sciopero della fame di Maja – massima info e solidarietà

Dichiarazione inizio sciopero della fame di Maja

Il mio nome è Maja. Quasi un anno fa sono – senza base legislativa – stat* estradat* in Ungheria. Da quel momento sono detenut* in isolamento permanente sotto condizioni disumane. Ieri, 4 giugno 2025, doveva essere presa una decisione sulla mia richiesta di cambiare la detenzione in arresti domiciliari. La decisione è stata rinviata. Le ultime richieste di cambiare la detenzione in arresti domiciliari sono state respinte. Non sono più dispost* a sopportare questa situazione intollerabile e ad aspettare le decisioni di un sistema giudiziario che negli ultimi mesi ha sistematicamente violato i miei diritti. Perciò oggi, il 5 giugno 2025, comincio uno sciopero della fame. Chiedo di essere traferit* in Germania, per poter tornare dalla mia famiglia e partecipare al processo in Ungheria da casa.

Le condizioni di arresto in Ungheria ormai per me sono insopportabili. La mia cella è stata videosorvegliata per tre mesi, giorno e notte. Fuori dalla mia cella per più di sette mesi ero costrett* a portare le manette, e in parte anche dentro, sia per far la spesa, durante le telefonate via skype e nelle visite. I funzionari del carcere ogni ora compiono controlli nella mia cella, anche di notte accendendo la luce. Devo sopportare controlli intimi, per i quali devo spogliarmi completamente. Le visite avevano luogo in stanze separate dove ero separat* dai miei famigliari, avvocati e rappresentanti ufficiali tramite un vetro divisorio. Dopo aver perquisito la cella i funzionari lasciano un completo caos. Per colpa delle condizioni edilizie non vedo abbastanza luce del giorno. Il cortile è minuscolo e consiste in cemento ricoperto da una rete. La temperatura dell’acqua della doccia non è regolabile. La mia cella è permanentemente infestata di cimici e scarafaggi. Non esiste un‘alimentazione fresca ed equilibrata.

In più mi trovo in condizioni individuale d‘isolamento permanente. Per quasi sei mesi non mi è stato possibile aver contatto con altri detenuti. Fino ad oggi mi è consentito di vedere o sentire persone per meno di un ora al giorno. L’intenzione di questo ritiro permanente dalla vita sociale e contatto umano è causare danni psichici e fisici. Perciò i principi del sistema penitenziario europee del Consiglio Europeo prevedono „un minimo di due ore di contatto umano sensato al giorno“. E perciò la „reclusione individuale permanente“, cioè la separazione di un detenuto per minimo 22 ore al giorno per più di 15 giorni, secondo le regole minime standard delle Nazioni Unite per il trattamento dei detenuti, le Regole Mandela, è visto come trattamento disumano o tortura.

Qui in Ungheria sono sepolt* viv* in una cella, e questa custodia cautelare può durare fino a tre anni. Per tutte queste ragioni non avrei mai dovute essere estradat* in Ungheria. La corte d‘appello di Berlino e la commissione speciale della polizia della Sassonia, la „Soko Linx“, hanno pianificato l’estradizione eludendo in piena coscienza i miei avvocati e la corte costituzionale federale tedesca.

Il 28 giugno, poco ore dopo la mia estradizione, la corte costituzionale federale decise che non avrei dovuto essere portat* in Ungheria. Il 6 febbraio del 2025 decise che l’estradizione non è stata legale. Da quel momento a nessuno dei responsabili è stato chiesto conto di quei fatti. Fino ad ora non ho ricevuto nessun tipo di risarcimento.

Con questo mio sciopero della fame vorrei richiamare l’attenzione sul fatto che non vengano estradate altre persone in Ungheria. L‘attenzione al momento dovrebbe riguardare soprattutto Zaid di Norimberga, il quale è minacciato fortemente di estradizione in Ungheria.

Mi dichiaro solidale con tutti/e gli/le antifascisti/e, che sono perseguiti dal processo di Budapest.

 

Après plusieurs mois dans la clandestinité, Maja T. a été arrêtée en décembre 2023 et placée en détention provisoire en Allemagne. Elle été transférée de la prison de Dresde aux autorités hongroises à l’été 2024. Elle est accusée d’agressions contre des participants présumés et réels à la « Journée d’honneur » d’extrême droite, qu’elle aurait commises avec d’autres personnes en février 2023 à Budapest.

