A Roma prossime iniziative al fianco di Alfredo, contro il carcere tortura e assassino

Martedì 7 marzo ore 19.30 assemblea nello spazio di 100celle aperte
Giovedì 9 marzo ore 17 presidio in contemporanea davanti a Regina Coeli e Rebibbia
FUORI ALFREDO DAL 41 BIS
FUORI TUTTI/E DALLE GALERE
9 MARZO DAVANTI ALLE CARCERI DI REGINA COELI E REBIBBIA
Tre anni fa il grido di vita dalle carceri romane, in contemporanea ai prigionieri e alle prigioniere di almeno 30 galere: le nostre vite contano, non vogliamo ammalarci in celle sovraffollate, svuotare subito le galere.
Era l’alba del lockdown nazionale per l’emergenza covid, confinamento che precedette mesi interi di coprifuoco e l’introduzione del green pass, e fuori dalle carceri gruppi di parenti e solidali provavano a fare da ponte tra il dentro e il fuori mentre la chiusura dei colloqui imponeva l’isolamento.
La lunga scia di sangue con cui lo stato ha sedato le proteste è fatta di torture e almeno 15 morti, di cui 9 nella strage avvenuta nel carcere di Modena a seguito della rivolta dell’8 marzo 2020.
Che svuotare le galere per evitare il contagio di massa – come indicavano i detenuti in lotta – fosse l’unica soluzione iniziò ad essere chiaro a molti anche qui fuori.
Con un colpo di coda lo stato tirò fuori dal cappello lo spauracchio del pericolo delle scarcerazioni di boss mafiosi e in un attimo cadde il silenzio su stragi, torture e sulle voci delle migliaia di persone detenute. Le proteste vennero raccontate come frutto di regie esterne e patti fra mafiosi, parenti ed anarchici per fomentare i disordini.
Terremoti mediatici accompagnarono il cambio ai vertici del DAP, consegnando a uomini provenienti dalle fila dell’antimafia e dell’antiterrorismo la direzione delle galere.
In questi mesi di mobilitazione al fianco della lotta di Alfredo contro 41 bis ed ergastolo ostativo abbiamo visto l’apparato dell’antimafia sfoderare tutte le sue armi – politiche, giudiziarie e mediatiche – per permettere allo stato di consumare la sua vendetta contro un compagno rivoluzionario e mettere le basi per ulteriori strette repressive che riguarderanno tutte e tutti.
Abbiamo portato le proteste sotto i palazzi dei diretti responsabili delle violenze in carcere e del mondo che ci soffoca qui fuori.
Mentre si avvicinano le sentenze per 46 tra i detenuti di Rebibbia ritenuti responsabili della rivolta del 9 marzo di tre anni fa, vogliamo andare davanti alle mura del carcere di Regina Coeli e di Rebibbia per raccontare la lotta che stiamo portando avanti, le cui notizie arrivano nelle celle soltanto da radio e televisioni.
9 MARZO 2023 ore 17
IN CONTEMPORANEA
A REBIBBIA
davanti al maschile
(via Elena Brandizzi Gianni)
A REGINA COELI
(faro del Gianicolo)
Per continuare ad organizzarci: martedì 7 marzo, ore 19.30, assemblea nello spazio di 100celle aperte (via delle resede 5).

Solidarietà a Radio Blackout 105.250 messa sotto assedio da celere e digos dopo il corteo per Cospito e contro il 41bis, ripetutamente caricato a Torino

Lacrimogeni, idranti e cariche di polizia ieri sera a Torino contro il corteo degli anarchici che manifestava in solidarieta’ allo sciopero della fame di Alfredo Cospito e contro il regime carcerario del 41 bis. In serata assediata dalle forze dell’ordine anche la sede della radio antagonista Blackout.

