Informazioni su soccorso rosso proletario

Un filosofo produce idee, un poeta poesie, un pastore prediche, un professore manuali ecc. Un delinquente produce delitti. Se si esamina più da vicino la connessione che esiste tra quest’ultima branca di produzione e l’insieme della società, ci si ravvede da tanti pregiudizi. Il delinquente non produce soltanto delitti, ma anche il diritto criminale, e con ciò anche il professore che tiene lezioni sul delitto criminale, e inoltre l’inevitabile manuale, in cui questo stesso professore getta i suoi discorsi in quanto “merce” sul mercato generale. Con ciò si verifica un aumento della ricchezza nazionale, senza contare il piacere personale, come [afferma] un testimonio competente, il professor Roscher, che la composizione del manuale procura al suo stesso autore. Il delinquente produce inoltre tutta la polizia e la giustizia criminale, gli sbirri, i giudici, i boia, i giurati ecc.; e tutte queste differenti branche di attività, che formano altrettante categorie della divisione sociale del lavoro, sviluppano differenti facoltà dello spirito umano, creano nuovi bisogni e nuovi modi di soddisfarli. La sola tortura ha dato occasione alle più ingegnose invenzioni meccaniche e ha impiegato, nella produzione dei suoi strumenti, una massa di onesti artefici. Il delinquente produce un’impressione, sia morale sia tragica, a seconda dei casi, e rende così un “servizio” al moto dei sentimenti morali ed estetici del pubblico. Egli non produce soltanto manuali di diritto criminale, non produce soltanto codici penali, ma anche arte, bella letteratura, romanzi e perfino tragedia, come dimostrano non solo La colpa del Müllner e I masnadieri dello Schiller, ma anche l’Edipo [di Sofocle] e il Riccardo III [di Shakespeare]. Il delinquente rompe la monotonia e la banale sicurezza della vita borghese. Egli preserva cosi questa vita dalla stagnazione e suscita quell’inquieta tensione e quella mobilità, senza la quale anche lo stimolo della concorrenza si smorzerebbe. Egli sprona così le forze produttive. Mentre il delitto sottrae una parte della popolazione in soprannumero al mercato del lavoro, diminuendo in questo modo la concorrenza tra gli operai e impedendo, in una certa misura, la diminuzione del salario al di sotto del minimo indispensabile, la lotta contro il delitto assorbe un’altra parte della stessa popolazione. Il delinquente appare così come uno di quei naturali "elementi di compensazione" che ristabiliscono un giusto livello e che aprono tutta una prospettiva di "utili" generi di occupazione. Le influenze del delinquente sullo sviluppo della forza produttiva possono essere indicate fino nei dettagli. Le serrature sarebbero mai giunte alla loro perfezione attuale se non vi fossero stati ladri? La fabbricazione delle banconote sarebbe mai giunta alla perfezione odierna se non vi fossero stati falsari? Il microscopio avrebbe mai trovato impiego nelle comuni sfere commerciali (vedi il Babbage) senza la frode nel commercio? La chimica pratica non deve forse altrettanto alla falsificazione delle merci e allo sforzo di scoprirla quanto all’onesta sollecitudine per il progresso della produzione? Il delitto, con i mezzi sempre nuovi con cui dà l’assalto alla proprietà, chiama in vita sempre nuovi modi di difesa e così esercita un’influenza altrettanto produttiva quanto quella degli scioperi (‘strikes’) sull’invenzione delle macchine. E abbandoniamo la sfera del delitto privato: senza delitti nazionali sarebbe mai sorto il mercato mondiale? O anche solo le nazioni? E dal tempo di Adamo l’albero del peccato non è forse in pari tempo l’albero della conoscenza? ...

Roma 17 settembre ore 14,30 – Metropoliz via Prenestina 913 –  info adesioni assemproletariaanticapitalista@gmail.com

Roma 17 settembre ore 14,30 – Metropoliz via Prenestina 913

Per un autunno di lotta proletaria e popolare, sindacale e politica serve un fronte unico di classe contro padroni, governo dei padroni, stato capitalista/imperialista

contro la repressione lotte proletarie, attacco  al diritto di sciopero e alle libertà sindacali e di rappresentanza, criminalizzazione dei movimenti Notav/no Tap/no Muos..

