riunione soccorso rosso internazionale report – non una parola su Anan e i prigionieri politici palestinesi in Italia (?)

Soccorso Rosso Internazionale

Di fronte alla controrivoluzione preventiva, rafforziamo la nostra resistenza!

Pubblicato il 20 ottobre 2025

“È nostro dovere lottare per la nostra libertà.

È nostro dovere vincere.

Dobbiamo amarci e sostenerci a vicenda.

Non abbiamo nulla da perdere se non le nostre catene.”

Assata Shakur

All’inizio di ottobre 2025, le delegazioni di Zurigo, Ginevra, Stoccarda, Amburgo, Bruxelles, Tolosa, Milano, Torino e Roma si sono incontrate per la Conferenza Internazionale del Soccorso Rosso, che si è tenuta due volte l’anno. La conferenza si è svolta in un contesto globale di crescenti contraddizioni interimperialiste, di una tendenza alla reazione e alla guerra, dello sviluppo della controrivoluzione preventiva e della resistenza che la contraddistingue, come quella dei giovani che si sollevano in tutto il mondo.

La nostra conferenza era ovviamente dedicata al nostro impegno per la liberazione di tutti i prigionieri rivoluzionari che incarnano esperienze avanzate di lotte anticapitaliste e antimperialiste e per la nostra emancipazione collettiva, come Hanna, Maja e tutti gli antifascisti del cosiddetto “affare Budapest”, la rivoluzionaria tedesca Daniela Klette, gli attivisti delle Brigate Rosse, i prigionieri del PCE(r) e del GRAPO, e i prigionieri anarchici Nikos Maziotis e Alfredo Cospito. La vittoria della liberazione di Georges Abdallah lo scorso luglio, alla quale abbiamo modestamente contribuito per 20 anni, sottolinea che in questa lotta, solo la resistenza dentro e fuori le carceri è la via da seguire per conquistare la libertà.

Il nostro lavoro si è concentrato in particolare sulla corsa alla militarizzazione e sulla tendenza alla guerra in Europa, che sono espressione della perdita di egemonia dell’imperialismo occidentale, europeo in particolare, e di una profonda crisi del capitalismo. In questo senso, la campagna ReArm Europe, che prevede 800 miliardi di investimenti in armamenti in Europa, deve essere contrastata fermamente, rifiutando ogni forma di sciovinismo e facendo nostra la celebre formula di Karl Liebknecht: “Il nemico principale è nel nostro Paese”. Più che mai, è giunto il momento di affermare che nessuna pace sarà possibile senza porre fine al capitalismo. E che dobbiamo lottare e lavorare per le condizioni del necessario processo rivoluzionario.

Mentre il genocidio imperialista-sionista a Gaza continua da due anni, la situazione in Palestina ha assunto un posto di rilievo nelle nostre discussioni. In particolare, il cosiddetto piano di “pace” di Trump è stato denunciato per quello che è: un piano per imporre la capitolazione e il controllo coloniale della Striscia di Gaza. In questa situazione, dobbiamo sostenere fermamente la resistenza palestinese, il che significa affrontare l’imperialismo occidentale, come dimostrano le recenti mobilitazioni di massa in Italia e altrove. È nel contesto di questa lotta che diversi prigionieri della causa palestinese sono attualmente detenuti in Europa e negli Stati Uniti, come i Filton 24 e Casey Goonan, ai quali rinnoviamo la nostra piena solidarietà.


Abbiamo anche studiato l’evoluzione della situazione nelle diverse regioni del Kurdistan attraverso l’analisi della situazione concreta resa possibile grazie al contributo di diverse forze rivoluzionarie impegnate sul campo. Di fronte a eventi complessi e profondi cambiamenti tattici e strategici, appare più che mai importante sostenere il percorso di resistenza nel processo in corso che vede confrontarsi il fascismo turco, l’imperialismo e le diverse forze reazionarie nella regione. Qui come altrove, è nella costruzione di una solidarietà critica che possiamo dare vita a un vero internazionalismo rivoluzionario.

