Padova: «Giustizia e verità per Oussama Ben Rebha, contro il razzismo istituzionale»

Sabato 28 gennaio si terrà a Padova la manifestazione «Giustizia e verità per Oussama Ben Rebha, contro il razzismo istituzionale» appuntamento promosso dai familiari del ragazzo morto nel fiume Brenta e dal Coordinamento Antirazzista italiano (leggi l’approfondimento su Globalproject). L’appuntamento è alle 14 al piazzale della stazione FS e l’obiettivo dichiarato della giornata è «rompere il muro di silenzio e sostenere la famiglia di Oussama Ben Rebha».

«Il crescente clima di razzismo nel paese non ci può lasciare indifferenti, il caso di Oussama cittadino tunisino sprovvisto di titolo di soggiorno, morto annegato nel Brenta in seguito ad un inseguimento da parte delle forze dell’ordine, ci racconta di un Paese dove l’ingiustizia, la marginalità sociale e il razzismo istituzionale producono morte. La stessa che ha trovato a 27 anni Issaka Coulibaly, richiedente asilo a cui è stato negato il permesso di soggiorno, morto di freddo in un edificio abbandonato a Milano. La stessa sorte toccata anche a Queen, cittadina del Ghana, e Ibrahim, cittadino del Gambia, entrambi di 32 anni, morti mentre cercavano di scaldarsi con un braciere all’interno di una baracca nel ghetto di Borgo Mezzanone, dove attualmente vivono segregate più di 1500 persone nelle stesse condizioni» scrive in un comunicato stampa Il Coordinamento Antirazzista Italiano.

Il tema di fondo è la condizione di discriminazione che «abbiamo vista anche davanti gli uffici immigrazione di Milano quando lunedì 23 gennaio, la polizia in assetto antisommossa ha ricorso all’utilizzo di lacrimogeni per disperdere i richiedenti asilo in fila dalla notte precedente, moltissimi dei quali dormono per strada». Non si può chiudere gli occhi neppure «davanti ai 26 tentativi di suicidio avvenuti tra ottobre e novembre, nel Cpr di Torino, una galera dove si sconta una pena afflittiva per il proprio status giuridico. In una di queste carceri amministrative sarebbe dovuto finire anche Oussama Ben Rebha, che è stato rincorso e braccato come un animale dalla polizia».

Alla manifestazione stanno aderendo anche numerose realtà territoriali che quotidianamente nel Nord-Est svolgono un lavoro di cooperazione sociale, solidarietà e battaglia sull’allargamento dei diritti, tra cui Open Your Borders di Padova, l’Assemblea Antirazzista di Trento, l’ODV Caminantes di Treviso, il Collettivo Rotte Balcaniche Alto-Vicentino e l’Adl Cobas. «Nella nostra attività siamo costantemente in contatto con persone migranti e con background migratorio che ci testimoniano quanto sia violenta e discriminatoria la pratica di profilazione razziale operata dalle forze di polizia nei loro confronti. Sappiamo bene che il regime di frontiera non si materializza solo sui confini esterni dell’Unione europea o tra gli Stati membri, ma che questo sistema di controllo è ben presente all’interno di ogni città, anche delle nostre. Gli obiettivi non sono poi così differenti: identificare, disciplinare e gerarchizzare. Oppure rinchiudere in qualche lager detentivo, e nel momento in cui non si è più funzionali al profitto privato, nemmeno a quello della detenzione amministrativa, provare ad espellere. Quanto successo a Oussama non è quindi una fatalità ma la conseguenza di politiche razziste e securitarie che in questi anni sono state alimentate indistintamente dai governi di qualsiasi colore politico».

COSPITO. VIETATO DIFFONDERE NOTIZIE SULLE SUE CONDIZIONI DI SALUTE

Intervista di Radioblackout all’avvocata Caterina Calia

Dal 22 ottobre Alfredo Cospito è in sciopero della fame contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo. Da allora la dottoressa Milia, su richiesta dell’avvocato di Cospito è stata autorizzata a periodiche visite in carcere per monitorare le condizioni di salute del prigioniero. In seguito alle sue visite aveva rilasciato interviste al Radio Onda D’Urto per rendere pubblica la situazione sanitaria di Cospito. Nell’ultima diretta ha descritto una situazione ormai preoccupante con serio rischio per la vita del suo assistito. Il 23 gennaio il DAP, l’amministrazione penitenziaria, le ha intimato di non rilasciare altre interviste, altrimenti le sarebbe stato impedito di visitare Cospito il 26 gennaio.
La motivazione? Le sue informazioni violerebbero il 41 bis!
Evidente la volontà di far calare il silenzio sulla tomba per vivi nella quale Cospito rischia ormai di morire con la benedizione del ministro della giustizia Nordio.

