lezioni alla Sapienza di moderno fascismo: cariche violente della polizia sugli studenti a cui viene impedito l’accesso all’Università

Il comunicato del Collettivo di Scienze Politiche su quanto successo:

La mattina del 25 ottobre era stato chiamato dagl3 student3 del collettivo di Scienze Politiche  nel cortile della facoltà un presidio per contestare la conferenza sul capitalismo “buono” organizzata da Azione Universitaria, componente studentesca di Fratelli d’Italia, che aveva invitato a parlare il giornalista Daniele Capezzone e il deputato di Fdi, nonché presidente di Gioventù Nazionale, Fabio Roscani. Si trattava di un presidio pacifico, in cui gl3 student3 volevano solo rappresentare tramite degli interventi quella controparte che dall’università viene sempre richiesta quando si tratta di organizzare eventi riguardati tematiche politicamente connotate, come anche quest’ultima era. Ad attenderci abbiamo trovato una squadra di poliziotti che aveva sbarrato l’ingresso principale con la loro presenza e delle grate chiuse, in seguito alla richiesta di appendere un semplice striscione in cui ribadivamo l’esistenza di un’università antifascista, anticapitalista e transfemminista che resiste e non ha intenzione di arrendersi a un governo che non ci rappresenta, la polizia ha avuto solo i manganelli come risposta. Si sono quindi verificate forti cariche contro gl3 student3 disarmati e a volto scoperto, e diversi di loro hanno riportato lesioni a testa, braccia e gambe. Si tratta di una violenza gratuita, contro cui la nostra rettrice, Antonella Polimeni, non ha ancora preso nessuna posizione, anzi l’autorizzazione per far entrare la Celere non può altro che essere sua, in quanto è l’unica persona legittimata a permettere il loro ingresso in Università. La violenza totalmente ingiustificata si è protratta per oltre mezz’ora, sotto gli occhi allibiti  di centinaia di student3 che si sono poi uniti in corteo con chi già  manifestava. La protesta ha attraversato l’ateneo fino ad arrivare sotto il rettorato per ribadire che un’università che adopera soluzioni reazionarie e fasciste contro il dissenso non è l’università che vogliamo e per pretendere risposte dalla rettrice. Quanto successo in mattinata è un segnale chiaro delle posizioni assunte dal nostro ateneo e dei primi effetti che questo governo sta avendo e avrà nei prossimi 5 anni.

Siamo la risposta concreta alle politiche sessiste, razziste, xenofobe, omofobe, transfobiche, repressive, in una parola fasciste che questa università manda fieramente avanti. Costruiamo insieme l’università che vogliamo e la risposta a questo governo con un’assemblea pubblica giovedì alle 17 davanti al cortile di Scienze Politiche, quello stesso cortile che oggi è stato teatro dell’ennesimo abuso delle forze dell’ordine. Vostro il governo, nostra la rabbia.

Di seguito alleghiamo anche il comunicato di Cambiare Rotta Roma:

VIOLENTE MANGANELLATE SUGLI STUDENTI ANTIFASCISTI ALLA SAPIENZA, DUE FERMI, DIVERSI FERITI! RETTRICE SEI LA RESPONSABILE: CORTEO VERSO IL RETTORATO!

ASSEMBLEA PUBBLICA DEGLI STUDENTI CONTRO REAZIONARI E VIOLENZA SUGLI STUDENTI GIOVEDI 27 ORE 17

Oggi come Cambiare Rotta insieme ai collettivi antifascisti della Sapienza ci siamo trovati in presidio contro un evento organizzato da Azione Universitaria con esponenti di fascisti di Fratelli d’Italia e di Forza Italia, dopo che l’Università e la rettrice Polimeni hanno legittimato per anni la presenza di organizzazioni fasciste, dopo l’insediamento del Governo Meloni, è arrivata anche la risposta delle forze dell’ordine e dell’apparato repressivo che hanno manganellato violentemente gli studenti antifascisti!

