Assolto street artist No Tav: “Decora una grigia opera pubblica”

Il lavoro era stato realizzato in un sottopasso ferroviario della Val Susa

Non solo non ha commesso un reato, ma ha dato “ornamento, visibilità e valore ad un’opera pubblica grigia ed anonima”. Con queste motivazioni un giudice di Torino ha assolto Blu, un noto street artist. Il 41enne era accusato di “imbrattamento” per aver realizzato un murales dedicato al mondo No Tav in un sottopasso ferroviario della Val Susa.

 

 Manifestazione in solidarietà ad Alfredo Cospito, in sciopero della fame – Presente Soccorso rosso proletario – “Fuori Alfredo dal 41 bis”

Manifestazione a Roma in solidarietà con Alfredo Cospito, che da giorni è in sciopero della fame a tempo indeterminato. Alfredo è detenuto da dieci anni, per l’ultimo reato, un attentato del 2006 che non ha causato morti o feriti e che invece la Cassazione ha classificato come “strage politica”, chiedendo che la pena sia rivalutata, Cospito rischia l’ergastolo ostativo, anche se non c’è stata nessuna vittima. Vuol dire che rischia di non uscire mai dal carcere.

Dopo il presidio in piazza Gioacchino Belli, la manifestazione è arrivata prima in via Arenula, nei pressi del Ministero della Giustizia, e poi al Circo Massimo, passando sotto il Ministero della Salute. Una manifestazione che ha visto al solito intimidazioni e un massiccio schieramento da parte della polizia.

Numerosi gli slogans scanditi durante il corteo: Scendiamo nelle strade, blocchiamo la città, contro la tortura di stato e autoritàLe stragi sul lavoro, in galera e in mezzo al mare, lo stato le compie e le dovrà pagare!Ergastolo ostativo, 41 bis, è questa la tortura made in ItalyCi uccidono in galera, ci uccidon sul lavoro, con tutti gli sfruttati gridiamoglielo in coro: assassini, assassiniNessuna pace con i padroni, blocchi, sabotaggi, occupazioniEconomia di guerra, minaccia nucleare, è ora di reagire per fargliela pagareCarovita, guerra e repressione, azione diretta, abbattere il padrone!

Contro il 41 bis per i prigionieri politici quali Colpito e altri compagni, contro l’ergastolo ostativo in solidarietà con tutti i prigionieri politici e i compagni colpiti dalla repressione

Stralci dalla cronaca da fanpage:

Un gruppo di circa quattrocento anarchici si sono riuniti questo pomeriggio a Roma, in piazza Gioacchino Belli nel cuore di Trastevere, per protestare contro il 41bis, il regime di carcere duro cui è sottoposto Alfredo Cospito.

“Fuori Alfredo dal 41 bis”, lo striscione di apertura della manifestazione, che ha bloccato tutto il quartiere di Trastevere nel pomeriggio di oggi, sabato 12 novembre, paralizzando completamente il traffico. “La rivoluzione è un fiore che non si spezza con l’abiura, solidarietà ad Alfredo Cospito” e “41 bis=tortura”, gli slogan e gli striscioni sul posto, gli agenti della Polizia di Stato. La manifestazione è stata sorvolata da un elicottero delle forze dell’ordine per tutta la sua durata.

Momenti di tensione si sono registrati tra piazza Gioacchino Belli e piazza Sonnino quando un gruppo di manifestanti ha tentato di raggiungere il carcere di Regina Coeli. La polizia ha respinto il corteo e si è avuto qualche tafferuglio, rientrato dopo poco. la manifestazione si è conclusa in largo Arenula.

Milano: pesanti condanne per il comitato abitanti Giambellino-Lorenteggio. Siamo tutti Robin Hood!

Arrivata la sentenza di primo grado, a Milano, nel processo carico di nove compagne e compagni del ‘Comitato abitanti Giambellino-Lorenteggio’, attivo nel quadrante occidentale della metropoli lombarda, in particolare sul fronte del diritto alla casa e a una vita degna.

Per la prima volta i giudici accettano la tesi accusatoria dell’associazione a delinquere in senso stretto “finalizzata all’occupazione abusiva di immobili di proprietà pubblica”, equiparando quindi i movimenti di lotta per la casa (e non solo) a veri e propri sodalizi criminosi.

I nove imputati nell’inchiesta “Robin Hood” sono stati infatti tutti condannati in primo grado dal Tribunale di Milano, con la durissima “accusa di associazione per delinquere finalizzata all’occupazione abusiva di immobili di proprietà pubblica”. Si tratta di condanne per oltre 30 anni di carcere.

