Carcere e daspo urbano per gli ecoattivisti

Nel corso della seduta del 5 aprile u.s. è stato annunciato al Senato il disegno di Legge numero 645 contro gli ecoattivisti di Ultima Generazione da parte dei senatori Marco Lisei, Alberto Balboni e Andrea De Priamo.

di Riccardo Radi

La proposta titolata “Misure di prevenzione da atti di vandalismo” è stata depositata senza contenuti (ora si usa così, prima si annuncia poi si scrive) e prevede (o meglio, dovrebbe prevedere) secondo le parole del suo primo firmatario, il senatore Marco Lisei, carcere fino a tre anni per chi “deturpa o imbratta edifici pubblici o di culto ed edifici sottoposti a tutela come beni culturali“.

Lisei sottolinea che la pena sarebbe prevista anche se si tratta di proteste svolte con vernici lavabili, e anche se chi imbratta lo fa per protestare contro la crisi climatica.

Il senatore Lisei ha spiegato che la proposta è “ancora in bozza“, in effetti noi di Terzultima Fermata abbiamo consultato il sito del Senato ove risulta la presentazione del disegno di legge ma il relativo pdf è sconsolatamente vuoto di contenuti.

Provare per credere: Fai clic per accedere a 56923.pdf

Continua la politica degli annunci e siamo arrivati al paradosso che il proponente illustra alla stampa qualcosa che ancora non è stato redatto.

Comunque, stante le parole del senatore proponente il disegno di legge numero 645 dovrebbe muoversi “in due direzioni“: da una parte la reclusione in carcere, dall’altra una sorta di “Daspo urbano“.

Quindi il binomio più carcere e misura di prevenzione sembra un leit-motiv particolarmente caro all’attuale maggioranza di Governo.

Infatti, in primo luogo si vorrebbe “estendere il reato previsto dall’articolo 635 del codice penale sul danneggiamento, che ora è difficilmente applicabile a chi deturpa o imbratta un bene nel caso in cui il danno non sia in linea teorica permanente“.
Per quanto riguarda il Daspo urbano, invece, si tratterebbe del divieto per un certo periodo di tempo – da sei mesi a un anno – di avvicinarsi agli edifici tutelati ad una distanza di meno di dieci metri.

Non è ancora certo se questo si applicherebbe a chi viene condannato, o anche a chi viene solamente denunciato.

Chi non rispetta l’obbligo di stare ad almeno dieci metri da edifici sottoposti a tutela come beni culturali, per punizione avrebbe una multa da 500 a 1.000 euro.
Lisei ha spiegato che “il diritto di scegliere di compiere azioni di disobbedienza civile” non va “assolutamente confuso con il non-diritto a compiere azioni vandaliche per porre all’attenzione delle persone questo o quel problema o esigenza”.

Quindi la parola d’ordine è: “disobbedite ma non imbrattate”.

Mentre era in pubblicazione il contributo si apprende che il Governo oggi alle 16,00 ha inserito all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri, il Disegno di legge: “Disposizioni sanzionatorie in materia di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici” su proposta del Ministro della Cultura.

In serata conosceremo nei dettagli il contenuto almeno di uno dei due disegni di legge.

https://www.governo.it/it/articolo/convocazione-del-consiglio-dei-ministri-n28/22317

Parlamento Italiano – Disegno di legge S. 645 – 19ª Legislatura (senato.it)

da Terzultima fermata

aggiornamento

Il Consiglio dei ministri ha approvato il ddl sugli “eco-vandali”. Lo ha comunicato al termine del Cdm di oggi, martedì 11 aprile, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Uno nuovo reato, l’ennesimo, in questo caso pensato per contrastare le azioni simboliche dei movimenti che si battono per la giustizia climatica contro monumenti e opere d’arte: multe da 20 a 60mila euro, più le sanzioni penali, per quanti distruggano, disperdano, deteriorino o rendano “in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali”. Sanzioni amministrative da 10 a 40mila euro per chi anche solo “deturpa o imbratta” questi beni o destina “ad un uso pregiudizievole per la loro conservazione” o “incompatibile con il loro carattere storico o artistico”.

