Corteo anche a Milano in solidarietà con Alfredo Cospito e i prigionieri politici, contro il 41bis e l’ergastolo ostativo, per una lotta da estendere

L’appello al corteo dell’Assemblea cittadina Contro carcere, 41 bis, ergastolo ostativo, è stato raccolto da poco meno di un migliaio di compagni, per un corteo a forte presenza anarchica, con la partecipazione sostanzialmente di tutte le realtà milanesi, piccole delegazioni del sindacalismo di base e conflittuale.

Un anello Da Porta Genova a San Vittore e ritorno, con interventi, slogan, scritte sui muri a sostegno di Alfredo Cospito, colpito dalla rappresaglia del 41bis e in sciopero della fame da 89 giorni. Un corteo a fianco di chi lotta nelle carceri, contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo, di denuncia dello Stato e delle sue galere, diventate tomba per tantissimi proletari, salutato da un caloroso coro di solidarietà da uno dei finestroni di San Vittore. Una partecipazione che a Milano è cresciuta, per una lotta che deve estendersi su tutti i piani.

Presente una squadra di SRP al corteo con striscione e volantino, ben diffuso tra i giovani del corteo:

Solidarietà con tutti i prigionieri politici e i compagni colpiti dalla repressione, contro l’ergastolo ostativo, contro il 41 bis per i prigionieri politici quali Cospito e altri compagni… nel caso dei rivoluzionari prigionieri l’applicazione di tale regime è essenzialmente di natura politica, finalizzata ad ottenere l’abiura, la rinuncia della propria identità politica, delle proprie idee.

Un articolo del codice penale cui non si è fatto ricorso né per le stragi mafiose né per quelle fasciste/di stato, con centinaia di morti e feriti. Per non parlare delle stragi sul lavoro, le morti in mare, gli assassini di donne, le violenze fascio-razziste, i massacri nelle carceri, i pestaggi nelle piazze, che rimangono sostanzialmente impuniti…

Per tutto questo siamo qui, perché la lotta Alfredo è una lotta fino all’ultimo respiro, contro questa profonda e feroce ingiustizia di classe. Una lotta che riguarda tutti e tutte, rivoluzionari e sinceri democratici, che si ribellano contro questo sistema capitalista, perché questa barbarie repressiva può colpire ognuno di noi, perché di fronte ad essa il silenzio è complice.

Manifestazione a Parigi nella settimana internazionale di azione per la liberazione di Ahmad Sa’adat e di tutti i prigionieri palestinesi

LIBERTÉ POUR AHMAD SA’ADAT, WALID DAKKA, GEORGES ABDALLAH ET POUR TOUS LES PRISONNIERS PALESTINIENS !

Chers amis, chers camarades,
voici ce qui pouvait se lire hier dans un des articles publiés sur le site du monde dans la rubrique international: 
«Dans une lettre ouverte, 600 médecins demandent que cessent les «brimades» contre l’opposant emprisonné. Ce prisonnier jusque obtenu une bouilloire électrique et une plaquette de médicaments. Or, depuis dix jours, cet opposant politique détenu est malade: placé à l’isolement, il se plaint d’une forte fièvre et tousse. Il n’a pas eu accès à un médecin. Le gouvernement allemand qui «a accueilli avec une grande inquiétude les informations le concernant» a réclamé hier une prise en charge médicale «immédiate» et a déclaré que « ce qui lui arrive peut s’appliquer à tous ceux qui élèvent la voix contre le régime ». Selon l’un de ses avocats, les symptômes du détenu sont ceux d’une simple infection respiratoire mais ce dernier subit en fait les ravages de son régime d’isolement».

Un tel article de condamnation ferme et sans appel des conditions de détention qui valent pour cet opposant politique à Vladimir Poutine, Alexeï Navalny, pour lequel la «Communauté internationale», à travers la voix de l’Allemagne s’émeut, jamais nous n’en lisons ni ne pourront en lire, dans ces médias chiens de garde du pouvoir impérialiste, sur ce que doivent affronter les prisonniers politiques révolutionnaires et en particulier les prisonniers palestiniens face à leurs geôliers sionistes.
Et pour autant, parce que la réalité est là et que la solidarité s’exprime, nous savons bien ce que ces flambeaux de la résistance héroïque du peuple palestinien vivent au quotidien face à leurs bourreaux.

