Informazioni su soccorso rosso proletario

Un filosofo produce idee, un poeta poesie, un pastore prediche, un professore manuali ecc. Un delinquente produce delitti. Se si esamina più da vicino la connessione che esiste tra quest’ultima branca di produzione e l’insieme della società, ci si ravvede da tanti pregiudizi. Il delinquente non produce soltanto delitti, ma anche il diritto criminale, e con ciò anche il professore che tiene lezioni sul delitto criminale, e inoltre l’inevitabile manuale, in cui questo stesso professore getta i suoi discorsi in quanto “merce” sul mercato generale. Con ciò si verifica un aumento della ricchezza nazionale, senza contare il piacere personale, come [afferma] un testimonio competente, il professor Roscher, che la composizione del manuale procura al suo stesso autore. Il delinquente produce inoltre tutta la polizia e la giustizia criminale, gli sbirri, i giudici, i boia, i giurati ecc.; e tutte queste differenti branche di attività, che formano altrettante categorie della divisione sociale del lavoro, sviluppano differenti facoltà dello spirito umano, creano nuovi bisogni e nuovi modi di soddisfarli. La sola tortura ha dato occasione alle più ingegnose invenzioni meccaniche e ha impiegato, nella produzione dei suoi strumenti, una massa di onesti artefici. Il delinquente produce un’impressione, sia morale sia tragica, a seconda dei casi, e rende così un “servizio” al moto dei sentimenti morali ed estetici del pubblico. Egli non produce soltanto manuali di diritto criminale, non produce soltanto codici penali, ma anche arte, bella letteratura, romanzi e perfino tragedia, come dimostrano non solo La colpa del Müllner e I masnadieri dello Schiller, ma anche l’Edipo [di Sofocle] e il Riccardo III [di Shakespeare]. Il delinquente rompe la monotonia e la banale sicurezza della vita borghese. Egli preserva cosi questa vita dalla stagnazione e suscita quell’inquieta tensione e quella mobilità, senza la quale anche lo stimolo della concorrenza si smorzerebbe. Egli sprona così le forze produttive. Mentre il delitto sottrae una parte della popolazione in soprannumero al mercato del lavoro, diminuendo in questo modo la concorrenza tra gli operai e impedendo, in una certa misura, la diminuzione del salario al di sotto del minimo indispensabile, la lotta contro il delitto assorbe un’altra parte della stessa popolazione. Il delinquente appare così come uno di quei naturali "elementi di compensazione" che ristabiliscono un giusto livello e che aprono tutta una prospettiva di "utili" generi di occupazione. Le influenze del delinquente sullo sviluppo della forza produttiva possono essere indicate fino nei dettagli. Le serrature sarebbero mai giunte alla loro perfezione attuale se non vi fossero stati ladri? La fabbricazione delle banconote sarebbe mai giunta alla perfezione odierna se non vi fossero stati falsari? Il microscopio avrebbe mai trovato impiego nelle comuni sfere commerciali (vedi il Babbage) senza la frode nel commercio? La chimica pratica non deve forse altrettanto alla falsificazione delle merci e allo sforzo di scoprirla quanto all’onesta sollecitudine per il progresso della produzione? Il delitto, con i mezzi sempre nuovi con cui dà l’assalto alla proprietà, chiama in vita sempre nuovi modi di difesa e così esercita un’influenza altrettanto produttiva quanto quella degli scioperi (‘strikes’) sull’invenzione delle macchine. E abbandoniamo la sfera del delitto privato: senza delitti nazionali sarebbe mai sorto il mercato mondiale? O anche solo le nazioni? E dal tempo di Adamo l’albero del peccato non è forse in pari tempo l’albero della conoscenza? ...

indegna campagna di criminalizzazione contro i giovani ambientalisti di Ultima generazione

I “vigliacchi” del clima

martedì 3 gennaio 2023

Ieri gli attivisti di “Ultima Generazione” hanno imbrattato con della vernice lavabile Palazzo Madama, sede del Senato, contro le politiche climaticide del governo italiano al sesto posto tra i finanziatori di energie fossili.

Apriti cielo: condanna bipartisan di tutto l’arco costituzionale, tre attivisti sono stati arrestati e due denunciati, il governo di Fratelli d’Italia si è messo subito in moto per inasprire le pene per l’imbrattamento dei palazzi del potere e nessuno si è preoccupato del messaggio mandato dagli attivisti, mentre l’Europa a gennaio sta vivendo già la peggiore ondata di caldo mai registrata.

