L’importante appello del Partito Comunista dell’India (Maoista) chiama a una forte mobilitazione in ogni paese – In Italia manifestazione all’ Ambasciata Indiana a Roma 17 settembre ore 10.30 info e adesioni a csgpindia@gmail.com

 PARTITO COMUNISTA DELL’INDIA (MAOISTA)

Comitato Centrale

5 giugno 2022

Appello del Partito Comunista dell’India (maoista)

Facciamo della settimana di azione internazionale dal 13 al 19 settembre un successo

per la liberazione dei prigionieri politici ed esigere la fine agli attacchi con droni, come da appello del ICSPWI

L’ICSPWI ha lanciato un appello a tenere, dal 13 al 19 settembre, una Settimana d’azione per la liberazione dei prigionieri politici e la fine degli attacchi con droni contro il popolo e le masse nelle aree del movimento rivoluzionario in India, in occasione del 93° anniversario della morte del compagno Jatin Das, compagno di eminenti rivoluzionari come i compagni Bhagat Singh, Rajguru e Sukhdev. Il Comitato Centrale del nostro Partito, PCI (Maoista), fa appello a tutte le unità del Partito, al PLGA, agli organismi popolari rivoluzionari, ai rivoluzionari, agli operai, contadini, studenti, intellettuali, donne, minoranze religiose, dalit e tribali, ai partiti e organizzazioni marxisti-leninisti-maoisti, alle organizzazioni e singoli antimperialisti, alle nazionalità e classi oppresse dei vari paesi del mondo a partecipare con ferma determinazione alla Settimana d’Azione e a farne un successo.

Sullo sfondo dell’ulteriore intensificazione della crisi finanziaria ed economica dell’imperialismo, per superarla gli imperialisti stanno attuando politiche di globalizzazione dei mercati  al servizio delle loro multinazionali e di rapina delle risorse naturali. Per accelerare la privatizzazione nei paesi semi-coloniali e semi-feudali arretrati, portano al potere i partiti fascisti. In questo contesto, nell’India semi-coloniale e semi-feudale hanno portato al potere il governo Modi, capo del partito fascista brahmanico Hindutva RSS-BJP. Da quando il governo Modi è in carica, gli attacchi fascisti si sono ulteriormente intensificati in tutto il paese. Gli organi costituzionali sono zafferanizzati/fascistizzati.

Nel bilancio nazionale della difesa gli stanziamenti del governo per forze di polizia, paramilitari ed esercito sono costantemente aumentati ed il paese è sempre più militarizzato. Sono state approvate diverse leggi antipopolari, in particolare leggi repressive draconiane contro gli interessi degli operai, contadini, classe media, dei piccoli e medi commercianti ambulanti e negozianti. I governi fascisti non si occupano dei problemi quotidiani, fondamentali e vitali del popolo. Fanno grande propaganda contro il terrorismo e l’estremismo di sinistra che mettono in pericolo la sicurezza del paese. I media borghesi amplificano questa propaganda. Ne sono parte la legge sulla prevenzione delle attività illecite (UAPA)-2019, la legge di emendamento sulla Commissione per i diritti umani-2019, la legge di emendamento della NIA-2019, la legge di emendamento sul diritto all’informazione-2019 e altre simili che calpestano ogni minima libertà e autonomia del popolo. Ne conseguono attacchi fascisti contro attivisti dei diritti umani, attivisti sociali, avvocati, dirigenti operai e contadini, attivisti democratici, masse tribali in lotta per il loro ‘jal-jungle-zameen-ijjat-adhikar'(‘a noi il potere nel nostro villaggio’), musulmani, donne, studenti, insegnanti, docenti, accademici e artisti. Vengono implicati in false imputazioni secondo leggi draconiane come l’UAPA e il Sedition Act, imprigionati e sottoposti a torture fisiche e mentali.