In questi anni il Comitato ha svolto un duro e importante lavoro politico, finalizzato alla tutela degli abitanti delle case popolari e all’organizzazione di presidi sanitari, scolastici, solidali, a favore delle classi popolari che abitano in quella zona. Un lavoro che includeva la messa a disposizione delle case popolari abbandonate, aiutando chi ne aveva bisogno ad aprire e occupare la case fatiscenti e lasciate volutamente marcire da Aler e dai loro padrini politici. Il meccanismo lo conosciamo bene: abbandonare il patrimonio pubblico, rendere non assegnabili gli appartamenti privi dei presidi minimi di abitabilità, marginalizzare gli abitanti in un ghetto per poi cacciarli e – sulle ceneri dei vecchi quartieri popolari – costruire nuove zone e nuovi complessi immobiliari a prezzi di mercato. Pura speculazione a immagine e somiglianza di questa città del degrado.

Dietro a questa repressione c’è di fatto la volontà politica di affossare qualunque forma di resistenza allo strapotere dei padron. Ma Il processo dei nove imputati è diventato in realtà un simbolo del dibattito sull’emergenza abitativa in Lombardia che negli anni ha dato vita alla campagna “Siamo tutti Robin Hood”, in sostegno proprio agli accusati di associazione a delinquere.

Striscioni di solidarietà del Movimento di Lotta – Disoccupati “7 Novembre”

Parla Alfredo Cospito al 30° giorno di sciopero della fame

Ci sono momenti in cui tutti devono prendere parola e dire anche ciò che sembra indicibile. Perché poi nessuno possa dire: “non sapevo”. Questo lo spirito con cui due avvocati romani – sostenuti da molti colleghi – stanno tentando di rompere il silenzio sulle continue torsioni del diritto penale in funzione persecutoria antisovversiva.

Registrata quando lo sciopero della fame di Alfredo Cospito era solo agli inizi, pubblichiamo oggi questa intervista, come contributo alla solidarietà che si sta moltiplicando anche fuori dalle mura. Nel frattempo anche Anna si è unita allo sciopero della fame mentre Alfredo ha raggiunto il trentesimo giorno dall’inizio della sua lotta contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo.

Da Radio cane

carceri di Torino – rivolte e nuovo suicidio .. dimostrano l’inaccettabilità dellasituazione

A 13 anni guida la rivolta nel carcere Ferranti Aporti di Torino: 4 gli agenti feriti

09.11 ore 12:58. A soli 13 anni guida la sommossa nel carcere Ferranti Aporti di Torino, da nove giorni messo a ferro e fuoco da un gruppo di detenuti che protesta contro tutto e tutti. Quattro le guardie carcerarie ferite in soli 9 giorni

Video qui: https://www.telecitynews24.it/cronaca/rivolta-nel-carcere-ferranti-aporti-torino-quattro-gli-agenti-feriti

 

 

Detenuto si impicca nel carcere di Torino, è il quarto caso dall’inizio dell’anno

L’uomo di 56 anni si è ucciso con un lenzuolo. L’episodio a due settimane dalla morte di Tecca Gambe

Ancora un suicidio al carcere Lorusso Cutugno di Torino, il quarto dall’inizio dell’anno. Un italiano di 56 anni si è tolto la vita ieri sera intorno alle 23, impiccandosi. L’episodio è successo nel padiglione C: l’uomo è stato trovato seduto a terra, aveva anche scritto una lettera per spiegare le ragioni del suo gesto, legate a questioni personali.

Antonio R. era detenuto nel carcere del quartiere Vallette , in attesa di giudizio. Era in cella da agosto. Anche lui ha utilizzato un lenzuolo per togliersi la vita, che ha attaccato alle sbarre, proprio come il 28 ottobre aveva fatto Tecca Gambe, il ragazzo del Gambia che era finito in carcere per aver rubato delle cuffiette.

 

Padova: Sgomberata occupazione abitativa. Violente cariche della polizia

A Padova, gli agenti della Digos della Questura hanno eseguito lo sgombero di quattro appartamenti di proprietà dell’ATER  nella zona del quartiere Palestro. Dopo lo sgombero dell’occupazione, un centinaio di persone si è mossa in corteo verso l’ATER, l’agenzia regionale proprietaria dell’immobile e di migliaia di case popolari non assegnate. Ad attenderli polizia e carabinieri in assetto antisommossa, che hanno caricato due volte i manifestanti. Si contano diversi feriti. Alle 18 verrà rilanciato un presidio pubblico davanti alla sede del Comune

Questa mattina a Padova un’ingente operazione di polizia ha sgomberato quattro appartamenti di proprietà ATER situati in via delle Melette, dove da sei anni vivevano giovani e giovanissimi studenti, lavoratori precari. Via delle Melette 3 accoglieva dieci persone ora private di una dimora, in una città dove il mercato degli affitti è preda di speculazioni selvagge e trovare casa è impossibile.

In una fase di grandissima emergenza abitativa – a Padova e non solo – l’ATER sceglie, senza alcun preavviso, di chiudere l’ennesimo appartamento di sua proprietà. L’agenzia che dovrebbe gestire le case popolari in Veneto da anni specula sugli immobili tenendoli sfitti o vendendoli all’asta. In particolare nel quartiere Palestro di Padova si possono contare un centinaio di appartenenti vuoti e lasciati al degrado.

