Archivi categoria: Senza categoria
Verso il 19 giugno – La solidarietà non si arresta!
Insieme nel cuore e nella lotta
C’erano Elena, Leo, Zipeppe, Stefi, Nicole, Guido, Duccio, Martino, Otta, Angelo, Emma e Tommi davanti le mura di tutte le carceri?
Probabilmente sì. Tante Elena, Leo, Zipeppe, Stefi, Nicole, Guido, Duccio, Martino, Otta, Angelo, Emma, Tommi e tante/i noi.
LIBERI TUTTI LIBERE TUTTE ORA
Solidarietà a Dilan Ekin e Tugce Tayyar – Soccorso Rosso Proletario
Diverse persone, tra cui membri di Grup Yorum e avvocati, sono state arrestate presso l’istituto di fede alevitica Cemevi, per aver partecipato alla cerimonia funebre di Ibrahim Gökcek, che è stata brutalmente attaccata dalla polizia dell’AKP, che ha anche violato e rapito la salma del compagno Ibrahim dalla sala di sepoltura di Cemevi.
Dopo 4 giorni di detenzione arbitraria da parte della polizia, i giudici hanno rilasciato le persone arrestate, ma il pubblico ministero ha spiccato un mandato d’arresto contro altre due componenti della band, le compagne Dilan Ekin e Tugce Tayyar.
Questo mandato di arresto deve essere revocato immediatamente!
Partecipare al funerale di un compagno deceduto non è un crimine! Criminale è Erdoğan ed i governi dei paesi imperialisti che lo sostengono, tra cui l’Italia. Criminale è chi attacca i funerali dei compagni con bombe a gas e proiettili di gomma, chi apre le porte di una sala di sepoltura per rapire il corpo di Ibrahim Gökcek ed arrestare chiunque partecipi al suo funerale!
L’operazione “Ritrovo” e il nemico ritrovato. Da alcune corrispondenze
Le accuse, in quest’ultima operazione (denominata ‘Ritrovo’), sono: art. 414 (Istigazione a delinquere), art. 639 (Deturpamento e imbrattamento), art. 635 (Danneggiamento), art. 423 (Incendio) contestato a una persona. A condire e “sostantivare” a fini repressivi il tutto, ecco il 270bis (Associazioni con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico), perché “un 270bis non si nega a nessuno”, come scrisse un compagno avvocato. In questo caso il 270bis è stato contestato a chi ha la misura cautelare in carcere… Stando a quanto riporta la stampa, la tesi dell’accusa parla di “una associazione finalizzata al compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico dello Stato italiano, con l’obiettivo di affermare e diffondere l’ideologia anarco-insurrezionalista, nonché di istigare, con la diffusione di materiale propagandistico, alla commissione di atti di violenza contro le Istituzioni politiche ed economiche dello Stato impegnate nella gestione dei Centri Permanenti di Rimpatrio e nella realizzazione di politiche in materia migratoria”.
Gli inquirenti parlano anche di un’“articolata trama di rapporti tra gli attuali indagati e diversi gruppi affini, operanti in varie zone del territorio nazionale” con lo scopo di “contrastare, anche mediante ricorso alla violenza, le politiche in materia di immigrazione e, in generale, le istituzioni pubbliche ed economiche, con indicazione di obiettivi da colpire e le modalità di azione”. Insomma, ciò che un giornale come Il Messaggero riassume brillantemente nel titolo “promuovevano la lotta contro lo Stato”.
L’inchiesta, quindi, ripercorre il modus operandi di ormai decine di altre in passato, il ciclico e strumentale utilizzo dell’articolo 270 bis, l’associazione con finalità di terrorismo, che tutto giustifica. Soprattutto i mezzi impiegati, i soldi spesi per farlo, e i tempi d’indagine prolungati.
Questa inchiesta infatti è un po’ datata (sembra prendere avvio nel 2018)… ma una nota della Procura chiarisce il perché, nonostante la richiesta delle custodie cautelari fosse depositata nei loro uffici già dal luglio 2019, proprio ora viene accordata.
Questa nota suggerisce infatti un paio di considerazioni:
1)“Le evidenze raccolte in questo ultimo periodo, caratterizzato dalle misure di contrasto all’emergenza epidemiologica del Covid-19, hanno evidenziato l’impegno degli appartenenti al sodalizio[…] ad offrire il proprio diretto sostegno alla campagna “anti-carceraria”, accertando la loro partecipazione ai momenti di protesta concretizzatisi in questo centro” (Bologna).
Sono quindi le proteste e la solidarietà ad essere punite. Non ci fossero state le rivolte a rivendicare vita e dignità, e le iniziative fuori a sostenerle, la “questione carcere” e le morti, pesanti come macigni che si porta dietro, sarebbero rimaste tombate nel silenzio.