Soprattutto negli ultimi 50 anni è diventata prassi comune arrestare dirigenti, quadri, attivisti di Organizzazioni di massa, presidenti e membri dei Comitati Popolari Rivoluzionari, attivisti della Milizia popolare, simpatizzanti del nostro partito, che combattono per liberare il paese dallo sfruttamento e oppressione imperialista e delle classi dominanti e stabilire un sistema di Nuova Democrazia, arrestare dirigenti, attivisti e simpatizzanti di organizzazioni che lottano per la liberazione di nazionalità come i Kashmir, Naga, Manipur, Asom e Bodo.

Centinaia di loro languiscono nei carceri nelle aree del nostro movimento. Forze di polizia e paramilitari non si preoccupano delle ripetute pronunce della Corte Suprema che raccomandano il minimo uso della forza quando si tratta di movimenti popolari, né dei numerosi rapporti redatti da agenzie governative quali le Commissioni per i diritti umani per gli omicidi in carcere, le atrocità sulle donne e le torture ad opera della polizia. Al contrario, imprigionano attivisti di varie organizzazioni popolari e sociali, minacciano gli avvocati che si occupano dei loro processi e negano giustizia a tutti loro. La polizia non risparmia gli attivisti che difendono i diritti e gli avvocati che professionalmente lavorano con impegno per la liberazione dei prigionieri politici.

Le associazioni che dovrebbero proteggere gli interessi di avvocati e clienti sono degenerate in “Khap Panchayats” che ordinano agli avvocati di non occuparsi di nessun caso contro musulmani, cristiani, Dalit e maoisti. I magistrati che indagano su arresti illeciti e indiscriminati di indigeni innocenti vengono attaccati. Il magistrato distrettuale di Sukma Prabhakar Gwal è stato rimosso dal suo incarico in nome “dell’interesse popolare”. Il vice direttore della prigione centrale di Raipur, Varsha Dongre, è stato sospeso. Le atrocità sessuali sono usate come arma per sopprimere i movimenti.

C’è una pressione costante sul popolo perché si arrenda, perché le persone diventino informatori e si uniscano alle forze di polizia e paramilitari. Cercano di allettarle in ogni modo. Migliaia di persone hanno abbandonato i loro villaggi perché non potevano più sopportare le molestie della polizia.

Il leader del Fronte Democratico Rivoluzionario (RDF), professor Saibaba, lo scrittore rivoluzionario Varavara Rao, il professor Anand Teltumbde e tutti gli imputati della montatura Bhima Koregaon languiscono in prigione da anni. Uno di loro, padre Stan Swamy, è stato assassinato in prigione, privato delle più elementari cure mediche. Il membro del CC del nostro partito, compagno Milind Teltumbde, è stato assassinato nell’attacco di Mardintola-Pareva, realizzato in collaborazione dal governo fascista Hindutva di Modi e dal governo statale locale. Il governo Modi cospira per uccidere anche gli altri, in un modo o nell’altro. Nonostante a Varavara Rao sia stata concessa la libertà su cauzione su pressione dei movimenti popolari, egli continua ad essere detenuto agli arresti domiciliari. A Sudha Bharadwaj è stata concessa la libertà su cauzione, ma restano in vigore tutte le restrizioni. Esigiamo per loro la revoca di ogni restrizione.

Altri imputati dello stesso processo soffrono di parecchie malattie prolungate. Dobbiamo chiedere il loro rilascio immediato.

La Procura Nazionale fa ostruzionismo contro tutti i loro ricorsi per il rilascio su cauzione. Sappiamo che molti esperti giudiziari del Paese e del mondo si oppongono duramente a tutto ciò.

I membri del nostro Ufficio Politico del CC del nostro Partito e il responsabile del Dipartimento Orientale, compagno Kishanda (Prasant Bose) e la compagna Sheela Marandi del CC sono stati arrestati a Saraikela dalla polizia del Jharkhand il 12 novembre 2021.

Il compagno Kishanda ha 76 anni e dal 2014 soffre di patologie coronariche, angina, cancro alla prostata, artrosi, ipertensione, diabete e altre malattie ancora. La compagna Sheeladi soffre di ipertensione e ipertrofia ventricolare, calcoli della cistifellea, osteoartrite, osteoporosi e cataratta.

