Taranto – Grave aggressione ai danni del rappresentante dello Slai Cobas s. c. al Cimitero S. Brunone. Solidarietà a Francesco! SRP

Di seguito il Comunicato stampa dello Slai Cobas s. c. e vari messaggi di solidarietà proletaria
 Comunicato stampa

Taranto – Il rappresentante RSA dello Slai Cobas sc, Francesco Masella, è stato vigliaccamente aggredito sul posto di lavoro nella mattinata del 16 maggio 2020 al Cimitero S. Brunone e ha dovuto ricorrere con la faccia piena di sangue alle cure dell’ospedale  SS. Annunziata.
Martedì ha subito una operazione al naso e gli stata per ora data una prognosi di 35 giorni.

Quello che è inaccettabile è che sul posto di lavoro possa avvenire un così grave fatto di intimidazione verso il rappresentante slai cobas e verso tutti i lavoratori iscritti allo Slai cobas sc, in materia di tutela dei diritti, salari e condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori e che questo avvenga dopo la giusta  e necessaria presa di posizione del sindacato in materia di lavoro per bonifiche.

I lavoratori  risponderanno con la lotta e ogni altra iniziativa necessaria all’aggressione per ripristinare l’agibilità sindacale sul posto di lavoro e la trasparenza e legalità nella gestione dell’appalto e delle bonifiche azienda, comune stazione appaltante, commissario delle bonifiche, prefettura e istituzioni  hanno il dovere di intervenire
 
Slai Cobas per il sindacato di classe
slaicobasta@gmail.com
347-1102638
20  maggio 2020
 
***
La mia più grande solidarietà a Francesco, quel che è accaduto è inaccettabile e ci rende sempre più chiaro il clima aggressivo in cui siamo immersi e che può solo determinare una risposta di lotta.
Antonella si cobas poste Milano
Solidarietà a Francesco delegato Slai Cobas sc Taranto, vittima del sistema marcio e criminale dei padroni, aggredito per avere difeso i diritti dei lavoratori.
Grazia precaria Palermo Slai
Solidali al delegato francesco, alcune vertenze sono davvero delicate
mai mollare… Tony in lotta a Palermo Slai Cobas sc
Lo so sono solo parole, il mio messaggio è rivolto a Francesco
non ti arrendere mai, non ti scoraggiare sappiamo che sei uno forte,
ringrazio che almeno oggi ci sono persone come te, non sei solo
tutto il cobas è con te
Agostino da Palermo
Molta solidarietà a Francesco augurandogli una
pronta guarigione, coraggio forza andare avanti
Enza precaria Palermo
Forza Francesco non mollare tieni duro prima o poi
verrà un giudizio proletario e non la vinceranno loro
un abbraccio Antonella assistente dei ragazzi disabili
di Palermo Slai
Solidale con il delegato Francesco di Taranti vittima di un’aggressione vile…
un atto intimidatorio gravissimo da parte di gente indegna e criminale anche della malavita che non può e non deve spegnere lo spirito di lottare per il proprio lavoro e diritti…
Che Francesco e i lavoratori dello Slai sappiano che non sono soli!
Forza!
Giorgia delegata Slai Cobas sc palermo
SOLIDARIETÀ A FRANCESCO DA USILeggiamo il messaggio e il fatto è grave.
Comunicate a Francesco Masella la nostra vicinanza (politica e morale) e solidarietà da Usi Unione Sindacale Italiana, per l’aggressione subita come rappresaglia per aver segnalato e fatto intervento sulle corrette condizioni di lavoro e di piena tutela della sicurezza.
Di fronte a fatti come questi, non vogliamo e non possiamo…prendere le distanze…nemmeno quelle di distanziamento sanitario di 1 metro, che pure rispettiamo sul lavoro e nella vita sociale quotidiana, a proposito di sicurezza e tutela della salute.
Chiediamo ai compagni e compagne dello Slai Cobas per il sindacato di classe, di comunicare a Francesco anche la nostra solidarietà e se siamo autorizzati a pubblicizzare anche noi il comunicato che è inserito sotto, nelle mailing lists e contatti che abbiamo, anche come efficacia deterrente e di informazione su questo grave episodio, che non deve diventare la condotta abituale contro operai e lavoratori e lavoratrici, sindacalizzati e non, quando intervengono per lavorare meglio, in sicurezza e in condizioni dignitose.
 