Senza nascondere le proprie intenzioni il ddl inasprirà le pene per quelle iniziative portate avanti dalle realtà di Ultima Generazione che spesso prendono di mira, con vernice lavabile, simboli artistici e culturali per attirare l’attenzione sulla crisi climatica. Nuova pena sanzionatoria che si aggiunge a quelle già varate dal Governo Meloni in pochi mesi, come è successo per il decreto anti-rave: questo ddl restringerà ancora di più gli spazi dell’attivismo o ne può stimolare la fantasia per trovare nuove forme di protesta? Rispondono a Radio Onda d’Urto Michele e Simone di Ultima Generazione. Ascolta o Scarica.

Chiusi in gabbia e storditi con gli psicofarmaci: l’inferno dei migranti nei Centri per il rimpatrio. Chiudere i CPR, NO ai rimpatri

E il governo Meloni pianifica l’aumento dei Cpr e l’allungamento dei tempi di detenzione, per avere più tempo per l’espulsione dei migranti, rinchiusi come se avessero commesso reati.
E i migranti passano dai lager della tortura aperta dei regimi ai lager della “tortura bianca” della “civilta’” imperialista.
Chiudere i Cpr con la rivolta dentro e fuori questi lager
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L’inchiesta di Altraeconomia: dai dati sulla spesa sanitaria si evince l’uso abnorme di antiepilettici, antipsicotici e antidepressivi.
Rinchiusi in gabbie come allo zoo e sedati tanto da sembrare zombie. È l’immagine dei migranti che passano nei nove Centri per il rimpatrio d’Italia, vere carceri super sorvegliate dove l’abuso di psicofarmaci emerge da un’inchiesta del mensile Altreconomia. Il dato shock arriva da Milano. Nel Cpr di via Corelli l’acquisto di psicofarmaci è pari al 64 per cento della spesa sanitaria totale. I dati sono riferiti al periodo tra ottobre del 2021 e febbraio 2022 ma si fatica molto a pensare che l’andamento sia cambiato nel tempo… qualche settimana fa il ministro dell’Interno aveva descritto i Cpr come “luoghi poco gradevoli”.
I Cpr per i quali è stato possibile avere i dati riferiti alla spesa sanitaria sono stati cinque su nove: Milano, Torino, Roma, Nuoro, Caltanissetta. E nella classifica delle pasticche facili al secondo posto c’è Roma. Nella capitale gli psicofarmaci incidono del 51 per cento sulla spesa totale sanitaria (a Torino del 44 per cento). Tra il 2019 e il 2021 sono state acquistate 3.480 compresse di Tavor, 270 flaconi di Tranquirit e 185 fiale di Valium per una popolazione di 2.812 migranti.
A Macomer, in Sardegna, l’acquisto di psicofarmaci incide del 16 per cento. Al sud la percentuale scende, a Caltanissetta la spesa di psicofarmaci incide del 10 per cento. Ma colpisce che le compresse di Rivotril acquistate tra il 2021 e 2022 sono state 57.040 a fronte di 574 trattenuti. Cioè 37 pasticche a testa. Al Cpr di Torino sono stati spesi, tra il 2017 e il 2019, 3.348 euro in Rivotril: circa il 15 per cento della spesa sanitaria totale.
Nel 2021 sono state circa 6mila le persone transitate nei Cpr, per un periodo compreso tra 15 giorni a oltre due mesi. Il rimpatrio è avvenuto in meno del 50 per cento dei casi. Per questo, spiegano gli autori del’inchiesta Luca Rondi e Lorenzo Figoni: “Il ricorso agli psicofarmaci è il modo per stordire i detenuti e evitare che rivendichino i loro diritti. Oltretutto, l’assistenza sanitaria non è affidata a figure specialistiche della Asl ma a personale assunto dagli enti gestori

Stretta repressiva del governo fascista Meloni al servizio dei padroni contro gli occupanti di case