Erano in terapia. Le loro malattie necessitano cure immediate e urgenti. Ma il governo intende invece imprigionare e uccidere il compagno Prasant Bose, sostenendo che è l’imputato principale del caso Bhima Koregaon.

In realtà l’autorevole Arsenal Forensic Lab, statunitense ha già dimostrato che il caso Bhima Koregaon è una montatura del governo. La Procura non ha neppure presentato in tempo l’atto di accusa. La magistratura, che dovrebbe annullare il procedimento e rilasciarli, obbedisce ai diktat del governo. Alla procura sono stati dati pieni poteri per questo processo.

Il membro del CC e del Comitato Zonale Speciale dei Ghati Occidentali, il compagno Vijay (BG Krishnamurty) è stato arrestato insieme alla compagna Savitri nel villaggio di Sultan Batheri nel distretto di Wayanad nel Kerala il 9 novembre 2021.

Il membro del CC, compagno Kanchanda (Arun Kumar Bhattacharya) è stato arrestato insieme ad Aakash Urang (Rahul/Kajallon) il 5 marzo 2022 in una piantagione di tè nella zona di Udarband ad Asom. Ha 72 anni e guidava il movimento rivoluzionario in clandestinità nonostante soffra da tempo di diverse malattie.

Il Membro del CC, compagno Jaspalji (Vijay Kumar Arya), è stato arrestato nel villaggio di Samhata nella giurisdizione della stazione di polizia di Rohtas del distretto di Rohtas in Bihar il 13 aprile 2022.ù

Il giornalista Rupesh Kumar Singh (Bhagalpur), Anil Yadav (Rafiganj, Aurangabad) , Rajesh Gupta, Umesh Chowdary (Samhata, Rohtas) sono stati perseguiti dalla Procura Nazionale secondo le leggi draconiane.

I governanti borghesi e compradori al potere pianificano di assassinare tutti loro e in particolare la direzione del nostro partito, perseguendoli secondo le diverse leggi draconiane e uccidendoli in carcere. Calpestano principi democratici quali “la prigione non è una necessità”, “La cauzione è la regola”. La Corte Suprema ha ordinato di dare prioritaria importanza ai ricorsi per la cauzione ma nessuno se ne preoccupa. Questo è incostituzionale.

Il governo Hindutva Modi non ha arrestato i veri cospiratori, un insegnante Hindutva, Milind Ekbote, e Anil Bhide hanno violato la democrazia formale. Nessun agente di polizia è stato punito, nonostante i rapporti sui massacri di Sarkinguda e di Edsametta in Chhattisgarh indicassero che si trattava di crimini della polizia. Nessuno parla degli assassini di padre Stan Swamy. In tutto paese continuano linciaggi di massa scatenati da decine di organizzazioni estremiste Hindutva al canto di “Gayi, Ganga, Geeta”. Nonostante organizzazioni abbiano avuto un ruolo negli omicidi di Narendra Dabholkar, Govind Pansare, Kalburgi e Gowri Lankesh, continuano ad operare “legalmente”.

Minoranza religiosa del Paese, i musulmani, sono la maggioranza nelle carceri. Dalit e indigeni oppressi sono imprigionati a migliaia senza colpa. Tutti gli imputati secondo le leggi TADA, POTA e l’attuale UAPA (leggi repressive draconiane, ndt) provengono principalmente dalle classi povere e appartengono alle comunità musulmane, dalit e tribali. Padre Stan Swamy aveva scritto nel suo rapporto di inchiesta che il 97% dei tremila indigeni rinchiusi per anni nelle prigioni del Jharkhand erano accusati di false imputazioni. Soprattutto, la maggior parte dei prigionieri politici è tenuta in carcere senza processo. Attivisti per i diritti umani, attivisti sociali, avvocati, democratici, laici, progressisti, patrioti, poeti, scrittori e artisti che si battono per i diritti delle donne e dei Dalit, delle minoranze tribali e religiose sono attaccati. Sono bollati come “maoisti urbani” e imprigionati. Sono condannati all’ergastolo o a lunghi anni di carcere duro. Migliaia di persone sono tenute dietro le sbarre per anni con false accuse e alla fine vengono riconosciute non colpevoli.