Le tribunal ayant reporté au 20 juin sa décision de convertir sa détention provisoire en assignation à résidence, Maja T. a annoncé qu’elle entamait une grève de la faim avec effet immédiat le 4 juin 2025.

 

rivolta al carcere di marassi genova – info stampa SRP

Rivolta nel carcere di Marassi: feriti quattro agenti, celle devastate

Caos e tensione hanno travolto il carcere di Marassi, dove circa 200 detenuti della seconda sezione hanno dato vita a una violenta rivolta. Saliti sui camminamenti, i reclusi hanno urlato a squarciagola e sbattuto pentole contro le inferriate, trasformando i corridoi in un inferno di rumore e distruzione. Quattro agenti della Polizia penitenziaria sono rimasti feriti nel tentativo di contenere la furia dei rivoltosi, mentre le celle sono state devastate in un’esplosione di rabbia alimentata, secondo le prime ricostruzioni, da un presunto caso di stupro all’interno del penitenziario.
Detenuti sui Tetti e Celle Devastate

Rivolta nel carcere di Marassi, a Genova. Sul posto stanno intervenendo diverse ambulanze del 118 e le forze dell’ordine. Secondo le prime informazioni ci sarebbe al momento un agente ferito in codice giallo. Secondo le prime informazioni decine di detenuti avrebbero preso possesso di una sezione dando vita a disordini. Il personale amministrativo è stato messo in sicurezza, mentre gli agenti sono in tenuta antisommossa. Fuori dal carcere sono arrivati polizia e carabinieri in attesa di capire se entrare o meno.

 

 

I SIONISTI ATTACCANO IL SEGRETARIO GENERALE DEL FPLP AHMAD SA’ADAT info solidale srp

I SIONISTI ATTACCANO IL SEGRETARIO GENERALE DEL FPLP AHMAD SA’ADAT

1 giugno 20250 ATTACCO SIONISTA al SEGRETARIO GENERALE DEL FPLP AHMAD SA’ADAT …. Il compagno Ahmad Sa’adat, che rischia una pena di 30 anni, è stato aggredito e brutalmente picchiato durante il suo ultimo trasferimento in isolamento nel carcere di Megiddo e ha dovuto affrontare condizioni di salute pericolose e la negazione di cure mediche, essendo imprigionato in una situazione indegna della vita umana. In una dichiarazione, il FPLP ha affermato che l’attacco a Sa’adat “si inserisce nel contesto di una sistematica e pericolosa escalation che prende di mira i leader del movimento dei prigionieri, mirando alla loro lenta liquidazione fisica e psicologica, attraverso negligenza medica, torture, abusi, isolamento e sistematica fame”. I sionisti usano questi metodi per attaccare la resistenza all’interno delle prigioni. Stanno cercando di assassinare il compagno Ahmad Sa’adat con questa tattica. Attualmente, le prigioni sioniste ospitano più di 10.000 prigionieri palestinesi, tra cui membri della leadership della Resistenza. Dopo l’operazione Alluvione di Al Aqsa del 7 ottobre, i sionisti hanno intensificato le torture sui prigionieri palestinesi con diversi metodi, come la fame, le percosse, la violazione del loro diritto alle visite e altro ancora. L’attacco con la tattica del “lento assassinio” di Ahmad Sa’adat fa parte dello stesso piano dell’imperialismo e del sionismo per il genocidio del popolo palestinese e per l’attacco alle Forze di Resistenza. Dichiariamo che qualsiasi cosa accada al compagno Ahmad Sa’adat sarà responsabilità della leadership del regime sionista, dell’assassino Netanyahu e dell’imperialismo. Vogliono uccidere Ahmad Sa’adat perché è un simbolo della Resistenza dell’eroico popolo palestinese, che continua a lottare contro l’occupazione e il genocidio da 77 anni. Poiché non si è mai arreso, continua la lotta per la liberazione della Palestina dal fiume al mare. Dobbiamo far sentire la voce dei prigionieri palestinesi contro le torture e la brutalità dei sionisti. Uniamoci, combattiamo e vinciamo contro l’imperialismo di USA-UE-NATO e il sionismo. LIBERATE IL SEGRETARIO GENERALE DEL FPLP AHMAD SA’ADAT E TUTTI I PRIGIONIERI PALESTINESI PALESTINA LIBERA, DAL FIUME AL MARE VITTORIA DELLA RESISTENZA PALESTINESE

vendetta verso chi ha manifestato contro Cospito – siamo tutti solidali -SRP

La procura di Milano chiede condanne fino a 6 anni di reclusione per chi partecipò al
corteo dell’11 febbraio del 2023 in solidarietà con Alfredo Cospito l’anarchico detenuto con il regime del 41 bis protagonista di un lunghissimo sciopero della
fame. Per la procura fu “guerriglia urbana”.
Secondo i pm “non fu una manifestazione come tutte le altre ma organizzata al fine di fare guerriglia urbana”. Il termine guerriglia è stato ripetuto in modo ossessivo dai magistrati dell’accusa davanti ai giudici della decima sezione penale del Tribunale di Milano descrivendo le fasi più concitate durate alcuni minuti delle colluttazioni tra agenti della questura e manifestanti. […]