Infine, dalla nostra ultima conferenza del marzo 2025, la sinistra rivoluzionaria ha salutato importanti figure del nostro campo come l’attivista afroamericana Assata Shakur, il comunista marocchino Aziz Menebhi, il compagno Basavaraj del PCI (maoista), l’anarcosindacalista Octavi Alberola e le rivoluzionarie tedesche Brigitte Asdonk e Petra Krause. Rendere loro omaggio significa seguire le loro orme nel loro impegno a costruire una prospettiva rivoluzionaria in linea con le realtà soggettive e oggettive del nostro tempo.

Superare il capitalismo, costruire la solidarietà!

Soccorso Rosso Internazionale, 16 ottobre 2025

PHOTO-2025-10-20-21-41-26.jpg

Repressione in Turchia e francia – info secours rouge/Soccorso Rosso Proletario

 

En janvier dernier, une vague d’arrestations a touché des dizaines de personnes accusés « d’appartenance à une organisation terroriste » et de « propagande en faveur d’une organisation terroriste », en l’occurrence le MLKP . Dans ce cadre, le tribunal a condamné cette semaine Deniz Aktaş (coprésidente de l’ESP, Parti Socialiste des Opprimés) à 17 ans et un mois de prison, Ebru Yiğit (membre des SKM, Assemblées des femmes socialistes) à 17 ans et un mois, et le socialiste Mert Unay à 20 ans et six mois, assortis d’une ordonnance de détention provisoire. La militante Nurcan Güllubudak a également été condamnée à 14 ans et sept mois de prison.

France : Détenu en centre de rétention, Berdan Efe Özder est en grève de la faim

 

Suite à sa participation à une action devant l’ambassade d’Égypte à Paris pour dénoncer la complicité égyptienne avec le génocide en Palestine, Berdan Efe Özder a été arrêté, placé en garde à vue puis en centre de rétention . Soumis à une expulsion et à une interdiction de venir en France durant 2 ans, il a fait appel de cette décision et il est maintenu en détention en attendant l’audience. Il est en grève de la faim depuis son arrestation pour protester contre cet emprisonnement injuste alors que celui-ci est réfugié politique en Belgique et qu’il a le droit de voyager dans les pays européens.

Contro l’operazione Kagar contro la repressione in India – riparte la campagna internazionale

Comunicato del Comitato Internazionale di Sostegno 
alla Guerra Popolare in India

 

Il Comitato Internazionale di Sostegno alla Guerra Popolare in India chiama tutto il proletariato mondiale, le organizzazioni rivoluzionarie e democratiche a partecipare attivamente alla campagna prolungata contro la Operazione Kagaar.

Non possiamo permettere che il governo indù-fascista e genocida di Modi attui i suoi piani per cancellare il PCI (maoista) entro il marzo 2026.

Per questo motivo, come Comitato Internazionale, lanciamo una serie di proposte e azioni per fare fronte con l’internazionalismo proletario i piani genocidi di Modi.

Il futuro dei nostri compagni in India è il nostro futuro, perciò non possiamo stare fermi a guardare lo sterminio dei nostri compagni.

Ora più che mai, è tempo di agire e combattere con le unghie e con i denti contro l’Operazione Kagar e il governo indù-fascista e genocida di Modi. Pertanto, proponiamo le seguenti azioni:

  • Diffusione straordinaria in tutte le lingue possibili via internet e tra i proletari e masse popolari del messaggio del PCI (Maoista) per il 21° anniversario della fondazione del PCI (Maoista) contro l’infame campagna dell’imperialismo e del regime di Modi sulla “fine della guerra popolare” e la capitolazione del Partito.

  • Una Campagna di Emergenza Prolungata contro l’Operazione Kagaar, rivolta ai proletari e ai popoli del mondo, con una delegazione internazionale in India. I membri delle delegazioni, designati da comitati, partiti e organizzazioni, nonché la data e le modalità di viaggio, saranno definiti entro la fine di novembre.

     

  • Una manifestazione internazionale proletaria e internazionalista il 21 o 28 marzo in una grande città europea contro l’Operazione Kagar a sostegno della guerra popolare e del PCI (Maoista). Altre manifestazioni contemporanee si terranno in America Latina, Asia, Africa e Stati Uniti ove non sia possibile partecipare alla manifestazione internazionale in Europa. La data e il luogo di questo evento internazionale saranno stabiliti a dicembre e l’appello e manifesto saranno pubblicati il 1° gennaio 2026.

Viva l’internazionalismo proletario!

Viva la guerra popolare!

Viva il PCI (Maoista)!