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Sulle motivazioni degli arresti della Procura di Piacenza – il nostro dovere di elevare la lotta

Da Proletari Comunisti, riprendiamo e diffondiamo

La repressione, gli arresti su mandato della Procura di Piacenza dei dirigenti nazionali e locali del Si.cobas e Usb, oltre che gravi in sè, rappresentano soprattutto nelle motivazioni un tentativo di salto di qualità, di attualizzazione reazionaria del codice penale per adeguarlo alla fase odierna.
E’ un’operazione che punta a stravolgere i fatti, a far diventare reato la lotta sindacale di classe, gli scioperi, le vertenze sindacali, l’organizzazione sindacale quando essa è di base, espressione dei lavoratori e lavoratrici, e  alternativa ai sindacati confederali.
Le motivazioni:
– Chiamano “Associazione a delinquere” che avrebbe per fine la violenza privata” – l’organizzazione sindacale dei lavoratori, e le legittime lotte dei lavoratori, in cui ciò, tra l’altro, che non c’è assolutamente è il carattere “privato”, perchè le lotte sono sempre per la difesa degli interessi collettivi dei lavoratori;
– chiamano “resistenza a Pubblico Ufficiale” – la necessaria difesa dei lavoratori contro le cariche violente portate avanti da Polizia e carabinieri (come da bracci armati delle aziende) verso lavoratori, lavoratrici, che in queste lotte hanno pagato un prezzo altissimo in termini repressivi e di sangue, come dimostrato dagli omicidi di Abd El Salaam nel 2016 fuori ai cancelli GLS di Piacenza e di Adil Belakhdim lo scorso anno all’esterno del magazzino Lidl di Biandrate.
– chiamano “fatti criminosi” – scioperi, presidi, assemblee, picchetti (previsti anche dalla stessa Costituzione) – per cui, ogni sciopero, non “disciplinato”, “reso innocuo” come la maggiorparte di quelli dei sindacati confederali, diventa un “fatto criminoso”;
– chiamano “fatti estorsivi” – le rivendicazioni di aumenti salariali, di migliori condizioni di lavoro (a fronte di una condizione di super sfruttamento schiavista nella logistica, e non solo); quindi i grandi e medi padroni, coop appaltatrici possono tagliare i salari, estorcere pluslavoro per i loro profitti, ma se si chiedono aumenti salariali, allora tu lavoratore stai di fatto rubando, stai facendo un’estorsione (violenta) verso chi ti rapina ogni giorno.
Ma su questa accusa di “estorsione” c’è anche di più: si scrive che è reato “ottenere per i lavoratori condizioni di migliori favore rispetto a quanto previsto dal contratto nazionale”. Questo è un indubbia indicazione dei sindacati confederali quali uniche organizzazioni sindacali legittime perchè uniche a rendere sempre più compatibili o, meglio subordinati, gli interessi e la difesa dei lavoratori agli interessi dell’economia capitalista. E chiaramente questo lo si vede bene dai CCNL che danno miserie salariali ai lavoratori e in alcune parti invece di dare tolgono diritti, rendendo fino in fondo giusto che i lavoratori pretendano “condizioni di miglior favore“.

Quindi questa repressione vuole mettere una “pietra sopra” al diritto di sciopero e di lotta, al diritto a chiedere aumenti salariali e fare vertenze, al diritto di organizzarsi nei sindacati di base.

