25 ottobre – A Torino la polizia ha caricato violentemente i manifestanti all’altezza del Museo Egizio. Si segnala un ferito alla testa tra i partecipanti. Il corteo cercava di raggiungere Piazza Carignano, dove si sta svolgendo un evento di Forza Italia con Tajani e Bernini sul tema del diritto alla casa.
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Idranti e manganelli sui manifestanti che a Roma cercano di dirigersi all’ambasciata israeliana
CRESCE LA REPRESSIONE DEL DISSENSO FILO-PALESTINESE IN EUROPA
Mentre in Italia la Lega di Salvini ha presentato un ddl per reprimere ogni critica al governo terrorista israeliano, a Monaco lo scrittore tedesco Jürgen Todenhöfer, 84 anni, ex deputato CDU e noto critico della politica israeliana, è stato arrestato per “istigazione all’odio” e “banalizzazione dell’Olocausto” dopo aver pubblicato su X un post in cui paragonava Benjamin Netanyahu ai nazisti.VAROUFAKIS BANDITO, MANIFESTANTI ARRESTATI, ARTISTI CENSURATI
Il caso Todenhöfer si inserisce in un clima sempre più restrittivo. Il politico greco Yanis Varoufakis è stato bandito da eventi pubblici in Germania dopo aver definito “apartheid” il trattamento dei palestinesi.
Negli ultimi mesi, centinaia di manifestanti pro-Palestina sono stati arrestati o dispersi con la forza durante cortei pacifici a Berlino, Amburgo e Francoforte.
Anche artisti e accademici che avevano espresso solidarietà ai civili di Gaza sono stati esclusi da festival e università, segno di una deriva censoria sempre più evidente.
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LA LIBERTÀ D’OPINIONE EUROPEA SOTTO ATTACCO
Il fenomeno rischia di estendersi come un contagio: la criminalizzazione del pensiero critico si sta lentamente infiltrando anche in altri Paesi europei, dove si moltiplicano i tentativi di limitare la libertà d’espressione in nome della “lotta all’odio”.
È come se la parentesi di libertà costituzionali aperta nel dopoguerra si stesse chiudendo, lasciando il posto a una nuova stagione di conformismo ideologico, censura preventiva e paura di dissentire.
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UNA DOMANDA PERSONALE, MA POLITICA
A questo punto mi domando seriamente cosa mi accadrebbe oggi se mettessi piede in Germania, dopo aver scritto un libro come “Contro il ‘Sionismo Reale’”.
Un libro chiarissimo nel condannare le classi dirigenti sioniste, ma altrettanto rigoroso nel respingere l’antisemitismo sotto ogni punto di vista — e tuttavia, pare, non abbastanza per la postura stolida e “strutturalmente ignorante” scelta dai legislatori teutonici.
Mi arresterebbero? Arresterebbero anche Moni Ovadia e Alessandro Di Battista? A suo tempo avrebbero magari arrestato il deputato ebreo ortodosso britannico Gerald Kaufman, che pronunciò le stesse accuse con lo stesso paragone di Todenhöfer?
E non sarà forse opportuno che il Parlamento italiano, invece di approvare le leggi liberticide proposte dall’ex amministratore di società israeliane Maurizio Gasparri, ponga qualche domanda alla Germania a tutela di milioni di cittadini italiani che hanno idee diverse da Merz?
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UNO STATO D’ECCEZIONE BELLICO E IDEOLOGICO
Queste manifestazioni di pensiero vengono represse anche per ragioni – per così dire – “preventive”.
I vertici europei e atlantici, da Friedrich Merz a molti altri capi di governo dell’UE e della NATO, stanno infatti preparando un nuovo stato di eccezione permanente, di natura bellica e ideologica, nel quale la Russia è costruita artificialmente come nemico assoluto.
Per sostenere questa narrazione impopolare, si sta creando una struttura giuridica e culturale destinata a reprimere il dissenso pacifista, bollando come “filorussa” o “antisemita” ogni voce non allineata. Todenhöfer è oggetto di una vendetta anche in questo senso: aveva pubblicamente criticato il governo per non fare indagini sull’attentato al gasdotto Nord Stream.
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DALLA GUERRA IN MEDIO ORIENTE ALLA GUERRA IN EUROPA
Oggi molti intellettuali e ampie fasce di popolazione si ribellano al genocidio in Medio Oriente: è una ribellione “facile” solo nel senso che la violenza è ormai visibile, palese, incontestabile, e quindi riconoscibile da tutti.
Più difficile è invece cogliere i fili geopolitici che ci stanno trascinando verso una guerra più grande, destinata a distruggere le società europee come le abbiamo conosciute.
Ma quel momento arriverà: e allora lo sguardo dei popoli si sposterà da “Bibi il Genocida” a Merz il distruttore delle classi medie, fino a tutti gli altri architetti della guerra europea.