Particolarmente tragicomica è la dichiarazione di Ignazio La Russa, Presidente del Senato, che ha dato agli attivisti dei “vigliacchi” dato che avrebbero “scelto palazzo Madama perché è meno protetto”. E ancora “nessun alibi, nessuna giustificazione per un atto che offende tutte le istituzioni e che solo grazie al sangue freddo dei carabinieri non è trasceso in violenza” quando in realtà gli attivisti dopo l’azione si sono seduti a terra per resistere passivamente all’arresto. Evidentemente si è sentito ferito nell’orgoglio, ma non sono state le sue le uniche dichiarazioni paradossali. Il Ministro della Difesa Crosetto ha dichiarato: “Scegliere di sporcare opere d’arte o edifici storici, per difendere l’ambiente sarebbe un po’ come organizzare una cena tra amici a tema Asado argentino, per fare battaglie vegane”, voi capite dov’è il nesso? Ma anche fuori dallo schieramento di governo il solito Matteo Renzi regala un bel pezzo di paternalismo d’antan: “Chi vandalizza un palazzo delle Istituzioni pensando di difendere l’ambiente capisce poco”, forse che lui può insegnare come si combatte il cambiamento climatico celebrando il “Rinascimento saudita”.

Ma chi sono i veri vigliacchi? Oggi per opportunità in Italia nessuno schieramento politico nega il cambiamento climatico, è troppo evidente e persistente ormai nella percezione comune. Se il negazionismo è stato formalmente messo in soffitta nella sostanza non è cambiato nulla.

Ciò si nota facilmente guardando ai primi mesi del Governo Meloni partendo banalmente dalla semantica. Nel decreto Aiuti Quater, di metà novembre, si è notata da subito una piccola, rivelatrice, modifica che compare nel comma 1 all’articolo 6 dello stesso decreto. La parola “decarbonizzazione” viene infatti sostituita dal termine “ottimizzazione”. Ma è la sostanza quella che conta in fondo e la sostanza è fatta di trivelle, rigassificatori e depositi di gas, continuando a puntare sulle fonti fossili. Non solo, mentre i sussidi per le energie inquinanti vengono confermati la legge di bilancio introduceva nuove e più stringenti misure di tassazione per le fonti rinnovabili.

Ma la tutela delle energie fossili e delle produzioni inquinanti da parte del governo non si ferma qui, la Meloni durante la conferenza di fine anno ha dichiarato “irragionevole” il bando dei motori termici siglato per il 2035 da parte dei governi dell’UE. Nello specifico, l’obiettivo per l’intera flotta dell’UE è quello di ridurre del 100% le emissioni di CO2 prodotte dalle autovetture e dai veicoli commerciali leggeri nuovi rispetto al 2021. L’intesa raggiunta la scorsa estate prevede una riduzione delle emissioni di CO2 del 55% per le vetture nuove (e del 50% per i furgoni) entro il 2030, rispetto ai livelli del 2021.

Altrettanto indicativo è il modo in cui il governo ha scelto di misurarsi con le crisi industriali del nostro paese: il Presidente del Consiglio dice che riguardo all’ex Ilva di Taranto “l’obiettivo che ci diamo è farne una grande acciaieria verde (che significa ndr?), aumentando la produzione e recuperando le persone in cassa integrazione» e nel frattempo reintroduce lo scudo penale per chi inquina.

Ma la totale indifferenza del governo Meloni al cambiamento climatico non la si deduce solo dal modo in cui vengono affrontate le cause, ma anche dalla sostanziale inazione sugli effetti. Infatti nonostante l’aumento dei fenomeni meterologici estremi (1.503 in un decennio, che hanno coinvolto 780 comuni e hanno causato 279 morti) e la ormai continua ripetizione di catastrofi collegate al clima, alla fragilità del nostro territorio e alla cementificazione, il governo ha scritto un aggiornamento al “Piano di adattamento ai cambiamenti climatici” senza destinare in legge di bilancio alcuna risorsa a questo tema. Pura aria fritta.

Intanto il peso dello strapotere delle industrie dell’energia lo vedremo ulteriormente già da prossimi mesi con lo sblocco degli aumenti in bolletta concessi dalla Meloni, un vero regalo alle imprese che fanno extraprofitti che potranno nuovamente ritoccare al rialzo i contratti ancora in corso in maniera unilaterale.