Lal Salaam

ICSPWI

info/materiali csgpindia@gmail.com 

per anan DOMENICA 26 OTTOBRE, DALLE 15:30, PRESIDIO AL CARCERE DI MELFI, VIA LECCE

Il 31 ottobre riprende a L’Aquila il processo alla Resistenza palestinese. Anan Yaeesh parteciperà in videoconferenza dal carcere di Melfi, dove da più di un mese è stato deportato per allontanarlo dal foro competente e dai suoi legali, nel tentativo di isolarlo dalla solidarietà.
Ma questo tentativo non è riuscito, grazie anche alla lotta che lo stesso Anan ha portato avanti con lo sciopero della fame il 4 ottobre, in solidarietà con le mobilitazioni italiane per la Palestina e in coincidenza con l’enorme manifestazione nazionale a Roma.
Con quello sciopero della fame Anan ha anche portato allo scoperto le regole assurde che vigono nel carcere di Melfi, sollecitando l’attenzione del Garante e di associazioni per la difesa dei diritti dei detenuti. Nel giro di una settimana si sono attivati, e hanno dato la propria disponibilità a visitarlo in carcere, medici, avvocati, giornalisti, infermieri, attivisti, ed è stato organizzato un primo presidio di solidarietà sotto il carcere di Melfi che ha concretamente rotto la condizione di isolamento in cui si è cercato di confinare Anan con un trasferimento del tutto arbitrario.
Grazie anche alla rete di solidarietà che immediatamente si è attivata intorno a lui anche a Melfi e in tutta la Basilicata, il carcere ha accolto alcune sue richieste ed Anan ha interrotto lo sciopero della fame venerdì 10.
La lotta paga, e questa prima vittoria ha offerto il trampolino di lancio per numerose altre iniziative, disseminate in tutto il territorio, nell’ambito della campagna Free Anan e per la Palestina libera.
La società civile, ancora una volta, si è mobilitata, respingendo la propaganda sionista e le manovre occulte di questo governo, che vorrebbero nascondere la portata di questo movimento e il peso di questo processo e detenzione illegittimi di Anan su tutta la lotta per la causa palestinese in Italia.
Se volevano isolarlo con un trasferimento hanno fallito, la solidarietà al partigiano palestinese Anan Yaeesh è più forte che mai, e Il 26 ottobre saremo ancora sotto il carcere di Melfi a reclamare la sua liberazione, perché la lotta per l’autodeterminazione non è terrorismo.
Il vero terrorismo sono le bombe dell’imperialismo, fornite allo stato genocida di Israele per il profitto di pochi criminali che si credono i padroni del mondo.
Il vero terrorista è lo stato illegale sionista, che trova in questo putrido sistema capitalista la sua legittimazione.
Ma i popoli lo sanno da che parte stare, con la resistenza del popolo palestinese fino alla vittoria.

GIÙ LE MANI DA ANAN, ALI E MANSOUR!
LA RESISTENZA NON SI ARRESTA!
LA RESISTENZA NON SI PROCESSA!

DOMENICA 26 OTTOBRE, DALLE 15:30, PRESIDIO AL CARCERE DI MELFI, VIA LECCE

DAY OF ACTION FOR TURKISH POLITICAL PRISONERS: 172 HUNGERSTRIKERS, 202 EMAILS, DEMONSTRATIONS NEAR TURKISH EMBASSIES

info soccorso rosso proletario

October 15 was another International Action Day in support of the hungerstriking and death fasting prisoners in Turkey.

The resistance in the prisons of Turkey continues for over 2 years to denounce and abolish the inhuman and unlawful implementation of S, R and Y isolation pit-like prisons. Around 15 prisoners already succeed to be transfered to other prisons without the systematical practice of isolation.

Right now there are 12 political prisoners in Turkey on an indefinite hunger strike, 2 of them extended their hunger strike to a death fast.

The 15th October was the 200th day of Fikret Akar’s indefinite hunger strike, therefore we reunited our forces to say:

CLOSE THE PIT-LIKE ISOLATION PRISONS – ACCEPT THE DEMANDS OF THE HUNGER STRIKE AND DEATH FAST RESISTERS

Let Serkan Onur Yilmaz Live! Let Ayberk Demirdögen Live! Let Fikret Akar Live!