“Dopo aver fatto spostare tatticamente la mobilitazione contro l’omicidio di Stato di Alfredo Cospito verso Porta Palazzo, consentendo di dispiegare tutto l’arsenale di idranti e lacrimogeni fuori dal centro e riservandolo alla popolazione sacrificabile, dopo le cariche al Balon una parte del corteo è stata spinta verso via Cecchi e diversi manifestanti sono entrati nel cortile dove ha sede Radio Blackout. A questo punto la celere ha sparato gas lacrimogeni all’interno del cortile, dove erano presenti anche bambini che avevano appena terminato una partita di calcio. La repressione assume sempre di più la dimensione di una guerra sociale a bassa intensità con i suoi morti e le sue vittime collaterali. Ad ora via Cecchi rimame bloccata” racconta Radio Blackout sui canali social.

Reperti dal cortile della radio

Il racconto a Radio Onda d’Urto di Cibele redattore di Radio Blackout di Torino  Ascolta o scarica

La corrispondenza di Radio Onda Rossa con Radio Black Aut Ascolta o Scarica

Lettera di Alfredo Cospito dal carcere di Opera

“La mia lotta contro il 41bis è una lotta individuale da anarchico” e perciò “porterò avanti la mia lotta fino alle estreme conseguenze, non per un ricatto ma perché questa non è vita. Se l’obiettivo dello Stato italiano è quello di farmi dissociare dalle azioni degli anarchici fuori, sappia che io ricatti non ne subisco. Sono pronto a morire per far conoscere al mondo cosa è veramente il 41 bis”. Lo scrive di suo pugno Alfredo Cospito, in un passaggio di una lettera scritta nella casa di reclusione milanese a fine gennaio.

il testo della lettera:

La mia lotta contro il 41 bis è una lotta individuale da anarchico, non faccio e non ricevo ricatti. Semplicemente non posso vivere in un regime disumano come quello del 41 bis, dove non posso leggere liberamente quello che voglio, libri, giornali, periodici anarchici, riviste d’arte, scientifiche e di letteratura e storia.

L’unica possibilità che ho di uscire di qua è quella di rinnegare la mia anarchia e vendermi qualcuno da mettere al posto mio. Un regime dove non posso avere alcun contatto umano, dove non posso più vedere o accarezzare un filo d’erba o abbracciare una persona cara. Un regime dove lo foto dei tuoi genitori vengono sequestrate. Seppellito vivo in una tomba, in un luogo di morte. Porterò avanti la mia lotta fino alle estreme conseguenze, non per un “ricatto”, ma perché questa non è vita. Se l’obiettivo dello Stato italiano è quello di farmi “dissociare” dalle azioni degli/e anarchici/e fuori, sappia che io ricatti non ne subisco. Da buon anarchico credo che ognuno è responsabile delle proprie azioni, e da appartenente alla corrente anti-organizzazione, non mi sono mai “associato” ad alcuno e quindi non posso “dissociarmi” da alcuno. L’affinità è un’altra cosa.

Un anarchico/a coerente non prende le distanza da altri anarchici/e per opportunismo o convenienza. Ho sempre rivendicato con orgoglio le mie azioni (anche nei tribunali, per questo mi ritrovo qui) e mai criticato quelle degli altri compagni/e, tanto meno quindi in una situazione come quella in cui mi ritrovo.

Il più grande insulto per un anarchico/a è quello di essere accusato di dare o ricevere ordini. Quando ero al regime di alta sorveglianza avevo comunque la censura, e non ho mai spedito “pizzini”, ma articoli per giornali e riviste anarchiche. E soprattutto ero libero di ricevere libri e riviste e scrivere libri, leggere quello che volevo, insomma mi era permesso di evolvere, vivere.

Oggi sono pronto a morire per far conoscere al mondo cosa è veramente il 41 bis, 750 persone lo subiscono senza fiatare, mostrificati di continuo dai massmedia.

Ora tocca a me, mi avete prima mostrificato come il terrorista sanguinario, poi mi avete santificato come l’anarchico martire che si sacrifica per gli altri, adesso mostrificato di nuovo come capo della terribile “spectra”. Quando tutto sarà finito, non ho dubbi, portato sugli altari del martirio. Grazie, no, non ci sto, ai vostri sporchi giochetti politici non mi presto.