Non accettiamo che vengano legittimate violenza, atlantismo, razzismo e sfruttamento. FUORI I FASCISTI DALLA SAPIENZA, RETTRICE LA RESPONSABILE SEI TU, CORTEO AL RETTORATO!

Di seguito, uno dei video che sta girando sui social delle cariche della mattinata

Sabato 29 ore 10,30 Presidio per la Palestina – No alla collaborazione militare tra Italia e “Israele”

PRESIDIO DI SOLIDARIETÀ CON LA PALESTINA E CONTRO LA GUERRA IMPERIALISTA

Con l’intensificazione delle azioni di Resistenza in Cisgiordania e le mobilitazioni nei Territori Occupati del 1948, aumentano le campagne di arresti nei confronti di chi resiste; nelle ultime settimane sono stati decine i palestinesi arrestati dall’esercito sionista e dai servizi di sicurezza della cosiddetta “autorità palestinese”.
Inoltre, dal 25 settembre fino al 13 ottobre, trenta prigionieri politici palestinesi appartenenti al Fronte Popolare di Liberazione della Palestina, rinchiusi nelle carceri sioniste in regime di detenzione amministrativa, lanciato uno sciopero della fame contro tale pratica e contro le politiche di repressione da parte dell’amministrazione carceraria. Nonostante il cedimento delle autorità sioniste alle istanze dei prigionieri, la lotta contro la detenzione amministrativa va avanti.
In questo contesto le autorità italiane continuano non solamente a tacere ma anche ad essere complici; è di poche settimane fa la notizia che la Leonardo SPA – il cui principale azionista è lo Stato italiano tramite il MEF e di cui l’attuale Presidente è l’ex Direttore dei Servizi Segreti (AISE) – ha intensificato la collaborazione con l’Occupazione sionista tramite l’acquisizione, in cambio di azioni, dell’israeliana RADA Electronic Industries, che fornisce radar tattici e software utilizzati e sperimentati sulla popolazione palestinese.
Il famigerato curriculum del Presidente della Leonardo, anche membro del Consiglio Direttivo e della Giunta dell’Associazione delle Società Italiane per Azioni, del Board del Consiglio per le Relazioni Italia – Stati Uniti, rappresenta una “garanzia” del ruolo centrale che la controllata di Stato svolge nell’apparato militare-industriale italiano e della sua proiezione internazionale guerrafondaia.
Una politica tanto più marcata in questo momento di allargamento della guerra imperialista, con l’obiettivo dell’estrazione di profitti aggiuntivi e lo sgravio dei suoi costi sulle classi subordinate.
Infatti a pagare i costi e le conseguenze di questa politica guerrafondaia, di cui lo Stato italiano è complice, sono le proletarie e i proletari, obbligati a subire ulteriori tagli al salario diretto e indiretto, a dover affrontare una inflazione galoppante che travasa ricchezza dalle classi povere a quelle proprietarie, imponendo alle prime un inverno al freddo e al buio, in nome di una criminale politica bellicista, il cui unico scopo è la difesa degli interessi dei padroni statunitensi, sionisti e della NATO.
Invitiamo quindi tutti a partecipare al presidio davanti alla sede della Leonardo Spa in Piazza Monte Grappa sabato 29 ottobre alle ore 10:30
(Data e ora verranno confermati a breve)
IN SOLIDARIETÀ CON I PRIGIONIERI POLITICI PALESTINESI
CONTRO LA COLLABORAZIONE MILITARE TRA ITALIA E “ISRAELE”
CONTRO LA POLITICA GUERRAFONDAIA ITALIANA E LA GUERRA IMPERIALISTA
CONTRO IL CAROVITA, LA CRISI E LA GUERRA LA PAGHINO I PADRONI
ADESIONI:
– Unione Democratica Arabo-Palestinese (UDAP)
– Giovani Palestinesi d’Italia (GPI)
– Giovani e Palestina (GeP Roma)
– Comitato di Lotta Villa Gordiani
– Comitato di Lotta Quadraro (Nido di Vespe)
– Classe Contro Classe
– Comitato di Lotta Viterbo
(Per adesioni scrivere a udap48@gmail.com)

solidali contro le condizioni di detenzione di alfredo cospito che ha iniziato uno sciopero della fame