APPELLO URGENTE ALLA SOLIDARIETÀ CON IL COMPAGNO PAOLO TODDE IN SCIOPERO DELLA FAME.

APPELLO URGENTE ALLA SOLIDARIETÀ CON IL COMPAGNO PAOLO TODDE IN SCIOPERO DELLA FAME.

Il compagno sardo Paolo Todde, già colpito dalla repressione nella prima metà degli anni 2000 per l'inchiesta contro il vecchio FRARIA di Cagliari, attualmente prigioniero in custodia cautelare con l’accusa di rapina dal 23 ottobre 2024 e già prigioniero pochi anni fa sempre con l'accusa di rapina a mano armata, ha iniziato il 25 aprile uno sciopero della fame insieme ad altri prigionieri per protesta contro le condizioni di vita del carcere di Uta (CA). L’intervento dei garanti con le loro vuote ed inutili promesse ha fatto sì che lo sciopero collettivo venisse interrotto dopo meno di una settimana, ma Paolo ha deciso di riprenderlo da solo l’8 maggio con il chiaro intento di portarlo avanti ad oltranza. 
Specifichiamo che Paolo ha più di sessant'anni e ha iniziato lo sciopero della fame partendo da un peso corporeo di soli 61kg.
Paolo condivide con noi il sogno di mille cose: una Sardegna libera, l’odio per le galere e la società che le produce e non è mai stato indifferente di fronte alle continue violenze e prevaricazioni delle forze d' occupazione coloniali. Per lo Stato farlo tacere o eliminarlo serve da monito per chi combatte contro il sistema e per tutti i prigionieri che si ribellano alla galera. Per questo è sottoposto a continue provocazioni e infamie da parte delle guardie penitenziarie, come il blocco arbitrario della corrispondenza, l’ingresso di denaro, non permettergli di effettuare le videochiamate con la scusa che non c’è linea, portarlo con grande ritardo ai colloqui e fare cadere nei secchi in cui lava gli indumenti i libri, la corrispondenza e tutto ciò che può rovinarsi, etc. 
Tutte queste violenze si aggiungono alla situazione che vivono tutti i detenuti e che Paolo denuncia da mesi. Infatti, a Uta, l’acqua non è potabile, non può essere utilizzata neppure per cucinare, dopo che l’amministrazione l'ha mescolata al cloro per eliminare il grave inquinamento da colibatteri fecali che la rende inadatta anche per l’igiene personale. Le celle sempre sovraffollate (sono rinchiusi 140 prigionieri in più della capienza massima) sono chiuse 22 ore al giorno. L’accesso alla biblioteca e al campo di calcetto sono contingentati. Le temperature estive del sud Sardegna raggiungono spesso i 43 gradi. L’assistenza sanitaria è inesistente, le provocazioni della polizia penitenziaria sono continue tanto sui prigionieri che sui loro familiari e spesso si traducono in pestaggi. 
Una vita di questo genere è insopportabile per qualunque essere umano, e ancora di più per chi in tutta la sua vita non ha mai piegato la testa ed è sempre stato solidale con i nemici del sistema a partire dal Comitato di Solidarietà con il Proletariato Sardo Prigioniero Deportato oltre 30 anni fa. Paolo, come l'anarchico rivoluzionario Alfredo Cospito, ha deciso di utilizzare il suo corpo come una barricata, iniziando, a rischio della propria vita, una lotta immensa che potrà conseguire risultati solo se saremo in grado di condurre, con la stessa determinazione, una mobilitazione di solidarietà rivoluzionaria e internazionale. 
Ribadendo la nostra solidarietà ed il nostro impegno ad estendere la lotta perché l’amministrazione non possa avere pace, ricordiamo ai funzionari, alla polizia penitenziaria e ai vari garanti dei detenuti tutti corresponsabili della situazione attuale che gli oppressi hanno una lunga memoria e che se a Paolo dovesse accadere qualcosa, dovranno assumersene tutte le conseguenze.