Nous sommes réunis ici aujourd’hui, à l’initiative des organisations de l’intérieur de la Palestine occupée de défense des prisonniers palestiniens pour apporter tout notre soutien à ces fers de lance que sont ces résistants dans leur lutte de libération nationale de longue haleine contre l’occupant sioniste, tombés entre les mains de l’ennemi et qui pour autant derrière les murs continuent le 
combat.

Si moltiplicano le iniziative in solidarietà ad Alfredo Cospito, ormai a quasi 3 mesi di sciopero della fame. Srp partecipa dove è presente e invita a partecipare

Dagli striscioni negli stadi alle manifestazioni di piazza, alle assemblee pubbliche, Alfredo non è solo, ma la solidarietà e la lotta cresce, anche nelle realtà più periferiche e meno conflittuali.

Ieri sit-in al Tribunale di Palermo: per Alfredo Cospito, contro la tortura del 41/bis, contro la repressione di questo Stato borghese

Oggi a Torino centinaia di persone hanno manifestato contro la repressione e il 41 bis, in solidarietà con Cospito, dando vita a un lungo serpentone che da Piazza Castello ha attraversato i giardini Reali e si è diretto al mercato di Porta Palazzo, prima di paralizzare il traffico al rondò della Forca per poi sciogliersi al ritorno in piazza della Repubblica.

Sempre oggi a L’Aquila, dove c’è il carcere di massima sicurezza con il più alto numero di detenuti in 41 bis, è stato aperto allo stadio uno striscione in solidarietà con la lotta di Alfredo, contro questo regime di tortura, a 2 giorni dal presidio davanti al Tribunale.

A Viterbo si è svolta un’importante assemblea pubblica contro repressione e 41 bis, alla presenza dell’avvocato di Alfredo, Flavio Rossi Albertini, e di un compagno del Soccorso Rosso Internazionale.

Domani, 15 gennaio, manifestazione a Milano alle ore 15, concentramento a Porta Genova

Sempre domani, alle 17, presidio davanti al carcere di Bancali, Sassari, dov’è rinchiuso Alfredo. Per mandargli saluti e messaggi scrivere e mandare mp3 alla mail: evaliber2@inventati.org. Verranno rilanciati al presidio!

Domenica 15 gennaio redazionale su Alfredo Cospito e 41bis
Intervengono Flavio Rossi Albertini ( avvocato di Alfredo), Luigi Marconi e Mauro Palma.
Dalle 12:00 microfoni aperti chiamando 06491750
Streaming sul sito della radio
Roma 17 gennaio ore 19, assemblea pubblica al Nuovo Cinema Aquila
Napoli 19 gennaio a Piazza Plebiscito:

19 gennaio a Bologna, ore 18,30:

21 gennaio a Marina di Carrara:

Libertà per Lina

Radio Onda Rossa ripercorree la storia di Lina, una donna di 76 anni, che si trova oggi in carcere a seguito della revoca degli arresti domiciliari. Dopo l’arresto Lina ha smesso di mangiare ed è stata ricoverata in ospedale, ma ad oggi nesssuno semba trovare una misura alternativa al carcere o un luogo che la possa ospitare in attesa del processo che iniziera lunedì.

L’appello è a partecioare al presidio che si terrà sotto al  tribunale lunedì 16 e, a seguire la sua vicenda sulle pagine dell’ex caserma rossani occupata.

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Lina Libera!

Siamo amici ed amiche di Lina, una donna di 76 anni, rinchiusa da oltre un mese nel Carcere Femminile di Trani. Ci abbiamo messo un po’ per affrontare collettivamente ed insieme al figlio, incredulità, rabbia e dolore nel pensarla rinchiusa, alla sua età e con i sui acciacchi, nel carcere, lontana dalla sua casa, dai suoi affetti e dalle sue abitudini di donna libera e determinata nel vivere la vita in maniera semplice e genuina.

Lina è una proletaria che vive insieme al figlio in uno dei tanti palazzi del quartiere Libertà di Bari Spesso a Bari le discussioni sono animate e non si sa mai come possono andare a finire; a causa di una di queste discussioni Lina finisce ai domiciliari a seguito di un provvedimento dell’autorità giudiziaria causato da una presunta lite condominiale e dopo alcuni giorni viene portata nel carcere di Trani in quanto considerata “evasa” dai domiciliari che le avevano imposto.