La risposta della città non si è fatta attendere. Centinaia di solidali si sono ritrovati all’incrocio tra via Volturno e via Melette, chiarendo fin da subito che la questione del diritto all’abitare non potesse essere derubricata a un problema di ordine pubblico. Ben tre cariche della polizia hanno tentato di allontanare i/le manifestanti dall’appartamento, mentre la polizia picchiava senza alcuna remora una delle abitanti dello stabile.

Dopo la conclusione delle operazioni di sgombero, si è formato un corteo selvaggio che ha raggiunto la sede  di ATER. Anche qui, le forza dell’ordine in assetto anti-sommossa hanno respinto con violenza i manifestanti, con altre due cariche che hanno provocato diversi feriti.

«È tempo di schierarsi: dalla parte dei diritti o dalla parte della speculazione immobiliare da difendere a sprangate: la città deve scegliere» con queste parole viene rilanciato un presidio pubblico alle 18 davanti alla sede del Comune.

La corrispondenza a Radio Onda d’Urto di Mattias del Centro sociale occupato Pedro di Padova Ascolta o scarica

da GlobalProject

Solidarietà ad Alfredo Cospito e agli altri compagni prigionieri in lotta, sabato 12 novembre manifestazione nazionale a Roma

Dal 20 ottobre 2022, il compagno anarchico Alfredo Cospito, detenuto nel carcere di Bancali, è in sciopero della fame fino alla morte contro la tortura del 41bis, a cui è sottoposto dal 5 maggio, e contro la barbarie dell’ergastolo ostativo.

Altri 2 prigionieri anarchici, Juan Sorroche, detenuto nel carcere di Terni, e Ivan Allocco, detenuto in Francia, si sono uniti allo sciopero in solidarietà attiva con Alfredo.

Inizialmente giustificato con l’emergenza della “lotta alla mafia”, il regime di 41 bis è in realtà un regime di vera e propria tortura e annientamento psico-fisico, con il quale si cerca di distruggere, da ben 17 anni, l’identità politica e le convinzioni ideologiche  di 3 compagni e compagne comuniste delle Brigate Rosse.

Situato all’apice del sistema repressivo italiano, il 41 bis non ha affatto sconfitto la mafia, perché la criminalità mafiosa è un aspetto del capitalismo e sta nelle strutture statali, così come un aspetto del capitalismo sono il terrorismo e il razzismo di stato, le stragi impunite, gli assassinii di donne, le stragi sul lavoro, le morti in mare, l’impunità delle violenze fascio-razziste, i massacri nelle carceri, i pestaggi nelle piazze.

Il 41 bis, con l’ergastolo ostativo, è l’erede delle leggi e carceri speciali degli anni 70, usate, con il pretesto dello “stato di emergenza” come strumento di repressione e deterrenza delle lotte, sia all’interno che all’esterno delle carceri.

Di emergenza in emergenza però questo stato di polizia riesce sempre meno a giustificare la vera finalità della propria macchina repressiva, perché la vera emergenza è la guerra imperialista, sbocco inevitabile del sistema capitalista in crisi, sono le sue conseguenze sui proletari e le masse impoverite, la vera emergenza è la crisi pandemica e climatica che esso produce, la vera emergenza è la guerra di classe che questo sistema, questo stato, questi governi al servizio di padroni e politici mafiosi fanno ogni giorno alla classe operaia e al proletariato. A queste emergenze la classe dominante non può dare altra risposta che quella repressiva e controrivoluzionaria per mantenersi al potere, perché l’unica risposta è la rivoluzione proletaria, unica via per uscire da ogni stato di emergenza, prodotto e alimento, al tempo stesso, di questo sistema borghese che marcia veloce verso il moderno fascismo.

E’ in questo solco che il nuovo governo dei padroni a guida Meloni inizia a decretare vecchie e nuove misure repressive palesemente incostituzionali, come l’ergastolo ostativo per i militanti rivoluzionari o il decreto anti rave per colpire ogni forma di dissenso, i giovani, i centri sociali, in continuità con la criminalizzazione delle lotte, dell’autorganizzazione, del sindacalismo di base e di classe, delle occupazioni, con la segregazione del proletariato migrante e il respingimento in mare di quello che questo stato, questo governo, considera senza mezzi termini “carico residuale”, ossia proletari immigrati da gestire a distanza come esercito industriale di riserva per non ingrossare le fila del malcontento popolare “made in Italy”.

Per tutto questo, per altro, per tutto, la lotta di Alfredo, di Juan e di Ivan è una lotta che ci riguarda tutti e tutte, rivoluzionari, avanguardie proletarie e il proletariato nel suo insieme, quando si esprime nel conflitto sociale ed eleva la sua coscienza di classe per diventare soggetto attivo nella lotta di liberazione dal sistema capitalista, patriarcalista e imperialista che sta distruggendo questo pianeta.

La solidarietà verso questi compagni si è già molto estesa, iniziative e sostegni ovunque, nelle città italiane come europee. Una manifestazione nazionale è indetta:

Sabato12 novembre ore 15 a Roma, in piazza Gioacchino Belli, nei pressi del Ministero della Giustizia