Non lasciamo solo Paolo in questa sua battaglia. 
Chi volesse anche scrivergli può farlo al seguente indirizzo: Paolo Todde; C.C. “E. Scalas”; 09068 Uta (CA)

Alcuni Anarchici Sardi e altri compagni di Paolo

Free Elias Rodriguez

LIBERARE ELIAS RODRIGUEZ: COSTRUIRE LA CULLA POPOLARE INTERNAZIONALE DELLA RESISTENZA — Comitato Organizzativo di Free Elias Rodriguez

[Estratti della dichiarazione]… l’operazione condotta da Elias Rodriguez contro i funzionari diplomatici israeliani a Washington DC – persone attivamente impegnate a facilitare questa violenza globale creando lo spazio diplomatico per continuarla e approfondirla – è stata, secondo le sue stesse parole, una dichiarazione di BASTA! Parafrasando un grande rivoluzionario, protestare è quando diciamo “non ci piace”, resistere è quando mettiamo fine a ciò che non ci piace.

Per essere chiari, ciò che affermiamo è più di un semplice riconoscimento che la violenza e l’oppressione inflitte dal movimento sionista daranno inevitabilmente origine a una contro-violenza, un’ovvietà indiscutibile. Stiamo affermando che tale contro-violenza è legittima. È giustizia.

L’atto di Elias Rodriguez era pienamente giustificato, in quel luogo in cui doveri legali e morali si incontrano. È chiaro che il diritto internazionale, istituito dall’Occidente stesso e le cui istituzioni sono dominate dagli interessi di questi imperialisti, stabilisce il dovere di agire per fermare il genocidio, incluso l’uso della violenza per farlo. Secondo il diritto internazionale, questo dovere è assegnato agli Stati: non spetta agli attori non statali affermarlo. Ma che dire del caso in cui nessuno Stato occidentale abbia intrapreso azioni sufficienti per fermare la devastazione, in cui un genocidio avviene davanti agli occhi di tutti, trasmesso in diretta streaming sia nella carneficina di Gaza sia nelle ammissioni esplicite e implicite del governo israeliano e del movimento sionista in generale? In questo caso, il nostro caso, gli unici attori che osano imporre conseguenze sono stati, per designazione degli imperialisti stessi, attori non statali, oltre all’Iran.

È a questo punto che quegli obblighi legali, derogati e lasciati inadempiuti da coloro che ne sono responsabili, spettano ai popoli liberi del mondo. Elias Rodriguez ha subito una conseguenza, una goccia nel mare delle conseguenze dovute al movimento sionista e alla sua guarnigione militare. Che possa servire a dare una lezione e a dare l’esempio. A far riflettere finalmente i sionisti, che ci sono dei limiti e che l’impunità non sarà permessa, da nessuna parte…

Lo Stato americano chiederà senza dubbio la pena di morte per il suo caso, come ha fatto con Rodney Hinton Jr. e Luigi Mangione, le cui presunte azioni hanno contribuito a riequilibrare la bilancia della giustizia. I sionisti faranno di Elias Rodriguez un’incarnazione del nostro movimento, distorcendo il suo e il nostro messaggio, cercando di incutere ancora più paura, di intimidirci ulteriormente fino a indurci al silenzio e a una “protesta” infelice e senza speranza. Se permettiamo loro di uccidere Elias Rodriguez in silenzio, se restiamo a guardare o ci permettiamo di dimenticare la sua resistenza, allora avranno ucciso anche una parte del nostro movimento, una parte di noi; Quella parte che anela giustizia contro l’oltraggiosa e umiliante impunità di questo sistema di genocidio e, in effetti, di biocidio. Ancora una volta, non abbiamo altra scelta che difendere Elias Rodriguez. Tanto meglio se le sue azioni sono eminentemente difendibili e moralmente giuste…

LIBERATE ELIAS RODRIGUEZ! LIBERATELI TUTTI!

COSTRUITE LA CULLA POPOLARE INTERNAZIONALE DELLA RESISTENZA!

GLOBALIZZATE L’INTIFADA!