L’avvocato non viene avvisato ed il figlio scopre che la madre è stata portata via dai carabinieri dagli abitanti del quartiere. Lina è stata portata nella discarica sociale del paese Italia; è stata rinchiusa nel carcere femminile di Trani perché lo stato, i servizi sociali, il welfare, la cura e il sostegno che tutti gli anziani di questo paese dovrebbero avere è loro negato, soprattutto se si è poveri, se si vive in un quartiere proletario e se non si dispone del denaro per poter affrontare al meglio i guai della vita.

Lina è una donna anziana, con diverse patologie e con i segni di un’intera vita passata ad affrontare problemi e difficoltà e sappiamo con certezza che saprà ed avrà la forza di affrontare la vita, costretta tra le mura del carcere femminile di Trani (un carcere ‘ospitato’ in una struttura costruita nel 1800, sovraffollato e con carenza di personale, come riportato dall’ultimo report dell’Associazione Antigone) così come noi, i suoi amici e le sue amiche, avremo la forza e la determinazione nel pretendere, per ovvie motivazioni, la sua immediata liberazione dalla costrizione carceraria. Lina va liberata dal carcere immediatamente e va individuata una soluzione alternativa alla detenzione perché è indegno per un paese che si considera moderno e democratico che una donna della sua età e con i sui problemi sia costretta a vivere in carcere.

“Sono pronto a morire, il corpo è la mia arma”. Così Alfredo all’86° giorno di sciopero della fame

Le due (impervie) strade per salvare la vita di Alfredo Cospito

L’avvocato di Alfredo Cospito presenta una nuova istanza al ministro Nordio contro il 41 bis. Secondo il legale l’istanza è “fondata su fatti nuovi, non sottoposti alla cognizione del tribunale di sorveglianza di Roma”. L’anarchico è in sciopero della fame da oltre due mesi per protesta contro la misura del 41bis

Dal 20 ottobre 2022 è in  sciopero della fame  Alfredo Cospito, l’anarchico detenuto in regime di 41 bis nel carcere di Sassari. Nonostante la sua determinazione e tenuta, è chiaro che il suo fisico sta subendo delle ripercussioni da questa forma estrema di protesta contro un dispositivo che per la prima volta è stato applicato a una persona che non è detenuta per reati di tipo mafioso.

Nei giorni scorsi Cospito ha ricevuto la visita del Garante nazionale dei detenuti e il suo avvocato difensore, Flavio Rossi Albertini, riconosce all’assistito il merito di aver aperto il dibattito sul 41 bis.

Per salvare la vita ad Alfredo Cospito e revocare il 41 bis ci sono due possibilità

Attorno al sostegno ad Alfredo Cospito e alla sua battaglia, a Bologna si è scatenata la polemica politica per la firma della vicesindaca Emily Clancy all’appello sostenuto dall’ex senatore dem e presidente dell’associazione “A Buon Diritto” Luigi Manconi. La destra ha attaccato Clancy, chiedendo di revocare le sue deleghe. Un’ipotesi respinta fermamente dal sindaco Matteo Lepore, che ha difeso la sua vicesindaca, aggiungendo che la firma all’appello è stata un’iniziativa personale nell’alveo della libertà di espressione e che non è abituato a punire i propri assessori per “eccesso di umanità”.

Chi vede nella pena carceraria una funzione costituzionalmente sancita di rieducazione e non una vendetta, al contrario, reputa che vi sia un eccesso di crudeltà nell’aver comminato a Cospito il 41 bis per reati che non hanno provocato la morte di nessuno.
In ogni caso la sua situazione rimane grave e le vie d’uscita per salvare la vita dell’anarchico sono complicate, come osserva ai nostri microfoni lo stesso Manconi.
L’ex senatore ha inviato a Il Riformista una lettera in cui individua due possibili strade da intraprendere prima che la protesta estrema dello sciopero della fame porti il detenuto a soccombere.

«La prima strada – osserva Manconi – sarebbe l’accoglimento, seppur tardivo, da parte del ministro della Giustizia Carlo Nordio, dell’istanza di revoca, presentata dai legali dell’anarchico». Una strada complicata dal fatto che il comma che dava al ministro questa possibilità è stato abrogato. Alcune sentenze della Cassazione, però, ritengono ci sia per la pubblica amministrazione un principio di revoca in autotutela.
«Quindi il ministro dovrebbe revocare una misura che attualmente limita la sua possibilità di agire – sottolinea Manconi – Ma se ci fosse la volontà di andare incontro alla situazione davvero molto critica di Cospito, si potrebbe fare».