sono invitati tutti gli organismi di lotta contro la repressione e il carcere

Temi dell’Assemblea

contro lo scaricamento della crisi sulla pelle dei lavoratori e delle masse – sfruttamento, delocalizzazioni e chiusura fabbriche, licenziamenti, cassintegrazione permanente, precarietà, disoccupazione, carovita, morti sul lavoro, salute e ambiente, casa, peggioramento sanità, scuola, trasporti…

contro la guerra imperialista – l’intervento dell’ imperialismo italiano in Ucraina, Est Europa, Libia e mediterraneo, l’aumento delle spese militari, le basi militari Usa/Nato

contro il fascismo e razzismo di Stato, di governo, sedi e squadrismo nei quartieri e nelle piazze

contro la repressione lotte proletarie, attacco  al diritto di sciopero e alle libertà sindacali e di rappresentanza, criminalizzazione dei movimenti Notav/no Tap/no Muos..

a sostegno delle lotte delle donne lavoratrici in lotta contro doppio sfruttamento, precarietà, doppia oppressione, attacco ai diritti delle donne

permessi di soggiorno, documenti anagrafici e sanitari per tutti i migranti senza condizione, diritto di asilo, contratti regolari reddito, casa – apertura porti – accoglienza e solidarietà – blocco di espulsioni – chiusura cpr

organizzazione – unità di classe -guerra di classe – internazionalismo

Partecipazione e inviti

Inviti e presenze dalle fabbriche in lotta, da GKN Firenze a Tessitura Albini Mottola – dalle Acciaierie d’Itala/appalto Taranto a Stellantis, Tenaris Dalmine, Fincantieri, Marcegaglia, dalla Beretta di Trezzo MI alle lavoratrici degli asili, delle cooperative e degli appalti di pulizia comunali, dai facchini in lotta ai disoccupati di Napoli, alle realtà impegnate per salute, sicurezza sui posti di lavoro e sul territorio

inviti alle realtà in lotta dei migranti e associazioni di sostegno

inviti a tutte le realtà del sindacalismo di base e di classe e a tutti gli organismi di lotta contro la repressione e il carcere

Assemblea proletaria anticapitalista

info adesioni assemproletariaanticapitalista@gmail.com

wa 351957628

Piacenza contro il carcere assassino

Detenuto si toglie la vita in carcere, il garante regionale: “Emilia Romagna tra le regioni con più casi, medici psichiatri e volontari anche nelle ore serali”
Suicidio al carcere di Piacenza, un detenuto si è impiccato all’interno del reparto di osservazione psichiatrica del penitenziario delle Novate. Un caso sul quale interviene il garante dei detenuti.

Il Garante regionale dei detenuti, Roberto Cavalieri, interviene sul caso di suicidio di un detenuto che si è impiccato, ieri sera, all’interno del reparto di osservazione psichiatrica del carcere di Piacenza. L’uomo di 52 anni, arrestato per reati comuni, era in attesa della definizione della sua situazione detentiva da parte del magistrato di sorveglianza e delle autorità sanitarie.

“Questo gravissimo fatto porta a 53 il numero dei suicidi in Italia nell’anno corrente e a 4 quelli avvenuti in carcere in Emilia-Romagna”, forte preoccupazione viene espressa da Cavalieri, che, per scongiurare queste tragedie, sollecita i direttori degli istituti penitenziari “ad attivare collaborazioni con il volontariato permettendone la presenza in carcere anche nelle ore serali”.

Sul fronte sanitario, aggiunge, “è poi auspicabile l’attivazione di un servizio di presenza dei medici psichiatri anche nelle ore serali e notturne, prevedendo in queste fasce orarie interventi che non siano solo collegati a situazioni di emergenza”. Questo, prosegue il Garante, “per superare quella che sembra essere una applicazione solo amministrativa dei protocolli antisuicidari, che non sembrerebbero garantire i risultati attesi”

“Con la vicenda di Piacenza l’Emilia Romagna si attesta tra le regioni in cui è più alto il tasso di suicidi in carcere”, conclude Cavalieri.