Ne abbiamo parlato con l’avvocato Caterina Calia

Ascolta la diretta:

Manifestazione a Giulianova per Alfredo Cospito, denunciati 7 anarchici. Solidarietà del SRP

Vietato parlare di Alfredo Cospito e del regime di tortura del 41 bis. Mentre in carcere tortura e ammazza un militante anarchico, questo stato borghese reprime chiunque denunci quello che sta accadendo ed il regime di tortura del 41 bis. Dopo le cariche, i divieti di manifestare, le diffide, le intimidazioni, arrivano le denunce.

MA ZITTI NON RESTIAMO!

OGGI, DOMANI E POI ANCORA IN STRADA CON LA LOTTA DI ALFREDO IN SCIOPERO DELLA FAME AD OLTRANZA

Iniziative a Roma

ALFREDO COSPITO: MERCOLEDI 25 GENNAIO PER “ROMPERE L’ISOLAMENTO” SU RADIO CITTA’ PESCARA

Mercoledì 25 gennaio su Radio Citta’ Pescara alle 18:15 puntata speciale di approfondimento sulla situazione di Alfredo Cospito, da 3 mesi in sciopero della fame contro il regime di 41 bis e ergastolo ostativo a cui è sottoposto. Partecipano Flavio Rossi Albertini, avvocato di Alfredo e compagni e solidali. Il microfono sara’ aperto per interventi di ascoltatori e ascoltatrici.
Per ascoltare: Audio streaming su www.radiocittapescara.it oppure dai cellulari con la APP gratuita @TuneIn! http://tun.in/sfwwI
Per vedere: Video live in diretta su Mixcloud https://www.mixcloud.com/live/radiocittapescara/ oppure sul sito internet www.radiocittapescara.it cliccando sul banner di Mixcloud.
oppure su Youtube https://youtube.com/@radiocittapescara. Oppure sulla pagina Facebook della radio. Telefono diretta: 0854219770. info@radiocittapescara.it

Ne parliamo con Gigi compagno del Campetto Occupato di Giulianuova che ci parla anche delle 7 denunce per manifestazione non autorizzata arrivate ai solidali dopo il corteo del 29 dicembre scorso (da radiondadurto)

Il 41 bis è tortura perché è isolamento totale, ma il trattamento non è uguale per tutti i detenuti

Alfredo Cospito è sull’orlo di un baratro, potrebbe crollare da un momento all’altro. Dall’inizio dello sciopero della fame ha perso più di 40 Kg, 10 solo in una settimana, e Nordio continua a tacere, a tenerlo in 41 bis in una cella 2metri x 3 sotto il livello del mare, senza aria né luce, senza poter scorgere neanche un filo d’erba. Nel carcere di Bancali (Sassari), dove è recluso, non esiste un centro clinico e non avrebbe alcuna possibilità di cura e/o intervento salvifico in caso di crisi. Sulle sue condizioni di salute lo stato ha imposto il silenzio stampa, diffidando la dottoressa che lo segue dal rilasciare dichiarazioni a una radio indipendente.

Urgente trasferire Alfredo Cospito in altro istituto penitenziario dotato di centro clinico

La difesa di Alfredo Cospito, detenuto a Sassari, chiede di trasferire “immediatamente” l’anarchico “in sciopero della fame da ben 96 giorni in un altro istituto penitenziario dotato di centro clinico”. È quanto si legge nell’istanza indirizzata al Dap, al Provveditorato regionale sardo, al Garante nazionale dei detenuti e per conoscenza alla casa circondariale di Sassari e al magistrato di Sorveglianza. L’avvocato Flavio Rossi Albertini comunica di aver saputo dal medico di Cospito che “le condizioni di salute del proprio assistito stanno precipitando” e che nel penitenziario dove sta al 41 bis non troverebbe “alcuna possibilità di cura e/o intervento salvifico della vita” perché il Bancali “non ha un centro clinico”.

100 giorni senza cibo per Cospito. Amnesty chiede il rispetto dei diritti umani del detenuto

Alfredo Cospito è arrivato a quasi 100 giorni di sciopero della fame. Ribadiamo che è dovere delle autorità italiane adempiere agli obblighi di protezione e rispetto dei diritti umani del detenuto, tenendo anche conto delle dure condizioni del regime del 41 bis cui è sottoposto”. Lo scrive in un tweet Amnesty International.