Un saluto – trasmette per Usi fondata nel 1912 Roberto Martelli

Solidarietà a Francesco da L’Aquila

Il comunicato dalla stampa sulla vicenda in corso sulla bonifica del cimitero
 
Nella bonifica del cimitero San Brunone, i lavoratori dello Slai Cobas della DR Multiservice ripropongono “l’urgenza di conoscere dall’azienda il monte ore di lavoro previsto per i lavoratori DR già operanti, il numero dei lavoratori impegnati, le condizioni di sicurezza necessarie per lo svolgimento di questa attività, ribadendo, come è stato già espresso in altre occasioni da questo sindacato, che questo è un lavoro aggiuntivo, fatto con risorse aggiuntive utilizzabili in forme trasparenti e tracciabili, e che quindi deve avvenire fuori dal normale orario di lavoro. con accordo con i rappresentanti sindacali dei lavoratori cimiteriali”.
“Nel passato – evidenziano dallo Slai Cobas per il sindacato di classe – la mancata osservanza di questi criteri ha portato a situazioni penalizzanti per i lavoratori e non corrispondenti allo svolgimento corretto di queste lavorazioni. Riteniamo che questa volta le cose vadano fatte nella massima regola e massima trasparenza, al servizio dello svolgimento dei lavori nei tempi richiesti dalla direzione dei lavori e con l’osservanza di tutte le norme a tutela dei lavoratori”.

Contro il regime fascista turco solidarietà a Grup Yorum – In Turchia Bella Ciao risuona dai minareti delle moschee e in Grecia mobilitazioni e video di solidarietà. Che si esprima la massima solidarietà internazionale!

Turchia: persone non identificate trasmettono la canzone antifascista “Bella Ciao” dagli altoparlanti della moschea di Esrefaşa a Izmir. Il regime di Erdogan è attivamente alla ricerca di “sabotatori” e li rincorre sui social

Dalla Grecia iniziative di solidarietà

 

 

 


Se il reato è l'”opposizione politica”, ben venga ogni opposizione, anche una biciclettata. Venerdì 22 maggio a Bologna alle ore 17 in piazza dell’Unità e poi alle 18 presidio al carcere della Dozza

Diverse realtà collettive bolognesi in solidarietà agli arrestati dal 13 maggio: “Messaggio chiarissimo: su quanto succede nelle carceri vige l’obbligo del silenzio, sulle violenze subite dai detenuti, sui trasferimenti punitivi, sull’assistenza e prevenzione sanitaria inesistenti, sull’estendersi dell’epidemia”. A firma “Complici e solidali”, invece, venerdì biciclettata e presidio sotto la Dozza.
“Il 13 maggio a Bologna sette compagne e compagni anarchic* sono stati arrestati e altr* cinque sottopost* ad obbligo di dimora con l’accusa assurda di associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico. Si tratta di compagne e compagni che negli ultimi mesi si sono distint* per aver espresso solidarietà ai detenuti e ai loro familiari di fronte ai 14 morti nelle rivolte di marzo, e in un momento in cui le carceri sovraffollate sono diventate immensi focolai di contagio. Stupefacenti le dichiarazioni della Procura, che giustificano un’imputazione abnorme sulla base di un unico fatto specifico, il danneggiamento di un ponte ripetitore nel 2018, la cui attribuzione è tutta da dimostrare”. Inizia così un comunicato con cui diverse realtà tra collettivi, spazi sociali, associazioni e sindacati di base solidarizzano con gli attestati e stigmatizzano l’inchiesta dei pm bolognesi. Queste le adesioni: Associazione Bianca Guidetti Serra, Associazione di Mutuo Soccorso per il diritto di espressione, Associazione Primo Moroni, Circolo Anarchico Berneri, Làbas, Laboratorio Crash, Laboratorio Smaschieramenti, Noi Restiamo, Potere al Popolo – Bologna, Rete bolognese di iniziativa anticarceraria, Rete dei Comunisti, Si Cobas, Sgb, Tpo, Usb – Federazione del Sociale, Vag61, Xm24.