Essa è parte del moderno fascismo/fase di guerra in atto che vede un fronte unito tra capitalisti, padroni vari, Stato, governo, sindacati confederali, mass media. 
In questo senso va oltre anche l’aspetto gravissimo dell’arresto degli 8 compagni, è un’onda nera antiproletaria, fascista che va fermata perchè può colpire tutti. Per questo 10/100/1000 iniziative dovunque, alle fabbriche, ai magazzini della logistica, nei vari posti di lavoro, in ogni città, con la necessità di proseguire fino alla liberazione dei compagni, ma anche per allargare la lotta all’insieme dell’azione repressiva, di attacco alle condizioni di lavoro e di vita, ai diritti dei lavoratori e lavoratrici da parte del padronato generale, dello Sato, del governo. Da qui la proposta dello Slai cobas sc di una nuova manifestazione nazionale a Roma per il 17 settembre. Che “tocca uno toccano tutti” diventi effettivamente un’arma di solidarietà generale.
L’accanimento verso le lotte della logistica esprime anche l’intenzione – non solo della oscena Procura di Piacenza (già ben conosciuta per atti repressivi anche negli anni passati) – di normalizzare, metter a tacere un settore dove la presenza al 90% di lavoratori immigrati rende più accesa la contraddizione e la lotta, in un settore chiave dell’economia capitalista, fondamentale per la realizzazione del plusvalore, dei profitti del capitale industriale e commerciale. 

Questo Stato, questo Governo, gli organi della repressione, inoltre, non vogliono o non possono far passare che le lotte combattive, dei sindacati di base combattivi vincano, strappino dei risultati; perchè questo impone nei fatti rapporti di forza più favorevoli a lavoratrici e lavoratori e indebolisce i padroni e il loro fronte. Da qui la repressione violenta avvenuta il più delle volte durante li scioperi, picchetti, ma anche il “taglio delle teste”, arrampicandosi sugli specchi per costruire un “teorema” accusatorio.

Questa repressione è parte inevitabile e interna allo scarico sui proletari e masse popolari della crisi, pandemia prima e oggi dell’economia di guerra; per cui dalle lotte proletarie e sociali, che inevitabilmente cresceranno, al dissenso democratico non sono legittimi e devono essere messi a tacere, per imporre forzatamente consenso all’azione criminale, guerrafondaia, del/dei governi al servizio dei padroni nazionali e internazionali.

Ma, le pesanti pietre che stanno sollevando devono cadere sui loro piedi. Sono loro che stanno creando un clima, una situazione, compresa il marasma politico della crisi/caduta del governo Draghi, più favorevole alla lotta, ad elevarla, alla comprensione della partita in gioco. Come abbiamo scritto, dal punto di vista dei proletari e delle masse si stanno creando migliori condizioni per alzare la testa sulle questioni economiche e sociali che si aggravano, e lo sarà, se lavoriamo bene, anche sulla opposizione alla guerra imperialista per la sconfitta del nostro imperialismo, del governo attuale e futuro.

Arresti domiciliari per dirigenti Si.cobas e USB – I padroni, il governo Draghi, lo Stato borghese scatenano la repressione contro il sindacalismo di lotta classista e combattivo contro le lotte operaie e proletarie, nella logistica. Massima solidarietà e denuncia

Unità di lotta contro la repressione – preparare una grande risposta di massa, a Piacenza, in tutti i posti di lavoro e in ogni città – A Roma -proponiamo per il 17 settembre una manifestazione nazionale

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ARRESTATI DIRIGENTI NAZIONALI DEL SI COBAS E ATTIVISTI DEL USB

UN NUOVO, PESANTISSIMO ATTACCO REPRESSIVO CONTRO IL SINDACATO DI CLASSE E LE LOTTE DEI LAVORATORI.

All’alba di stamattina, su mandato della procura di Piacenza, la polizia ha messo agli arresti domiciliari il coordinatore nazionale del SI Cobas Aldo Milani e tre dirigenti del sindacato piacentino: Mohamed Arafat, Carlo Pallavicini e Bruno Scagnelli.

Le accuse sono di associazione a delinquere per violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale, sabotaggio e interruzione di pubblico servizio. Tale castello accusatorio sarebbe scaturito dagli scioperi condotti nei magazzini della logistica di Piacenza dal 2014 al 2021: secondo la procura tali scioperi sarebbero stati attuati con motivazioni pretestuose e con intenti “estorsivi”, al fine di ottenere per i lavoratori condizioni di miglior favore rispetto a quanto previsto dal contratto nazionale…

Sul banco degli imputati figurano tutte le principali lotte e mobilitazioni condotte in questi anni: GLS, Amazon, FedEx-TNT, ecc.