Dunque chi è il vigliacco? Chi denuncia la follia delle istituzioni che ci porteranno a sbattere contro il muro della crisi climatica o chi fa finta di niente e va a braccetto con le imprese che devastano e ci impoveriscono?

/ Il caso di Alfredo Cospito finisce davanti alla Corte Costituzionale

 

Si apre uno spiraglio nella assurda vicenda che riguarda Alfredo Cospito, militante anarchico condannato all’ergastolo, per di più “ostativo” (con il divieto dunque di accedere agli sconti di pena previsti dalla “legge Gozzini”) e perciò detenuto in regime di 41bis (isolamento pressoché assoluto).

La cosa giuridicamente assurda è nel fatto – riconosciuto anche dalla condanna – che Cospito non ha ucciso nessuno. Però è stato riconosciuto colpevole in via definitiva (dopo i tre normali gradi di giudizio) di aver piazzato un ordigno nei pressi di una caserma dei Carabinieri.

L’esplosione, avvenuta di notte, non ha ferito né i militari né eventuali passanti. Ma la Procura di Torino – e successivamente il Tribunale di quella città – ha ritenuto di doverlo processare per “strage”, contestandogli l’art. 285 del codice penale.

Questa contestazione non è di per sé “strana”, e viene sollevata ogni volta che viene usato dell’esplosivo per un attentato, indipendentemente dal fatto che ci siano oppure no delle vittime. Non esiste, in altri termini, il reato di “tentata strage” e dunque il codice prevede una sola possibile pena: l’ergastolo, appunto.

Le centinaia di processi avvenuti in Italia per fatti simili, e anche decisamente più gravi, quanto alle conseguenze, hanno però sempre mantenuto un criterio di proporzionalità tra reato in astratto ed effetti reali. E quindi l’ergastolo è stato comminato soltanto nel caso ci fossero state vittime decedute. E neanche in tutti i casi.

Di più. In quelle centinaia di processi è stato affinato con il tempo anche un criterio di proporzionalità rispetto ai “mezzi” usati per un attentato con l’esplosivo, visto che ne esistono di molti tipi e con grandissime differenze di pericolosità.

La stessa sentenza di condanna di Cospito riconosce che sono stati usati 500 grammi di “polvere pirica”, ovvero la polvere da sparo che si usa comunemente nei “botti” di Capodanno. E’ forse l’esplosivo meno potente che si trova in circolazione, lontano anni luce dalla dinamite o dal “plastico” per usi militari. Insomma, poco più di un petardo, come “strumento adeguato a compiere una strage” lasciava molto a desiderare…

Il caso di Alfredo costituisce dunque un unicum che ha sollevato non poche perplessità anche in ambienti decisamente non in sintonia con gli anarchici. Troppo evidente che contro di lui si sia voluta “forzare” l’interpretazione della legge, come mai era avvenuto prima, per costituire un precedente minaccioso verso tutti i “dissidenti”.

La Corte d’Appello di Torino, nel raccogliere un ricorso presentato dall’avvocato Flavio Rossi Albertini, ha riconosciuto che – pur essendo accertata giudiziariamente la colpevolezza di Cospito (ovvero quanto stabilito dai tre gradi di giudizio) – l’entità della pena è decisamente sproporzionata rispetto ai fatti contestati. Anche in virtù di quel vincolo al “massimo della pena” previsto nel codice per la “strage” (anche quando non avviene, come in questo caso).

Chi si districa nella terminologia giuridica potrà apprezzare i dettagli dell’ordinanza con cui la Corte ha rinviato gli atti alla Corte Costituzionale perché decida se “Il divieto inderogabile di prevalenza della circostanza attenuante dell’art. 311 c.p. in relazione al delitto di cui all’art. 285 c.p. non appare dunque compatibile con il principio di determinazione di una pena proporzionata”.

Nel linguaggio comune diremmo: se è costituzionalmente possibile che, in assenza di vittime, si possa condannare qualcuno all’ergastolo solo perché ha messo in atto un’azione “contro la personalità dello Stato” e non se ne è “pentito”.

Quest’ultimo non è un dettaglio, perché proprio la “personalità” è stata indicata come un elemento di “pericolosità” sociale secondo il Tribunale di Sorveglianza che gli ha confermato di recente il 41bis.