In realtà il vero problema dello Stato italiano è quello che non si venga a sapere tutti i diritti umani che vengono violati in questo regime, il 41 bis, in nome di una “sicurezza” per la quale sacrificare tutto. Be’! Ci dovevate pensare prima di mettere un anarchico qui dentro, non so le reali motivazioni o le manovre politiche che ci sono dietro. Il perché qualcuno mi abbia usato come “polpetta avvelenata” in questo regime. Era abbastanza difficile non prevedere quali sarebbero state le mie reazioni davanti a questa “non vita”. Uno Stato quello italiano degno rappresentante di un’ipocrisia di un occidente che dà continue lezioni di “moralità” al resto del mondo. Il 41 bis ha dato lezioni repressive ben accolte da stati “democratici” come quello turco (i compagni/e curdi ne sanno qualcosa) e quello polacco.

Sono convinto che la mia morte porrà un intoppo a questo regime e che i 750 che lo subiscono da decenni possano vivere una vita degna di essere vissuta, qualunque cosa abbiano fatto.

Amo la vita, sono un uomo felice, non vorrei scambiare la mia vita con quella di un altro. E proprio perché la amo, non posso accettare questa non vita senza speranza.

Grazie compagni/e del vostro amore

Sempre per l’anarchia

Mai piegato

Alfredo

L’Onu all’Italia sul caso Cospito: in atto violazioni alla dignità umana

L’Alto commissariato Onu per i diritti umani ha inviato mercoledì 1 marzo all’Italia la richiesta di applicazione di misure temporanee cautelative relative alla detenzione al 41bis di Alfredo Cospito.

La notizia è stata diffusa questa mattina dall’avvocato del detenuto anarchico Flavio Rossi Albertini e dal presidente dell’associazione A Buon DirittoLuigi Manconi. Il documento è stato notificato alla rappresentanza del governo italiano a Ginevra e all’avvocato Rossi Albertini, che dopo il rigetto del ricorso per Cospito in Cassazione aveva inoltrato una comunicazione individuale alla Commissione diritti umani, denunciando le condizioni di detenzione del proprio assistito.

In attesa della decisione sul merito della petizione individuale presentata per Cospito – spiega Rossi Albertini – il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite ha deciso di applicare una misura provvisoria che consiste nel richiedere all’Italia di assicurare il rispetto degli standard internazionali e degli articoli 7 (divieto di tortura e trattamenti o punizioni disumane o degradanti e divieto di sottoposizione, senza libero consenso, a sperimentazioni mediche o scientifiche) e 10 (umanità di trattamento e rispetto della dignità umana di ogni persona privata della libertà personale) del Patto internazionale sui diritti civili e politici in relazione alle condizioni detentive di Alfredo Cospito“.

Nonostante la richiesta dell’Onu di adottare misure urgenti, sono trascorsi quasi due giorni dalla notifica del provvedimento, ma nessuna iniziativa è stata assunta dal ministro della giustizia Nordio. Eppure, nel rispetto dei propri obblighi internazionali (assunti con la ratifica del Protocollo opzionale al Patto internazionale sui diritti civili e politici delle Nazioni Unite), l’Italia è obbligata a dare esecuzione a questa misura. “Rappresenterebbe un grave precedente – spiegano Rossi Albertini e Manconi – se la decisione adottata dal Comitato rimanesse lettera morta, se l’Italia emulasse l’indifferenza dimostrata per l’Onu dai regimi autocratici”.

