Manganellate e un fermo al comizio di Giorgia Meloni a Palermo. Massima solidarietà ai manifestanti!

Una cinquantina di manifestanti sono stati bloccati dagli agenti in tenuta anti sommossa in via Ruggero Settimo mentre cercavano di raggiungere il Politeama, luogo in cui si è svolto il comizio della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. I contestatori hanno tentato di superare il blocco da via Marianno Stabile e dalla contestazioni verbali si è passati allo scontro: una ventina di persone sono state caricate dagli agenti e un ragazzo è stato portato via da una volante della polizia. Lo stesso è stato poi rilasciato e, come riferisce il suo avvocato Giorgio Bisagna, “gli è stato notificato verbale di sequestro di una… bottiglietta”.

In una lunga lettera un gruppo di manifestanti, che si firma come “Le contestatrici e i contestatori di Giorgia”, ha fornito la propria versione dei fatti  raccontando del perché si trovasse lì:

“Ci siamo ritrovati in piazza, soltanto a seguito di catene spontanee di messaggi, con cartelli vari in difesa del welfare, del diritto al reddito, di quello all’aborto e contro ogni discriminazione di genere”. Poi aggiungono: “A Giorgia Meloni e tutti i possibili candidati mandiamo un saluto ricordando che, come i passati governi hanno fatto e continuano a fare, se verranno messe in campo politiche rivolte contro chi soffre, i disoccupati, i percettori di reddito, i poveri, le donne, gli studenti, gli ultimi, verrano  sempre contestati nelle nostre piazze e nella nostra Palermo. Ieri è stato solo un avvertimento, un esempio di come chi vive i nostri territori è pronto a difenderli e contestare chiunque continui a condurre politiche scellerate verso gli ultimi. I territori sono di chi li vive, chi li abita, chi da sempre è costretto a sopportare e contrastare le politiche che dall’alto verso il basso costringono le nostre città e i suoi abitanti nella precarietà e incertezza. La piazza di ieri ha dimostrato come l’unica opposizione possibile si faccia nelle piazze, un opposizione sociale dei nostri territori. Alle forze dell’ordine rivolgiamo invece un semplice e banale pensiero: se era la paura che volevate creare, beh, dovrete ritentare”.

Soccorso rosso proletario si unisce e sottoscrive il comunicato di solidarietà dello Slai Cobas sc di Palermo:

Esprimiamo la massima solidarietà a tutti coloro che hanno contestato oggi il comizio che la fascista Meloni stava facendo al Politeama a Palermo e che sono stati prima bloccati e poi caricati a freddo dalla polizia. Il manifestante portato in questura deve essere liberato subito!

La repressione poliziesca si abbatte ancora una volta su chi esprime tutto il proprio giusto e più che legittimo ribrezzo nei confronti della politica borghese rappresentata in questo caso dalla nera esponente di FdI, razzista contro i migranti, contro proletari e masse popolari attaccando per esempio il reddito di cittadinanza mentre è a favore dei miliardi da regalare ai padroni a fondo perduto, che attacca i diritti delle donne conquistati con la lotta a cominciare dal diritto all’aborto; un partito quello della Meloni che è una vera associazione a delinquere ramificata nel paese, sostenitrice della guerra imperialista, dell’invio armi in Ucraina al servizio degli interessi dei padroni e dell’imperialismo, principalmente Usa.

Anche questi fatti dimostrano che lavoratori, operai, proletari, donne, giovani, migranti devono attrezzarsi e organizzarsi per rispondere con la necessaria lotta contro repressione e contro ogni attacco antioperaio, antiproletario, razzista, sessista dentro la tendenza della borghesia  al moderno fascismo che avanza.

Slai cobas per il sindacato di classe Palermo/Sicilia

Buona e più grande del previsto la partecipazione all’assemblea proletaria anticapitalista di Roma del 17 settembre

Di seguito il Report comune:

L’Assemblea proletaria anticapitalista di Roma ha avuto una buona riuscita. Presenti complessivamente più di 70, in grande maggioranza espressioni di realtà di lotta sindacale, sociale e di organizzazioni politiche anticapitaliste, e provenienti da diverse città, Taranto, Roma, Viterbo, Napoli, Palermo, Viareggio, Bergamo, Milano, l’Aquila, Torino, Ravenna, ecc.

