Soccorso Rosso Proletario

Soccorso Rosso Proletario

carcere assassino

Detenuto si suicida nel carcere di Brissogne

Il corpo del giovane è stato trovato dalla polizia penitenziaria

Un giovane detenuto nella casa circondariale di Brissogne si è suicidato nelle scorse ore. Si tratta di un cittadino straniero originario del Nord Africa il cui corpo è stato trovato dal personale della polizia penitenziaria. In seguito alla conferma del decesso la salma è stata messa a disposizione della procura di Aosta.

Lo scorso marzo un altro detenuto straniero aveva tentato di togliersi la vita. Il gesto è stato evitato dal personale del carcere valdostano. Il mese successivo si è verificato un episodio analogo.

Recentemente a Brissogne sono arrivati il viceministro della Giustizia Sisto, che ha definito il carcere rispettoso della Costituzione, e la senatrice M5s Pirro, la cui visita è stata in parte annullata per la protesta di un detenuto che aveva scalato un muro del penitenziario.

COMUNICATO STAMPA | SOTTOSCRIZIONE NAZIONALE PER ANAN YAEESH

RISULTATO STRAORDINARIO DELLA PRIMA FASE: RACCOLTI 4340 EURO!

Nei primi quindici giorni della campagna nazionale di sottoscrizione a sostegno del combattente per la libertà palestinese Anan Yaeesh – detenuto nel carcere di Terni e attualmente processato presso il Tribunale dell’Aquila – la solidarietà popolare ha prodotto un risultato straordinario.

*Dal 15 luglio al 1° agosto 2024, sono stati raccolti 4340 euro* attraverso decine e decine di bonifici bancari provenienti da:
* *Singoli cittadini* da tutta Italia
* *Associazioni* impegnate nella difesa dei diritti umani e nella giustizia sociale
* *Sindacati di Base*

Questo flusso costante e generoso di contributi dimostra l’ampio sostegno alla lotta di Anan e all’urgente necessità di garantire il suo diritto a una difesa adeguata e a un processo equo, il diritto allo studio e alla salute.

*RILANCIAMO L’INIZIATIVA!*
La campagna *NON SI FERMA*. Per far fronte alle spese legali, di supporto processuale e di sostegno al diritto allo studio e alla salute di Anan durante questo difficile momento, è cruciale continuare e rafforzare la raccolta fondi.

*COME CONTRIBUIRE:*

1. *BONIFICO BANCARIO intestato a *CONFEDERAZIONE COBAS, SEDE PROVINCIALE DI TERNI
IBAN IT95C0200814412000103485396
Causale: per Anan Yaeesh

*PERCHÉ È IMPORTANTE CONTINUARE A SOSTENERE:*
* Garantire ad Anan Yaeesh gli strumenti necessari per la sua difesa legale.
* Coprire i costi dell’università
* Garantire il diritto alla salute e alle spese mediche di Anan
* Mantenere alta l’attenzione pubblica sulla sua vicenda giudiziaria e sulla causa palestinese.

*La solidarietà concreta è la nostra arma più potente. Ogni contributo, grande o piccolo, fa la differenza.*

*Restiamo uniti per Anan, per la Palestina, per la Giustizia!*

CONFEDERAZIONE COBAS TERNI
COORDINAMENTO TERNANO PER LA PALESTINA

Soccorso rosso proletario

Slai Cobas s.c.

CaseMatte L’Aquila

#LibertàPerAnanYaeesh#SolidarietàConLaPalestina#SottoscrizioneNazionaleAnanYaeesh

“Rinchiusi come bestie”, le strazianti lettere dei detenuti nelle carceri della Liguria

azioni, denunce e richieste di aiuto. Dal carcere arrivano sulla scrivania del garante delle persone sottoposte a misure restrittive della Liguria “Siamo rinchiusi come bestie, nella saletta il tavolo è rotto e non ci sono neanche le sedie. Nessuno sa cosa farsene di noi”. È solo una riga della lunga lettera firmata da un detenuto del carcere di Marassi spedita a Doriano Saracino, garante delle persone sottoposte a misure restrittive della Liguria. Non è la prima e non sarà sicuramente l’ultima: dall’inizio dell’anno sono state 53, alcune scritte dalla stessa persona.

