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La Francia nega l’estradizione a Vincenzo Vecchi
Secondo i giudici di Lione, la situazione personale di Vincenzo – “Risiede da 13 anni in Francia”, “ha fondato una famiglia da tanti anni”, è “ben inserito socialmente”, “dispone di un lavoro da falegname” – sommata da un lato alla vetusta’ dei fatti commessi nel luglio 2001, cioè oltre ventuno anni fa, e, dall’altro, alla gravità oggettivamente modesta del reato di devastazione e saccheggio che lo riguarda, essendo gli unici elementi fattuali imputati personalmente all’interessato il “danneggiamento” dei locali di una banca e l’incendio di un autoveicolo, nonostante la severità della pena pronunciata e l’interesse tutelato, in quanto caratterizzato essenzialmente dall’appartenenza a un gruppo di persone che hanno commesso danni materiali, senza la necessità di commettere atti personali positivi, se non la partecipazione a una manifestazione durante la quale sono stati commessi danni, porta a concludere che la consegna costituirebbe una violazione sproporzionata del diritto di Vincenzo Vecchi al rispetto della vita privata e familiare.
Dichiarazione di Alfredo Cospito all’udienza di riesame per le misure cautelari dell’operazione Sibilla
Riceviamo e diamo massima diffusione alla dichiarazione dell’anarchico Alfredo Cospito durante l’udienza di riesame per le misure cautelari dell’operazione Sibilla tenutasi il 14 marzo. Ricordiamo che (come si è appreso un paio di giorni dopo) il tribunale del riesame di Perugia ha annullato, per la seconda volta, l’ordinanza di misure cautelari contro Alfredo e gli altri cinque compagni accusati di istigazione a delinquere con l’aggravante della finalità di terrorismo in relazione alla pubblicazione del giornale anarchico “Vetriolo” e di altri articoli e interventi. L’indagine Sibilla (per cui il pubblico ministero aveva originariamente chiesto otto arresti in carcere per 270 bis c. p. e 414 c. p. con l’aggravante terroristica, successivamente mutati in sei misure cautelari, tra cui un mandato d’arresto in carcere per Alfredo) è uno dei due “pilastri”, assieme al processo Scripta Manent, su cui si basa il provvedimento di detenzione in 41 bis per il compagno.
Dichiarazione di Alfredo Cospito all’udienza di riesame per le misure cautelari dell’operazione Sibilla
Innanzitutto volevo iniziare con una citazione del mio istigatore:
“Il nostro ordinamento ha introdotto quella figura di isolamento mortuario che è il 41 bis, e che per certi aspetti è più incivile anche di questa mutilazione farmacologica. Questo per dire che il nostro sistema non brilla di civiltà”
Carlo Nordio, 28 marzo 2019
Questo è stato il mio istigatore della lotta che ho iniziato. Non avrei mai pensato di arrivare fino a questo punto, ho sempre trovato ridicolo il melodramma, amo di più la commedia, ma così è andata. In fin dei conti siamo o non siamo il paese del melodramma? E quindi mi tocca finire in bellezza. Però se ci penso qualcosa di ironico c’è: sono l’unico coglione che muore nel progredito Occidente democratico poiché gli viene impedito di leggere e studiare quello che vuole, giornali anarchici, libri anarchici, riviste storiche e scientifiche, senza trascurare gli amati fumetti.
Ammetterete che la cosa è paradossale e anche un po’ buffa, non riesco a vivere in questo modo, proprio non ce la faccio, spero che chi mi ama lo capisca. Non ce la faccio ad arrendermi a questa non-vita, è più forte di me, forse perché sono un testone anarchico abruzzese. Non sono certo un martire, i martiri mi fanno un certo ribrezzo. Sì, sono un terrorista, ho sparato ad un uomo e ho rivendicato con orgoglio quel gesto anche se, lasciatemelo dire, la definizione fa un po’ ridere in bocca a rappresentanti di Stati che hanno sulla coscienza guerre e milioni di morti e che a volte, come uno dei nostri ministri, si arricchisce col commercio di armi. Ma che vogliamo farci, così va il mondo, almeno finché l’anarchia non trionferà e il vero socialismo, quello antiautoritario e antistatalista, vedrà finalmente la luce. Campa cavallo direte voi e anch’io, per adesso gli unici spiragli di luce che vedo sono i gesti di ribellione dei miei fratelli e sorelle rivoluzionari per il mondo e non sono certo poca cosa, perché sono fatti con cuore, passione e coraggio, per quanto sparuti e sconclusionati possano sembrare.