Il divieto di parlare per il medico di Cospito

Nella giornata di ieri, viene ricordato dall’Arci, “la dirigente reggente dell’istituto penitenziario ha concesso alla dottoressa di fiducia del detenuto di visitarlo, ma l’ha diffidata dal rilasciare dichiarazioni alla stampa. In particolare, la diffida riguarda l’emittente bresciana Radio Onda d’Urto, che oggi dedica l’intera giornata alla riflessione su questi temi”.

“Io mi sono sempre limitata a esternare le condizioni di Alfredo da quando ha iniziato lo sciopero della fame, non mi sono mai pronunciata su quelle che sono le condizioni carcerarie nelle quali vive”. Così a Radio Onda d’Urto la dottoressa Angelica Milia, che segue le condizioni di salute dell’anarchico, in merito alla diffida che l’amministrazione penitenziaria di Sassari ha emesso nei suoi confronti. La dottoressa è stata autorizzata ad una nuova visita il 26 gennaio, ma è stata invitata a non parlare più con quella radio. “Sono allibita“, commenta.

Cospito, Zerocalcare in piazza a Roma in un presidio di solidarietà

(LaPresse) Il fumettista Michele Rech, in arte Zerocalcare, scende in piazza a Roma con alcune sigle anarchiche di fronte al Ministero della Giustizia in solidarietà ad Alfredo Cospito. Davanti alla sede del Guardasigilli striscioni, cori e flash mob per chiedere lo stop al regime di 41bis per l’anarchico insurrezionalista attualmente in sciopero della fame nel carcere di Sassari. “I feedback che ho avuto sul mio fumetto dedicato ad Alfredo sono stati di grande empatia ma come caso eccezionale e non come messa in discussione dello strumento del carcere per regolamentare la società. Con l’arresto di Messina Denaro la discussione è tornata indietro. Devo dire che sono stato impressionato dal livello di barbarie in cui questo Paese è ripiombato in pochissimi giorni” ha detto il fumettista davanti ai manifestanti radunati in Piazza Cairoli.

Di seguito rassegna stampa:

https://www.rainews.it/articoli/2023/01/100-giorni-senza-cibo-per-cospito-amnesty-chiede-il-rispetto-dei-diritti-umani-del-detenuto-5b589f73-36c7-495d-a6d8-2f65ef59ed16.html

https://espresso.repubblica.it/attualita/2023/01/24/news/alfredo_cospito_41_bis-384923897/

https://www.repubblica.it/cronaca/2023/01/23/news/alfredo_cospito_comitato_contro_41_bis-384802864/

https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2023/01/24/diffida-a-medico-di-cospito-bavaglio-a-informazione_0f8ebc56-d1e0-4e3b-931f-a68d1451d5c0.html

https://www.fanpage.it/politica/la-dottoressa-di-alfredo-cospito-torna-a-parlare-a-radio-onda-durto-dopo-la-diffida-del-carcere/

https://stream24.ilsole24ore.com/video/italia/cospito-zerocalcare-piazza-roma-gli-anarchici/AEqexwZC

https://www.ildubbio.news/carcere/il-carcere-diffida-il-medico-di-cospito-non-parli-della-sua-salute-amr9r1vq

Cospito al 96esimo giorno di sciopero la fame, la difesa chiede il trasferimento: ‘bavaglio’ del Dap al suo medico

 

Cospito rischia di morire al 41 bis? Il carcere vieta al medico di comunicarne lo stato di salute

Rompere il silenzio con cui lo stato borghese vuol far morire Alfredo. Sabato presidio al carcere di Bergamo

Da Proletari Comunisti

Questa sera al termine della riunione di preparazione per un presidio sabato alle carceri di Bergamo in solidarietà con Alfredo Cospito, abbiamo appreso la notizia che il ministero della giustizia tramite il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha deciso questo provvedimento gravissimo: “…. la Dr.ssa Milia (dottoressa di fiducia di Cospito) viene diffidata a rilasciare a seguito delle visite, dichiarazioni all’emittente radio “Onda d’Urto”, al fine di non vanificare le finalità del regime di cui all’ex art. 41 bis O.P. Ulteriori dichiarazioni rese in tal senso, potranno indurre questa A.D a valutare la revoca dell’autorizzazione all’accesso in Istituto”. Intanto Alfredo Cospito ha perso 10 kg in una settimana.