Prosegue il testo: “Bizzarro che a distanza di due anni si tiri fuori questa inchiesta, come un coniglio dal cappello, proprio nel momento in cui si allarga la solidarietà ai detenuti. Il messaggio è chiarissimo: su ciò che succede nelle carceri vige l’obbligo del silenzio, sulle violenze subite dai detenuti, sui trasferimenti punitivi, sull’assistenza e prevenzione sanitaria inesistenti, sull’estendersi dell’epidemia e i morti di Covid dietro le sbarre. Un altro elemento che emerge con chiarezza dal comunicato della Procura è l’invenzione di un nuovo reato: quello di opposizione politica. Viene contestata agli indagati la loro attività contro i centri per la deportazione forzata dei migranti e l’adesione alle campagne anticarcerarie, considerando come fatti eversivi l’organizzazione di manifestazioni non preavvisate, le scritte sui muri, la realizzazione e diffusione di opuscoli, articoli e volantini. Pratiche consuete e diffuse di tutti movimenti di lotta, da chi difende i territori dalle devastazioni ambientali, a chi si muove per affermare il diritto alla casa, al reddito, agli spazi sociali, alla dignità del lavoro. Quanta ipocrisia nelle istituzioni che si esprimono contro il regime militare egiziano che incarcera lo studente Patrick Zaki per reati di opinione, e restano in silenzio in patria davanti a degli arresti di cui la stessa Procura dichiara la natura preventiva, al fine di impedire che, come annunciato recentemente anche dal ministro Lamorgese, ogni atto di resistenza possa rapidamente diventare un ‘focolaio di tensione’. Un’ammissione che pesa come un macigno sull’agibilità democratica di questo paese e che vuole lanciare un avvertimento minaccioso: ognuno di voi, tanto più se collettivamente organizzato, è pericoloso, perché un paese ridotto in miseria è una gigantesca polveriera e la finzione dello ‘Stato di diritto’ finisce qui. Quanto disgusto, inoltre, per una stampa prona al potere che diffonde comunicati della Procura senza nessun spirito critico”.