Il luogo in cui si è tenuta, Metropoliz – Museo dell’altro e dell’altrove, è stato un valore aggiunto, e il suo significato, la sua vitalità è stata ben illustrata dagli interventi di presentazione iniziali.

Un risultato che è andato al di là delle previsioni, e che avrebbe richiesto un’intera giornata per permettere l’intervento di tutti, dibattito e conclusioni unitarie.

Ciononostante, tutta l’assemblea si è svolta in un clima di lotta, unità, domanda e condivisione di iniziative e scadenze, analisi e anche proposte sul fronte teorico della formazione operaia.

L’assemblea è stata la manifestazione della realtà necessaria di unire e collegare le lotte, costruire un patto d’azione politico e sociale, avanzare sul fronte unico di classe.

Grande peso hanno avuto nell’assemblea non solo gli interventi delle realtà di fabbrica e del territorio, ma anche la discussione sulla guerra, sulla repressione e più in generale la lotta contro lo Stato del capitale, in una prospettiva rivoluzionaria.

Sia pure in forme differenziate per le realtà di lotta diverse e per la pluralità di riferimenti politici presenti, l’assemblea ha cercato la strada della socializzazione delle lotte, della riflessione sugli aspetti più significativi di esse, del sostegno reciproco e del superamento di limiti di organizzazioni e riferimenti sindacali, soprattutto quando essi sono spesso di autoproclamazione e autoreferenzialità e di visione ristretta delle dinamiche delle lotte sindacali stesse.

L’assemblea ha affermato chiaro che l’unità da costruire è una unità di lotta e un contributo di contenuti e partecipazione da immettere e relazionare con tutte le realtà del sindacalismo di classe e combattivo, dei movimenti sociali e territoriali, del fronte di opposizione politica, antifascista, antimperialista, naturalmente contro il nuovo governo che scaturirà dalle elezioni.

L’assemblea ha cercato negli interventi delle varie realtà di lotta di cogliere in ciascuna di esse l’elemento generale, nello sforzo di trasformare ogni lotta particolare in lotta generale, da sviluppare e scagliare contro padroni, governo, Stato e Istituzioni locali.

Centrali nell’assemblea sono stati gli interventi operai, dalla Tenaris Dalmine alla Tessitura di Mottola, alla Gkn – intervenuta in collegamento telefonico; gli interventi sullo stato attuale della lotta dei migranti dei campi rappresentata nella denuncia e nelle iniziative sviluppate attualmente da Campagne in lotta; le voci dirette di un gruppo di operai indiani di Bergamo sulla realtà dello super sfruttamento dei lavoratori immigrati da parte di cooperative, appalti, e la loro determinazione di lotta. Quindi interventi sul fronte della sanità impegnati in uno scontro quotidiano e nel lavoro per un coordinamento nazionale; poi interventi sulla pesante ristrutturazione in corso nelle Poste, sulla lunga esemplare battaglia dei lavoratori e delle lavoratrici precarie delle cooperative sociali di Palermo, ecc; realtà da comprendere, sostenere e allargare.

Chiaramente è entrata di peso nell’assemblea la questione dei morti sul lavoro, della salute e sicurezza a partire dal saluto emozionato e impegnato contro l’ennesima morte/assassinio di uno studente in formazione-lavoro. Sono seguiti interventi sulla grande battaglia in corso contro le stragi impunite, come quella di Viareggio, e altri interventi che non si sono potuti fare per ragioni di tempo nell’assemblea, di Vito Totire (scritto), della Rete per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e territorio e del ricercatore Chiodo su pandemia e sanità

Un peso importante emotivo hanno avuto gli interventi contro la repressione, con un richiamo alla necessità, anche storica, di assumere questa lotta non come mera denuncia, vittimismo o solo, pur indispensabile, azione sul fronte legale dei processi, ma per comprendere anche il salto che lo stato attuale della repressione domanda, con i riferimenti storici aggiornati alle grandi esperienze del ‘68, autunno caldo, anni ‘70.