 

torino – contro il carcere assassino

info

Torino, rammarico del Garante diritti detenuti per ennesimo suicidio in carcere

16.08 ore 19:29. TORINO – Monica Cristina Gallo, Garante della Città di Torino per i diritti delle persone private della libertà, ha visitato questo pomeriggio la casa circondariale Lorusso e Cutugno. Insieme al profondo rammarico per il nuovo caso di suicidio, la Garante ha rinnovato l’invito a tutti i responsabili della gestione della realtà carceraria a una riflessione finalizzata a una radicale modifica delle prassi sinora adottate e ha  nuovamente avanzato la richiesta di allocare risorse che allo stato attuale risultano gravemente insufficienti. “La notizia dell’ennesimo suicidio all’interno della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno – dichiara la Garante Monica Gallo – ci ha toccato profondamente. E’ passato poco più di un anno da quando Moussa Balde si era tolto la vita nel Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Corso Brunelleschi e poco meno di un mese dal gesto estremo di un detenuto pakistano nel carcere torinese e siamo nuovamente a registrare amaramente il precipitato disastroso di tutta una serie di criticità che, se non definiscono una dinamica di causa-effetto, certamente costituiscono  un contesto incapace di disinnescare un fenomeno che, da potenziale, è ormai diventato una realtà a livello nazionale. Con quello delle ultime ore il macabro conteggio dei suicidi nelle carceri italiane somma cinquantadue morti  dall’inizio dell’anno, di cui nove solo nei primi quindici giorni di agosto, e al momento al di là delle consuete dichiarazioni di profilo istituzionale, tocca prendere atto che le iniziative di contrasto sono state assenti o inefficaci.

Lo testimonia ancora una volta la morte di un ragazzo di venticinque anni, recluso presso il Lorusso e Cutugno dal 2 agosto, che dopo un primo tentativo di suicidio ne ha posto in essere un secondo, il tutto dopo appena due settimane di detenzione. L’Ufficio della Garante dei diritti delle persone private della libertà personale della Città di Torino segnala ormai da tempo un trend relativo ad arresti e presenze nella Casa Circondariale torinese (1345 le presenze, ben 310 in più della prevista capienza regolamentare) caratterizzato da una giovane e talvolta giovanissima età delle persone recluse. Una parte di questa popolazione carceraria ha davanti a sé una pena inferiore ai due anni e non vi è chi non veda che l’applicazione di misure alternative esterne alla struttura potrebbe contribuire ad attenuare quella ormai cronica dimensione di sovraffollamento che è la cifra che caratterizza l’esperienza detentiva italiana. Una dimensione che si somma a condizioni di stress psico-fisico che coinvolgono tutti coloro che a diverso titolo e ruolo sono presenti in quella particolare area del territorio che è il carcere.

In ordine a questo profilo, giova ricordare come le persone soggette a osservazione psichiatrica, in mancanza di un’area adeguatamente predisposta e presidiata, siano attualmente distribuite nei diversi padiglioni della struttura di via Aglietta, prive di un’assistenza psichiatrica che copra continuativamente le ventiquattro ore. Un ultimo rilievo, fra i molteplici che possono essere evocati, riguarda la presenza di mamme con bambini la cui entità numerica è sì contenuta, sono quattro con altrettanti bambini, ma la cui gravità rimane altissima, sia nei termini della qualità dell’intervento pubblico sia in quelli di impatto sugli incolpevoli minori coinvolti. Anche in questo caso non possiamo che registrare con perplessità la mancata approvazione della proposta di legge avanzata in Parlamento che ha visto interrompere il suo iter a causa del recente scioglimento delle Camere. La politica ha certamente le sue tempistiche, ma anche lo sviluppo cognitivo dei bambini, di quei bambini in particolare, dovrebbe essere tenuto in debito conto da chi è chiamato a perseguire e realizzare l’articolo 3 del mandato costituzionale: “E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli […], che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana […].

La Garante dei diritti delle persone private della libertà personale esprime in conclusione il profondo rammarico per la notizia del suicidio e al tempo stesso invita tutti i responsabili della gestione della realtà carceraria a una riflessione che abbia come obiettivo una radicale modifica delle prassi sinora poste in essere, una modifica che passi anche attraverso forme condivise di denuncia che smarcandosi dalla postura formalmente istituzionali puntino a un’effettiva applicazione del disposto normativo, rivendicando con forza l’allocazione di risorse che allo stato attuale sono gravemente insufficienti.
E’ inutile piangere sul latte versato, specie – conclude la Garante – se la gestione del latte è in capo alle istituzioni e il pianto dura poco più di ventiquattro ore”.