È evidente che ci troviamo di fronte all’offensiva finale da parte di stato e padroni contro lo straordinario ciclo di lotte che ha visto protagonisti decine di migliaia di lavoratori che in tutta Italia si sono ribellati al caporalato e condizioni di sfruttamento brutale.

È altrettanto evidente il legame tra questo teorema repressivo e il colpo di mano parlamentare messo in atto pochi giorni fa dal governo Draghi su mandato di Assologistica, con la modifica dell’articolo 1677 del codice civile tesa a ad eliminare la responsabilità in solido delle committenze per i furti di salario operati dalle cooperative e dalle ditte fornitrici.

Ci troviamo di fronte a un attacco politico su larga scala contro il diritto di sciopero e soprattutto teso a mettere nei fatti fuori legge la contrattazione di secondo livello, quindi ad eliminare definitivamente il sindacato di classe e conflittuale dai luoghi di lavoro.

Come da noi sostenuto in più occasione, l’avanzare della crisi e i venti di guerra si traducono in un’offensiva sempre più stringente contro i proletari e in particolare contro le avanguardie di lotta.

Contro questa ennesima provocazione poliziesca, governativa e padronale il SI Cobas e i lavoratori combattivi, al di là delle sigle di appartenenza, sapranno ancora una volta rispondere in maniera compatta, decisa e tempestiva.

Invitiamo sin da ora i lavoratori e tutti i solidali a contattare i rispettivi coordinamenti provinciali per concordare le iniziative da intraprendere.

Seguiranno aggiornamenti.

Le lotte contro lo sfruttamento non si processano.

La vera associazione a delinquere sono stato e padroni.

ALDO, ARAFAT, CARLO E BRUNO: LIBERI SUBITO!

SI cobas nazionale

Siamo tutti ASKATASUNA! –

 

L’avvocato Claudio Novaro, difensore di molti militanti: «Si vuole eliminare la protesta sociale»

Tanto per esser chiari, scrive alla fine l’avvocato Claudio Novaro, il senso (della vicenda) è in una canzone del Sessantotto francese, di Dominque Grange: «Même si vous vous en foutez, chacun de vous est concerné», anche se ve ne fregate, ognuno di voi è coinvolto. Nel lungo e articolato pezzo — pubblicato sul sito Volerelaluna.it, il difensore di tanti militanti antagonisti parla della maxi inchiesta di Digos e Procura sul centro sociale Askatasuna, con l’obiettivo di ampliare la riflessione (giuridica) e allargare l’orizzonte (politico), come da titolo: «Costruire il nemico. Askatasuna, i No Tav, il conflitto sociale». Difatti, l’ultimo capoverso è proprio un appello alla politica: «Sarebbe bene che quel poco di sinistra che ancora esiste a Torino e nel Paese – scrive il legale – iniziasse a interrogarsi e a preoccuparsi di queste derive giudiziarie, perché non si tratta solo di Askatasuna o della repressione per via giudiziaria delle attività di un centro sociale». Piuttosto, «le affermazioni sopra riportate (quelle relative all’inchiesta, ndr) rendono plasticamente conto dei rischi di una deriva autoritaria non solo della giustizia, ma, visto il ruolo preponderante nell’inchiesta dell’autorità amministrativa, incarnata nella Polizia di stato, delle istituzioni, con il tentativo di delegittimare ed eliminare dallo scenario collettivo il conflitto e la protesta sociale». Va da sé, il punto (non secondario) è con quali mezzi e strumenti sono poi portati avanti, conflitto e protesta sociale.