Si legge in conclusione: “L’utilizzo spregiudicato delle veline confezionate ad arte dalla questura da parte della stampa non fa che confermare questo disegno. Insistere sul fatto che chi percepisce il reddito di cittadinanza non abbia il diritto di protestare contro lo stato che glielo eroga è un monito che viene lanciato verso tutti i soggetti sociali che stanno pagando i costi della pandemia e per i quali le briciole stanziate dal governo non saranno sufficienti. Il messaggio è chiaro: non sputare nel piatto in cui mangi anche se mangi merda e guai ad organizzarti per cambiare le cose! In questa logica perversa solo i ricchi hanno il diritto di fare politica (Confindustria docet) e quelli che dovrebbero essere in potenza diritti universali ad una vita dignitosa diventano privilegi di colpevoli fannulloni. Questi processi trovano radici ben profonde anche nei vari decreti in materia di sicurezza e immigrazione. Dalla chiusura dei porti, alla criminalizzazione di chi è solidale e di chi dimostra dissenso ribadiamo la necessaria abrogazione di tali decreti. Esprimiamo la nostra piena solidarietà agli arrestati e alle arrestate, con la ferma convinzione che oggi più che mai è necessario continuare la lotta”.
A firma Complici e solidali sono state invece indette per venerdì una biciclettata dalle 17 in piazza dell’Unità e un presidio dalle 18 alla Dozza. Si legge sul volantino: “La notte del 13 maggio un’operazione dei Ros dei carabinieri ha portato all’arresto di 7 persone, mentre altre 5 sono state raggiunte da misure cautelari. Le accuse sono pesantissime: associazione sovversiva con finalità di terrorismo, il famigerato 270/bis del codice penale. Le persone arrestate sono state condotte nelle sezioni di alta sicurezza di varie carceri italiane. La procura di Bologna si è espressa chiaramente: questi arresti hanno una “valenza strategica preventiva” legata al contesto emergenziale che stiamo vivendo. Queste persone potrebbero essere pericolose perché inserite nelle tensioni sociali che nasceranno dall’attuale crisi economico-sanitaria. Sono mesi che ci obbligano a stare in casa, colpevolizzando i comportamenti delle singole persone, ma nello stesso momento tenendo aperte fabbriche, riempiendo le Rsa di malati di Covid, esponendo i detenuti e le detenute a rischio contagio e a morte certa. Molti di noi hanno perso il lavoro e tanti altri non lo troveranno. Cassa integrazione e buoni spesa sono degli inutili palliativi e non bastano ad arrivare a fine mese. L’unica risposta che lo stato ha dato è polizia, militari, droni, telecamere e controlli a tappeto. La colpa degli/delle arrestati è anche quella di aver espresso vicinanza alle rivolte carcerarie del mese di marzo che hanno portato alla distruzione di intere sezioni detentive e purtroppo all’uccisione di 14 detenuti. La solidarietà espressa è considerata centrale in questa inchiesta. Proprio per questo motivo, per sostenere le persone arrestate e tutti/e i/le detenuti/e delle carceri italiane, ritorniamo con un presidio sotto il carcere della Dozza”.