L’importante appello del Partito Comunista dell’India (Maoista) chiama a una forte mobilitazione in ogni paese – In Italia manifestazione all’ Ambasciata Indiana a Roma 17 settembre ore 10.30 info e adesioni a csgpindia@gmail.com

 PARTITO COMUNISTA DELL’INDIA (MAOISTA)

Comitato Centrale

5 giugno 2022

Appello del Partito Comunista dell’India (maoista)

Facciamo della settimana di azione internazionale dal 13 al 19 settembre un successo

per la liberazione dei prigionieri politici ed esigere la fine agli attacchi con droni, come da appello del ICSPWI

L’ICSPWI ha lanciato un appello a tenere, dal 13 al 19 settembre, una Settimana d’azione per la liberazione dei prigionieri politici e la fine degli attacchi con droni contro il popolo e le masse nelle aree del movimento rivoluzionario in India, in occasione del 93° anniversario della morte del compagno Jatin Das, compagno di eminenti rivoluzionari come i compagni Bhagat Singh, Rajguru e Sukhdev. Il Comitato Centrale del nostro Partito, PCI (Maoista), fa appello a tutte le unità del Partito, al PLGA, agli organismi popolari rivoluzionari, ai rivoluzionari, agli operai, contadini, studenti, intellettuali, donne, minoranze religiose, dalit e tribali, ai partiti e organizzazioni marxisti-leninisti-maoisti, alle organizzazioni e singoli antimperialisti, alle nazionalità e classi oppresse dei vari paesi del mondo a partecipare con ferma determinazione alla Settimana d’Azione e a farne un successo.

Sullo sfondo dell’ulteriore intensificazione della crisi finanziaria ed economica dell’imperialismo, per superarla gli imperialisti stanno attuando politiche di globalizzazione dei mercati  al servizio delle loro multinazionali e di rapina delle risorse naturali. Per accelerare la privatizzazione nei paesi semi-coloniali e semi-feudali arretrati, portano al potere i partiti fascisti. In questo contesto, nell’India semi-coloniale e semi-feudale hanno portato al potere il governo Modi, capo del partito fascista brahmanico Hindutva RSS-BJP. Da quando il governo Modi è in carica, gli attacchi fascisti si sono ulteriormente intensificati in tutto il paese. Gli organi costituzionali sono zafferanizzati/fascistizzati.

Nel bilancio nazionale della difesa gli stanziamenti del governo per forze di polizia, paramilitari ed esercito sono costantemente aumentati ed il paese è sempre più militarizzato. Sono state approvate diverse leggi antipopolari, in particolare leggi repressive draconiane contro gli interessi degli operai, contadini, classe media, dei piccoli e medi commercianti ambulanti e negozianti. I governi fascisti non si occupano dei problemi quotidiani, fondamentali e vitali del popolo. Fanno grande propaganda contro il terrorismo e l’estremismo di sinistra che mettono in pericolo la sicurezza del paese. I media borghesi amplificano questa propaganda. Ne sono parte la legge sulla prevenzione delle attività illecite (UAPA)-2019, la legge di emendamento sulla Commissione per i diritti umani-2019, la legge di emendamento della NIA-2019, la legge di emendamento sul diritto all’informazione-2019 e altre simili che calpestano ogni minima libertà e autonomia del popolo. Ne conseguono attacchi fascisti contro attivisti dei diritti umani, attivisti sociali, avvocati, dirigenti operai e contadini, attivisti democratici, masse tribali in lotta per il loro ‘jal-jungle-zameen-ijjat-adhikar'(‘a noi il potere nel nostro villaggio’), musulmani, donne, studenti, insegnanti, docenti, accademici e artisti. Vengono implicati in false imputazioni secondo leggi draconiane come l’UAPA e il Sedition Act, imprigionati e sottoposti a torture fisiche e mentali.

Soprattutto negli ultimi 50 anni è diventata prassi comune arrestare dirigenti, quadri, attivisti di Organizzazioni di massa, presidenti e membri dei Comitati Popolari Rivoluzionari, attivisti della Milizia popolare, simpatizzanti del nostro partito, che combattono per liberare il paese dallo sfruttamento e oppressione imperialista e delle classi dominanti e stabilire un sistema di Nuova Democrazia, arrestare dirigenti, attivisti e simpatizzanti di organizzazioni che lottano per la liberazione di nazionalità come i Kashmir, Naga, Manipur, Asom e Bodo.