 

«L’obiettivo è lo sgombero, come con l’ex Asilo»

La riflessione dell’avvocato Novaro arriva dopo che, l’11 luglio scorso, il tribunale del Riesame ha parzialmente accolto l’appello della Procura su alcune richieste di misure cautelari e, soprattutto, su un’ipotesi di reato, inizialmente bocciata dal gip: quell’associazione sovversiva che i giudici hanno ora riqualificato in associazione per delinquere. Con questa specificazione, riferisce il legale: «A costituire un’associazione per delinquere non è il centro sociale ma “un gruppo criminale dedito a compiere una serie indeterminata di delitti, principalmente in Val di Susa”». Seguono durissime critiche, chiaramente di parte (difensiva), a Riesame e Procura: poiché la prospettiva interpretativa dei giudici «cerca di salvare l’insalvabile, ma ne condivide il pressapochismo, la scarsa aderenza alla realtà dei fatti e, soprattutto, la scarsa conoscenza delle pratiche, dei linguaggi, perfino delle idee che caratterizzano il variegato mondo dell’antagonismo italiano». Morale, sempre secondo l’avvocato Novaro: la polizia aveva in mente per Askatasuna la stessa operazione fatta con l’ex Asilo occupato, cioè lo sgombero. Ma qui, sostiene il legale, «la posta in gioco è ancora più alta». Perché si va dalla «conflittualità metropolitana, legata alle manifestazioni di piazza, alle politiche abitative cittadine», fino «al bersaglio più grosso, la resistenza in Val di Susa contro la Tav». Tant’è che, «106 reati sui 112 contestati originariamente, ora ridotti a 66 su 72, riguardano episodi commessi in Valle, nell’ambito della lotta No Tav». Mentre, per quanto riguarda le tantissime intercettazioni, «si tratta di conversazioni malamente e approssimativamente lette e decifrate sulla base di un’interpretazione esclusivamente letterale, anche quando ci si trova di fronte a battute, risate, frasi scherzose». Poi però, spesso, gli scontri con le forze dell’ordine, sono verissimi. Opposta, ovviamente, la lettura di Digos e pm, che in due anni di inchiesta sono convinti di aver ricostruito un’attività illegale sfociata nei reati a vario titolo contestati. Sull’effettività delle misure cautelati dovrà esprimersi ora la Cassazione, su tutto il resto si aspetterà, eventualmente, un dibattimento.

 

 

Torture ai detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, 105 rinviati a giudizio

I reati ipotizzati dalla Procura sono, a vario titolo, tortura, lesioni, violenza privata, abuso di autorità e, per 12 imputati, l’omicidio colposo per la morte di un detenuto alcuni giorni dopo le violenze
DA IL DUBBIO: MERCOLEDÌ 13 LUGLIO 2022

Il gip di Santa Maria Capua Vetere Pasquale D’Angelo ha disposto il rinvio a giudizio per 105 imputati per le violenze sui detenuti nel carcere sammaritano avvenute ad aprile 2020. È stata così accolta la richiesta presentata lo scorso 26 aprile dal pm Alessandro Milita di rinviare a giudizio 105 imputati tra appartenenti al corpo della Polizia penitenziaria e funzionari dell’amministrazione penitenziaria. La Procura sammaritana non aveva chiesto il rinvio a giudizio per uno solo dei 108 imputati dell’udienza preliminare, che ha dimostrato di non essere presente all’interno del carcere nel giorno delle violenze, mentre altri due imputati hanno chiesto e ottenuto il rito abbreviato, che sarà celebrato il 25 ottobre.

I reati ipotizzati dalla Procura sono, a vario titolo, tortura, lesioni, violenza privata, abuso di autorità e, per 12 imputati, l’omicidio colposo per la morte di un detenuto alcuni giorni dopo le violenze. La prima udienza sarà celebrata il 7 novembre davanti alla Corte d’Assise di Santa Maria Capua Vetere. L’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere, culminata il 28 giugno 2021 con l’esecuzione di 52 misure cautelari, è stata avviata a seguito delle segnalazioni di violenze avvenute all’interno del carcere nel giorno successivo a una protesta dei detenuti dopo l’emersione di alcuni casi di positività al Covid-19.