 

Aujourd’hui, 20 octobre, au tribunal de surveillance de Sassari, lors d’une audience concernant la saisie de la correspondance, le révolutionnaire anarchiste Alfredo Cospito a déclaré qu’il entamait une grève de la faim contre le régime carcéral 41 bis sous lequel il a été placé le 5 mai . Le 41bis est un régime carcéral d’isolation extrême. Alfredo, qui a fait une déclaration, n’était pas présent dans la salle d’audience mais connecté par vidéoconférence depuis la prison de Bancali.

Alfredo Cospito

 

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PRATO: ALL’ALBA SGOMBERATO IL PRESIDIO DEI 22 LICENZIATI IRONLOGISTICS. Dopo le multe lo sgombero, violento. MASSIMA SOLIDARIETÀ E DENUNCIA

Dal blog Slai cobas sc

I lavoratori che dormivano all’esterno dei cancelli sono stati portati in Questura.

È ora in corso un presidio fuori alla Questura del SI Cobas che, col supporto dei solidali, chiede con forza il rilascio immediato dei fermati.

Seguiranno aggiornamenti.

Le lotte operaie non si arrestano!!!

Sgomberato il presidio dei lavoratori davanti alla Iron &

Logistics. La polizia è arrivata in forze prima dell’alba

in via Ciulli e ha portato via gli operai che protestavano

contro i licenziamenti. Un elicottero ha sorvolato a lungo la

zona.

21 ottobre 2022

PRATO. E’ stato sgomberato prima dell’alba di oggi, 21 ottobre, il presidio degli operai licenziati all’ingresso della Iron & Logistics, l’azienda di via Ciulli davanti alla quale da tre settimane il sindacato Si Cobas aveva organizzato una protesta dopo il licenziamento di 22 lavoratori, in gran parte pachistani.

La polizia, insieme alla guardia di finanza e ai carabinieri, è arrivata in forze alle 6,30 e ha portato via una decina di persone che dormivano nelle tende montate nel piazzale. I lavoratori sono stati portati in Questura. Un elicottero ha sorvolato a lungo la zona di Narnali. Mercoledì era stata invece la polizia municipale a notificare una multa di 173 euro ai manifestanti per l’occupazione del suolo pubblico, contestando la presenza di un bagno chimico.

Dopo lo sgombero, le forze dell’ordine sono rimaste a presidiare la zona di via Ciulli impedendo ai sindacalisti e ai simpatizzanti del Si Cobas di avvicinarsi all’azienda. Sarah Caudiero, sindacalista del Si Cobas, è stata portata in Questura.

Il Si Cobas parla di “sospensione della democrazia”. Alcune decine di simpatizzanti del sindacato si sono radunati davanti alla Questura e si sono fronteggiati coi poliziotti del reparto mobile.

Svizzera – Andi liberata! massimo sostegno

Lundi 10 octobre dernier, l’audience d’appel dans le procès contre Andi, secrétaire du Secours Rouge International, à propos de l’attaque du consulat turc de Zurich en 2017, a eu lieu au Tribunal pénal fédéral de Bellinzone. Le verdict vient de tomber: après avoir été condamnée à 14 mois (sans sursis ni possibilité d’aménagement de peine) en première instance en novembre 2021, elle a été acquittée. En première instance le Tribunal pénal fédéral avait prononcé une condamnation sans preuve, ouvertement politique, basé uniquement sur l’histoire politique, l’identité d’Andi et de son organisation (Revolutionarer Aufbau), son influence sur la jeunesse radicale etc. Une large campagne politique avait remplie de plusieurs événements et actions de solidarité dirigée contre le fascisme turc et ses complices avait eu lieu à cette occasion

Torino – Gli Extinction Rebellion tornano a manifestare: con lo scotch sulla bocca per dire no ai fogli di via

 

La protesta di fronte al Palazzo della Regione in piazza Castello in solidarietà con gli altri attivisti che erano stati denunciati

A due mesi di distanza, Extinction Rebellion torna in piazza con un presidio “silenzioso”, in solidarietà con le persone del movimento colpite da numerose denunce e fogli di via.