Centinaia di loro languiscono nei carceri nelle aree del nostro movimento. Forze di polizia e paramilitari non si preoccupano delle ripetute pronunce della Corte Suprema che raccomandano il minimo uso della forza quando si tratta di movimenti popolari, né dei numerosi rapporti redatti da agenzie governative quali le Commissioni per i diritti umani per gli omicidi in carcere, le atrocità sulle donne e le torture ad opera della polizia. Al contrario, imprigionano attivisti di varie organizzazioni popolari e sociali, minacciano gli avvocati che si occupano dei loro processi e negano giustizia a tutti loro. La polizia non risparmia gli attivisti che difendono i diritti e gli avvocati che professionalmente lavorano con impegno per la liberazione dei prigionieri politici.

Le associazioni che dovrebbero proteggere gli interessi di avvocati e clienti sono degenerate in “Khap Panchayats” che ordinano agli avvocati di non occuparsi di nessun caso contro musulmani, cristiani, Dalit e maoisti. I magistrati che indagano su arresti illeciti e indiscriminati di indigeni innocenti vengono attaccati. Il magistrato distrettuale di Sukma Prabhakar Gwal è stato rimosso dal suo incarico in nome “dell’interesse popolare”. Il vice direttore della prigione centrale di Raipur, Varsha Dongre, è stato sospeso. Le atrocità sessuali sono usate come arma per sopprimere i movimenti.

C’è una pressione costante sul popolo perché si arrenda, perché le persone diventino informatori e si uniscano alle forze di polizia e paramilitari. Cercano di allettarle in ogni modo. Migliaia di persone hanno abbandonato i loro villaggi perché non potevano più sopportare le molestie della polizia.

Il leader del Fronte Democratico Rivoluzionario (RDF), professor Saibaba, lo scrittore rivoluzionario Varavara Rao, il professor Anand Teltumbde e tutti gli imputati della montatura Bhima Koregaon languiscono in prigione da anni. Uno di loro, padre Stan Swamy, è stato assassinato in prigione, privato delle più elementari cure mediche. Il membro del CC del nostro partito, compagno Milind Teltumbde, è stato assassinato nell’attacco di Mardintola-Pareva, realizzato in collaborazione dal governo fascista Hindutva di Modi e dal governo statale locale. Il governo Modi cospira per uccidere anche gli altri, in un modo o nell’altro. Nonostante a Varavara Rao sia stata concessa la libertà su cauzione su pressione dei movimenti popolari, egli continua ad essere detenuto agli arresti domiciliari. A Sudha Bharadwaj è stata concessa la libertà su cauzione, ma restano in vigore tutte le restrizioni. Esigiamo per loro la revoca di ogni restrizione.

Altri imputati dello stesso processo soffrono di parecchie malattie prolungate. Dobbiamo chiedere il loro rilascio immediato.

La Procura Nazionale fa ostruzionismo contro tutti i loro ricorsi per il rilascio su cauzione. Sappiamo che molti esperti giudiziari del Paese e del mondo si oppongono duramente a tutto ciò.

I membri del nostro Ufficio Politico del CC del nostro Partito e il responsabile del Dipartimento Orientale, compagno Kishanda (Prasant Bose) e la compagna Sheela Marandi del CC sono stati arrestati a Saraikela dalla polizia del Jharkhand il 12 novembre 2021.

Il compagno Kishanda ha 76 anni e dal 2014 soffre di patologie coronariche, angina, cancro alla prostata, artrosi, ipertensione, diabete e altre malattie ancora. La compagna Sheeladi soffre di ipertensione e ipertrofia ventricolare, calcoli della cistifellea, osteoartrite, osteoporosi e cataratta.

Erano in terapia. Le loro malattie necessitano cure immediate e urgenti. Ma il governo intende invece imprigionare e uccidere il compagno Prasant Bose, sostenendo che è l’imputato principale del caso Bhima Koregaon.

In realtà l’autorevole Arsenal Forensic Lab, statunitense ha già dimostrato che il caso Bhima Koregaon è una montatura del governo. La Procura non ha neppure presentato in tempo l’atto di accusa. La magistratura, che dovrebbe annullare il procedimento e rilasciarli, obbedisce ai diktat del governo. Alla procura sono stati dati pieni poteri per questo processo.

Il membro del CC e del Comitato Zonale Speciale dei Ghati Occidentali, il compagno Vijay (BG Krishnamurty) è stato arrestato insieme alla compagna Savitri nel villaggio di Sultan Batheri nel distretto di Wayanad nel Kerala il 9 novembre 2021.