la persecuzione contro Askatasuna a Torino – «Parla la nostra storia non le loro accuse. L’associazione a delinquere siete voi

“Criminali, non sovversivi”. I giudici riscrivono le accuse su Askatasuna

Il tribunale del Riesame di Torino ha parzialmente accolto un ricorso della procura e ha disposto undici misure cautelari per sponenti del centro sociale. Gli attivisti: la nostra storia parla per noi

Non un gruppo sovversivo, ma un’associazione criminale che attacca le istituzioni dello Stato e fa della violenza uno strumento di lotta. Il tribunale della Libertà ha ridisegnato le ipotesi d’accusa che la procura aveva sollevato nei mesi scorsi nei confronti degli attivisti del centro sociale di corso Regina, autori da anni delle battaglia contro la Tav e di manifestazioni di protesta in città. (continua solo per gli abbonati, n.d.r.)

 

Undici misure cautelari ad Askatasuna, per i giudici nel centro sociale un’associazione per delinquere

I pm di Torino avevano ipotizzato per il centro sociale l’accusa di associazione sovversiva, il Tribunale del riesame ha modificato il reato. Gli attivisti: «Parlano per noi la nostra storia»

Gli esponenti di Askatasuna, storico centro sociale legato all’area dell’Autonomia, «formano un’associazione per delinquere». Questo, secondo le prime informazioni, è il senso di una pronuncia del Tribunale del riesame di Torino che ha parzialmente accolto un ricorso della procura.

 

I pubblici ministeri avevano chiesto una serie di misure cautelari ipotizzando l’associazione sovversiva. I giudici, sempre il secondo le prime indicazioni, hanno dato una lettura diversa, senza connotazioni politiche. Il Riesame, accogliendo dunque parzialmente un ricorso della procura, ha disposto undici le misure cautelari e restrittive, due delle quali in carcere,  a carico di esponenti del centro sociale. Le accuse sono, a vario titolo, di associazione per delinquere, violenza privata, rapina e sequestro di persona. Per sei indagati  si parla di arresti domiciliari e per tre di divieti di dimora nei due comuni della Valle di Susa in cui insiste un cantiere del Tav.

 

Provvedimenti non immediatamente esecutivi

Ancora non si è appreso se il tribunale del riesame ha disposto tutte o solo alcune delle misure cautelari richieste dalla procura. I provvedimenti comunque non sono immediatamente esecutivi perché la decisione può essere impugnata dalle difese in Cassazione.
Il procedimento è il prodotto di un’inchiesta avviata nel 2019 dalla Digos, che si avvalsa di numerose intercettazioni telefoniche e ambientali. Nel corso dell’udienza davanti al Tribunale del riesame i rappresentanti della procura avevano ribadito la tesi dell’associazione sovversiva sottolineando però che l’accusa non era rivolta a tutti i frequentatori e tutti gli attivisti del centro sociale, ma solo a un gruppo di indagati.

La replica degli antagonisti

«Parla la nostra storia non le loro accuse. L’associazione a delinquere siete voi»  sostiene sulle proprie pagine social il centro sociale Askatasuna. «A marzo di quest’anno sono avvenuti numerosi arresti ai danni di compagni e compagne con l’accusa, inizialmente bocciata dal gip, di associazione sovversiva. Non soddisfatti della decisione, avvenuta dopo indagini durate dal 2009 ad oggi tramite migliaia di pagine di intercettazioni, i pm hanno condotto un ricorso che ha avuto come risultato la trasformazione da associazione sovversiva ad associazione a delinquere». «Prima – si legge sui post – vogliono costruire un disegno farlocco tentando il tutto e per tutto, ora provano a dipingerci come delinquenti». Askatasuna aggiunge: «Leggeremo le carte non appena possibile. Quello di cui siamo sicuri è che non saranno i tribunali a riscrivere le storie delle lotte, di chi resiste e di chi vive per costruire un futuro giusto e migliore per tutti. Parlano per noi le nostre lotte, le persone con cui abbiamo condiviso tutti i momenti di lotta individuali e collettivi».