Fratelli d’Italia propone una nuova legge contro chi occupa case a scopo abitativo

sabato 8 aprile 2023

A seguito dell’ assemblea molto partecipata che abbiamo organizzato ieri allo Spazio Neruda, ci urge fare una piccola riflessione rispetto alla nuova trovata di Meloni&co. sulla istituzione di un nuovo reato attraverso la proposta di legge Paolini: il “furto di casa” o altrimenti detto appropriazione indebita di beni immobili.

da Prendocasa Torino

Fratelli d’Italia, il partito della Meloni, che da quando è al governo ha dichiarato spietatamente guerra ai poveri con il taglio del RDC e del contributo dell’affitto proprio in questi giorni sta sferrando un altro attacco: una proposta di legge che PUNISCE DURAMENTE LE OCCUPAZIONI ABITATIVE. La proposta infatti e dell’introduzione di un nuovo reato punito con fino a 9 anni di carcere.

In Italia le case vuote sono circa 10 milioni, mentre gli sfratti esecutivo quasi 40 mila, di cui il 90% per morosità incolpevole. È evidente quindi che basterebbero largamente per garantire una casa a chi non se la può permettere.

Le occupazioni vengono fatte per un unico motivo: necessità di avere una casa in cui abitare.

La casa dovrebbe essere un diritto, invece nella società in cui viviamo è sempre di più percepita come una merce su cui lucrare. Per questo motivo non esiste effettivamente una tutela del diritto all’abitare, invece il “diritto” di proprietà dei proprietari (soprattutto i grossi proprietari) viene sempre difeso: non esiste un limite che calmiera il mercato degli affitti, gli sfratti sono sempre più spietati con rinvii di pochi giorni e l’uso degli sfratti a sorpresa.. e ora il governo vuole armare ulteriormente i proprietari di casa e attaccare chi occupa per necessità.

Il governo che si esprime nei termini di FURTO DI CASA mettendo sullo stesso piano le case occupate con l’affitto non pagato è diffondere disinformazione che colpevolizza non solo chi occupa una casa ma anche chi non sta più riuscendo a pagare l’affitto e sta subendo uno sfratto mettendo i due eventi completamente sullo stesso piano, facendo intendere che la proprietà è un diritto assoluto e tutti gli altri sono ladri.

Questo è falso anche a livello legale: chi subisce uno sfratto non è considerato per la legge come occupante abusivo e non è possibile di denuncia.

Ma la mistificazione è ancora più profonda: i veri ladri e parassiti sono proprio i grandi proprietari e speculatori che questa proposta di legge e questa propaganda difendono e tutelano.

Dal nostro punto di vista la pratica di occupazione di un abitazione a scopo abitativo è giusta e legittima e allo stesso modo non è una colpa non riuscire a pagare. Quello che andrebbe vietato è l’infame pratica di speculazione sulla necessità di avere una casa, come fanno i palazzinari tipo Giorgio Molino, che ogni mese riscuote l’affitto di 1800 appartamenti, che però lascia in condizioni fatiscenti ed invivibili.

In questi mesi stiamo assistendo all’aumento degli sfratti, l’esaurimento delle strutture in emergenza abitativa, il taglio del welfare a livello nazionale, e come al solito l’attesa media per avere una casa popolare è di 10 anni.

È il momento di reagire e organizzarsi per lottare per il diritto alla casa, contro gli sfratti e contro una politica che difende i parassiti che continuano ad arricchirsi sulla pelle di tuttə.

Per la tutela della salute non servono guardie o carabinieri, ma più medici e infermieri

Spacciato come misura per consentire alle pubbliche amministrazioni il potenziamento delle proprie strutture “con particolare riguardo a quelle coinvolte nell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) o nella tutela della salute e dell’incolumità pubblica“, il decreto del governo Meloni rinforza solo il sistema repressivo, con ben 2.100 assunzioni delle 3.000 previste, riservate alle forze dell’ordine.

Si potenziano le dotazioni organiche delle Forze armate, delle Forze di polizia, del Corpo delle Capitanerie di porto, dei Vigili del fuoco, del personale militare e di polizia e si prevede l’istituzione e la disciplina della carriera dei medici nel Corpo di Polizia Penitenziaria.

