisitoria del procuratore generale Francesco Saluzzo e del pm Paolo Scafi In collegamento, dal carcere di Rebibbia anche Anna Beniamino “Questo è un processo politico” per “una strage senza strage attribuita senza prove”, ha detto.

Gli anarchici in corteo hanno chiesto la liberazione di Alfredo Cospito, per le vie di Torino. In circa 250 si sono mossi dal presidio davanti a Palazzo di Giustizia, dove si sta svolgendo l’udienza d’Appello.

Per seguire più nello specifico la vicenda di Alfredo Cospito, La difesa del nemico è una pagina curata da avvocati/e e giuristi/e che si occupa anche di documentare le torsioni del diritto penale intorno a certe categorie.

La santa inquisizione contro il movimento NoTAV

Torino, pm chiede misure cautelari per 22 No Tav: gip ne concede una

Gli attivisti sono indagati per due dimostrazioni avvenute nei mesi scorsi in Valle di Susa

 La Procura di Torino ha chiesto la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per 22 attivisti No Tav indagati per due dimostrazioni avvenute nei mesi scorsi in Valle di Susa. Il gip Irene Gallesio ne ha concessa una soltanto, respingendo le altre.

Il procedimento riguarda un presidio del 30 giugno nei dintorni di Susa contro dei sondaggi dei terreni e un’iniziativa del 15 settembre a Bruzolo contro il passaggio di camion sospettati di trasportare «materiale inquinante».

Gli indagati sono in tutto una quarantina e fra essi figurano i leader storici del movimento No Tav della Valle di Susa.