—Comitato Organizzativo di Free Elias Rodriguez (free.elias.rodriguez@proton.me)

Leggi la dichiarazione completa e firma qui: unityoffields.net/free-elias-rodriguez

Déclaration de Georges Abdallah : le capitalisme moribond, la fascisation, la guerre, la résistance

Aderiamo e partecipiamo alla manifestazione di parigi 14 giugno – info srpitalia@gmail.com

in via di traduzione

Message de Georges Abdallah aux participant.e.s au « Meeting révolutionnaire et internationaliste de Révolution permanente contre le militarisme impérialiste et la réaction internationale », Paris, le 24 mai 2025

Chers.es Camarades, Cher.es ami.es,

Partager avec vous l’enthousiasme inhérent à votre rassemblement aujourd’hui est plus que vivifiant, surtout si l’on est derrière les barreaux depuis quelques décennies. Permettez-moi, au début de cette courte intervention, de vous saluer toutes et tous, vous souhaitant d’intenses moments d’échange, et de profondes réflexions éclairant les perspectives en vue d’aller de l’avant sur le cheminement de la Lutte.

Comme vous voyez, Camarades, les contradictions inter-impérialistes occupent ces jours-ci, le devant de la scène internationale et rien ne laisse supposer qu’elles vont atténuer de sitôt. Sur fond de crise globale du système capitaliste mondialisé, ces contradictions sont appelées à s’exacerber de plus en plus et à se propager au niveau planétaire. Force est de constater que le déclin relatif de l’hégémonie de l’impérialisme USA au niveau mondial le pousse dans sa fuite en avant vers plus d’agressivité vis-à-vis des autres pôles impérialistes et le pousse à déployer à l’échelle mondiale une suprématie expansionniste prédatrice et annexionniste. Trump est sérieux lorsqu’il menace d’annexer le Canada, et lorsqu’il annonce un plan pour « nettoyer »  Gaza et déporter les Palestinien.nes en Égypte et en Jordanie, il est tout aussi sérieux lorsqu’il annonce soutenir la colonisation israélienne de la Cisjordanie.

Camarades, les contradictions inter-impérialistes qui s’expriment en Europe pour le moment nous rappellent à tous qu’en l’espace d’un siècle le capitalisme jette l’humanité au bord d’une guerre mondiale pour la troisième fois… La crise de ce capitalisme moribond dans sa phase de putréfaction avancée est la crise du capitalisme mondialisé réellement existant. Pas de sortie de crise dans le cadre de ce capitalisme. On ne le répète jamais assez : la guerre est inscrite en quelque sorte dans le code génétique du capital. Le capitalisme mondialisé est le capitalisme réellement existant aujourd’hui et l’agonie de son monde ne s’achèvera que dans le dépassement du capitalisme vers le communisme. Certainement il y a place pour d’autres futurs que la soumission aux criminels diktats du capitalisme moribond et à la barbarie de ses guerres impérialistes et inter-impérialistes.

Camarades et Ami.es, cette crise globale qui ébranle les piliers du système et aiguise de plus en plus les contradictions de tout genre, elle accélère partout ces jours-ci, les divers processus de fascisation…, c’est bien pourquoi l’entité sioniste, ce prolongement organique de l’impérialisme occidental, est l’un des endroits où cette fascisation s’affiche sans ambages ces jours-ci. C’est là où pour la première fois dans l’histoire de l’humanité, des millions de personnes assistent à un génocide en cours. Certes, jusqu’à aujourd’hui les génocidaires continuent à sévir à Gaza, avec l’appui et le soutien actif, quoique désespéré, des principales puissances impérialistes occidentales ; cependant, grâce à la Résistance héroïque des masses populaires palestiniennes et leurs avant-gardes combattantes, et surtout grâce aussi à la mobilisation solidaire massive un peu partout dans le monde, la Palestine résiste et réoccupe plus que jamais sa place sur le devant de la scène internationale.

Depuis plus de 19 mois, et en dépit de tout l’arsenal de destruction mis à la disposition de l’agression génocidaire, la criminelle armée d’occupation sioniste s’enfonce de plus en plus dans le sable de Gaza. Force est de constater encore une fois de plus, cher.es Ami.es, chere.es Camarades, que ce ne sont pas les capacités de destruction au service de l’impérialisme qui décident en dernière instance de la victoire ou de la défaite, mais plutôt les Femmes et les Hommes intimement liés aux masses populaires de leur pays et qui se battent contre l’occupation et pour la libération de leur peuple. Le Mouvement de libération nationale palestinien, dans la pluralité de ses expressions politiques et organisationnelles suscite aujourd’hui, par l’abnégation et la résistance inébranlable de ses combattants, l’admiration et l’enthousiasme de toutes les forces vives œuvrant pour la liberté, la libération et l’émancipation et contre le capitalisme qui n’est plus que barbarie.