Lettera di Nicole ed Elena dal carcere femminile di Piacenza

Carcere di Piacenza, 15 maggio 2020

Grazie a tutti voi!
Grazie per il kit di buste e bolli!
Io (Nicole) ed Elena siamo in AS3. Siamo arrivate alle 11.30 circa del 13 Maggio, dopo un primo passaggio in una tenda posta esternamente per misurare la temperatura corporea alle nuove detenute, siamo state messe in isolamento sanitario per 15 giorni (celle singole ma adiacenti). Non possiamo accedere alla palestra e alla biblioteca, dopo che c’eravamo state per 2 giorni, causa emergenza Covid e nostro isolamento. Dopo tale misura non saremo più potenziali veicoli di infezione… dopo una nostra incazzatura ci hanno dato 4 libri e ci stanno preparando il regolamento interno (è dall’ingresso che lo chiediamo)… vedremo.
Abbiamo 2 ore d’aria al dì, da fare separatamente dalle altre sempre per emergenza Covid e quindi le facciamo assieme (con mascherina) alle 12-13 e 15-16.
Come saprete qui c’è anche Natascia che al momento riusciamo a vedere solo di striscio quando attraversiamo il corridoio, ma i suoi sorrisi sono stati e sono fondamentali. Speriamo di poterla abbracciare presto. Oggi abbiamo avuto l’interrogatorio e ci siamo avvalsi della facoltà di non rispondere. Eravamo in videoconferenza insieme a tutti gli altri.
Lunedì vedremo gli avvocati. Di ieri la notizia che dal 19 c.m. al 30/06 riprenderanno i colloqui visivi e saranno mantenuti i colloqui via Skype. Questa operazione (che ci pare aver capito chiamata “RITROVO”?) ha quali capi di imputazione l’ormai noto 270 bis e 270 bis1 (aggravante) per 11 su 12, istigazione a delinquere tramite articoli, volantini e manifesti con l’aggravante dell’uso di strumenti informatici – Tribolo.noblogs.org e la piattaforma roundrobin.info -; danneggiamento di un Bancomat BPER nel corso di una manifestazione non autorizzata il 13/02/2019; imbrattamento e deturpamento con vernice spray su edifici a Modena e Bologna con scritte comparse dal dicembre 2018 ad oggi per tutti. Incendio, per uno degli imputati più altri allo stato da identificare, ai ponti ripetitori delle reti televisive in via Santa Liberata (Bo) nella notte tra il 15 e il 16/12/2018.
Che dire?… “la commissione dei reati – fine […] non è necessaria” (cit. pag.21 ordinanza)… forse l’ennesimo tentativo dopo Outlaw e Mangiafuoco – finite in una bolla d’aria – di chiudere la bocca a chi “odia gli sfruttatori” (cit. pag.20 ordinanza)? E cosa più importante non ne fa un mistero ma lo urla al mondo. L’ordinanza porte il timbro del 6 marzo. Ci chiediamo se questi miseri esseri senza qualità abbiano deciso di rimandare il nostro arresto al 13 Maggio per risparmiarci l’ingresso in carcere nel pieno dell’emergenza Covid19 o se lo abbiano fatto per evitare in quel periodo ulteriori presenze scomode e ribelli nelle gabbie di Stato. La risposta viene da sé. Medici e guardie, fusi in un corpo unico qui come altrove, si rivendicano la loro «scelta di vita». I medici in particolare, incalzati dalle nostre domande provocatorie sul loro ruolo durante la prima visita, hanno fieramente sostenuto di svolgere il loro lavoro per la tutela della salute delle persone in galera.
A conti fatti, visti i morti e i malati di e in carcere, non possiamo che concludere e urlargli in faccia che il loro lavoro lo fanno decisamente male nonché in completa armonia con le guardie.
Non può esistere in luoghi del genere, la tutela della salute delle persone, per ciò che questi luoghi sono e rappresentano. L’unica sicurezza è la libertà per tutte e tutti.

Volevamo ringraziare tutte quelle persone che ci hanno fatto sentire la loro vicinanza con i telegrammi, tanti; forse dall’esterno sembra una sciocchezza ma qui ci hanno scaldato il cuore e lo spirito. Il nostro pensiero va, in primis, a Stefy poiché è l’unica tra noi sola nel carcere di Vigevano e a tutti i nostri amici e compagni di lotta a Ferrara e Alessandria, a quelli raggiunti da obbligo di dimora nel Comune di Bologna e alle compagne e ai compagni fuori che continnuano a lottare insieme a noi.

Nicole e Elena

Il padrone comanda, la Procura obbedisce: denunciate a Bologna le maschere bianche per i loro interventi in difesa di lavoratrici e lavoratori sfruttati

Sei attivisti bolognesi hanno ricevuto altrettante misure cautelari perché secondo la Procura di Bologna sono stati protagonisti della campagna promossa anche attraverso la pagina Facebook “il padrone di merda”, che denuncia e interviene in difesa di lavoratrici e lavoratori sfruttati.
 
Per 5 è stato disposto il divieto di dimora nel comune di Bologna, mentre l’ultimo ha ricevuto un divieto di avvicinamento alle parti offese, che secondo la procura sarebbero commercianti e imprenditori di società o cooperative che non pagavano o facevano lavorare a nero i propri addetti.
 
Denunciati anche 13 tra lavoratrici e lavoratori. Sono accusati a vario titolo di
fantasiosi reati quali tentata estorsione, lesioni personali, violenza privata, diffamazione, imbrattamento, disturbo delle occupazioni e utilizzo di mezzi per rendere difficoltoso il riconoscimento della persona in luogo pubblico.