Detto questo, volevo spiegare il senso del mio accanimento contro il regime del 41 bis. Qualche giurista credo l’abbia capito, ma in pochissimi hanno compreso: il 41 bis è una metastasi che rischia e di fatto sta minando il vostro cosiddetto stato di diritto, un cancro che in una democrazia un tantino più totalitaria – e con il governo della Meloni ci siamo quasi – potrà essere usato per reprimere, zittire col terrore qualunque dissidenza politica, qualunque sorta di ipotetico estremismo. Il tribunale che decide la condanna alla mordacchia medievale del 41 bis è del tutto simile a quello speciale fascista, le dinamiche sono le stesse: io potrò uscire da questo girone dantesco solo se rinnegherò il mio credo politico, il mio anarchismo, solo se mi venderò qualche compagno o compagna. Si inizia sempre dagli zingari, dai comunisti, dagli antagonisti, teppisti, sovversivi e poi le sinistre più o meno rivoluzionarie.
Come potevo non oppormi a tutto questo, certo in maniera disperata, e per un anarchico, proprio perché non abbiamo un’organizzazione, la parola data è tutto, per questo andrò avanti fino alla fine. Per concludere, come disse se ricordo bene l’anarchico Henry prima che gli tagliassero la testa: quando lo spettacolo non mi aggrada avrò pure diritto ad abbandonarlo, uscendo e sbattendo rumorosamente la porta. Questo farò nei prossimi giorni, spero con dignità e serenità, per quanto possibile.
Un forte abbraccio a Domenico che al 41 bis di Sassari ha iniziato lo sciopero della fame con la speranza di poter riabbracciare i propri figli e i propri cari, nella mia forte speranza che altri dannati al 41 bis spezzino la rassegnazione e si uniscano alla lotta contro questo regime che fa della costituzione e del cosiddetto – per quanto vale – stato di diritto carta straccia.
Abolizione del regime del 41 bis.
Abolizione dell’ergastolo ostativo.
Solidarietà a tutti i prigionieri anarchici, comunisti e rivoluzionari nel mondo.
Grazie fratelli e sorelle per tutto quello che avete fatto, vi amo e perdonate questa mia illogica caparbietà. Mai piegato, sempre per l’anarchia.
Viva la vita, abbasso la morte.
Alfredo Cospito
[In videoconferenza dal carcere di Opera, 14 marzo 2023]
Nota: Il compagno, citando l’attuale ministro della giustizia Nordio, fa riferimento all’articolo “Castrazione chimica, ritorno al Medioevo”, pubblicato ne “Il Messaggero”, 28 marzo 2019 (attualmente consultabile a questi link: https://www.ilmessaggero.it/editoriali/carlo_nordio/editoriali_carlo_nordio-4390216.html & https://web.archive.org/web/20230323152621/https://www.ilmessaggero.it/editoriali/carlo_nordio/editoriali_carlo_nordio-4390216.html). Inoltre, il riferimento al ministro che si arricchisce con il traffico d’armi riguarda sicuramente l’attuale ministro della difesa Crosetto, presidente di una importante lobby dell’industria bellica al momento della nomina. Infine, Alfredo cita a memoria il compagno Émile Henry (1872–1894), le cui parole esatte sono le seguenti: “Inoltre, ho ben il diritto di uscire dal teatro quando la recita mi diventa odiosa, ed anche di sbattere la porta uscendo, pur col rischio di turbare la tranquillità di quelli che ne sono soddisfatti” (traduzione italiana in Émile Henry, Colpo su colpo, Edizioni Anarchismo, Trieste, 2013, pag. 141; attualmente consultabile anche a questo link: https://www.edizionianarchismo.net/library/emile-henry-colpo-su-colpo).
I compagni indiani per la giornata internazionale dei prigionieri politici nel mondo
PARTITO COMUNISTA DELL’INDIA (MAOISTA)
Relazioni Internazionale
Comitato Centrale
traduzione in italiano
15 marzo 2023
Libertà per tutti i prigionieri politici nel mondo!