A noi sembra pacifico che sia un’assurdità, ricordando innumerevoli processi in cui un fatto del genere veniva punito con 5 o 10 anni di carcere (che non sono comunque pochi, no?). La stessa Corte d’Appello ricorda che, in caso, di accoglimento del ricorso, la condanna potrebbe essere rideterminata dentro una forbice comunque mostruosa: tra i venti e i ventiquattro anni di reclusione.

Ma è immediatamente evidente che in quel caso Cospito non potrebbe più essere rinchiuso in regime di 41bis (che andrebbe abolito comunque e per tutti, e su cui pende un procedimento apposito davanti alla stessa Consulta), con tutto quel che ne consegue per quanto riguarda “l’esecuzione della pena” e le condizioni di prigionia.

I tempi non saranno ovviamente brevi, ma prendiamo atto che questo spiraglio si è aperto e ci auguriamo che la Corte Costituzionale tega fermi i princìpi della Carta, com’è suo dovere, nonostante le infinite “interpretazioni creative” di legislatori improvvisati e di magistrati che si sentono “in prima linea” anziché su uno scranno ottimamente retribuito.

ORDINANZA-19.12.2022

 

la manifestazione per alfredo cospito a Milano del 29 dicembre

Il 29 dicembre si è tenuta una manifestazione con concentramento all’angolo tra via Mazzini e via Torino, inizialmente prevista in piazza Duomo, dopo la notifica del divieto notificato dalla Questura di Milano

Nelle vie dello shopping hanno sfilato qualche centinaio abbondante di compagni con slogan contro il 41 bis e “Alfredo libero”., il corteo è stato scortato da un massiccio spiegamento di polizia che ci ha scortato passo passo e un pezzo alla volta si è arrivati fino in piazza XXIV maggio.

 

Di seguito la comunicazione fatta circolare diffuse prima dell’iniziativa dai promotori dell’assemblea in preparazione della manifestazione tenutasi il 26 gennaio:
In merito al divieto notificato dalla Questura di Milano per la manifestazione del 29 dicembre in P.za Duomo contro il 41 bis, per l’abolizione dell’ergastolo ostativo e, in particolare, in solidarietà con lo sciopero della fame ad oltranza di Alfredo Cospito, facciamo alcune precisazioni.
– I temi sollevati da questa lotta hanno raccolto un’ampia e trasversale solidarietà – anche nei media main stream soliti osservare un religioso silenzio su tali questioni – e l’assemblea che ha promosso la manifestazione del 29 dicembre è espressione di questa pluralità; dunque ridurre la sua portata alla sola area anarchica è da leggere come un ridicolo tentativo di circoscrivere e differenziare la solidarietà.
– Assistiamo da lungo tempo a leggi eccezionali che si rinnovano producendo uno stato di emergenza permanente. Oggi però con un dispositivo ordinario si vuole impedire lo svolgimento di una manifestazione che denuncia un fatto di eccezionale gravità e che offre ormai un margine di tempo brevissimo prima di arrivare ad un punto di non ritorno. Nello stesso modo viene affrontata la tragedia quotidiana che si vive nelle carceri; in tempo di pandemia gli strumenti eccezionali sono stati trovati per impedire i colloqui e isolare ancor di più la popolazione detenuta ma solo quelli ordinari per affrontare il sovraffollamento degli istituti e la miseria che lì si vive tutti i giorni. L’altissimo numero dei suicidi la dice lunga come pure la mancata riforma carceraria tanto attesa all’interno delle mura.
– Ribadiamo le ragioni e la volontà di scendere in piazza il 29 dicembre dando come luogo di concentramento via Torino angolo via Mazzini consapevoli della necessità di mobilitarsi ulteriormente nei giorni a seguire in sintonia con la campagna che si è aperta a livello nazionale e internazionale sulle parole d’ordine: fuori Alfredo dal 41 bis, abolizione del 41 bis e dell’ergastolo ostativo. Alleghiamo di seguito il comunicato dell’assemblea che ha promosso la manifestazione e che ha redatto queste righe.