Forte è stata la denuncia e in certi casi l’analisi della guerra interimperialista in corso e della sua dinamica, dell’economia di guerra che ne consegue scaricata sui proletari e masse popolari, e sulle iniziative necessarie di parte proletaria: lotta per più salario meno orario, salario garantito ai disoccupati, non pagare le bollette, opposizione alle Basi militari,- con intervento inviato e condiviso del Movimento NO MUOS – lotta contro il proprio governo imperialista, unità internazionalista con tutti i proletari e i popoli in lotta nel mondo.

Tutta l’assemblea ha sostenuto l’indispensabile unità tra lotta economica e lotta politica e il rifiuto di ogni fiducia al sindacalismo confederale, ai partiti parlamentari e alla via elettorale.

Interessante è stato lo sforzo di alcuni intellettuali marxisti di introdurre elementi della formazione teorica dei proletari nell’analisi del modo di produzione capitalista, base e fondamento per affrontare tutte le questioni della società, dal lavoro all’ambiente, al carovita, ai tagli della spesa pubblica, alla questione delle lotte delle donne.

Su quest’ultimo tema l’assemblea ha avuto una forte impronta con gli interventi delle compagne, che sono state la maggioranza, che hanno portato la marcia in più delle lotte delle donne lavoratrici, ultima la Beretta di Trezzo, l’esperienza agente di unità/collegamento dell’Assemblea nazionale donne/lavoratrici, e soprattutto la doppia lettura femminista e proletaria su tutti i terreni, dal lavoro all’aborto, contro ogni generica questione di genere e contro ogni forma di concessione al femminismo istituzionale e piccolo borghese; dichiarando già da ora “guerra” ad un possibile governo diretto da una donna fascista, la Meloni

Tanta carne a cuocere in questa assemblea, dentro una visione combattiva ed ottimista (tranne un solo intervento) che dimostra che il cammino dell’unità delle lotte e del fronte unico di classe è necessario e ha ripreso la sua marcia.

L’assemblea non ha avuto una conclusione e un piano di lavoro comune, per i tempi ma soprattutto per la necessità di approfondire le questioni e trovare i punti di convergenza praticabili come Assemblea proletaria anticapitalista e come parte del movimento proletario e popolare generale in questo autunno, anche nell’orizzonte dello sciopero generale che viene proposto per dicembre; affermando però che la questione principale ora è accendere e alimentare i tanti “fuochi” possibili e necessari di lotta proletaria, estenderli e collegarli, “scagliare” ogni singola lotta, vertenza nella battaglia generale contro il governo.

Sono disponibili le registrazioni di tutti gli interventi, saranno pubblicate le trascrizioni di alcuni di essi, come di altri che non sono potuti intervenire ma hanno inviato loro testi all’assemblea.

Assemblea proletaria anticapitalista

17-9-2022

Gerusalemme: Arrestata la giornalista Lama Ghousheh

La giornalista Lama Ghousheh, del quartiere Sheikh Jarrah a Gerusalemme, è comparsa oggi davanti al tribunale israeliano  per la discussione delle accuse avanzate dai servizi di sicurezza e ha prolungato la detenzione della giornalista di altri due giorni con il pretesto di dare più tempo alla polizia per interrogarla.. Il giornalismo sotto l’occupazione militare è una professione ardua.

Ghousheh è accusata di “sostegno ed incitamento al terrorismo”, per aver pubblicato interviste ad ex detenuti politici palestinesi, liberati in operazioni di scambio prigionieri.

Una settimana fa, le forze di occupazione hanno fatto irruzione a casa sua, all’alba, mentre i due figli piccoli (4 e 5 anni) erano a letto, svegliandoli e spaventandoli.
È stata condotta in commissariato ed ha subito – secondo la denuncia del suo legale – interrogatori lunghi fino a 10 ore consecutive.
Le è stata praticata una perquisizione a corpo nudo, per umiliarla.
Vi affronto a testa alta e l’occupazione finirà”, ha detto in uno degli interrogatori.