Protesta contro denunce e fogli di via

Siamo tornati simbolicamente sotto il Palazzo della Regione Piemonte, lì dove – il 25 luglio – due attiviste si sono arrampicate sul balcone dell’ufficio del presidente Cirio, per appendere uno striscione con scritto “Benvenuti nella crisi climatica. Siccità è solo l’inizio”. L’obiettivo quel giorno era denunciare, ancora una volta, la responsabilità e l’inazione della Regione Piemonte davanti alla siccità devastante di quest’estate“, hanno detto i manifestanti in una nota.

Durante il presidio, alcuni attivisti con la bocca chiusa da un pezzo di scotch nero, si sono posizionati al centro della piazza con un cartello sulla schiena riportante il nome di una delle persone colpite dalle denunce e/o  fogli di via, delle quali sono stati letti discorsi e testimonianze.

una petizione piattaforma dei detenuti – info

Riceviamo e pubblichiamo volentieri questa petizione dei detenuti al Ministro Cartabia. L’appello raccoglie i bisogni dei detenuti di fronte al sovraffollamento, alla mancanza di affettività e all’utilizzo di strumenti detentivi inutilmente crudeli che negli ultimi anni sono stati ampiamente applicati nel diritto penale e penitenziario.

Petizione dei detenuti al Ministro Cartabia

Al Ministro della Giustizia

Dott.ssa Marta Cartabia

OGGETTO: petizione ad opera dei detenuti firmatari della C.C.-C.R. di richiesta di interpellanza parlamentare volta a vagliare le seguenti richieste:

A) Abolizione ergastolo ostativo;

B) Abolizione e/o eventuale riforma art. 41bis;

C) Abolizione recidiva specifica infra-quinquennale ex art.99 – Legge Cirielli;

D) Inserimento, ampliamento corsi professionali interni;

E) Ripristino gg.75 di liberazione anticipata per tutte le fasce, 4 bis compreso;

F) Concessione permanente n.10 telefonate mensili;

G) Elezione di un detenuto ad opera di altri detenuti che vada a ricoprire il ruolo di “garante interno”;

H) Pieno reinserimento del detenuto in ambito lavorativo e sociale dopo l’espiazione della pena;

I) Introduzione colloquio intimo con il proprio coniuge.

Ecc.mo Ministro, siamo tutti coscienti della crisi che ha esacerbato il nostro paese negli ultimi anni. L’Italia si trova ad affrontare un periodo storico di cambiamento, una rivoluzione interiore che ha cambiato le dinamiche quotidiane. Lei come altri è stata chiamata a far parte di questo percorso di cambiamento, fautrice di una giustizia più celere e garantista si è adoperata affinché ciò avvenisse. Credendo in questo momento La invitiamo ad un confronto aperto su tematiche a noi care. Convinti che si possa andare verso una riforma nuova, che tuteli l’individuo, Le chiediamo di portare la nostra petizione in Parlamento, facendovi portavoce di richieste di giustizia ed umanità.

CAPO A) ABOLIZIONE ERGASTOLO OSTATIVO

La legge del 26 luglio 1975 n.354 sull’Ordinamento Penitenziario pone come elemento fondamentale l’obiettivo di rendere esecutivo il principio rieducativo della pena. Tale principio perde la sua funzione davanti a quella che di fatto è una pena perpetua. L’art. 4 bis dell’Ordinamento Penitenziario esclude dai benefici alcune categorie di reato:

  1. Reati di particolare pericolosità
  2. Reati commessi all’interno di Organizzazioni Criminali o Terroristiche
  3. Che presuppongono il rifiuto del condannato a collaborare con la giustizia. Tale esclusione “osta” alla concessione delle misure alternative, rendendo di fatto inammissibile ogni richiesta del detenuto, a meno che il detenuto non chieda l’applicazione dell’art.58 ter O.P. Al di là di quelle che sono le norme giuridiche è nostro intento mettere in risalto l’aspetto civico. A fine ‘800 in Italia venne abolita la pena “capitale”, succesivamente ripristinata nel 1926, nel 1944 fu nuovamente abolita a seguito di un “referendum popolare”. Nel nostro paese, sino al 2018 ultimi dati da noi raccolti, si contavano 1700 detenuti condannati a vita o condannati a morte, il che non è solo anticostituzionale, ma è l’antitesi stessa del principio della pena. Oggi non vogliamo porre l’accento sul reato in sé, che porta a una condanna all’ergastolo ostativo. Siamo consapevoli che chi commette degli errori dovrà assumersene la responsabilità dinanzi alla legge. Quello che chiediamo non è l’impunità, ma la speranza nell’individuo e nel cambiamento. Condannare un essere umano ad una lenta ed inesorabile pena di morte, dare per scontato che per alcune persone non vi sia spazio per un recupero, per un “vero” reinserimento, anche quando non vi sia nulla da offrire o da barattare, significa il fallimento stesso della società in cui viviamo. Tra gli esseri viventi siamo l’unica specie in grado di rinchiudere i propri simili […] “L’assassinio legale è assai più spaventoso di quello perpetrato da un brigante”, F. Dostoevskij. Nessun cittadino si vorrebbe macchiare di questo delitto, ma in molti chiedono allo Stato di perpetrarlo. Una giustizia sana non può punire chi ha ucciso con l’uccisione, in una logica più di vendetta che di giustizia. Avallare un delitto ci rende tacitamente partecipi del delitto stesso.

Pertanto chiediamo l’abolizione dell’ergastolo ostativo adeguandoci a molti Paesi dell’Unione Europea.

CAPO B) ABOLIZIONE E/O RIFORMA ART. 41 BIS

Legge 10/10/1986 n.633, la riforma Gozzini introduce l’art. 41 bis O.P. Tale articolo venne inzialmente studiato per i detenuti con reati di terrorismo e coloro che organizzavano rivolte carcerarie, sino al 1992, anno in cui venne esteso ai detenuti indagati o condannati per reati di criminalità organizzata, quindi per reati esterni al contesto carcerario. Ciò che era nato come un isolamento totale, sospendendo il trattamento al fine di annichilire i più facinorosi e rivoltosi, diventa di fatto uno strumento dello Stato per abbattere la criminalità organizzata puntando ad una vera e propria destrutturazione della mente umana. Più volte la Corte Europea dei Diritti Umani ha riscontrato le violazioni della norma che vieta trattamenti inumani e degradanti nella misura in cui il regime di 41 bis veniva applicato. Più volte tale regime è stato considerato alle soglie della tortura. Chi ne è sottoposto vive costrizioni e restrizioni perenni. La restrizione della corrispondenza dà agli agenti ampia discrezionalità nella valutazione dei contenuti, ossia nel decidere quale frase o parola può apparire “pericolosa”. Restrizioni sulle telefonate, si fa presente a codesto Ecc.mo Parlamento, che i famigliari dei detenuti reclusi al regime del 41 bis, devono recarsi nel carcere più vicino alla propria abitazione per effettuare la telefonata con il proprio famigliare qualora venisse accettata. Ciò crea una limitazione non da poco per i detenuti con le famiglie residenti all’estero. Poiché anche le telefonate ricevute dal detenuto sono ascoltate e registrate dall’Amministrazione il bisogno di far recare il famigliare in un istituto non sussiste. Restrizioni dei colloqui. I colloqui visivi per i detenuti al 41 bis sono nella misura di uno o due colloqui mensili, a seconda delle disposizioni. Vorremmo portare all’attenzione di questo Parlamento che i detenuti sottoposti al regime di 41 bis sono sottoposti ad una completa separazione dai famigliari, a mezzo vetro alto sino al soffitto o gabbiotto isolato, i contatti fisici sono assolutamente vietati, il controllo audio-visivo è costante e gli standard di sicurezza sono altissimi. A questo punto ci chiediamo a cosa serve la restrizione del numero dei colloqui se non ad incidere sui già flebili rapporti famigliari, dove si colloca la rieducazione? Decurtare i colloqui consiste più in una punizione che in un contesto di recupero sociale. Anche il non potersi cucinare un semplice piatto di pasta, le limitazioni del vestiario fini a se stesse, le limitazioni dei canali televisivi assumono una veste prettamente punitiva. Pertanto sembra doveroso chiedere l’abolizione di tale regime o la sua riforma. Chiediamo che vengano fissati dei canoni per la valutazione della corrispondenza. Che venga ampliato il numero delle telefonate e dei colloqui mensili, la concessione del fornellino in cella come previsto anche per i detenuti in regime di A.S. e la concessione di un maggior numero di ore destinate ai passeggi, migliorando di fatto le condizioni di vita del condannato.