Va specificato che le “misure urgenti” vengono adottate dal Comitato quando sussiste il rischio imminente per la tutela dei diritti essenziali della persona e al fine di evitare danni irreparabili al ricorrente. Danno irreparabile come potrebbe essere la morte di Alfredo Cospito durante la detenzione al 41bis. Indirettamente, con questa azione la Commissione sta per la prima volta mettendo in dubbio la legittimità stessa del regime del cosiddetto “carcere duro” rispetto alle convenzioni internazionali. “È molto difficile – continuano Rossi Albertini e Manconi – che l’Italia possa dimostrare che una detenzione a vita e in un regime di estremo isolamento stia garantendo il fine essenziale di ravvedimento e riabilitazione sociale”.

Contestualmente alla comunicazione sulle misure urgenti, il Comitato ha informato l’Italia di aver registrato il caso di Alfredo Cospito con il numero di registro, e di essere in attesa di ottenere maggiori informazioni per raggiungere una decisione finale sul caso.

da napolimonitor

Firenze antifascista non si tocca! Chiamata alla solidarietà e alla partecipazione

RAFFORZIAMO LA PRESENZA IN PIAZZA!
CHIAMATA ALLA SOLIDARIETÀ E ALLA PARTECIPAZIONE!
FIRENZE ANTIFASCISTA NON SI TOCCA!
Sabato 4 marzo h 14.00 appuntamento in piazza D’Azeglio per entrare nel corteo con concentramento in piazza Ss. Annunziata.
La Lega di Salvini continua nella stesura della sua lista di proscrizione.
Questa volta si scaglia contro Firenze Antifascista.
Il tema è la solidarietà espressa ad AIfr3d0 C0spit0. Il segretario provinciale della Lega si rivolge a Nardella e ai sindacati confederali chiedendo: “Sono per lo Stato e la Costituzione o per C0spit0?”
Per quanto può contare, vorremmo citare l’art.27: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.
Il 4I b1s invece è tortura. Il carcere invece è tortura. Punto.
Infatti ci pare che la prigionia di C0spit0 sia più vicina alla condizione cui fu sottoposto Antonio Gramsci: “Bisogna impedire a questo cervello di funzionare per venti anni”, disse il PM fascista nella sua requisitoria.
Firenze Antifascista ha detto altrettanto chiaramente che la questione, più che sul richiamo alla Costituzione, sta nei rapporti di forza tra le classi: nel mantenimento di tali rapporti di forza il carcere è una necessità della società capitalista. Il superamento di questa società porterebbe anche al superamento della necessità del carcere stesso.
Con questo presupposto viene quindi avanzata la provocazione della lega di “escludere gli appartenenti alla sigla di Firenze Antifascista dal corteo”. Non ci interessa se o cosa verrà risposto a questa domanda. Firenze Antifascista non ha bisogno di lasciapassare. È pienamente legittimata ad essere dove vuole essere e dire ciò che vuole dire. Questa legittimità è stata costruita in anni di azione e attività politica sul territorio fiorentino ed è un fatto.
Da più parti intanto arrivavano accuse e invettive sul fatto che la Firenze Antifascista si stesse accodando “a sindacati e Pd”. Il segretario provinciale della Lega, incredibile ma vero, però stavolta coglie un fatto su cui altri sorvolavano: Firenze Antifascista è un elemento di contraddizione per quella piazza.
Il fatto che Firenze Antifascista chiamasse alla mobilitazione stava fuori dai calcoli sia degli organizzatori che delle istituzioni. Contavano sul fatto che Firenze Antifascista si sarebbe chiusa in una posizione di purezza oppure in una sorta di vocazione minoritaria andando a manifestare altrove.
Insomma, che in ogni caso avrebbe lasciato ad altri una piazza con migliaia di lavoratori e lavoratrici.
Sarebbe stata una mossa ideale per tutti coloro che avrebbero voluto dare una rappresentazione dell’antifascismo come semplice movimento d’opinione e pacificato, svuotato del suo significato propulsivo e di emancipazione nel rivendicare la necessità del superamento di una società basata sulla guerra e lo sfruttamento, dell’uomo sull’uomo, sulla donna e sull’ambiente.