Il quartiere Sheikh Jarrah è sotto la mira dei coloni che intendono cacciare i suoi abitanti palestinesi, con le provocazioni e con il ricorso ai tribunali per rivendicare le proprietà precedenti alla Nakba, la cacciata dei palestinesi dalle loro terre nel 1948.

da pressenza

lo hanno picchiato con il bastone e hanno iniziato a dargli i calci.. lo hanno preso dai piedi e lo hanno buttato giù”. Hasib, rom disabile, è ora in coma dopo una perquisizione della polizia

Gli agenti avrebbero fatto irruzione in borghese, senza un mandato. Il 37enne di origini rom ora è in coma, i pm indagano per tentato omicidio  La famiglia della vittima chiede verità durante una conferenza stampa della Camera dei Deputati

di Valentina Stella

Verità-per-Hasib-appello

Un uomo sordomuto in coma, un volo dal balcone, dei poliziotti sulla scena, e tanti punti da chiarire. È questa la sintesi della drammatica vicenda del giovane di etnia rom Hasib Omerovic, disabile di 37 anni, precipitato il 25 luglio dalla finestra di un appartamento di uno stabile di edilizia popolare a Primavalle nel corso di un presunto controllo delle forze dell’ordine. La storia è stata resa nota oggi durante una conferenza stampa convocata dall’onorevole Riccardo Magi, Presidente di +Europa, alla Camera dei deputati. Con lui erano presenti Fatima Sejdovic, la madre della vittima, Carlo Stasolla, portavoce di Associazione 21 luglio, e gli avvocati della famiglia Susanna Zorzi e Arturo Salerni.

«Questa è una vicenda tragica – ha esordito l’onorevole Magi -, resa ancora più sconvolgente dalla mancanza di chiarezza e verità in cui è avvolta. La famiglia ha deciso di renderla nota affinché l’attenzione pubblica aiuti a sapere la verità». Magi ha presentato una interrogazione a risposta scritta rivolta al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, non potendosi utilizzare lo strumento dell’interpellanza urgente essendo sciolte le Camere. Nell’atto di sindacato ispettivo è riassunto l’esposto presentato dalla famiglia alla Procura della Repubblica di Roma, grazie alla testimonianza della sorella di Hasib, presente quel giorno in casa: «Il 25 luglio mattina H., sordomuto, si trovava nella sua abitazione a Roma con sua sorella S., disabile, mentre i genitori e la sorella E. erano fuori casa, quando presso l’abitazione si recano quattro agenti della Polizia in borghese; il giorno precedente, la sorella E. era stata avvicinata dal proprietario di un bar della zona che le aveva riferito che stava girando su Facebook un post “perché H. ha importunato alcune ragazze del quartiere e lo vogliono mandare all’ospedale”, chiedendo di vedersi anche con H. il giorno dopo per parlarne; il post sarebbe stato rimosso, ma i familiari sono in possesso di uno screenshot allegato agli atti; il testo, accompagnato dalla foto del ragazzo, recitava: “FATE ATTENZIONE a questa specie di essere, perché importuna tutte le ragazze bisogna prendere provvedimenti”».

Il giorno della tragedia alle 13.12, prosegue l’interrogazione, «la sorella E. riceveva una telefonata della vicina che li invitava a tornare immediatamente a casa e che passava il cellulare a un agente, il quale li avvisava che H. era ferito e si trovava all’ospedale; rientrati a casa, alcuni agenti in borghese li rassicuravano circa le condizioni del figlio, che “aveva solo un braccio rotto”; in realtà H. era ricoverato al Gemelli in rianimazione con prognosi riservata; tuttora è polifratturato, ha subito un intervento chirurgico al volto e si trova in uno stato di coma vigile, tanto che non è gli è possibile comunicare».

Sempre secondo quanto riportato nell’esposto, «nei giorni successivi un agente del commissariato di Primavalle avrebbe riferito informalmente ai familiari che H. avrebbe “infastidito molestandole alcune ragazze del quartiere”, per cui gli agenti si sarebbero recati nella sua abitazione per chiedere l’esibizione dei documenti; secondo il racconto dell’agente, H. sarebbe rimasto tranquillo, tanto che gli stessi gli avevano scattato delle foto, ma mentre stavano andando via, avrebbero sentito alzare la tapparella della finestra della camera da dove H. si sarebbe buttato».