CAPO C) ABOLIZIONE DELLA RECIDIVA SPECIFICA INFRA-QUINQUENNALE EX ART.49

Altra causa del sovraffollamento è da sempre l’applicazione della legge ex Cirielli, ex art.99. Entrata in vigore nel 2005 collocava il soggetto all’interno di un gruppo identitario tracciando vari tipi d’autore: “il terrorista, l’affiliato, il recidivo, ecc.”, aumentando di fatto la pena del condannato da un terzo fino a due terzi e portando l’accesso ai benefici di legge sino a tre quarti della pena per i recidivi già reduci di tale applicazione. Tale norma non si limita a valutare una singola incriminazione condannandone il “reo”, ma si estende al contesto e allo storico del detenuto, valutando non il reato in sé ma tutta la sua backstory in un’ottica di diritto d’autore. Questo approccio oscura le garanzie del diritto penale diventando l’antitesi del garantismo, valutando la persona non per ciò che ha commesso, ma per chi è stato. La legge Cirielli ha di fatto contribuito in maniera perspicua al sovraffollamento carcerario raggiungendo livelli catastrofici. Pertanto ne chiediamo la revoca in virtù di una massima forma di garantismo.

CAPO D) AMPLIAMENTO CORSI PROFESSIONALI ALL’INTERNO DEGLI ISTITUTI DI PENA

Non possiamo non portare come problematica concreta la carenza di corsi con qualifiche professionali all’interno degli stituti di pena italiani. Sebbene nell’ultimo ventennio tali corsi siano aumentati, ad oggi il sistema presenta ancora grandi lacune nell’offrire gli strumenti necessari affinché il detenuto possa intraprendere un proficuo percorso di reinserimento. Spesso si parla di principio rieducativo della pena come punto cardine per abbattere la recidiva. Noi crediamo che sia doveroso aiutare il detenuto a costruirsi una seconda opportunità. In Italia sono pochi gli istituti di pena che offrono un lavoro e una crescita professionale durante il percorso detentivo. Un detenuto che si trova a scontare una condanna, lunga o breve che sia, se lasciato a se stesso e non motivato avrà un’alta probabilità di tornare a fare esattamente quello che faceva prima del suo ingresso. Offrire un percorso professionale interno e seguire il detenuto durante le fasi del reinserimento, offrirgli una collocazione lavorativa, di fatto può incidere sulla recidiva abbassandone il tasso. In consulto chiediamo un aumento dei corsi professionali interni agli Istituti; un aumento delle collocazioni lavorative interne ove sia possibile con un ingresso di un’azienda; seguire il detenuto in un percorso lavorativo che lo conduca dall’interno all’esterno.