Crediamo che la posta in palio sia alta. Tutti si stanno schierando e molte cose appaiono sempre più chiaramente per quello che sono.
È sempre più lampante il ruolo di alcune redazioni. I fascisti non hanno avuto bisogno di dire una parola. Per loro parlano articoli di giornale e servizi televisivi.
Il Partito Democratico, fresco di primarie, utilizza questa manifestazione per ridarsi una legittimità che in realtà è già caduta sulla questione dell’invio delle armi a Kiev e ai battaglioni nazifascisti ucraini.
Le burocrazie confederali stanno cercando di riportare l’antifascismo su un terreno di compatibilità utile solo alla loro autoriproduzione.
In tutto questo, il territorio viene completamente scavalcato e travolto.
Le stesse Rsu delle scuole fiorentine strumentalizzate per legittimare un’operazione dove i livelli decisionali starebbero in capo a poche persone a Roma.
Infine, la manifestazione rischierebbe di svilire l’antifascismo al punto da farlo diventare terreno di ricomposizione elettorale tra Pd e M5S.
La presenza di Firenze Antifascista e l’appello “ANTIFASCISMO è ANTICAPITALISMO” in quella giornata sono quindi una spina nel fianco ad ogni opportunismo perché cercano di evidenziare tutte queste contraddizioni e rilanciano sulla necessità della costruzione quotidiana con nuovi appuntamenti già in calendario: 18 marzo a Milano per Dax e 25 aprile in piazza Santo Spirito.
Il CPA fi-sud lancia l’appello alla solidarietà verso Firenze Antifascista e affinché quello spezzone, dietro la bandiera della Brigata Sinigaglia, venga rafforzato il più possibile.
Centro Popolare Autogestito Fi-Sud
l’appello diffuso da Firenze Antifascista
APPELLO PER LO SPEZZONE “ANTIFASCISMO È ANTICAPITALISMO”
Sabato 4 marzo h 14.00 appuntamento in piazza D’Azeglio per entrare nel corteo con concentramento in piazza Ss. Annunziata
Davanti all’aggressione fascista avvenuta davanti al Michelangelo la Firenze Antifascista ha saputo dare una risposta che ha visto gli studenti in prima fila avere la forza e la capacità di coinvolgere molti docenti e addirittura alcuni Dirigenti scolastici affinché prendessero posizione rispetto all’accaduto.
Abbiamo visto i collettivi studenteschi decidere, prender parola e organizzarsi in modo completamente autonomo e indipendente da ogni opportunismo di sorta rivendicando a sé l’antifascismo come base culturale e azione pratica.
L’intervento del ministro Valditara, che ha fatto il paio con la sortita di Blocco Studentesco, ha disvelato una volta di più le pulsioni culturali e ideologiche di questo “nuovo” governo.
Pensiamo che quanto sta accadendo non sia frutto della contingenza ma semmai segni il punto cui siamo arrivati e le cui responsabilità arrivano fino allo stesso Partito Democratico.
La risposta non può essere estemporanea, ma deve porsi il problema della crescita e del radicamento.
Sta maturando nelle scuole fiorentine, e quindi anche in città, la possibilità di alzare il livello del dibattito, che studenti, docenti, lavoratori di altri settori e attivisti antifascisti diano vita ad un confronto e uno scambio che contribuisca a questa crescita.
Noi pensiamo che questa possibilità vada tutelata e perseguita.
Pensiamo che la manifestazione del 4 marzo, per le modalità con cui è stata convocata, possa però depotenziare questo lavoro facendolo deragliare.
La “difesa della Costituzione” è un mantra che sentiamo ripetere da anni e che ormai ci sembra utile solo a certi apparati e burocrazie che per autoaffermazione sbandierano un antifascismo di facciata.
La Costituzione è la Carta fondante della Repubblica scritta nel secondo dopoguerra.
È il compromesso tra le classi sociali e i partiti che le rappresentavano secondo i rapporti di forza che la Resistenza aveva stabilito.