Here’s a documentation of the actions and solidarity acts of October 15:

ONE-DAY SOLIDARITY HUNGER STRIKE:

Following the solidarity call made for October 15, again 172 people in 8 countries have joined a one-day solidarity hunger strike.

Germany: 29 Great Britain: 23 Netherlands: 13 Greece: 36 Sweden: 1 France: 14 Switzerland: 15 Austria: 41

SOLIDARITY ACTIONS IN FRONT OF EMBASSIES AND GENERAL CONSULATES OF TURKEY:

La solidarietà con Anan non si ferma! – Sul presidio di oggi a Melfi e sulle prossime iniziative di solidarietà

Oggi, lunedì 13 ottobre si è svolto un presidio davanti al carcere di Melfi, in solidarietà al prigioniero politico Anan Yaeesh e alla resistenza del popolo palestinese. Il presidio, organizzato da Reti per la Palestina di Basilicata, nell’ambito della campagna Free Anan, è stato organizzato in seguito al trasferimento arbitrario di Anan dal carcere di Terni a quello di Melfi, dove vigono regole restrittive molto più severe e contro le quali Anan è entrato in sciopero della fame il 4 ottobre, in coincidenza e in solidarietà con l’enorme manifestazione nazionale a Roma contro il genocidio del popolo palestinese, l’occupazione sionista, la complicità del governo fascista italiano con lo stato criminale di Israele e in solidarietà con la resistenza palestinese. L’onda di quella manifestazione oceanica è così arrivata a Melfi, e respingere il tentativo di isolare Anan in un carcere lontano dalla rete di solidarietà che si è creata in quasi 2 anni intorno a lui, è stato il primo compito di questo presidio.

Venerdì sera Anan Yaeesh ha interrotto lo sciopero della fame perché il carcere di Melfi ha accolto le sue richieste. E questa vittoria, se pur parziale, è anche il risultato delle denunce e della mobilitazione che subito lo ha avvolto con la nostra solidarietà. La campagna “cartoline per Anan”, partita da Terni, passata per L’Aquila e arrivata a Melfi è ancora in corso. Il presidio di solidarietà di oggi, a cui hanno partecipato decine di persone, è stato costruito in pochi giorni ma già ha dato i primi risultati. Anan ha ricevuto la visita di un deputato ed una consigliera regionale M5S stamattina, e ha ricevuto un piumone per richiesta del medico. Ora può usare il computer in laboratorio. Le compagne ed i compagni inoltre hanno portato due cestini di prodotti alimentari per Anan, con una lettera, ed una compagna ha preso appuntamento per consegnarglieli personalmente domani.

Vedremo quanto c’è di vero in tutta questa disponibilità mostrata dalla direttrice del carcere, ma una cosa è certa, insieme siamo stati in grado di rompere il silenzio intorno a questa vicenda in generale e al trasferimento punitivo in particolare, abbiamo mobilitato garante, cappellani, medici, dentisti, avvocati, giornalisti e associazioni. La società civile in Italia ancora una volta ha dato prova di umanità, contro la propaganda sionista e le manovre occulte di questo governo che vorrebbero nascondere la portata di questo movimento e il peso di questo processo e detenzione illegittimi di Anan Yaeesh.

La campagna per la liberazione di Anan deve proseguire su questa rotta ed allargarsi sempre di più, come sta già facendo, investendo i lavoratori – al presidio di oggi erano presenti alcuni operai della Stellantis in lotta per il loro posto di lavoro – nelle vertenze per il miglioramento delle condizioni di vita dei proletari, nelle campagne contro la guerra imperialista ed il riarmo, perché condannare Anan Yaeesh, vuol dire negare il diritto alla resistenza del popolo palestinese, vuol dire negare agli oppressi il diritto alla ribellione, vuol dire schiavitù.

E per far questo lo strumento della controinformazione è sempre più necessario. Anche nelle piazze più consapevoli, come quella di Roma del 4 ottobre, manca una conoscenza del caso Anan, di questo vergognoso processo per procura israeliana che si sta svolgendo a L’Aquila.