Mai così tanti suicidi nelle carceri della Liguria, sette casi nel 2024 – Il dramma

Richieste d’aiuto, denunce, difficoltà: i messaggi dei detenuti sono tutti diversi e arrivano da tutte le carceri della Liguria. Così, tra una lettere e l’altra, c’è chi denuncia le condizioni del penitenziario tra sovraffollamento e la muffa, e chi invece racconta della paura della vita dopo il penitenziario, senza futuro o prospettive.

Nelle lettere stati d’animo, segnalazioni, denunce e richieste di aiuto

“Per favore aiutatemi, conoscete la mia situazione” 

Le lettere raccontano storie intime, dolori, speranze ma anche relazioni. Saracino e il suo ufficio risponde a tutti: “Una soluzione unica, uguale per tutti, non c’è. Leggiamo e nella maggior parte dei casi, quando è possibile, ci muoviamo” spiega il garante. “Vediamo se è possibile la presa di contatto con gli operatori che possono occuparsi del detenuto al momento della scarcerazione, oppure andiamo a fare un colloquio con la persona che ha chiesto determinate incontri con noi, se ci sono elementi che meritano di essere approfonditi lo facciamo e se ci sono dei riscontri significativi, in certi casi ci sono già stati in passato degli esposti alla magistratura per dei fatti che abbiamo ritenuto gravi seguiamo l’iter”.

Perché nel carcere di Marassi potrebbe scoppiare una nuova rivolta – Leggi qui

“Rispondiamo anche laddove non è semplice rispondere. A volte non c’è molto che si possa concretamente fare ma è importante che le richieste che arrivano a noi non vengano considerate messaggi infilati in una bottiglia, del tipo: se arriva qualcuno bene, se non arriva si è perso. Anche questo non è facile perché l’ufficio non ha una grande struttura, siamo in pochi e le richieste sono tante”.

L’anno scorso sono state più di 330 i detenuti incontrati dal garante

“Siamo come leoni in gabbia. Non c’è una palestra, non c’è niente, solo uno schifo”

Alle lettere infatti, si sommano le e-mail e le telefonate di parenti o di persone che da semilibere possono comunicare direttamente con loro, più tutte le richieste di persone che incontrano durante le visite nelle carceri. Lo scorso anno sono state 330 le persone incontrate in carcere del garante, numero a cui si deve sommare anche quelle incontrate nelle Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) e le detenzioni domiciliari. Oltre al tempo e alle risorse, c’è il peso psicologico di un lavoro fondamentale: “Ci si confronta spesso con il dolore, con il fallimento, sia della società che delle persone. Il mio approccio – continua Saracino – è ‘fallirò ancora, ma fallirò meglio’: sapere che nella vita le cadute ci sono, ma che si può cambiare e migliorare sempre è l’unico modo per mantenere l’ottimismo e la fiducia davanti a tutti questi drammi. È un modo per resistere culturalmente a un clima che in qualche modo insiste nel dire che per queste persone occorre gettare via la chiave”.

“Bisogna lavorare per far si che la pena abbia un senso”

“Se vogliamo buttare via la chiave non dimentichiamoci che queste persone anche con la “chiave buttata” prima o poi usciranno, perché la pena termina. E allora la domanda che pongo è: come vogliamo che escano? La risposta a questa domanda è collegata all’altra domanda: come vogliamo che stiano dentro? Non quanto stiano dentro e per cosa ma come. La verità è che per far si che la pena abbia un senso, occorre che ci siano delle condizioni minime rispettate, che spesso non ci sono, ma soprattutto anche qualcosa in più: corsi di formazione professionale, housing sociale e tutte le iniziative che insieme a tanti enti stiamo cercando di mettere in atto in questi anni”.