È per questo che stanno accelerando: per blindare, come ha detto il cancelliere prediletto da BlackRock, “quelli che fanno il lavoro sporco per noi”.
Infame sfratto violento a Bologna – un ennesimo crimine poliziesco e fascista del governo Meloni – massima solidarietà
Violento sfratto in via Michelino 41, Bologna, dove due famiglie con bambini piccoli sono state cacciate di casa a suon di manganelli da parte delle forze di polizia.
Secondo quanto denunciato da PLAT – Piattaforma di intervento sociale, e da alcune associazioni presenti sul posto, le famiglie coinvolte avrebbero sempre pagato regolarmente l’affitto e si sarebbero visti recapitare un provvedimento di sfratto per finita locazione dopo la vendita dello stabile. All’origine della vicenda ci sarebbe la trasformazione dell’intero palazzo in un B&B di lusso, data la vicinanza con il quartiere fieristico.
I reparti della Polizia sono intervenuti per forzare gli ingressi e buttare fuori di casa i nuclei familiari, diversi i feriti. Durante l’intervento è stato abbattuto un muro divisorio per consentire l’accesso delle forze di polizia a un secondo appartamento (in foto).
Lo sfratto, come riportato dalle associazioni presenti, è avvenuto senza la presenza dell’assistente sociale con l’avvocato dello stabile che afferma: “gli assistenti sociali hanno indicazione di non venire sul posto”.
Ai microfoni di Radio Onda d’Urto il racconto di Federico, della redazione di Radio Onda d’Urto Emilia-Romagna. Ascolta o scarica.
I video di PLAT che documentano l’irruzione e le cariche:
Usa – inizia la campagna fascio/trumpista contro gli antifa
Zachary Evetts (en bas à gauche sur la photo) et Autumn Hill (Cameron Arnold, en haut à droite) sont les premiers militants à subir les conséquences, au niveau fédéral, de la désignation par l’administration Trump d’Antifa comme organisation terroriste nationale le mois dernier. Ces deux personnes avaient été arrêtées, avec dix autres militant.e.s, suite à l’attaque contre le centre de détention de l’ICE de Prairieland, près de Dallas, le 4 juillet. Les procureurs fédéraux viennnent de publier dans le dernier acte d’accusation que la « cellule antifa » présumée, dont faisaient partie Evetts et Arnold, était armée de plus de 50 armes à feu achetées dans plusieurs villes du Texas, principalement des fusils automatiques de type Armalite. Le groupe avait investi le parking du centre de détention, où il a d’abord déclenché des feux d’artifice et vandalisé des voitures de gardiens. Un policier local intervenu sur les lieux a été blessé par balle, tandis qu’au moins 20 balles ont été tirées sur deux agents fédéraux sortis du bâtiment. Les procureurs affirment avoir de nombreux messages cryptés des membres du groupe lors de la planification de l’attaque. Un membre du groupe aurait écrit que des armes seraient utilisées pour intimider les forces de l’ordre.
Evetts et Hill sont désormais accusés de soutien matériel à des terroristes, une accusation vivement critiquée par leurs avocats. L’avocat d’Evetts a déclaré n’avoir vu aucune preuve des graves accusations portées contre son client, affirmant qu’il n’était là que pour protester. Il a précisé qu’Evetts et Arnold n’avaient été inculpés que pour terrorisme au sein du groupe, car ils n’avaient pas accepté un report de la procédure et souhaitaient être jugés au plus vite. Des documents politiques révolutionnaires ont été trouvés chez les inculpés mais aucun les liant à la mouvance antifa.

secours rouge
24/10/2025
La Resistenza non si arrende, la Palestina si difende! Anan e Tarek liberi

Giornata di presidi in solidarietà con i prigionieri per la Palestina il 26 ottobre.
Oltre a quello di Melfi, per Anan Yaeesh, ci sarà un presidio al carcere di Pescara, dove da poco è stato trasferito Tarek Dridi, a seguito del crollo del tetto di Regina Coeli dove era detenuto.
Tarek, ragazzo tunisino arrivato in Italia dal 2008, è stato condannato dal tribunale di Roma a 4 anni e 8 mesi per gli scontri che vi furono il 5 ottobre 2024 a Roma, quando migliaia di persone scesero in piazza sfidando i divieti del governo, per reclamare a gran voce la fine del genocidio a Gaza.
Per diverse ore, sotto una pioggia torrenziale, le forze dell’ordine circondarono il presidio con i blindati permettendo l’ingresso ai manifestanti solo previa identificazione. Anche nei pressi della città, nelle aree di servizio autostradali adiacenti la capitale, le forze dell’ordine impedirono ai manifestanti, tramite fogli di via, di raggiungere il presidio. In piazza, dopo una serie di provocazioni poliziesche, con l’uso degli idranti e un fitto lancio di lacrimogeni, si arrivò agli scontri su via Ostiense.