Oggi quei rapporti di forza non esistono più e sono totalmente sbilanciati a tutto vantaggio della classe dominante.
Agitare la “difesa la Costituzione” al di fuori di questo ragionamento è un esercizio puramente retorico, capace al massimo di creare un movimento d’opinione completamente scollegato da una pratica di reale emancipazione.
Altrimenti rischieremmo anche di non capire i motivi per cui la Costituzione altro non è che un “pezzo di carta” ormai svuotato di ogni significato dalla realtà materiale dei fatti: basta parlare di guerra, lavoro, scuola, sanità e servizi essenziali per rendersene conto.
Non ci dobbiamo concentrare sulla Costituzione e sulla sua forma.
Ci dobbiamo concentrare sulla sostanza dei rapporti di forza.
I rapporti di forza che oggi producono la distruzione della scuola, della sanità e del trasporto pubblico.
I rapporti di forza che producono l’utilizzo di fondi e infrastrutture pubbliche al servizio della guerra.
I rapporti di forza che hanno prodotto la riabilitazione del fascismo e del nazionalismo come base di arruolamento nelle politiche autoritarie e di guerra.
I rapporti di forza che esaltano la “difesa dei confini nazionali” al prezzo di migliaia di morti nel Mediterraneo e della costruzione di CIE e CPR.
I rapporti di forza per cui, nonostante la crisi climatica e eventi atmosferici sempre più catastrofici, si continua a parlare di trivellazioni, carbone e addirittura nucleare.
I rapporti di forza che producano sempre maggiore sfruttamento sul lavoro fino alla possibilità di delocalizzare e chiudere una fabbrica disdettando unilateralmente il contratto collettivo dei metalmeccanici come sta accadendo in GKN dove gli operai non prendono stipendio da 5 mesi.
I rapporti di forza per cui gli studenti vengono mandati in alternanza scuola-lavoro e a morire in fabbrica a neanche 18 anni.
I rapporti di forza che legittimano la tortura di Stato e di fatto la condanna a morte di Alfredo Cospito, prigioniero politico al 41 bis in sciopero della fame da 120 giorni.
I rapporti di forza per cui nelle carceri pestaggi, autolesionismo e suicidi sono il pane quotidiano.
I rapporti di forza per cui, ogni istanza esca dalla compatibilità viene prima criminalizzata e poi repressa, proprio come le occupazioni studentesche ormai gestite come “problema di ordine pubblico” a partire proprio dagli stessi Dirigenti scolastici.
I rapporti di forza su cui dobbiamo agire perché la storia del futuro sia diversa da quella di questo presente.
Questa è la nostra urgenza: costruire consapevolezza e organizzazione.
Per questo, all’interno di manifestazione su cui abbiamo già espresso le nostre perplessità, facciamo appello alla costruzione di uno spezzone che continui a coltivare la possibilità di una vera crescita, si ponga il problema del domani e non si esaurisca con il “grande evento” che lascia poi il vuoto dietro di sé, respinga al mittente la logica degli “opposti estremismi”, legittimi l’azione necessaria alla chiusura delle sedi fascisti come risultato della capacità popolare di renderli luoghi avulsi dal contesto sociale in cui provano ad agire e non conceda spazio all’opportunismo di chi si richiama all’antifascismo solo per calcolo elettoralista.
Uno spezzone che sappia rimarcare con determinazione che “Antifascismo è Anticapitalismo” e che dalla piazza del 4 marzo rilanci verso l’appuntamento nazionale di Milano del 18 marzo perché, se è vero che il fascismo è nato su un marciapiede qualunque, è necessario ricordare che quel marciapiede è anche quello su cui Dax fu accoltellato alla gola dai fascisti 20 anni fa e su cui i suoi compagni furono massacrati di botte dalla polizia poche ore dopo all’ospedale San Paolo.
Uno spezzone che rilanci su Firenze un prossimo appuntamento di assemblea pubblica per la costruzione collettiva del 25 aprile della Firenze Antifascista in piazza Santo Spirito.