CAPO E) RIPRISTINO GG.75 DI LIBERAZIONE ANTICIPATA PER TUTTE LE FASCE

Tutti siamo consapevoli di come il sovraffollamento carcerario sia stato una tematica ricorrente nell’ultimo ventennio. Più volte sono state adottate misure emergenziali per fronteggiare il problema. Più volte siamo stati invitati dalla Corte Europea a fornire soluzioni efficaci affinché tale problema venisse risolto. In Italia l’articolo 54 C.P. prevede che il detenuto che serbi un buon comportamento possa accedere al beneficio della liberazione anticipata nella misura di giorni 45 per ogni semestre maturato. In realtà non è propriamente esatto. Per maturare il semestre il detenuto deve aspettare il compimento dei sei mesi prima di inoltrare la richiesta, tale richiesta verrà correlata di relazione comportamentale e inoltrata al magistrato competente per la valutazione. Così facendo l’ultimo semestre viene quasi sempre perso in automatico. Portiamo un esempio a sostegno della nostra tesi: il detenuto che si trova a scontare un anno di condanna potrà chiedere, allo scadere del primo semestre, giorni 45 di liberazione anticipata, dovrà in seguito attendere lo scadere dei successivi sei mesi per richiedere il nuovo semestre che di fatto “perderà” perché giunto a fine pena. Così strutturato, il beneficio consentirà a chi deve scontare un anno di carcere di accedere ad un solo semestre nonostante egli abbia serbato un buon comportamento. Ripristinare i 75 giorni di liberazione anticipata garantirebbe a chi sta scontando la pena di recuperare quasi del tutto l’ultimo semestre. Questo beneficio e introdotto all’interno dell’Ordinamento Penitenziario avrebbe una funzione complementare, andando ad incidere sul sovraffollamento da sempre presente nelle carceri. Ciò troverà la sua efficacia solo se il beneficio verrà esteso a tutte le fasce.

CAPO F) CONCESSIONE PERMANENTE DI 10 TELEFONATE MENSILI

Durante la prima fase emergenziale dovuta al Covid-19 che ha portato le direzioni delle carceri ad applicare delle restrizioni in termini di colloqui visivi, restrizioni ancora in vigore, il Dipartimento ha ampliato il numero di video colloqui e telefonate al fine di garantire una maggiore comunicazione con i propri famigliari. Fermo restando che ci auspichiamo di tornare alacremente alla normalità, ripristinando i colloqui in presenza chiediamo: che le dieci telefonate mensili, già in vigore dall’inzio della pandemia, diventino effettive, inserendole a pieno titolo nell’Ordinamento Penitenziario migliorando di fatto la comunicazione detenuto-famiglia.

CAPO G) ELEZIONE DI UN DETENUTO AD OPERA DI ALTRI DETENUTI CHE VADA A RICOPRIRE IL RUOLO DI GARANTE INTERNO

Da molti anni a questa parte lo Stato ha inserito a tutela del detenuto la figura del “garante delle persone  sottoposte a limitazioni della libertà personale”. Ad ogni istituto fa capo un Garante, i vari Garanti in ordine piramidale fanno capo al Garante Regionale, il quale fa capo al Garante Nazionale. Ci duole dire che, da informazioni ricevute dai vari compagni collocati in vari istituti tale figura è a volte latente. Non sempre la figura del garante riesce ad imporre la propria presenza, inoltre non vivendo personalmente la realtà quotidiana interna all’istituto, la sua prospettiva e il criterio di valutazione sarà generato tramite le informazioni ricevute, sia da parte dei detenuti che del Corpo della Penitenziaria. Al fine di fornire una maggiore forma di tutela del detenuto, la nostra proposta è quella di inserire la figura complementare del Garante Interno in supporto a quella già esistente. Ossia, un detenuto eletto dai detenuti stessi dell’Istituto in totale democrazia. Tale detenuto dovrà sicuramente avere dei requisiti, dalla conoscenza dell’ordinamento al fine pena on imminente, al fine di garantirne la presenza. Dovrà essere autorizzato a spostarsi per i vari reparti, rapportandosi con gli altri detenuti, verificando quali siano le problematiche e vagliando le loro istanze. Dovrà relazionare e comunicare con il Garante esterno fungendo da trait d’union tra il detenuto e l’esterno. Potrà, in caso di assenza o inadempienza del Garante di ruolo, rivolgere formale reclamo al Garante Regionale al fine di dipanare eventuali problematiche causa di nocumento. Tale figura non si va assolutamente a sostituire a quella già in vigore. I Garanti interni degli Istituti dovrebbero poter comunicare tra di loro in ambito regionale a mezzo video-colloquio, al fine di valutare e protare all’attenzione problematiche comuni. Tale figura dovrà essere inquadrata e retribuita a “norma di legge” in maniera “eguale” per ogni Istituto. Questo obbiettivo consente un approccio più garantista che sicuramente si affaccia ad una vera riformabilità del sistema.