Ha perso 40 kg in tre mesi. Il tono muscolare è notevolmente ridotto, così come la funzione motoria. Ed ora è a rischio anche l’attività respiratoria. È questo, sommariamente, il quadro clinico di Alfredo Cospito che ha smesso di mangiare dal 20 ottobre. Alfredo e’ sull’orlo del precipizio. Può crollare da un momento all’altro. A questo punto, anche l’alimentazione forzata, che lui peraltro ha detto di non volere, potrebbe avere un esito devastante
Dopo un digiuno così prolungato, spiega il medico, le cellule della digestione diventano dormienti e l’alimentazione forzata potrebbe essere nociva perché non funzionana più.
A livello chimico stanno succedendo cose importanti che potrebbero diventare irreversibili. Finora ha resistito pur avendo perso 40 chili perché era in forte sovrappeso ma ora che la massa grassa a cui attingere si è esaurita è in corso la distruzione delle proteine che si ripercuote sui muscoli alla disperata ricerca di energie e si ripercuoterà, se dovesse andare avanti, sui muscoli della respirazione
è questa la diagnosi allarmata del medico, Angelica Mellia, a cui si vuol mettere il bavaglio.

CASO COSPITO: VIETATO PARLARE…CON RADIO ONDA D’URTO? INTANTO ALFREDO PERDE 10 KG IN UNA SETTIMANA

Da Radio Onda d’Urto

Caso Alfredo Cospito: non si parla…a Radio Onda d’Urto?

La domanda sorge…spontanea, leggendo il documento diffuso oggi, lunedì 23 gennaio 2023, dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del carcere di Sassari, dove si trova in regime di 41 bis l’esponente anarchico in sciopero della fame da 96 giorni.

Il Dap ha comunicato all’avvocato di Cospito, Flavio Rossi Albertini, il nulla osta alla visita giovedì 26 gennaio in carcere a Cospito da parte della dottoressa di fiducia, dottoressa Angelica Milia, più volte ai nostri microfoni per aggiornare lo stato di salute (sempre più deteriorata) di Cospito.

La nota però si chiude in maniera..inaspettata: “visto quanto segnalato dal Direttore Generale della D.G.D.T., con nota pervenuta a questa Direzione in data 20.01.2023, la Dr.ssa Milia viene diffidata a rilasciare a seguito delle visite, dichiarazioni all’emittente radio “Onda d’Urto”, al fine di non vanificare le finalità del regime di cui all’ex art. 41 bis O.P. Ulteriori dichiarazioni rese in tal senso, potranno indurre questa A.D a valutare la revoca dell’autorizzazione all’accesso in Istituto”.

La nota in questione è firmata dalla dottoressa Carmen Forino, da pochi giorni direttrice-reggente del carcere di Sassari, che conta al proprio interno 424 persone, di cui 92 in regime di 41bis.  Intanto Alfredo Cospito ha perso 10 kg in una settimana.

Si tratta di un provvedimento gravissimo, un attacco che non riguarda solo la nostra emittente (che trasmette dal 1985 come testata giornalistica regolarmente iscritta al Tribunale di Brescia ) ma più in generale la libertà di informazione e che denota un accanimento repressivo-carcerario contro il detenuto anarchico, di cui evidentemente non si vogliono far conoscere le condizioni di salute sempre più critiche. Evidentemente rompere il silenzio in cui si vuole far morire Alfredo rappresenta qualcosa che “vanifica le finalità del regime di cui all’ex art. 41 bis O.P.”.

Abbiamo sentito ai nostri microfoni la dottoressa Angelica Milia:

ROMA – Ancora Cospito. Svariate decine di persone sono scese in piazza questo tardo pomeriggio, lunedì 23 gennaio 2023, a due passi dal ministero della Giustizia di Roma per manifestare solidarietà a Cospito e contro il regime di 41 bis. Il ritrovo a piazza Cairoli, per mettere in scena la cosiddetta ‘battitura’, la protesta cioè che solitamente viene attuata dai detenuti battendo le stoviglie o altre suppellettili contro le grate delle celle

Caso Cospito, l’accusa di strage come atto politico

Da Napoli Monitor

Alfredo Cospito non ha ucciso nessuno ma è in carcere, al 41-bis, con modalità afflittive che rasentano la tortura, condannato per “strage”.

Ora, se uno cerca “strage” sul dizionario Treccani, la prima definizione che trova è “uccisione violenta di parecchie persone insieme”. Invece se uno lo cerca sul codice penale trova all’art. 422 una definizione diversa: è colpevole di strage “chiunque […] al fine di uccidere compie atti tali da porre in pericolo la pubblica incolumità”. C’è un evidente scarto di senso fra il significato della parola nel senso comune e quello che assume nel codice penale, uno scarto che permette di applicare la norma alle fattispecie più disparate.