Il membro del CC, compagno Kanchanda (Arun Kumar Bhattacharya) è stato arrestato insieme ad Aakash Urang (Rahul/Kajallon) il 5 marzo 2022 in una piantagione di tè nella zona di Udarband ad Asom. Ha 72 anni e guidava il movimento rivoluzionario in clandestinità nonostante soffra da tempo di diverse malattie.

Il Membro del CC, compagno Jaspalji (Vijay Kumar Arya), è stato arrestato nel villaggio di Samhata nella giurisdizione della stazione di polizia di Rohtas del distretto di Rohtas in Bihar il 13 aprile 2022.ù

Il giornalista Rupesh Kumar Singh (Bhagalpur), Anil Yadav (Rafiganj, Aurangabad) , Rajesh Gupta, Umesh Chowdary (Samhata, Rohtas) sono stati perseguiti dalla Procura Nazionale secondo le leggi draconiane.

I governanti borghesi e compradori al potere pianificano di assassinare tutti loro e in particolare la direzione del nostro partito, perseguendoli secondo le diverse leggi draconiane e uccidendoli in carcere. Calpestano principi democratici quali “la prigione non è una necessità”, “La cauzione è la regola”. La Corte Suprema ha ordinato di dare prioritaria importanza ai ricorsi per la cauzione ma nessuno se ne preoccupa. Questo è incostituzionale.

Il governo Hindutva Modi non ha arrestato i veri cospiratori, un insegnante Hindutva, Milind Ekbote, e Anil Bhide hanno violato la democrazia formale. Nessun agente di polizia è stato punito, nonostante i rapporti sui massacri di Sarkinguda e di Edsametta in Chhattisgarh indicassero che si trattava di crimini della polizia. Nessuno parla degli assassini di padre Stan Swamy. In tutto paese continuano linciaggi di massa scatenati da decine di organizzazioni estremiste Hindutva al canto di “Gayi, Ganga, Geeta”. Nonostante organizzazioni abbiano avuto un ruolo negli omicidi di Narendra Dabholkar, Govind Pansare, Kalburgi e Gowri Lankesh, continuano ad operare “legalmente”.

Minoranza religiosa del Paese, i musulmani, sono la maggioranza nelle carceri. Dalit e indigeni oppressi sono imprigionati a migliaia senza colpa. Tutti gli imputati secondo le leggi TADA, POTA e l’attuale UAPA (leggi repressive draconiane, ndt) provengono principalmente dalle classi povere e appartengono alle comunità musulmane, dalit e tribali. Padre Stan Swamy aveva scritto nel suo rapporto di inchiesta che il 97% dei tremila indigeni rinchiusi per anni nelle prigioni del Jharkhand erano accusati di false imputazioni. Soprattutto, la maggior parte dei prigionieri politici è tenuta in carcere senza processo. Attivisti per i diritti umani, attivisti sociali, avvocati, democratici, laici, progressisti, patrioti, poeti, scrittori e artisti che si battono per i diritti delle donne e dei Dalit, delle minoranze tribali e religiose sono attaccati. Sono bollati come “maoisti urbani” e imprigionati. Sono condannati all’ergastolo o a lunghi anni di carcere duro. Migliaia di persone sono tenute dietro le sbarre per anni con false accuse e alla fine vengono riconosciute non colpevoli.

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Sulle motivazioni degli arresti della Procura di Piacenza – il nostro dovere di elevare la lotta