La sorella S., unica testimone oculare della vicenda, pur essendo affetta da disabilità, ha raccontato «in modo chiaro sia ai genitori che all’amministratore di sostegno: “ho sentito suonare e ho aperto la porta… una donna con degli uomini vestiti normalmente sono entrati in casa. La donna ha chiuso la serranda della finestra del salone… hanno chiesto i documenti di H. Hanno fatto le foto… lo hanno picchiato con il bastone, H. è caduto e hanno iniziato a dargli i calci… è scappato in camera e si è chiuso… loro hanno rotto la porta… loro gli hanno dato pugni e calci… lo hanno preso dai piedi e lo hanno buttato giù”».

Nell’esposto i familiari riferiscono, allegando le foto, che «la serratura della porta di ingresso della camera di H. è completamente divelta, la tubatura esterna del termosifone sradicata dal muro, il rinvenimento del bastone di una scopa spezzato e di sangue sul lenzuolo».

Durante la conferenza stampa a domanda di un giornalista, l’avvocato Salerni ha escluso, in base alle testimonianze raccolte, che il volo dalla finestra sia stato preceduto da una spedizione punitiva del quartiere contro Hasib.

E allora, se c’erano solo i poliziotti, perché sono entrati a casa di Hasib? Avevano un mandato? Hasib è stato prima picchiato e poi lanciato dalla finestra dagli agenti? Forse hanno pensato che essendo l’appartamento a piano terra, anche la finestra non avesse un vuoto di 9 metri sotto? C’è un verbale della perquisizione? Sono stati effettuati dei rilievi da parte della polizia giudiziaria? Queste sono alcune delle domande a cui dovrà rispondere il pubblico ministero Stefano Luciani, che ha disposto il sequestro del manico di scopa e delle lenzuola macchiate di sangue. Le indagini sono affidate alla Squadra Mobile di Roma. Si indaga per tentato omicidio in concorso.

Per tutto questo l’onorevole Magi chiede alla ministra «se sia a conoscenza della vicenda riportata in premessa e se, al di là dei profili di competenza dell’autorità giudiziaria, non ritenga di avviare con la massima urgenza un’indagine interna per fare luce sugli obiettivi e le modalità dell’intervento della polizia di Stato e su eventuali violazioni anche disciplinari poste in essere, se vi sia un rapporto di servizio sull’intervento e quale sia il contenuto dello stesso».

Stasolla ha annunciato di aver lanciato con l’Associazione 21 luglio due appelli: «Uno al Comune di Roma per una nuova abitazione per la famiglia di Hasib. Era stata loro regolarmente assegnata ma se ne sono dovuti andare per il clima che c’è intorno. E un altro al Capo della Polizia Lamberto Giannini affinché si adoperi a far luce sulla vicenda».

La madre di Hasib ha concluso: «Voglio sapere la verità e voglio giustizia per mio figlio. Ha 37 anni e non ha precedenti. So che non ha fatto male a nessuno».

da il dubbio

Continua a leggere

Catania, “foglio di via” per un militante antirazzista – SRP aderisce all’appello

“FRONTEX UCCIDE” e “BASTA MORTI””.

Il giorno 24 agosto, la questura di Catania ha dato un foglio di via di un anno dalla città etnea a un compagno che fa parte di diverse realtà politiche e associative impegnate, in città e in Sicilia, nella lotta antirazzista e per la libertà di movimento delle persone migranti.

Il foglio di via è stato comminato a seguito della notifica di avvio di indagini a suo carico per un reato di deturpamento e imbrattamento. Secondo il verbale, la notte del 19 agosto sulla “facciata principale della sede dell’Agenzia Frontex, sita in questa via Transito nr. 74” a Catania, “veniva lanciata della vernice contenuta in alcune latte e, mediante l’uso di bombolette spray, venivano scritte le seguenti frasi: “FRONTEX UCCIDE” e “BASTA MORTI””.