Proprio in tempi di “emergenza Coronavirus”, di “andrà tutto bene”, di lotta comune contro il comune nemico invisibile, lo Stato sa bene qual è il suo nemico, e cerca di colpirlo in ogni modo, anche ricorrendo a uno strumentario giuridico d’eccezione, com’è appunto il “diritto penale del nemico”. Infatti nel comunicato della procura di Bologna si possono leggere parole estremamente chiare al riguardo:
2)“In tale quadro, l’intervento, oltre alla sua natura repressiva per i reati contestati, assume una strategica valenza preventiva volta a evitare che in eventuali ulteriori momenti di tensione sociale, scaturibili dalla particolare descritta situazione emergenziale, possano insediarsi altri momenti di più generale ‘campagne di lotta antistato’ oggetto del citato programma criminoso di matrice anarchica”.
E la valenza preventiva connaturata a qualsiasi misura cautelare, non dovrebbe riferirsi al pericolo di reiterazione di un qualche reato, un po’ più specifico di un opinabile “istigazione” al limite del “delitto d’opinione”?
Certo, se la custodia cautelare è già considerata come repressione dei reati contestati, è evidente che si può affermare senza problemi che in questo già claustrofobico momento bisogna prevenire, anche tramite la privazione della libertà, l’azione di chiunque si permetta di mettere in discussione la natura e le scelte dello stato (che nel mentre ha mostrato cosa – e chi – è sacrificabile) … come se non fossero esse stesse a provocare la tensione sociale.
Ma sentiamo cosa ne pensa Ettore Grenci, l’avvocato difensore di alcuni degli indagati, in un’intervista di Radio Città Fujiko
Anarchici: le accuse
Un impianto accusatorio “sovradimensionato“
Arresti “preventivi”
Una storia già vista
Ad Aversa, in carcere, si continua a morire…
Gli arresti a Bologna: vendetta di Stato e operazione “preventiva” per la solidarietà alle rivolte carcerarie anti-coronavirus e alle lotte dei migranti. Soccorso Rosso Proletario esprime massima solidarietà alle compagne e compagni arrestat*
Questa notte sette “compagni/e sono stati/e arrestati/e in esecuzione di un ordinanza del gip di Bologna per 270bis”, l’articolo del codice penale che prevede fino a dieci anni di reclusione per le associazioni con finalità di terrorismo o di eversione, e condotte/i nelle carceri di Piacenza, Alessandria, Ferrara e Vigevano. Ne dà notizia sul proprio profilo Facebook l’Associazione Bianca Guidetti Serra.
Si legge inoltre: “Sono state perquisite le abitazioni e il Tribolo”, lo Spazio di documentazione anarchico di via Donato Creti. Altri cinque “hanno ricevuto la misura dell’obbligo di dimora e firma a Bologna. Anche le loro abitazioni sono state perquisite”.
L’operazione, ha fatto sapere la Procura, ha “una strategica valenza preventiva” per “evitare che in eventuali ulteriori momenti di tensione sociale causati dall’attuale situazione emergenziale” possano verificarsi “altri momenti di più generale ‘campagna di lotta antistato’”, considerato che le e gli indagate/i avrebbero partecipato “all’organizzazione di incontri riservati per offrire il proprio diretto sostegno alla campagna ‘anti-carceraria’”, ed è stata accertata “la loro partecipazione ai momenti di protesta” alla Dozza.
Sempre la Procura spiega che al centro dell’inchiesta, battezzata “Ritrovo”, c’è un attentato che avrebbe avuto luogo “nella notte tra il 15 ed il 16 dicembre 2018, ai danni di alcuni ponti ripetitori delle reti televisive nazionali e locali, di apparati di fonia dei ponti radio delle forze di Polizia e antenne di ditte che forniscono servizi di intercettazioni e di sorveglianza audio-video, tutti ubicati a Bologna in via Santa Liberata, località Monte Donato”, dove sarebbe stata trovata “la scritta, vergata su una parete della struttura, ‘Spegnere le antenne, risvegliare le coscienze solidali con gli anarchici detenuti e sorvegliati’”. Questo elemento avrebbe “fin da subito indirizzato le investigazioni nei confronti di vari esponenti dell’area anarchica attivi a Bologna ed orbitanti nell’alveo dello spazio di documentazione ‘Il Tribolo’”. Secondo i pm ci sarebbe “un’articolata trama di rapporti tra gli indagati e diversi gruppi affini, operanti in varie zone del territorio nazionale, incentrati sulla sistematica attività di istigazione a delinquere” svolta “anche avvalendosi di pubblicazioni su blog e siti d’area”, con l’obiettivo di “contrastare, anche ricorrendo alla violenza, le politiche in materia di immigrazione e, in generale, le istituzioni pubbliche ed economiche, con indicazione di obiettivi da colpire e le modalità di azione”. Gli/le indagate/i avrebbero inoltre participato “a momenti di protesta sfociati in atti di danneggiamento, deturpazione e imbrattamento di luoghi pubblici e privati nonché, in alcune circostanze, in scontri violenti con le Forze dell’ordine”.