Depuis plus d’un siècle le peuple palestinien se bat contre le projet impérialo-sioniste de peuplement en Palestine, C’est dans le cadre global de cette Résistance historique que l’on peut mieux saisir l’articulation dynamique des divers facteurs structurant « la volonté collective de Résistance »…

Le peuple palestinien, à travers tout son parcours de lutte contre les diverses politiques sionistes de colonisation de peuplement, a tissé de solides liens avec la plupart des protagonistes de la lutte en vue d’un monde meilleur de liberté et de fraternité. Tout naturellement ces jours-ci, dans cette bataille contre l’agression génocidaire à Gaza et celle un peu plus nuancée en Cisjordanie, il est certain qu’il peut compter et doit pouvoir compter sur votre mobilisation solidaire active... Bien que la barbarie soit beaucoup plus spectaculaire à Gaza qu’en Cisjordanie, il n’en demeure pas moins que les colons suprémacistes et les soldats de l’armée d’occupation se livrent, au quotidien, aux pires excès en vue d’intensifier toujours plus la colonisation de peuplement et de rendre ainsi les conditions existentielles insupportables pour la majorité des masses populaires. Pogroms, arrestations arbitraires, assassinats des activistes, destruction des habitations, confiscation des terres et autres exactions structurent de plus en plus le cadre général de la vie en Cisjordanie.

Cher.es Ami.es, cher.es Camarades,

ar ce temps de crise multidimensionnelle, ce temps de fascisation et de guerre génocidaire en cours et de grands efforts consacrés d’urgence aux guerres en préparation, peut-être serait-il utile de s’attarder quelque peu sur ce qui caractérise le plus cette crise globale du capitalisme mondialisé aujourd’hui, et ce qui la différencie de celles du début de 20e  siècle qui ont débouché sur les catastrophes de deux guerres mondiales. La principale dimension qui n’existait pas à cette époque et qui aujourd’hui remet en cause l’avenir de l’humanité sur cette planète terre, est la crise écologique provoquée par les siècles d’accumulation capitaliste. La deuxième dimension est la désorientation des mouvements des masses, à savoir l’absence d’une force anticapitaliste capable d’incarner au niveau de masses populaires une alternative crédible au capitalisme. Ce qui, entre autres, se traduit par un obscurcissement de la conscience collective à tous les niveaux aussi bien politique, idéologique et organisationnel…

Camarades, pour aller de l’avant dans la construction de l’alternative révolutionnaire appropriée, la convergence des luttes est plus qu’indispensable. Le bloc historique des travailleurs et autres précarisés se construit et se structure dans la dynamique globale de la lutte de toutes ses composantes. Ce n’est qu’à travers cette dynamique globale que la lutte de classe rend manifestes les potentialités politiques du mouvement en cours, poussant le prolétariat agissant à s’approprier son expression politique consciente. En s’appropriant l’expression politique consciente de leurs intérêts de classe, les masses des prolétaires se redécouvrent en tant que sujets de leur histoire et de l’histoire tout court. Ce n’est que dans ce processus de l’agir ensemble que les divers protagonistes de la lutte révolutionnaire ici et ailleurs de par le monde arrivent à construire l’alternative appropriée et mettre terme à l’agonie du capitalisme moribond dans sa phase de putréfaction avancée… à savoir l’agonie du capitalisme réellement existant.

Ce n’est qu’ensemble, et seulement ensemble, que les prolétaires et les diverses composantes des masses populaires, peuvent endiguer et conjurer la montée en puissance des tous les processus de fascisation en cours…

Encourageons, toujours plus camarades, les divers processus de convergence des luttes aussi bien au niveau local qu’au niveau régional et à plus forte raison au niveau international.

Que mille initiatives solidaires fleurissent en faveur de la Palestine et sa prometteuse Résistance !

La solidarité, toute la solidarité, avec les résistants dans les geôles sionistes, et dans les cellules d’isolement au Maroc, en Turquie, en Grèce et aux Philippines et ailleurs de par le monde !

Le capitalisme n’est plus que barbarie, honneur à tous ceux et celles qui s’y opposent dans la diversité de leurs expressions !

Ensemble Camarades, et ce n’est qu’ensemble que nous vaincrons !

A vous tous Camarades et Ami.es mes salutations communistes.

Votre Camarade Georges Abdallah

(Note : les passages mis en gras l’ont été par la rédaction du blog)