Da Proletari Comunisti, riprendiamo e diffondiamo

La repressione, gli arresti su mandato della Procura di Piacenza dei dirigenti nazionali e locali del Si.cobas e Usb, oltre che gravi in sè, rappresentano soprattutto nelle motivazioni un tentativo di salto di qualità, di attualizzazione reazionaria del codice penale per adeguarlo alla fase odierna.
E’ un’operazione che punta a stravolgere i fatti, a far diventare reato la lotta sindacale di classe, gli scioperi, le vertenze sindacali, l’organizzazione sindacale quando essa è di base, espressione dei lavoratori e lavoratrici, e  alternativa ai sindacati confederali.
Le motivazioni:
– Chiamano “Associazione a delinquere” che avrebbe per fine la violenza privata” – l’organizzazione sindacale dei lavoratori, e le legittime lotte dei lavoratori, in cui ciò, tra l’altro, che non c’è assolutamente è il carattere “privato”, perchè le lotte sono sempre per la difesa degli interessi collettivi dei lavoratori;
– chiamano “resistenza a Pubblico Ufficiale” – la necessaria difesa dei lavoratori contro le cariche violente portate avanti da Polizia e carabinieri (come da bracci armati delle aziende) verso lavoratori, lavoratrici, che in queste lotte hanno pagato un prezzo altissimo in termini repressivi e di sangue, come dimostrato dagli omicidi di Abd El Salaam nel 2016 fuori ai cancelli GLS di Piacenza e di Adil Belakhdim lo scorso anno all’esterno del magazzino Lidl di Biandrate.
– chiamano “fatti criminosi” – scioperi, presidi, assemblee, picchetti (previsti anche dalla stessa Costituzione) – per cui, ogni sciopero, non “disciplinato”, “reso innocuo” come la maggiorparte di quelli dei sindacati confederali, diventa un “fatto criminoso”;
– chiamano “fatti estorsivi” – le rivendicazioni di aumenti salariali, di migliori condizioni di lavoro (a fronte di una condizione di super sfruttamento schiavista nella logistica, e non solo); quindi i grandi e medi padroni, coop appaltatrici possono tagliare i salari, estorcere pluslavoro per i loro profitti, ma se si chiedono aumenti salariali, allora tu lavoratore stai di fatto rubando, stai facendo un’estorsione (violenta) verso chi ti rapina ogni giorno.
Ma su questa accusa di “estorsione” c’è anche di più: si scrive che è reato “ottenere per i lavoratori condizioni di migliori favore rispetto a quanto previsto dal contratto nazionale”. Questo è un indubbia indicazione dei sindacati confederali quali uniche organizzazioni sindacali legittime perchè uniche a rendere sempre più compatibili o, meglio subordinati, gli interessi e la difesa dei lavoratori agli interessi dell’economia capitalista. E chiaramente questo lo si vede bene dai CCNL che danno miserie salariali ai lavoratori e in alcune parti invece di dare tolgono diritti, rendendo fino in fondo giusto che i lavoratori pretendano “condizioni di miglior favore“.

Quindi questa repressione vuole mettere una “pietra sopra” al diritto di sciopero e di lotta, al diritto a chiedere aumenti salariali e fare vertenze, al diritto di organizzarsi nei sindacati di base.

Essa è parte del moderno fascismo/fase di guerra in atto che vede un fronte unito tra capitalisti, padroni vari, Stato, governo, sindacati confederali, mass media. 
In questo senso va oltre anche l’aspetto gravissimo dell’arresto degli 8 compagni, è un’onda nera antiproletaria, fascista che va fermata perchè può colpire tutti. Per questo 10/100/1000 iniziative dovunque, alle fabbriche, ai magazzini della logistica, nei vari posti di lavoro, in ogni città, con la necessità di proseguire fino alla liberazione dei compagni, ma anche per allargare la lotta all’insieme dell’azione repressiva, di attacco alle condizioni di lavoro e di vita, ai diritti dei lavoratori e lavoratrici da parte del padronato generale, dello Sato, del governo. Da qui la proposta dello Slai cobas sc di una nuova manifestazione nazionale a Roma per il 17 settembre. Che “tocca uno toccano tutti” diventi effettivamente un’arma di solidarietà generale.
L’accanimento verso le lotte della logistica esprime anche l’intenzione – non solo della oscena Procura di Piacenza (già ben conosciuta per atti repressivi anche negli anni passati) – di normalizzare, metter a tacere un settore dove la presenza al 90% di lavoratori immigrati rende più accesa la contraddizione e la lotta, in un settore chiave dell’economia capitalista, fondamentale per la realizzazione del plusvalore, dei profitti del capitale industriale e commerciale. 

Questo Stato, questo Governo, gli organi della repressione, inoltre, non vogliono o non possono far passare che le lotte combattive, dei sindacati di base combattivi vincano, strappino dei risultati; perchè questo impone nei fatti rapporti di forza più favorevoli a lavoratrici e lavoratori e indebolisce i padroni e il loro fronte. Da qui la repressione violenta avvenuta il più delle volte durante li scioperi, picchetti, ma anche il “taglio delle teste”, arrampicandosi sugli specchi per costruire un “teorema” accusatorio.

