Più manette e carcere, la proposta di FdI contro lo spaccio e detenzione di “lieve entità”

Da Osservatorio repressione

Più manette, più carcere. Dopo la “grande emergenza” dei rave e degli ecologisti che imbrattano i muri, Fratelli d’Italia punta ora ad un nuovo giro di vite: questa volta obiettivo è la droga, spaccio ma soprattutto possesso, mentre nel resto d’Europa il trend è quello della liberalizzazione

Una proposta di legge depositata alla Camera dalla deputata Augusta Montaruli, vicepresidente nella commissione di Vigilanza Rai e dimessasi a febbraio da sottosegretaria all’Università dopo la condanna definitiva per peculato nell’inchiesta “rimborsopoli” piemontese, innalza a cinque anni la pena massima per chi è responsabile di produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope se il fatto è di “lieve entità”.

Il testo, visionato dall’ agenzia stampa Adnkronos, è stato presentato a Montecitorio da Montaruli e introduce delle modifiche agli articoli 73 e 85 bis del decreto del Presidente della Repubblica 309/1990 in materia di stupefacenti.

Attualmente la legge in vigore prevede, nel caso in cui il fatto contestato sia di “lieve entità”, una reclusione da sei mesi a quattro anni e la multa da 1.032 a 10.329 euro. Per la Montaruli però si tratta di pene troppo leggere, così infatti la cornice normativa attuale “rende al momento impossibile applicare la misura cautelare in carcere”, “essa si rende tuttavia necessaria allorquando la condotta tipica del reato per le modalità dell’azione determini, nonostante la lieve entità, un fenomeno criminoso comunque grave con il ritorno dello spacciatore – impropriamente comunemente chiamato piccolo spacciatore – sulla strada“, viene spiegato nella relazione che accompagna la proposta di legge.

La proposta quindi è quella di alzare la pena massima, così da buttare in cella più persone. Per l’ex sottosegretaria all’Università è “indispensabile conferire alla magistratura giudicante questo ulteriore strumento per arginare la reiterazione del delitto quando gli elementi de facto a seguito di una puntuale e attenta valutazione siano tali da richiederne l’applicazione”.

Il secondo articolo del provvedimento allarga la possibilità di confiscare gli stupefacenti anche ai casi di lieve entità. La norma attuale – si legge sempre nel testo – risulta infatti irragionevole dal momento che la lieve entità seppur caratterizzata da una minore circolazione del denaro non considera che esso deriva comunque da una condotta criminosa che non può che assumere contorni sempre più gravi quando non viene sottratto all’agente il fine ultimo del delitto ovvero una forma di guadagno proveniente da reato“.

Leonardo Fiorentini, segretario di Forum Droghe, associazione per la riforma delle politiche sulle droghe con status consultivo alle Nazioni Unite, interviene alla proposta di legge dell’On. Montaruli di Fratelli D’Italia per la modifica del Testo Unico sulle droghe con l’innalzamento della pena massima per fatti di lieve entità (art. 73, comma quinto):

“Chi oggi propone un aumento delle pene per i fatti di lieve entità sulle droghe costruisce il suo castello repressivo sul mito che gli spacciatori non finiscano mai in galera.

Peccato che nella realtà sia esattamente il contrario: le nostre carceri sono piene zeppe di persone accusate di spaccio, per lo più pesci piccoli. La legge sulle droghe è il principale veicolo di ingresso in carcere e quindi causa del sovraffollamento carcerario: il 35% dei detenuti lo è per effetto del Testo Unico sulle droghe. È il doppio della media europea (18%), molto di più di quella mondiale (22%) e di paesi che non sono certo teneri sulle droghe, come la Russia (29%).

Si tratta quindi di una crociata puramente ideologica. Che avviene mentre tutti gli organismi internazionali segnalano la necessità di depenalizzare le condotte meno gravi, il comitato dell’ONU contro le detenzioni arbitrarie denuncia come “alcuni Stati sono andati oltre quanto è richiesto dai trattati sul controllo delle droghe in termini di criminalizzazione e sanzioni associate, mentre altri hanno dimostrato uno zelo eccessivo nell’applicare le previsioni di criminalizzazione” e il Comitato per i Diritti Economici, Sociali e Culturali delle Nazioni Unite ha richiamato formalmente l’Italia per l’eccessiva criminalizzazione della normativa sulle droghe.

Solo chi continua a indossare i paraocchi non vede come la guerra alla droga, fondata su repressione e codice penale – con pene draconiane come quelle della legge italiana – non solo abbia fallito clamorosamente nei suoi obbiettivi – la riduzione di domanda e offerta di droghe illegali – ma abbia generato più danni di quelli delle sostanze stesse, a partire dalla violazione dei diritti umani in tutto il mondo, Italia compresa.

È ora di cambiare rotta. Per fortuna anche in Europa si comincia a respirare aria di cambiamento, dopo l’annuncio tedesco di riforma delle politiche sulla cannabis nel senso della decriminalizzazione subito e della regolamentazione legale poi. La politica italiana non faccia finta di niente.”