Sosteniamo la giornata internazione dei prigionieri politici il 18 marzo
Il Comitato internazionale di sostegno alla guerra popolare in India (ICSPWI) ha lanciato l’appello a sostenere la Giornata internazionale dei prigionieri politici il 18 marzo. Il Comitato centrale del Partito Comunista dell’India (maoista) ha deciso di commemorare quel giorno in tutto il paese e chiamatoi il popolo a rivendicare la liberazione di tutti i prigionieri politici del mondo.
Al momento, le masse lavoratrici del mondo stanno affrontano nella loro vita tantissimi problemi. Il Covid -19 colpisce ancora i popoli in tutto il mondo sotto forma di varie varianti. A causa di ciò i popoli affrontano carovita, disoccupazione, malasanità e molti altri problemi sociali. La crisi economica e finanziaria si è aggravata. Nel frattempo in Ucraina è iniziata una guerra imperialista per procura. Il 24 febbraio 2022 gli imperialisti russi hanno iniziato la guerra contro l’Ucraina. Gli imperialisti statunitensi e le loro forze NATO europee, nemico numero uno dei popoli del mondo, si sono schierati col governo neonazista dell’Ucraina e lo sostengono nella guerra per i loro propri interessi. Questa guerra va avanti da un anno. Questa guerra per procura si ripercuote sui popoli in ogni angolo del mondo.
I popoli di tutto il mondo stanno affrontando le più graci conseguenze della guerra imperialista per procura. Questa guerra sta approssimando il rischio catastrofico di una guerra nucleare. Perciò i popoli e le forze antimperialiste, pacifiste, democratiche, ambientaliste e rivoluzionarie di tutto il mondo chiedono di fermare immediatamente la guerra. Ma gli imperialisti e i padroni, i lacchè, i governi fantoccio di altri paesi del mondo non hanno interesse né a fermare la guerra né a salvare l’ambiente. Né risparmiano le forze contro la guerra e pacifiste. Arrestano e incarcerano applicando contro di loro leggi infamie. Denunciamoli e chiediamo il rilascio di tutti gli arrestati in tutto il mondo.
Amrut
incaricato Relazioni Internazionali
Comitato Centrale
PCI(Maoista)
Processo G7 Taormina. Digos: si’ sono loro i colpevoli, ma io non c’ero…
Si è tenuta ieri la nuova udienza a Messina del processo per la manifestazione che ci fu contro il il G7 di Taormina a fine maggio 2017. In questo processo sono imputati ben 41 compagni e compagne (per la maggioranza della Sicilia), di cui 5 di proletari comunisti (4 di Taranto e 1 di Bergamo).
Il reato principale rimasto sarebbe quello di aver “violato la zona rossa” con il grande, combattivo corteo che si svolse ai Giardini Naxos, contemporaneamente al G7, in cui i potenti imperialisti, tra grandi bivacchi mangerecci e giri turistici, soprattutto delle loro signore, decidevano le sorti dei popoli e dei proletari del mondo. Una bella manifestazione appoggiata dalla popolazione della zona, nonostante divieti, terrorismo statale, “zone rosse” in ogni strada.
Polizia, Digos, carabinieri piombarono ai Giardini Naxos dal nord, centro, sud, in maniera sempre ultramassiccia, e per non lasciare che la grande manifestazione attraversasse tutto il paese, esibirono dal mare e dalla strada i loro “muscoli”, con cariche e quantita’ industriale di lacrimogeni. Ma non riuscirono a fermare le migliaia di manifestanti.
Quindi, hanno aperto questo processo, che via via diventa anche ridicolo.
In questa udienza sono stati sentiti i testimoni della Digos, e tra di loro sono stati sentiti anche un Ispettore di Taranto e uno di Bergamo, per i 5 compagni e compagne di proletari comunisti.
E qui vi è stata la “farsa”, per cui molto bravo è stato il nostro avvocato Vincenzo di Palermo, con domande precise e incalzanti.
Questi della Digos hanno detto che avevano individuato i nostri compagni e compagne dalle immagini di foto e video, dato che loro quel giorno non erano sul posto!
Al che l’avvocato ha chiesto loro di collocare i “soggetti imputati” nel tempo e nello spazio a Taormina/Giardini Naxos, e più precisamente se questi compagni imputati erano dentro o fuori della cosiddetta “zona rossa”.
La risposta degli ispettori è stata: “Io non lo so, mica ero sul posto…”.
La prossima udienza, forse l’ultima, sara’ il 17 ottobre.