L’altra strada indicata dal presidente di “A Buon Diritto” chiama in causa la Corte di Cassazione che, «considerate le condizioni mediche di Cospito, potrebbe anticipare quanto più possibile l’esame del ricorso, inoltrato dalla difesa, contro l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Roma di rigetto del reclamo, volto a ottenere l’applicazione del regime di alta sorveglianza in luogo di quello del 41 bis», sottolinea Manconi.
Non c’è spazio, invece, per un intervento del presidente della Repubblica, sia perché la condanna di Cospito non è ancora definitiva, sia perché per la grazia è necessaria la richiesta del condannato stesso.

Ai microfoni di Radio Città Fujico, però, Manconi commenta anche il giustizialismo che sembra contraddistinguere il dibattito italiano, al punto che mettere in discussione il 41 bis, cioè il cosiddetto carcere duro, rappresenta ancora un tabù.
E c’è un rischio che preoccupa il promotore dell’appello per Cospito: che questo circoli e venga sostenuto solo in ambienti di sinistra, in particolare radicale, già persuasi dell’opposizione al 41 bis e non raggiunga, invece, altri segmenti della cittadinanza.

L’INTERVISTA A LUIGI MANCONI Ascolta o Scarica

L’avvocato Flavio Rossi Albertini  presenta una nuova istanza al ministro Nordio contro il 41 bis. Secondo il legale l’istanza è “fondata su fatti nuovi, non sottoposti alla cognizione del tribunale di sorveglianza di Roma”

Ho presentato questa mattina l’istanza di revoca del 41 bis al ministro della Giustizia, Carlo Nordio“, lo annuncia l‘avvocato Flavio Rossi Albertini, difensore di Alfredo Cospito, l’ anarchico in sciopero della fame da oltre due mesi per protesta contro la misura del carcere duro disposta nei suoi confronti per quattro anni.

In base a quanto riferisce il difensore, l’istanza è “fondata su fatti nuovi, non sottoposti alla cognizione del tribunale di sorveglianza di Roma” che nelle scorse settimane ha respinto un reclamo della difesa. Nell’istanza si fa riferimento a “motivazioni di una sentenza depositata dopo la decisione del tribunale capitolino“.

Le condizioni dell’anarchico sono quelle “di una persona che ha subito un forte deperimento ma ancora lucida, molto determinata ad andare avanti anche se con un rischio per la sua salute. Non c’è un pericolo imminente ma un rischio costante“. Così al Manifesto l’ex guardasigilli Andrea Orlando, che ha visitato il detenuto insieme a una delegazione del Pd. Come si esce da questa situazione? “In astratto, al momento, i percorsi sono due: o la pronuncia della Cassazione, o la decisione immediata del ministro di Giustizia”. Andrebbe rivisto il 41 bis? “È uno strumento che è stato pensato solo per le organizzazioni mafiose. La mafia però è tutt’ altro che sconfitta. Perciò è uno strumento del quale ancora non possiamo fare a meno. La questione è se sia applicabile anche a fattispecie che sono parzialmente diverse, o se non si possano trovare anche altri strumenti. Adesso il tema fondamentale è impedire che una persona muoia“.

Sul quotidiano la Repubblica, che dà conto della visita della delegazione Pd, sono riportate alcune frasi di Cospito: “Io so che se non risolvono questo problema morirò. Sarà la mia ultima battaglia – dice – ma andrò comunque fino in fondo. Ho solo questa arma, ho solo il mio corpo. Sono un anarchico, per definizione l’anarchia non ha una struttura formale, non ho reti cui impartire ordini. Noi combattiamo lo Stato ma non ci sono legami di questo tipo, per questo non merito il 41 bis” che “andrebbe tolto a tutti, anche ai mafiosi”. Poi avrebbe aggiunto: “Sono costretto a usare lo sciopero della fame per farmi sentire, perché è l’unico mezzo che mi è consentito. Io ancora reggo ma se continuo così so che tra poco non avrò più la forza per alzarmi da questo letto”

Riceviamo e pubblichiamo da  Assemblea di solidarietà con i prigionieri in lotta

NESSUNA RESA LA LORO LOTTA E’ LA NOSTRA LOTTA

In un mondo in cui il profitto è il motore universale che sposta e determina gli eventi del pianeta, non ci stupisce che la guerra sia ogni giorno più presente nelle nostre vite.