Nel 1998, un magistrato arrivò addirittura ad accusare strumentalmente di “strage” Rosario Bentivegna e gli altri partigiani che avevano agito a via Rasella – non per la legittima azione di guerra contro gli occupanti nazisti, ma per avere usato un “mezzo offensivo” atto a “porre in pericolo la vita e l’incolumità personale non soltanto di chi costituiva l’obiettivo dell’azione, ma anche di tutte le altre persone che per avventura fossero state presenti o si fossero trovate a transitare in via Rasella o nelle zone adiacenti”. La parola chiave è “per avventura”:  per la legge, perché si dia strage è indifferente che si sia verificata o meno una “uccisione violenta” di persone; basta immaginare che “per avventura qualcuno avrebbe potuto farsi male” (da notare come la clausola finale dell’articolo di legge, “pubblica incolumità” sia molto più ampia e generica di quella iniziale, “al fine di uccidere”. E comunque non è affatto provato che il gesto di Cospito avesse il fine di uccidere e non fosse solo un atto dimostrativo).

La peculiarità del reato di strage dunque sta in primo luogo in quel “per avventura”, “atto a”. Per capirsi:  affinché ci sia furto bisogna che qualcosa sia stato rubato, affinché ci sia omicidio bisogna che qualcuno sia stato intenzionalmente ucciso: se no, è tentato furto, tentato omicidio o omicidio preterintenzionale. Solo per il reato di strage un danno tentato o anche solo possibile (secondo l’inquirente) spedisce all’ergastolo al pari di un massacro con spargimento di sangue.

Tra via Rasella e la vicenda di  Cospito esistono differenze abissali; ma lo scivolamento semantico tra il senso comune e il senso giuridico della stessa parola aiuta a capire il parallelo tra l’uso che si è fatto di questo strano reato. Nel caso di via Rasella, facilita strumentalmente la confusione nell’opinione pubblica tra la ipotetica strage “per avventura” e l’azione contro i nazisti, facendo quindi passare per criminale l’intera Resistenza. Nel caso di Cospito, fatte salve tutte le proporzioni, alimenta lo stereotipo degli anarchici bombaroli sanguinari (rinforzato descrivendo la Federazione Anarchica  Informale come una struttura gerarchica simile alla mafia – che sarebbe poi l’obiettivo dichiarato del 41bis). In altre parole: il codice finge di definire la strage come reato comune ma lo trasforma in reato politico. Dopo tutto, l’art. 422 del codice penale vigente ricalca parola per parola quello analogo del codice fascista Rocco del 1930, salvo che allora la pena prevista era la morte, e se non facciamo qualcosa questa rischia di essere anche la pena finale di Alfredo Cospito. (alessandro portelli)

Milano, lacrimogeni per disperdere la folla di richiedenti asilo.

Dopo i manganelli i lacrimogeni, questo è quello che è successo davanti agli uffici della Questura di Milano.

Da Associazione Naga

Lacrimogeni per disperdere la folla di richiedenti asilo. Questo è quello che è successo davanti agli uffici della Questura.

“Il processo di criminalizzazione dell’immigrazione è in atto da decenni e si manifesta a volte subdolamente nel linguaggio, nella formulazione della norme, nella rappresentazione del fenomeno migratorio, altre volte in modo plastico, violento e spudorato, come è successo davanti agli uffici della Questura di via Cagni a Milano ” afferma Anna Radice presidente del Naga.“

Dopo anni di incapacità di rispondere tempestivamente alla manifestazione di volontà di richiedere protezione internazionale, la Questura di Milano non ritiene che ci sia di meglio da fare che disperdere con i lacrimogeni la folla che cerca di entrare negli uffici preposti e, con un acrobatico rimbalzo di responsabilità, la scarica sulle persone che, esasperate dall’inutile attesa durata anche mesi, cercano di entrare per prime.” Prosegue la Presidente.

“Ricordiamo che questa situazione si è creata fin da quando gli uffici sono stati trasferiti in via Cagni decentrandoli rispetto alla sede dell’Ufficio Immigrazione della Questura di via Montebello. La prima denuncia del Naga risale all’autunno del 2021 e già allora venivano segnalate sia la scarsità delle risorse messe a disposizione per gestire gli ingressi per richiedere asilo, sia l’inadeguatezza dei rimedi adottati. L’ultima procedura scelta, avviata con l’inizio del nuovo anno dopo un primo e disastroso esperimento effettuato il 22 dicembre 2022, prevede che vengano raccolte 120 domande alla settimana esclusivamente al lunedì mattina. Anche questo tentativo tardivo non ha risolto la questione perché il ritardo accumulato in un anno e mezzo ha creato una quantità di aspiranti richiedenti asilo molto maggiore di quello che questi numeri possono assorbire.” Conclude Radice.