Questa repressione è parte inevitabile e interna allo scarico sui proletari e masse popolari della crisi, pandemia prima e oggi dell’economia di guerra; per cui dalle lotte proletarie e sociali, che inevitabilmente cresceranno, al dissenso democratico non sono legittimi e devono essere messi a tacere, per imporre forzatamente consenso all’azione criminale, guerrafondaia, del/dei governi al servizio dei padroni nazionali e internazionali.

Ma, le pesanti pietre che stanno sollevando devono cadere sui loro piedi. Sono loro che stanno creando un clima, una situazione, compresa il marasma politico della crisi/caduta del governo Draghi, più favorevole alla lotta, ad elevarla, alla comprensione della partita in gioco. Come abbiamo scritto, dal punto di vista dei proletari e delle masse si stanno creando migliori condizioni per alzare la testa sulle questioni economiche e sociali che si aggravano, e lo sarà, se lavoriamo bene, anche sulla opposizione alla guerra imperialista per la sconfitta del nostro imperialismo, del governo attuale e futuro.

Arresti domiciliari per dirigenti Si.cobas e USB – I padroni, il governo Draghi, lo Stato borghese scatenano la repressione contro il sindacalismo di lotta classista e combattivo contro le lotte operaie e proletarie, nella logistica. Massima solidarietà e denuncia

Unità di lotta contro la repressione – preparare una grande risposta di massa, a Piacenza, in tutti i posti di lavoro e in ogni città – A Roma -proponiamo per il 17 settembre una manifestazione nazionale

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ARRESTATI DIRIGENTI NAZIONALI DEL SI COBAS E ATTIVISTI DEL USB

UN NUOVO, PESANTISSIMO ATTACCO REPRESSIVO CONTRO IL SINDACATO DI CLASSE E LE LOTTE DEI LAVORATORI.

All’alba di stamattina, su mandato della procura di Piacenza, la polizia ha messo agli arresti domiciliari il coordinatore nazionale del SI Cobas Aldo Milani e tre dirigenti del sindacato piacentino: Mohamed Arafat, Carlo Pallavicini e Bruno Scagnelli.

Le accuse sono di associazione a delinquere per violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale, sabotaggio e interruzione di pubblico servizio. Tale castello accusatorio sarebbe scaturito dagli scioperi condotti nei magazzini della logistica di Piacenza dal 2014 al 2021: secondo la procura tali scioperi sarebbero stati attuati con motivazioni pretestuose e con intenti “estorsivi”, al fine di ottenere per i lavoratori condizioni di miglior favore rispetto a quanto previsto dal contratto nazionale…

Sul banco degli imputati figurano tutte le principali lotte e mobilitazioni condotte in questi anni: GLS, Amazon, FedEx-TNT, ecc.

È evidente che ci troviamo di fronte all’offensiva finale da parte di stato e padroni contro lo straordinario ciclo di lotte che ha visto protagonisti decine di migliaia di lavoratori che in tutta Italia si sono ribellati al caporalato e condizioni di sfruttamento brutale.

È altrettanto evidente il legame tra questo teorema repressivo e il colpo di mano parlamentare messo in atto pochi giorni fa dal governo Draghi su mandato di Assologistica, con la modifica dell’articolo 1677 del codice civile tesa a ad eliminare la responsabilità in solido delle committenze per i furti di salario operati dalle cooperative e dalle ditte fornitrici.

Ci troviamo di fronte a un attacco politico su larga scala contro il diritto di sciopero e soprattutto teso a mettere nei fatti fuori legge la contrattazione di secondo livello, quindi ad eliminare definitivamente il sindacato di classe e conflittuale dai luoghi di lavoro.

Come da noi sostenuto in più occasione, l’avanzare della crisi e i venti di guerra si traducono in un’offensiva sempre più stringente contro i proletari e in particolare contro le avanguardie di lotta.

Contro questa ennesima provocazione poliziesca, governativa e padronale il SI Cobas e i lavoratori combattivi, al di là delle sigle di appartenenza, sapranno ancora una volta rispondere in maniera compatta, decisa e tempestiva.

Invitiamo sin da ora i lavoratori e tutti i solidali a contattare i rispettivi coordinamenti provinciali per concordare le iniziative da intraprendere.

Seguiranno aggiornamenti.

Le lotte contro lo sfruttamento non si processano.

La vera associazione a delinquere sono stato e padroni.

ALDO, ARAFAT, CARLO E BRUNO: LIBERI SUBITO!

SI cobas nazionale