Guerra guerreggiata ai confini d’Europa, guerra contro-insurrezionale al nemico interno: la guerra moltiplica i profitti dei soliti noti e infierisce sugli strati più poveri della popolazione, sulla natura, sulla vita stessa.

I fini sono gli stessi a tutte le latitudini: dominare, sfruttare, saccheggiare. Le conseguenze anche: carovita, sofferenza e sfruttamento.

Chi a tutto ciò oppone resistenza, incappa negli ingranaggi repressivi, che siano movimenti di lotta popolari o le organizzazioni e gli individui rivoluzionari che osano coniugare idee e azione.

Gli stessi meccanismi di isolamento e alienazione che nella società civile dilagano rendendoci soli e deboli, vengono riprodotti e si fanno estremi all’interno del carcere, pilastro insostituibile del sistema capitalista, attraverso l’isolamento, la dispersione e l’applicazione di regimi differenziati. E se carceri e tribunali sono da sempre feroci strumenti della lotta di classe, dentro alle galere c’è chi a questa battaglia non si sottrae. Oggi lo stanno facendo tutte quelle compagne e compagni che hanno scelto di intraprendere lo sciopero della fame a oltranza, fino alla morte.

In Italia, Alfredo Cospito, in sciopero dal 20 ottobre per l’abolizione del regime d’isolamento 41 bis e dell’ergastolo ostativo e in solidarietà con tutti prigionieri rivoluzionari.

In Francia, Ivan Alocco, in sciopero oggi per la seconda volta per sostenere la lotta di Alfredo Cospito.

Nei territori occupati da Israele, Nidal Abou Aker, Ghassan Zawahreh, Salah Hamouri, Ziad Qaddoumi e decine di altri prigionieri, in sciopero contro la detenzione amministrativa, potenzialmente infinita.

In Turchia militanti, giornalisti e rappresentanti del partito filocurdo HDP incarcerati con pretestuose accuse di terrorismo e condannati a decine di anni di prigione. Da anni i prigionieri curdi conducono una battaglia con gli strumenti della resistenza e dello sciopero della fame contro il carcere speciale e per la liberazione di Abdullah Ocalan e di tutti i prigionieri politici dalla segregazione.

In Grecia, il combattente anarchico Thanos Hatziangelou, in sciopero contro il trasferimento punitivo nel carcere di Negrita in seguito alla sua partecipazione alle lotte dei detenuti.

Chi lotta con determinazione non ha mai perso: mettere in gioco la propria vita per l’affermazione dei propri valori rivoluzionari è di per sé una vittoria. Ma a volte la lotta paga nel senso più empirico del termine. È notizia di pochi giorni fa che dieci degli undici prigionieri e prigioniere rivoluzionari turchi, detenuti in Grecia, in sciopero della fame dal 7 ottobre scorso sono stati liberati su cauzione. Questi compagni chiedono la revisione del processo, rifiutano e rispediscono al mittente l’accusa di terrorismo, segnalando il collaborazionismo spietato tra gli Stati turco, greco e statunitense che ha portato al loro arresto.

Ciò che gli Stati pretendono attraverso la tortura e l’isolamento è il pentimento, la capitolazione, l’abiura. Questi compagni rifiutano l’ipotesi della resa e della collaborazione, rifiutano di essere sepolti vivi. Lo sciopero della fame è il loro strumento di lotta, il loro corpo l’ultima trincea. La resistenza di questi prigionieri è grande, generosa. Pagano un prezzo estremamente alto per sostenere la possibilità e la necessità della rivoluzione.

A qualsiasi tendenza politica appartengano sono una parte preziosa del movimento di liberazione. Come dicono le prigioniere ed i prigionieri turchi che hanno lottato con un lungo sciopero della fame, “La nostra resistenza ci unisce. La nostra resistenza è il fondamento dell’internazionalismo. La nostra resistenza rafforza l’unità dei nostri popoli.”

Giovedi 19 Gennaio 2023 chiamiamo una giornata di mobilitazione internazionale ed internazionalista, per l’abolizione del 41 bis e di tutte le forme di isolamento e tortura, perché da ogni luogo della terra si innalzino i bagliori delle prigioni in fiamme.

 Assemblea di solidarietà con i prigionieri in lotta