CAPO H) PIENO REINSERIMENTO DEL DETENUTO IN AMBITO LAVORATIVO E SOCIALE AD ESPIAZIONE PENA

Ci teniamo ad un’ulteriore osservazione per noi fondamentale, sulla quale non possiamo non cercare un confronto. Considerato quanto citato al capo D, è importante fornire a chi è stato detenuto una seconda possibilità, come già avviene in molti Paesi della Comunità Europea, al termine della pena il detenuto viene completamente riabilitato e reinserito all’interno del tessuto sociale. Ciò in Italia non avviene. In base ai precedenti e alla tipologia di reato viene applicata un’interdizione ai pubblici uffici che varia da un minimo di cinque a un massimo di dieci anni. Un pregiudicato, in quanto tale, non può accedere a molti albi professionali, né ad alcune tipologie di lavoro. Portiamo un esempio ad avvalorare la nostra tesi: un ex detenuto, gravato da diversi precedenti penali, anche solo contro il patrimonio, escludendo “mafia e terrorismo”, nonostante abbia conseguito una laurea durante il percorso detentivo, che sia in giurisprudenza piuttosto che in architettura, nonostante un ottimo percorso, espiata la pena non potrà di fatto iscriversi all’albo professionale ed esercitare, causa precedenti. Di fatto qualora una persona cercasse di riprendere in mano la propria vita verrebbe comunque ghettizato e relegato in una sorta di girone dei marchiati. Noi crediamo che in un Paese “garantista”, fautore della “libertà”, terminare la pena significh aver pagato il proprio debito e rientrare a pieno titolo nella società. Significa una rinascita, senza dover anteporre il passato al presente.

CAPO I) INTRODUZIONE COLLOQUIO INTIMO CON PROPRIO CONIUGE

In consunto, vogliamo chiudere questa petizione, ricordando ai membri di codesto Parlamento come in molti Paesi della Comunità Europea sia già in vigore da molti anni il colloquio intimo con il proprio coniuge. E’ acclarato come una lunga detenzione abbia effetti devastanti sia sul condannato che sui propri famigliari. Psichiatri, psicologi, medici e studiosi, hanno più volte dimostrato come una lunga detenzione porti ad una destrutturazione e disumanizzazione dell’individuo, producendo effetti negativi sullo stato psico-fisico del detenuto, i quali si ripercuotono sui famigliari. La “violenza” della pena si estende così a tutti i famigliari, la lontananza, la mancanza di rapporto intimo tra coniugi, porta spesso a decisioni dolorose come quella di cessare i rapporti, causando a volta dei gravi stati depressivi nel condannato che, nei casi più estremi, vede nei gesti come il suicidio “l’estrema ratio” della sofferenza. Pertanto crediamo sia fondamentale per chi è sottoposto a lunghe carcerazioni coltivare i rapporti intimi con il proprio partner.

Osserviamo come sia importante una riforma epocale dell’Ordinamento Penitenziario. Vi chiediamo un approccio non di diniego, bensì un’apertura verso un contesto molte volte messo ai margini. Chiediamo che il nostro Paese sia pronto ad assicurarsi la responsabilità di un sistema penitenziario garantista, volto ad un vero reinseriemento del condannato.

Sperando nel dialogo porgiamo cordiali saluti.

I detenuti