Tra gli strumenti di controinformazione è ora disponibile il documentario “Colpevoli di Palestina”, che racconta la vicenda giudiziaria di Anan, Ali e Mansour e denuncia il tentativo di criminalizzare la resistenza del popolo palestinese contro un’occupazione militare che perdura oltre 77 anni. Il documentario è disponibile gratuitamente per la proiezione facendone richiesta a info@freeanan.it

La deportazione di Anan a centinaia di chilometri dal foro competente e dal suo avvocato, lo svolgimento e i tempi del processo alterati in maniera anomala che compromettono gravemente il suo diritto alla difesa, le irrituali e reiterate richieste del Pubblico Ministero di far rientrare nel processo annotazioni provenienti dai servizi segreti israeliani e statunitensi, il rigetto di quasi tutti i testimoni della difesa, stanno a dimostrare che non bisogna abbassare la guardia e che questo processo va conosciuto e seguito da vicino, e non solo da esperti del diritto, ma da chiunque abbia a cuore la democrazia. Perché questo è un processo politico, basato essenzialmente sulle tesi dello stato criminale israeliano, che mira a criminalizzare la solidarietà e la resistenza palestinese. Un processo assurdo, in cui l’accusa non è riuscita a dimostrare alcun coinvolgimento di Anan e dei suoi due amici palestinesi in azioni violente, né contro civili né contro coloni israeliani. Tanto meno è riuscita a provare che le azioni contestate si siano mai verificate. I 15 verbali di interrogatori estorti sotto tortura dallo Shin Bet sono stati esclusi dal processo solo per ragioni codicistiche, quindi la vigilanza democratica deve essere alta intorno a questo processo, perché, come affermano le Reti per la Palestina di Basilicata, tutt’ora sussiste il pericolo che i vertici politici e giudiziari italiani cedano alla richiesta di Israele, che vuole la testa di Anan.

Qui il report di Reti per la Palestina di Basilicata sul presidio di oggi e sull’assemblea che contestualmente si è tenuta:

Dopo il suo improvviso trasferimento dal carcere di Terni, oggi, davanti la casa circondariale di Melfi, si è tenuto il primo presidio locale di supporto per il Partigiano Palestinese Anan Yaeesh. La nutrita partecipazione di un centinaio di sostenitori provenienti da tutto il centro sud è dimostrazione di come la catena di sostegno per la Causa Palestinese e i suoi Difensori non possa essere spezzata da pretestuose ed ingiustificate direttive della politica di palazzo.
In questa occasione – ed in ottica delle due importanti udienze del 21 e del 28 novembre – si è valutata una chiamata su scala nazionale per la data del 15 novembre, di modo tale da potenziare e fare eco delle motivazioni per le quali debba essere immediatamente scarcerato.
Si è pensato che nella mattinata ci si poteva incontrare in un luogo che funga da punto di incontro e di discussione per quanti vogliano partecipare, di modo tale che nel pomeriggio ci si possa muovere in corteo verso il carcere per far sentire ad Anan tutta la vicinanza che merita sia lui che la sua invitta terra.
Per questo motivo sarebbe opportuno definire quanto prima una videochiamata con tutte le realtà che abbiano voglia di cooperare.
Si ricorda, inoltre, che prima di tale data si terrà un altro presidio (sempre davanti il carcere di Melfi) il 26 del mese corrente.
LA RESISTENZA NON SI PROCESSA, INSIEME FINO ALLA LIBERAZIONE DELLA PALESTINA E DEI SUOI PARTIGIANI!

Prossime mobilitazioni già fissate che si terranno a L’Aquila saranno in occasione delle successive udienze del processo: 31 ottobre per la conclusione dell’istruttoria, 21 novembre per la requisitoria del PM, 28 novembre per le arringhe della difesa, le dichiarazioni degli imputati ed eventualmente per la sentenza, se non ci saranno altri rinvii.

A Perugia è previsto un presidio per Sabato 18 ottobre 

Qui una corrispondenza con Radio Onda Rossa da un compagno di Potenza:

https://www.ondarossa.info/newsredazione/2025/10/melfi-oggi-pomeriggio-presidio-anan

Liberare Anan, liberare la Palestina! Presidio al Carcere di Melfi lunedì 13 Ottobre

 

 

Liberare Anan, liberare la Palestina!