***

L’Assemblea tenutasi Lunedì 26 dicembre presso CSOA COX18 di Milano in solidarietà con Alfredo Cospito in sciopero della fame ad oltranza dal 20 ottobre e contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo ha espresso la necessità di attivarsi e di mobilitarsi per dare un contributo al buon esito della lotta che Alfredo ha intrapreso. Alfredo Cospito è ormai al 69° giorno di sciopero della fame e le sue condizioni fisiche si fanno sempre più gravi. In questa situazione, oltre alla necessità di creare conoscenza e consapevolezza sulle ragioni della sua lotta e sul ruolo del 41 bis come strumento altamente repressivo ad afflittivo oramai riconosciuto come vera e propria forma di tortura; di allargare la discussione; l’importanza del momento ci chiama tutti ad agire ora! Gli spazi legali che lo Stato Italiano permette sono quasi inesistenti. Nella giornata di Martedi 27 dicembre verrà depositato il ricorso per Cassazione contro la decisione del Tribunale di Sorveglianza che in data 19 dicembre ha confermato la detenzione di Alfredo nel regime di tortura del 41 bis, di fatto firmandone la condanna a morte. I tempi per il ricorso in Cassazione potrebbero essere oggettivamente incompatibili con l’attuale situazione di Alfredo in sciopero della fame da ormai 69 giorni (ricordiamo per esempio che nello sciopero della fame dei prigionieri irlandesi nel 1981 Bobby Sands morì dopo 66 giorni). L’Assemblea ha ribadito con forza che solo la solidarietà e la mobilitazione possono impedire che Alfredo possa morire. L’Assemblea oltre ad esprimere la massima solidarietà ad Alfredo Cospito ed a tutti i detenuti soggetti alla tortura del 41 bis, ritiene necessario unirsi alle molte manifestazioni di solidarietà che si stanno tenendo sia in Italia che a livello internazionale. La lotta di Alfredo Cospito è riuscita a riaccendere l’attenzione generale sul regime di tortura del 41 bis e sull’ergastolo ostativo ma oggi diventa necessario attivarsi e mobilitarsi in tutti i modi possibili per impedire che Alfredo sia condannato a morte dallo Stato Italiano.

Diffondiamo in sintesi alcune considerazioni emerse nell’assemblea tenutasi alla camera del non lavoro dopo la manifestazione del 29 dicembre contro il 41 bis, l’ergastolo ostativo e in solidarietà con la lotta intrapresa da Alfredo Cospito.

Di seguito il comunicato diffuse dopo l’assemblea della “camera del non lavoro” tenutasi dopo la manifestazione del 29 dicembre

L’ampia partecipazione alla giornata di mobilitazione milanese, almeno 400 persone, nonostante il divieto posto dalla Questura, giunto così celermente e diffuso dai principali media proprio per scoraggiare la partecipazione, dimostra nuovamente nei fatti che la solidarietà allo sciopero della fame di Alfredo e la critica all’impianto che regola il regime di tortura del 41 bis sono elementi imprescindibili riconosciuti come propri da settori militanti, sindacali e sociali non quindi circoscritti alla sola area anarchica.
Diversi articoli apparsi sui media ufficiali, con davvero poche eccezioni, raccontano invece di una manifestazione di esigua consistenza numerica, composta da soli anarchici e organizzata da un collettivo anarchico cittadino. E’ evidente che tali informazioni hanno il chiaro intento di circoscrivere la breccia apertasi con la coraggiosa lotta di Alfredo nel consenso o silenzio che regnava sul regime di tortura del 41 bis, vera pietra angolare che regola l’approfondirsi dell’arbitrio carcerario attraverso l’onnipotenza di strutture come la Direzione Antimafia e Antiterrorismo e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.
Se insistiamo su questo aspetto non è per denunciare il ruolo di certa stampa asservita, dalla quale si pretende comunque una maggiore attenzione e indipendenza, ma per porre con fermezza due elementi.
Il primo è che al di là degli esiti della lotta di Alfredo vada mantenuta viva e concreta la critica al regime di tortura del 41 bis, dell’ergastolo ostativo e in generale del criterio della “collaborazione” quale strumento premiale o punitivo di mobilità fra i circuiti carcerari che istituzionalizza l’arbitrio e il baratto. Assumendo questi quali punti irrinunciabili di un agire quotidiano che punti a un reale cambiamento sociale, cercando di allargare a livello sociale la breccia che la generosa lotta di Alfredo ha indubbiamente aiutato ad aprire. Consapevoli anche del fatto che tra le due opzioni: il ricorrere ad un provvedimento di declassificazione, a rischio di indebolire l’impianto della differenziazione carceraria e dei vertici della catena di comando e scegliere di mantenere una posizione di fermezza sino a mettere in gioco la vita di Alfredo, che darebbe ancora più corpo alla critiche contro il 41 bis, possa per chi decide risultare preferibile la seconda.
Il secondo elemento sul quale è necessario riflettere è che vada contrastata la costante azione di criminalizzazione della componente anarchica – il tributo pagato è già altissimo in termini di repressione, misure preventive e carcere – e compresa la sua natura strumentale finalizzata a generalizzare un approfondimento dell’azione repressiva come la storia di questo paese ben ci ha insegnato.
In conclusione si è indicata la data di martedì 3 gennaio alle ore 20.30 presso la Panetteria Occupata, via Conte Rosso, 20 (MM Lambrate) per un nuovo appuntamento assembleare che deciderà delle prossime mobilitazioni.