Solidarietà dal Soccorso Rosso Proletario, che sostiene e diffonde la loro lotta. Di seguito il loro comunicato, più avanti come sostenere la campagna “Il padrone di merda”

Comunicato maschere bianche dopo le assurde accuse della magistratura

+++ NOTIZIA GRAVISSIMA, MASCHERE BIANCHE SOTTO ATTACCO! +++
Cosa è successo? All’alba di questa mattina a Bologna alcune maschere bianche – ossia lavoratori e precari che non accettano di essere sfruttati e truffati dai padroni di merda – sono state svegliate dagli agenti di polizia per vedersi recapitare un procedimento di misura cautelare: si tratta di 5 “divieti di dimora” e 1 “divieto di avvicinamento”. Altri 13 lavoratori sono stati denunciati.
Iniziamo col rendere noto che i suddetti agenti si sono presentati senza guanti e mascherine e senza preoccuparsi di rispettare la distanza di sicurezza: per quanto sia noto che la tutela dei giovani precari non sia mai stata una loro priorità, questo fatto è ulteriormente grave e pericoloso per la salute di tutti. Alle obiezioni mosse da un lavoratore precario, la risposta di un agente è stata: “Non vi preoccupate, con l’obbligo di dimora starete molto distanti!”. Tra le risate del collega e in sfregio a qualsiasi norma sanitaria che gli stessi agenti dicevano di voler far rispettare quando, nel periodo di lockdown, davano multe e denunce.
Che cos’è un divieto di dimora? È una misura cautelare (cioè emanata in modo discrezionale da un giudice e immediatamente esecutiva senza alcun processo, cioè senza alcuna dimostrazione di “colpevolezza”) che obbliga i lavoratori e i precari che l’hanno ricevuta ad abbandonare immediatamente la città di Bologna e non farvi ritorno a tempo indeterminato. Non importa che in questa città risiedano per tutti amici, affetti, in alcuni casi famiglie. Non importa che in questo modo vengano ulteriormente limitate le già instabili entrate con cui ognuno dei lavoratori prova ad arrivare a fine mese. Non importa che ci troviamo nel mezzo di una pandemia, che limita la mobilità per ragioni di tutela della salute collettiva: infischiandosene delle possibilità di contagio e diffusione del virus, quegli stessi lavoratori che fino a qualche giorno fa non potevano uscire di casa adesso, da un’ora all’altra devono abbandonare la propria casa e andare non si sa dove e non si sa per quanto. Andare da amici o parenti, mettendo a repentaglio la salute propria e degli altri? Affittare un’altra casa fuori Bologna, quando si fa fatica a pagare l’affitto della casa in città? Chi diceva di volere tutelare la nostra salute, oggi dimostra che in realtà non gliene è mai fregato nulla. L’unica salute che gli interessa è quella dei profitti dei padroni di merda.
Chi sono le persone perseguitate? Un lavoratore di una cooperativa sociale del bolognese, che durante tutto questo periodo è stato costretto ad andare al lavoro per pochi soldi e senza adeguate protezioni; il lavoratore di un bar, che oggi avrebbe dovuto riprendere i suoi turni; il socio di una piccola attività, una di quelle partite iva che rifiuta di scaricare la crisi sui lavoratori e proprio perciò non ha ricevuto un solo euro da Stato e regione; uno studente che, per pagarsi l’università, deve fare dei lavoretti in nero; un rider che in questi mesi è stato costretto a montare sulla bicicletta per guadagnare i soldi necessari a tirare avanti. A questi “divieti di dimora” si aggiunge il “divieto di avvicinamento” per una ex lavoratrice del Nails Café, vicenda esplicitamente messa al centro della montatura giudiziaria: si tratta di padroni di merda loro sì colpevoli di non aver versato migliaia di euro dovuti a una loro dipendente. Il messaggio ai lavoratori è: state lontani e lasciate che i pdm sfruttino e truffino in tranquillità.
Cosa viene imputato? Di perseguitare e non dare tregua ai padroni che non pagano i lavoratori. Pretendere di ricevere il salario pattuito da questa mattina ufficialmente si chiama “estorsione”! Andare dal padrone di merda a chiedere conto di truffe e molestie, disturbando così i suoi sporchi affari, da questa mattina ufficialmente si chiama “violenza”!
Anche in questo caso il messaggio è chiaro: all’alba della riapertura di tanti esercizi commerciali dopo mesi di lockdown per la crisi coronavirus la parola d’ordine è quella della ripresa economica, non fosse altro che questa ripresa riguarda solamente i padroni di merda. Dei giovani, dei precari e dei lavoratori sfruttati, che molto spesso non si sono visti recapitare neppure un centesimo negli ultimi periodi di chiusura totale, non interessa niente a nessuno. L’economia dei lavoretti in nero e malpagati deve riprendere alla svelta e in un momento come questo le maschere bianche rappresentano indubbiamente un problema per tutti i padroni pronti a scaricare sui propri dipendenti i costi della crisi economica.
È inutile che cercate di dare un nome o di cacciare qualcuno, perché dietro quelle maschere bianche ci siamo tutti: tutti i precari che hanno scelto di vendicarsi dei propri sfruttatori; tutti i lavoratori che almeno una volta si sono identificati in una delle tante storie di ricatto, truffa e molestie che in tanti mesi abbiamo raccontato. A maggior ragione nel pieno della crisi economica, per ogni padrone di merda sfruttatore segnalato ci saranno più maschere bianche pronte a scendere in strada. Per ogni precario cacciato dalla propria casa, ci saranno più maschere bianche pronte a diffondersi in tutta Italia, perché i padroni di merda non hanno dimora.
Quando le istituzioni dicevano #andràtuttobene, ora sappiamo a chi si riferivano: ai padroni di merda, gli unici a essere veramente tutelati. Per questo la vendetta contro i padroni di merda non si ferma, ed è di nuovo tempo di indossare la maschera.