Un operaio dell’ex Ilva di Taranto scrive ad Alfredo Cospito. Venerdi’ 24 mobilitazione dovunque
Ciao Alfredo,
mi presento: mi chiamo Lorenzo Semeraro e sono un operaio dell’ex Ilva di Taranto, oramai da più di quattro anni in cassintegrazione. Ma non è di me che voglio scrivere.
Ho avuto modo di conoscere te e la tua storia lo scorso 3 dicembre a Roma alla manifestazione indetta dai sindacati di base contro guerra e carovita, quando un gruppo molto combattivo di compagni si è presentato con un enorme striscione sul quale campeggiava il tuo nome e la richiesta di libertà dal regime carcerario del 41 bis, non c’è voluto poi molto per saperne di più, da allora infatti non c’è giorno che non passi senza che i telegiornali non parlino di te, John Lennon direbbe che sei più famoso di Gesù.
Nel corso di questi mesi si è discusso molto tra compagni di questo argomento, e diciamo che le posizioni a riguardo erano (o forse ancora sono) due sostanzialmente: chi sostiene che debba essere cancellato per i prigionieri politici come te o la compagna Nadia Lioce, e chi ne vorrebbe l’abolizione totale. Sino allo scorso 18 febbraio posso dire che appoggiavo la prima delle due, dopodiché la partecipazione ad una assemblea tenutasi quel giorno mi ha fatto riflettere abbastanza tanto da mutare quello che credevo essere la cosa giusta. Dopotutto il confronto di opinioni e l’evoluzione del pensiero è caratteristica dell’essere umano.
Quel giorno è stato bello ascoltare l’esperienza di vari compagni che sono passati attraverso la disumanità del carcere e sentire quanto matura sia diventata la loro mente. Quando chiesi ad uno di loro (o meglio: di noi) il motivo per il quale noi avremmo dovuto lottare per l’abolizione totale di questo regime carcerario e non solo per i compagni, si è aperta una discussione che è andata al di là dell’assemblea stessa per proseguire anche durante la pausa pranzo. Di tutto quello che è stato detto la cosa più importante per me, quello che davvero mi ha spinto a cambiare idea, è stato sentir dire che uno Stato nel momento in cui dispone di uno strumento repressivo lo utilizzerà per certo per reprimere il dissenso, come oggigiorno avviene in quegli Stati dove vige la pena di morte la quale viene (ab)usata per sopprimere le proteste, e che siano gli “oscurantisti” Stati islamici o i “democratici e difensori della libertà” Stati Uniti poco cambia.
Ovviamente il nostro Stato, non potendo usufruire di tale disumana crudeltà in quanto abolita, agisce per vie traverse ma crudeli in egual misura, misura che viene affiancata di volta in volta da nuovi strumenti repressivi, come i decreti sicurezza di salviniana memoria oppure il decreto anti-rave voluto dal ministro Piantedosi non appena insediatosi al Viminale.
C’è da dire che i mezzi di comunicazione di massa quando necessario all’interesse dell’ordine costituito distorcono in modo subdolo la realtà dei fatti o, forse più spesso, ne omettono delle parti in maniera tale da far passare solo una parte di quanto accaduto, e così che allora si influenza il pensiero di massa per allinearlo a quello dominante; ciò per dirti che anche se il tuo nome è adesso conosciuto da tutti praticamente quello che ancora non è molto chiaro sono le tue azioni, ed anche quando lo sono restano nell’opinione comune solo reati fini a sé stessi senza una reale motivazione. È dura. È dura riuscire a contrastare la forza delle televisioni, pubbliche o private che siano, dell’editoria di regime ed anche del web dove a farla da padrone sono le big tech.
Noi cerchiamo di contrastare col volantinaggio, compagni più bravi di me con gli appelli nelle piazze e nelle strade, ma i mezzi che abbiamo a disposizione sono irrisori messi al confronto.
Adesso ti saluto Alfredo, e proprio come il titolo di quel film documentario su Joe Strummer (da premettere che ancora, ahimè, non l’ho visto) il futuro non è scritto, e dunque l’epilogo della tua storia, anzi Storia, non è ancora deciso.
Scusa per la brevità della lettera, però sono totalmente certo che dal momento in cui ti è stata sbloccata la posta hai iniziato a riceverne così tanta da volere che siano tutte così brevi!!!
Spero di avere un giorno l’opportunità di conoscerti personalmente, sino a quel giorno resistiamo e lottiamo.
Un compagno.