Presidio al Carcere di Melfi lunedì 13 Ottobre

Il prigioniero politico Anan Yaeesh, in custodia cautelare presso la casa circondariale di Melfi, è un partigiano palestinese in sciopero della fame dal 4 Ottobre. Sciopero iniziato in coincidenza e in solidarietà con la potente mobilitazione popolare sfociata nell’oceanica manifestazione per la Palestina libera e per reclamare la fine del genocidio in atto a Gaza e in Cisgiordania. Trasferito senza motivazioni dalla sezione di alta sicurezza del carcere di Terni a quella di Melfi, ad Anan vengono di fatto recisi i punti di riferimento consolidati in quasi due anni di ingiusta detenzione, rendendo ancora più difficili, per motivi logistici, i colloqui e gli incontri con gli avvocati, il personale medico esterno al carcere e persone terze autorizzate ai colloqui. Ciò va ad aggravare ulteriormente la sua condizione sia sul piano difensivo, sia su quello sanitario ed affettivo, in un momento cruciale del processo che lo vede imputato.per 270bis c.p. a causa del suo sostegno, mai rinnegato, alla Resistenza di Tulkarem (Cisgiordania).


Un processo, quello di L’Aquila, già segnato da gravi limitazioni del diritto alla difesa e da ricorrenti ingerenze dei servizi segreti israeliani, che rende ancora più allarmante il clima intorno a questa vicenda giudiziaria.

 

Come perseguitato politico Anan ha ottenuto, nel 2019, la protezione speciale dallo Stato italiano, ma a gennaio 2024 è stato arrestato per essere estradato in Israele. L’attenzione sollevata sul caso, anche alla luce del genocidio in corso a Gaza, le mobilitazioni che ne sono seguite e soprattutto le relazioni di associazioni come Amnesty International e Human Rights Watch sulle torture sistematiche e le uccisioni dei prigionieri palestinesi deportati nelle carceri israeliane e sottoposti a legge marziale, hanno fatto sì che quella procedura estradizionale non venisse occultata dalla propaganda sionista e si concludesse, almeno in prima battuta, con la dichiarazione di inestradabilità di Anan da parte della Corte di Appello dell’Aquila a marzo 2024. Alla vigilia di quella udienza però, Anan è stato nuovamente arrestato per “associazione terroristica anche internazionale”, coinvolgendo altri due palestinesi suoi amici, Ali Irar e Mansour Doghmosh, rilasciati per mancanza di elementi probatori 6 mesi dopo e tuttavia anch’essi sotto processo per sostenere l’impianto accusatorio. Un impianto basato essenzialmente sulle tesi di Tel Aviv, e ci è mancato poco che venissero ammessi al processo 15 verbali di interrogatori condotti su prigionieri palestinesi dallo Shin Bet (i famigerati servizi segreti israeliani) e dalla polizia israeliana; ma tutt’ora sussiste il pericolo che i vertici politici e giudiziari italiani cedano alla richiesta di Israele, che vuole la testa di Anan.

 

Riteniamo assurdo, anticostituzionale e contrario alle norme del diritto internazionale, che il diritto di resistenza sia trattato come “terrorismo”, sulla base di accuse formulate dagli organi operativi di uno stato sionista occupante come Israele, il cui governo ed il cui esercito sono condannati dalla Corte Internazionale di Giustizia e suoi esponenti di primo piano sono ricercati dalla Corte Penale Internazionale per genocidio! E’ come se l’ex Presidente della Repubblica italiana Pertini, da esule partigiano, fosse stato consegnato ai nazifascisti sulla base di dichiarazioni estorte in via Tasso. Anan è allo stesso tempo testimonianza vivente della violenza genocida coloniale (nel suo corpo ci sono undici proiettili e quaranta schegge, non gli è stata risparmiata la frantumazione di alcun osso) e della servile logica del doppio standard con cui gli stati “amici” di Israele trattano il diritto internazionale (vedi i reiterati atti di abuso e di pirateria nei confronti degli stessi membri della Global Sumud Flotilla). La storia ha finora dimostrato che la Resistenza non si processa.

Per far sentire la nostra voce solidale ad Anan e per rafforzare il contributo culturale, politico, sociale, per la conquista del sacrosanto diritto alla terra, al cibo, all’acqua, alla vita, alla libertà del popolo palestinese, invitiamo a partecipare al presidio sotto il carcere di Melfi, in via Lecce snc, a partire dalle ore 15,30 di lunedì 13 Ottobre.

Reti per la Palestina di Basilicata

Potenza, li 10 Ottobre 2025