Tarek quel giorno si trovava in un locale lì vicino. Non era andato per partecipare al corteo, ma quando vide la polizia caricare le bandiere della Palestina non ebbe dubbi su quale parte stare, così decise di intervenire e di frapporsi tra le cariche e i manifestanti. Si tolse la maglietta e si tagliò con dei cocci di bottiglia come gesto di protesta estrema, ma la polizia sosterrà in seguito che abbia preso ad ombrellate gli agenti, lanciato delle bottiglie e si sia tagliato per non farsi arrestare. Tutti fatti, questi, che non vengono comprovati dai video.
Quella sera venne arrestato uno studente italiano, Tiziano Lovisolo, portato in questura e posto agli arresti domiciliari. Il tribunale l’ha condannato a due anni, ma la pena è stata sospesa per l’applicazione della condizionale in quanto soggetto incensurato.
Due settimane dopo, il 18 ottobre, Tarek venne fermato, riconosciuto ed arrestato nel silenzio dei media. Anche lui, come Tiziano, accusato di resistenza a pubblico ufficiale. A differenza di Tiziano però, Tarek è un ragazzo straniero con precedenti penali, ed essendo senza fissa dimora non gli vengono concessi i domiciliari. Di lui si sarebbero perse le tracce, se non fosse stato per la solidarietà dei detenuti del carcere di Regina Coeli che lo hanno messo in contatto con un avvocato di movimento.
Il 14 aprile, con rito abbreviato, è arrivata la condanna: una pena di quasi cinque anni, addirittura superiore alla richiesta del pubblico ministero che ne chiedeva tre.
Da più di un anno Tarek sta pagando per tutti la giornata di lotta del 5 ottobre, ma solo da pochi mesi la sua storia è emersa dalle pagine buie della repressione e del razzismo istituzionale senza sfociare in tragedia. Se ciò è successo è grazie alla solidarietà, prima di tutto dei detenuti di Regina Coeli, poi anche di tutte le persone solidali che si sono attivate fuori dal carcere per farla conoscere, e di Zero Calcare, che ha dedicato a Tarek e alla Palestina un fumetto di 37 pagine, disponibile gratuitamente per una sola lettura su Internazionale.
In vista dell’udienza di appello, che si terrà a Roma il 21 novembre, sono previste altre mobilitazioni. Cerchiamo, questa volta, di non farle sovrapporre, anche se sarà difficile, data la tempistica dei processi, fissati in contemporanea per Anan e per Tarek.
Per questo il soccorso rosso proletario propone una mobilitazione diffusa e un gemellaggio dei presidi di solidarietà. Che si svolgano a Pescara, a Melfi, a Roma o a L’Aquila, SIAMO TUTTI PALESTINESI, ANAN E TAREK LIBERI!
Prisoners for Palestine info SRP
Prisoners for Palestine ha lanciato il suo sito web che dettaglia la lotta di tutte le persone che si trovano nelle prigioni britanniche per il loro sostegno alla Palestina.
Dalle sbarre delle prigioni israeliane, i prigionieri palestinesi inviano questo messaggio a loro:
La nostra lotta per la liberazione è stata e rimane parte integrante della lotta internazionale contro le forze del colonialismo, dell’imperialismo, del sionismo e della reazione. Di conseguenza, salutiamo tutti i prigionieri politici nel mondo, la lotta del movimento di liberazione dei Neri in America, la lotta dei popoli indigeni per l’autodeterminazione e la liberazione, e tutte le forze di liberazione nel mondo, e chiamiamo a rafforzare il rapporto tra questi movimenti e tutte le comunità palestinesi in esilio e diaspora.
Seguiamo con orgoglio i vostri sforzi, e apprezziamo molto il vostro sostegno ai prigionieri nelle prigioni dell’occupazione, in particolare la campagna di solidarietà con i prigionieri bambini, i detenuti amministrativi e le campagne di solidarietà con i prigionieri malati e ammalati e gli scioperanti della fame, e con le nostre coraggiose donne prigioniere nelle prigioni dell’occupazione. Valutiamo la vostra posizione di principio nel sostenere la lotta del movimento dei prigionieri palestinesi per la liberazione, poiché si trova in prima linea nel confrontarsi con il colonialismo sionista e il suo regime razzista di coloni.
La nostra libertà come prigionieri in Palestina arriverà inevitabilmente con la liberazione di tutto il nostro popolo. Sconfiggeremo le prigioni con la fine della colonizzazione sionista in Palestina.
Viva la solidarietà internazionale con il popolo palestinese – vittoria ai popoli in lotta!