Conosciamo il ruolo mortifero che l’agenzia europea della guardia di frontiera e costiera Frontex ha nel Mar Mediterraneo e agli altri confini della Fortezza Europa. Se servisse, l’inchiesta del quotidiano Le Monde che ha portato alle dimissioni in aprile scorso dello stesso direttore di Frontex, mostra bene la mancanza di trasparenza e le continue violazioni di diritti umani, come i respingimenti illegali in mare, che contraddistinguono l’operato di quest’agenzia. Non troviamo quindi nulla di strano se la seconda sede che questa ha in Europa, ovvero a Catania, si è ritrovata con delle scritte che indicano alla città che Frontex è complice delle stragi razziste che avvengono in mare.

Sottolineando che il compagno in oggetto di tale provvedimento è meramente un indagato, ci preme riflettere sul senso di questo foglio di via. E’ stato infatti apparentemente dato perché il compagno risulta residente in un’altra regione, ovvero rendendo irrilevante che da quasi due anni la sua vita lavorativa, sociale e affettiva è radicata in questa città siciliana.
Eppure, la misura sembrava già preparata a prescindere dalle risposte date dal compagno in questura rispetto ai propri legami con la città, dato che l’ora del protocollo del foglio di via è ben precedente a quella in cui è stato convocato dalla digos.

Questo atto segnala l’ennesima stretta repressiva in corso. E’ gravissimo che anche a Catania, come in molte altri parti di Italia a carico di attivist* impegnat* su diversi fronti di lotta, le forze di polizia continuino sempre più a scegliere il foglio di via come metodo di censura. Che si leda il diritto alla vita sociale, politica, affettiva e lavorativa con una misura repressiva che pone chi ne viene colpit* in un inaccettabile tempo d’attesa ed esilio. Una misura che richiede ingenti spese legali per poter essere revocata ma che può essere data sulla base di pregiudizi, in modo rapido e ampiamente discrezionale.

Infine, mostriamo l’amaro parallelismo che si viene a creare: nel foglio di via viene infatti ordinato il “rimpatrio” a proprie spese verso il luogo di residenza, così come spesso succede a chi viene colpito da un provvedimento di respingimento alla frontiera. Sappiamo che la solidarietà collettiva coprirà i costi legati a questo spostamento coatto comminato all’attivista noborder e alla sua difesa legale. Chi è invece migrante, e magari anche razzializzat*, non ha quasi mai il privilegio di ricevere questo tipo di supporto.
E’ per questo che non smetteremo di dire che dei fogli di carta non possono decidere dove le persone devono fermarsi o non possono andare. Se pensano di farci paura o di isolarci si sbagliano, la lotta contro ogni tipo di frontiera e per la libertà di movimento e autodeterminazione delle persone continua.

Antirazzist* catanesi

lo slai cobas per il sindacato di classe aderisce all’appello

✍Le prime firme che aderiscono all’appello:
-Arci Melquiades APS
-Sorcio Rosso
-Rete Antirazzista Catanese
-Comitato di Solidarietà Popolare “Graziella Giuffrida”
-C.s.a. Officina Rebelde
-Comitato Territoriale ARCI Catania
-Cobas Catania
-Libera Assemblea Degenere Pratiche LGBTQIA+ Catania
-Gruppo Anarchico Galatea FAI Catania
-Associazione Penelope coordinamento solidarietà sociale onlus
-Comitato NoMUOS / NoSigonella
-Potere al Popolo Catania
-Arci Sicilia
-Arci Amari Caltagirone
-Arci Porco Rosso  Palermo
-Rete dell’agricoltura contadina e del lavoro in autogestione FM Sicilia
-Casa del mutuo soccorso FM Sicilia
-Contadinazioni
-Associazione Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato  Cinisi
-FuoriMercato autogestione in movimento
-Progetto 20k  Ventimiglia
-LasciateCIEntrare
-Rete Mai Più Lager – NO ai Cpr – Milano
-Linea d’ombra Trieste
-No Name Kitchen  Supporting people on the move
-Laboratoria TQF  Udine
-Collettivo Metamorfosi  Torino
-CarovaneMigranti
-Melting Pot
-Federazione Del Sociale USB Catania

 

Per aderire all’appello o se interessatx a organizzare iniziative benefit o supportare direttamente i costi delle spese legali, scrivete a: catanianofrontex@gmail.com