GENOVA 24

LA SOLIDARIETA’ CON LA RESISTENZA PALESTINESE NON E’ REATO. GIU’ LE MANI DAL 25 APRILE ANTISIONISTA E ANTIFASCISTA DI BERGAMO

                          

 

Perquisizioni e denunce contro la Rete Bergamo per la Palestina, tra questi anche compagni di Proletari Comunisti e Slai Cobas sc, a seguito del corteo per il 25 aprile a Bergamo, una bella e combattiva manifestazione antifascista, palestinese, contro guerra e riarmo. Un’azione repressiva che continua quanto fatto quella mattina da Polizia e Carabinieri, anche con cariche, per isolare e cacciare dal corteo antifascista lo spezzone della Rete Bergamo per la Palestina, a protezione  dell’associazione Italia-Israele nella manifestazione, a fianco dello stato di tipo nazi-sionista di Israele, occupante, genocida, impegnato nella deportazione della popolazione palestinese a difesa degli interessi imperialisti.

Questi tentativi polizieschi, sempre contrastati, sono andati avanti per oltre due ore, fino a quando, una grossa fetta della piazza, antifascista, solidale con la Palestina, quella del ‘tout le monde dèteste la Police’, si è unita alla contestazioni cacciando letteralmente poliziotti e carabinieri dalla manifestazione.

Ora le perquisizioni e le denunce, parte della crescente repressione del governo fascio imperialista della Meloni, complice del genocidio, militarmente, politicamente, economicamente sostenitore del boia Netanyhau. La repressione non ferma ma alimenta le lotte, il presidio di venerdì 25 in centro a Bergamo è un passo in questa direzione.

sul 25 aprile: https://proletaricomunisti.blogspot.com/2025/04/bergamo-la-polizia-attacca-il-25-aprile.html

georges abdallah è libero e ritorna al suo popolo e alla lotta di liberazione del popolo palestinese e delle masse arabe

 

25/07/2025

France : Georges Abdallah est libre !

 

Georges Abdallah a été libéré de la prison de Lannemezan à 3h30 devant laquelle, la veille, avait eu lieu une dernière manifestation de soutien. Il a pris place dans un avion à destination du Liban. Georges arrivera à Beyrouth à 14h20 (13h20 heure de Paris/Bruxelles).

 

 

15h20 heure locale: Georges est à l’aéroport de Beyrouth et parle actuellement aux médias. Plusieurs centaines de personnes sont rassemblées devant l’aéroport de Beyrouth pour l’accueillir donc des délégations du FPLP, du Parti Démocratique du Peuple, du Parti communiste Libanais, du Parti social national syrien, du Secours Rouge international, etc.

 

 

 

15h30 heure locale: Georges est sorti de l’aéroport, un keffieh autour du coup et poing levé. Il a salué la foule et a appelé à poursuivre la mobilisation pour la Palestine. 

 

 

16h30 heure locale: Le convoi de Georges poursuit son chemin vers le Nord du Liban, vers Kobayato où il va y avoir une réception. Le convoi fait plusieurs étapes où, à chaque fois, Georges est salué et accueilli.

Aggiornamenti sulla campagna di raccolta fondi per il prigioniero palestinese Anan Yaeesh

La campagna di solidarietà dal basso e di sensibilizzazione nei confronti del partigiano palestinese Anan Yaeesh, da 18 mesi rinchiuso nel carcere di Terni, sta riscontrando un notevole successo. In circa una settimana, nel conto dei Cobas Confederazione di Terni, sono stati raccolti 2.270 € per Anan, che serviranno a garantirgli le cure a cui ha diritto, lo studio all’università, l’appoggio materiale e solidale di cui ha bisogno.
Tante soggettività, singolarmente o in associazione o con benefit, a seconda delle proprie possibilità e capacità organizzative, stanno dando un’autentica risposta popolare a quello che Israele e i suoi complici in Italia vorrebbero impedire: la solidarietà concreta alla Resistenza palestinese, incarnata in Italia da Anan Yaeesh.
Infatti, non solo Israele bombarda e priva di cibo, acqua, medicinali, aiuti umanitari la popolazione di Gaza, ma da circa un anno blocca anche dalla Cisgiordania gli aiuti da parte dei familiari di Anan.
Inoltre, da qualche mese, nel carcere di Terni, è in vigore un’ordinanza per cui i prigionieri in AS2, come Anan, possono ricevere pacchi solo dai propri familiari.
Ma, come ha detto Anan, siamo noi la sua famiglia adesso!
Sono i giovani, che nonostante la repressione, si battono per la rottura degli accordi Italia-Israele
Sono i lavoratori, che hanno il coraggio di sfidare le leggi liberticide del governo fascista italiano per bloccare l’invio di armi al suo complice israeliano.
Sono gli attivisti e le attiviste che rischiano la vita per l’esistenza del popolo palestinese.
Sono le masse proletarie, italiane e di tutto il mondo, che lottano contro l’imperialismo, per una Palestina libera dal fiume al mare.
Siamo tutti e tutte coloro che lo sostengono in carcere con lettere, pensieri, libri e poesie
Siamo tutte e tutti coloro che lo sostengono in carcere con questa raccolta, anche con uno stipendio da fame.
E rivendichiamo questa dimensione orizzontale e allargata della risposta popolare e solidale a un partigiano palestinese, perché questa è la sua forza autentica!