Per un nuovo anno di lotta contro tortura e repressione, per il compagno anarchico Alfredo Cospito al 74° giorno di sciopero della fame, per tutti i prigionieri

Riprendiamo e pubblichiamo da Lidio Ettorre

Circa un secolo fa, due italiani, immigrati, anarchici, Sacco e Vanzetti furono ammazzati sulla sedia elettrica dal governo degli Stati Uniti d’America.
Sorse un movimento internazionale in loro difesa, negli anni della loro condanna a morte.
Dai piccoli paesi, fino alle città più grandi, si moltiplicarono appelli, manifestazioni, scontri con le forze dell’ordine, azioni…
Per salvargli la vita.
Morirono.
Nei decenni successivi tutti riconobbero che quell’assassinio era un crimine.
Uscirono articoli, libri, film, sulla vicenda.
Lo stesso governo degli Stati Uniti riconobbe il suo tragico sbaglio.
Oggi, un compagno anarchico Alfredo Cospito é da due mesi e mezzo in sciopero della fame nel regime di 41bis a cui lo Stato vorrebbe condannarlo a morte.
Vi sono manifestazioni, azioni, proteste, comizi, dalle città più piccole alle metropoli.
Anche ieri sera, l’ultimo giorno dell’anno, centinaia di compagni hanno protestato fuori la direzione antimafia e antiterrorismo, a Roma, responsabile, insieme ad altri, della sua detenzione in quel regime carcerario.
Vi sono state cariche e i compagni sono stati sequestrati per ore dalle forze dell’ordine, che ne impedivano l’uscita dalla piazza.
Che é avvenuta solo dopo la mezzanotte, venendo tutti i compagni ripresi dalle telecamere della polizia.
Un domani, forse, la Repressione e la condanna su Alfredo Cospito sarà riconosciuta un crimine da tutti.
Forse anche dai suoi e dai nostri aguzzini.
Ad oggi, le compagne e i compagni, lottano in sua difesa e rischiano sulla propria pelle.
A lui, a noi, a chiunque lotta ogni giorno…
Le migliore fortune per l’anno che inizia e per tutto il divenire.
A chi, in attesa che anche la storia dia ragione, non ha barattato la sua libertà e dignità per un piatto di lenticchie.

The Fascist Turkish State is Responsible for the Paris Massacre!

The Fascist Turkish State is Responsible for the Paris Massacre!

On 23 December 2022, in the armed attack on the Ahmet Kaya Kurdish Cultural Centre in Paris, Evin Goyi (Emine Kara), one of the leading cadres of the Kurdish women’s movement, artist Mir Perwer (Mehmet Şirin Aydın) and Kurdish patriot Abdurrahman Kızıl lost their lives and six people were injured.
This attack is a continuation of the attacks and massacres organised by the fascist Turkish state in Europe. Since 12 September 1980, the Turkish state has carried out dozens of attacks in Western Europe, killing many revolutionaries and patriots. This attack organised in Paris is a continuation of the previous attacks. One of the most important proofs of this is the statements of the Turkish state spokespersons, especially R.T.Erdoğan, that such attacks have been and will be carried out at every opportunity.

The Turkish state, through the MIT, has organised a large agent organisation in Europe to follow and identify revolutionaries and cadres of the Kurdish movement and to plan assassinations. It is known that in Europe, where two thousand MIT agents operate, the confessions of some MIT agents caught red-handed have been made public. With these confessions, it has been revealed that there are assassination plans and lists prepared for revolutionaries and patriots to be attacked.