Tra gli episodi contestati anche “l’organizzazione di manifestazioni pubbliche e cortei non autorizzati, con l’obiettivo di contrastare e impedire l’apertura dei Centri permanenti di rimpatrio”, poi “danneggiamenti di condomini ed edifici pubblici con scritte di carattere minatorio e offensivo nei confronti delle istituzioni e di sportelli bancomat di istituti di credito, ma anche “la realizzazione e diffusione, anche con l’uso di strumenti informatici, di opuscoli, articoli e volantini dal contenuto istigatorio, tesi ad aggregare nuovi proseliti impegnati nelle loro ‘campagne di lotta’”.
SCARCERAZIONI MAFIOSE – DENUNCIARE L’OPERAZIONE BASTARDA DI COLLEGARLE ALLA GIUSTA RIVOLTA DEI DETENUTI
Giorni fa su Repubblica, il cui cambio di direttore si sta vedendo subito, diventando in maniera sfacciata megafono del governo, veniva scritto:
“…sul trasferimento agli arresti domiciliari, causa pandemia, di diversi condannati per mafia. Ma come si è arrivati a questa decisione? La sequenza temporale degli eventi è l’unica certezza da cui partire. Si tratta di una catena di episodi che conferma tutti gli interrogativi. Inizia nella prima settimana di marzo. Quando l’emergenza Coronavirus si trasforma in allarme sociale e istituzionale. In quel momento, in diverse case circondariali del Paese scattano delle vere e proprie rivolte. Da Salerno a Napoli, da Roma a Milano.
Il primo incidente risale al 7 marzo. La tensione resta altissima per quattro giorni. I morti sono 12…”
Quindi si dice che la responsabilità delle scarcerazioni facili di mafiosi, di boss sarebbe stata della rivolta di marzo. Una bastardata per infangare la legittima lotta dei detenuti.
Quelle rivolte furono fatte da tantissimi detenuti e detenute che vengono trattati in diverse carceri peggio delle bestie, che subiscono normalmente vessazioni, repressione, mancanza di cure, fino a torture e che erano e sono stati lasciati senza alcuna protezione per il coronavirus.
Proprio questi detenuti che si sono ribellati ad essere lasciati ad ammalarsi e anche a morire non hanno avuto certo scarcerazioni, ma solo trasferimenti, a volte massacri nelle celle, e nuove vessazioni, riduzione dei diritti, e nessun dei minimi benefici indicati nei Dpcm per l’emergenza coronavirus
Sono decine e decine le testimonianze dei detenuti, dei loro familiari che raccontano questa
verità -e che in questo blog sono state puntualmente riportate.
La scarcerazione dei mafiosi e dei loro boss dipende solo e soltanto dalla politica mafiosa di direttori delle carceri, di alcuni magistrati, e della grave responsabilità del Min. Bonafede, di M5S e del governo, che hanno utilizzato l’emergenza coronavirus per trovare finalmente il pretesto per liberare quella gente.
Siamo al legame mafia/Stato e Stato mafia che non è di oggi.
Siamo al “rispetto” e detenzioni d’oro per i boss mafiosi e al carcere-tortura per i detenuti comuni.
Dopo il clamore dei primi giorni, ciò che resterà sono i mafiosi fuori e i detenuti del popolo realmente malati, realmente a rischio dentro.
Dire: un decreto che riporti in carcere i boss mafiosi è cosa ridicola, questi non stanno certo aspettando pacificamente di avere nuove manette.
E non sono certo i fascisti Salvini, Meloni, ancora più amici della feccia mafiosa che possono ora denunciare le scarcerazioni, unicamente per rafforzare la loro guerra per andare loro al governo.
Noi, insieme ai detenuti e ai loro familiari, alle associazioni solidali, dobbiamo continuare la battaglia per la libertà dei detenuti, perchè lo Stato risponda alle richieste di amnistia/indulto.
Ma chiaramente fare questo osceno e inquinante legame tra scarcerazione dei mafiosi e rivolte dei detenuti vuole porre un pesante blocco a questa battaglia di libertà, di giustizia, di difesa della salute e della vita.
Per questo la manovra in corso va fortemente smascherata e respinta.