Ripubblichiamo di seguito l’Iban messo a disposizione dai Cobas di Terni per le spese di prima necessità e per le cure odontoiatriche di Anan:

IBAN IT95C0200814412000103485396
intestato a CONFEDERAZIONE COBAS SEDE PROVINCIALE DI TERNI
Causale: per Anan Yaeesh

srp L’Aquila

Maxi attacco giudiziario a Torino. Giù le mani da chi lotta contro guerra, genocidio e governo!

Nei giorni scorsi ad alcuni giovani attivisti di Torino è stato notificato un faldone di circa 250 pagine che, su richiesta della Questura di Torino, ha avviato un’indagine nei confronti di decine di giovani rispetto ai quali la Procura ha chiesto misure cautelari che vanno dal divieto di dimora, agli arresti domiciliari fino alla custodia cautelare in carcere.

La Questura ricostruisce cortei, iniziative e manifestazioni svoltisi a Torino da ottobre 2023 fino alla manifestazione del 5 ottobre a Roma in un’ottica sovversiva e violenta piuttosto che in un contesto legittimo di rivendicazione sociale e politica, di contestazione e manifestazione del dissenso.

I fatti citati ed incriminati comprendono mobilitazioni ed eventi ampiamente partecipati come quello contro il genocidio in Palestina, denunciando la complicità delle istituzioni italiane, le collaborazioni strette tra università e un regime macchiato di sangue; presidi come quello davanti alla Rai, da tempo riconosciuta per la sua copertura parziale e faziosa delle notizie nonché la difesa di spazi universitari dall’ingresso di collettivi come il FUAN, dichiaratamente neofascisti, sfociata il 5 dicembre 2023 in cariche pesanti contro studenti, studentesse e docenti, così violente da aggredire anche una docente.

Le mobilitazioni a cui si fa riferimento sono, dunque, tutte legittime contestazioni collettive per rivendicare diritti, bisogni ed opporsi a ingiustizie sociali e pubbliche.

Questa linea accusatoria, però, non stupisce, considerato che la recente approvazione del DDl Sicurezza esprime proprio la filosofia securitaria, autoritaria e fortemente repressiva dell’attuale governo che l’ha varato.

Si associa il concetto di pericolosità sociale a chi esprime un dissenso, a chi manifesta per qualsiasi questione e ciò è un fatto molto grave perché il dissenso non è pericoloso, non attenta alla tranquillità pubblica né alla sicurezza pubblica. Se ogni dissenso venisse considerato pericoloso socialmente, dove andremo a finire? Il dissenso rappresenta invece il valore più alto della democrazia, ne incarna il suo aspetto essenziale, criminalizzare la contestazione quindi è un rischio molto grave e questa tendenza di emettere fogli di via, divieti di dimora, multare, sanzionare sono misure sproporzionate ed incongrue rispetto alle azioni che le persone raggiunte da queste misure hanno compiuto ovvero manifestare il proprio pensiero, esprimere le proprie idee, contestare e rivendicare legittimamente i propri diritti. Tutte azioni peraltro costituzionalmente garantite quindi trasformare la disobbedienza civile in qualcosa di illegale è molto preoccupante e uno stato che lo fa attraverso le misure di prevenzione e le misure cautelari è uno stato di polizia e non uno stato democratico.