The last example of these attacks took place in Paris, the capital of France. Although it was a Frenchman who pulled the trigger in the massacre on 23 December, it is clear that the Turkish state was behind the massacre. It is no coincidence that the killer first attacked the Kurdish Cultural Centre, then a restaurant and a hairdresser run by Kurds. Moreover, the fact that the attacker was brought in a car and left in front of the Kurdish Cultural Centre shows that the attack was planned in advance and that the target was Kurds.
After the incident, Paris Prosecutor Laure Beccuau’s statement that the attacker was “racist” is an attitude that trivialises the attack. The prosecutor’s decision to keep the file confidential also strengthens the possibility of evidence being obscured.

On 9 January 2013, after the murder of Sakine Cansız, Fidan Doğan and Leyla Şaylemez in Paris, the Paris Prosecutor’s Office, instead of solving the case, prolonged the case and waited for the death of the MIT informant murderer Ömer Güney and closed the case after this murderer died in prison. The French state, which did not open a case for three years, thus tried to cover up the incident. In the first Paris massacre, the French state, in co-operation with the Turkish state, covered up the case, even though it was revealed with all the evidence that it was the Turkish MIT that organised and carried out the massacre.

European governments turn a blind eye even though they are aware of the Turkish state’s MIT organisation in Europe. While the confessions of the captured and prosecuted MIT elements are obvious, these MIT elements are either released immediately or the cases are closed with fines.

There is a strong possibility that the second Paris massacre will also be covered up and the case will be closed before it is opened. Just as the French state waited for the death of the murderer Ömer Güney in the first Paris massacre, it will not be a surprise that the French attacker who committed the second Paris massacre and was captured will somehow disappear. It is not in vain that the French authorities and the Paris Prosecutor have already declared that the captured murderer “is a racist and mentally unstable”. Although the French state, in co-operation with the Turkish state, is trying to cover up this massacre and close the file, the public knows that this attack was planned by the Turkish state.
The Turkish state’s war against the Kurdish people continues. The Turkish army attacked the Medya Defence Areas and Syrian Kurdistan with chemical weapons and massacred dozens of guerrillas. Hundreds of people were killed or injured as a result of the attacks of the Turkish state, which bombed Kurdish settlements and villages incessantly.

Kurds have been resisting for their national rights for a hundred years. The Kurdish people, who have paid a great price, have never surrendered to the attacks of the Turkish state. Although the Turkish state makes a great show of strength after each attack, it cannot hold on against the guerrilla and suffers losses. It is not possible for the Turkish Republic, which even hides its losses from the public, to end this just resistance.

The Turkish state is trying to respond to its defeat in the face of the resistance of the Kurdish nation with dastardly attacks, as seen in the last massacre attack in Paris. It is possible to see that the Turkish state is behind the attack from the publications of the media controlled by the Turkish state after the attack.
The Paris massacre is a ring of the fascist terror of the Turkish state against the Kurdish nation, revolutionaries and patriots. As long as fascism exists, such attacks will continue. We will respond to this aggression of the fascist Turkish state by organising and growing the revolutionary struggle.

Emine Kara, Mehmet Şirin Aydın and Abdurrahman Kızıl are immortal!

Long Live the Right of Nations to Separate Freely!

TKP-ML European Committee

December 2022

carcere assassino

Marassi, cerca di impiccarsi in cella: salvato dagli agenti

Il tentativo di suicidio è avvenuto dopo aver ricevuto la convalida d’arresto e 15 giorni di isolamento disciplinare

GENOVA – Ennesimo tentativo di suicidio in cella: un detenuto, intorno alle 23 e 30 della giornata di ieri, ha tentato di impiccarsi usando un lenzuolo al carcere di Marassi a Genova, a salvarlo sono stati gli agenti in servizio.

Di origine sudamericana, il detenuto ha tentato il suicidio mediante impiccagione nella sesta sezione del carcere di Marassi di Genova. A darne notizia segretario regionale della Uilpa Fabio Pagani. Alla vigilia di Natale, a seguito di una perquisizione in cella e il ritrovamento di un cellulare, l’uomo ha aggredito brutalmente un poliziotto provocandogli la rottura del setto nasale e della spalla.

Il suo comportamento durante la sera del 24 dicembre gli è costato la convalida d’arresto e 15 giorni di isolamento disciplinare, ed è proprio in questa cella che il sud americano ha tentato di togliersi la vita. efficaci“.