LE MASCHERE BIANCHE NON HANNO DIMORA!
 
???? Per aver sempre smerdato i Padroni di Merda ci hanno chiamato stalker, per essere stati dalla parte di ogni lavoratore e per aver preteso i soldi che ci spettano siamo diventati estorsori, per essere andati ogni settimana davanti ai datori che sfruttano, ci cacciano da Bologna.
Con una misura cautelare di “divieto di dimora”, senza alcun processo, ci cacciano dalla città, dicono che non possiamo stare qui, dove abbiamo affetti, famiglia, lavoro, casa, ci costringono a vivere in qualche albergo o sul divano di qualche amico.
???? Di fronte a tutto questo vogliamo dimostrare che le maschere bianche non si sconfiggono cacciando 5 di noi, né con le denunce né con le minacce, le maschere bianche sono e possono essere OVUNQUE, le maschere bianche non hanno dimora! Perché la maschera bianca non è l’identità di un gruppo, di un’organizzazione politica, di un sindacato: la maschera bianca è una condizione comune, è l’espressione di una comune voglia di uscire dal silenzio e farla finita con i padroni di merda.
Invitiamo tutti i solidali, i lavoratori che sono stufi di subire, i disoccupati che sono stanchi di campare di lavoretti, i precari che vogliono vendicarsi, a scendere per strada con le maschere bianche e far vedere che siamo uniti, siamo ovunque e siamo pronti alla nostra vendetta!
➡ Uno striscione, un cartello, un’azione contro un padrone di merda, in una piazza, davanti ai palazzi istituzionali o altrove, qualsiasi forma è adatta per indossare la maschera bianca e far vedere che siamo ovunque!
Mandateci foto, video e testi, li pubblicheremo tutti dalla nostra pagina
Che la crisi la paghino i padroni di merda!
Comunicato: bit.ly/2TikR3Z
Raccolta fondi: bit.ly/3dY79LO