Una scelta che la dice lunga sulle priorità di questo governo fascista.

Genova/Portuali – bloccare le armi per la guerra non è reato… ma solo la giusta pratica del proletariato

“Il Calp non è un’associazione per delinquere”, archiviata la maxi inchiesta contro 8 attivisti

Imbrattamenti con vernice, accensioni di fumogeni, razzi di segnalazione sparati in cielo, sedi di estrema destra sigillate con l’attak, post su facebook dai toni spesso minacciosi: moltissimi episodi e altrettanti “reati” di poco conto contestati (di cui diversi archiviati), ma il Collettivo autonomo dei lavoratori portuali non è un’associazione per delinquere.

Lo ha stabilito il gip di Genova Claudio Siclari dopo la richiesta di archiviazione chiesta dal titolare della maxi inchiesta Marco Zocco.

L’indagine, che coinvolgeva 8 persone, era nata sulla base di un’annotazione della Digos che aveva messo insieme numerosi episodi di danneggiamenti avvenuti nel corso di manifestazioni antifasciste, diversi blitz antimilitaristi contro le navi della compagnia saudita Bahri nonché la ‘spedizione’ dei

genovesi del Calp a bordo di un furgone in direzione Castiglion Fibocchi, dove risiedevano i due giovani aretini condannati in via definitiva per la morte di Martina Rossi, figlia di Bruno Rossi, storico sindacalista e simpatizzante dello stesso Calp.

In quel caso i sindacalisti del Calp (alcuni dei quali oggi sono diventati delegati dell’Usb) erano stati fermati prima di arrivare a destinazione e denunciati: a bordo del mezzo era stato trovato anche un manganello telescopico.

Gli attivisti restano indagati per diversi reati ma si tratta sempre di reati contro “contro il patrimonio e che consistono perlopiù in deturpamenti o danneggiamenti in danno delle sedi locali di gruppi di estrema destra o per strada di beni esposti alla pubblica fede” scrive il pm che ha fondato la sua richiesta proprio sulla base dell’annotazione conclusiva della Digos genovese, consegnata all’esito delle indagini, che hanno ricompreso sequestri e intercettazioni sui telefoni.

Gli elementi di prova in atti sono insufficienti a sostenere l’accusa in giudizio in ordine alla ipotizzata associazione per delinquere”, scrive il pm.

La stessa Digos nell’annotazione conclusiva ha chiarito che “le persone sottoposte a indagine singolarmente o operando all’interno di gruppi perseguono finalità politiche e sindacali legittime sia promuovendo iniziative volte ad affermare i loro ideali politico sociali sia partecipando a iniziative promosse da altri soggetti nell’esercizio del diritto di associazione tutelato dalla Costituzione”.

E’ chiaro che “assai spesso in occasione di tali iniziative o manifestazioni o anche agendo al di fuori di ogni contesto associativo organizzato mossi dalla finalità di contrastare l’avversario politico – spiega ancora il pm nella richiesta di archiviazione – gli indagati hanno palesemente travalicato i limiti posti alla libera manifestazione del pensiero violando ripetutamente la legge penale”.

Per la Procura di Genova però “i roboanti proclami di lotta espressi dagli indagati nei messaggi che si scambiano e i toni assai accesi utilizzati nelle loro comunicazioni alcune delle quali avvengono su di una chat riservata il cui nome Prima Linea evoca tempi per fortuna ormai passati non hanno avuto concrete realizzazioni se si presta attenzione al fatto che l’annotazione non riporta scontri diretti con gli avversari politici nonostante il periodo piuttosto lungo di vita dell’associazione attiva dal 2015”.

Nel documento vengono riportati alcuni messaggi degli indagati che appunto, sanno bene che certe azioni possono essere molto pericolose, come quando a qualcuno era venuto in mente un possibile blitz per installare una catena subacquea per bloccare l’arrivo di una delle navi della Bahri:

Non è un gioco sequestrare o occupare una nave ti mandano veramente i Gisnon possiamo fare arrestare nessuno, bisogna fare cose alla nostra altezza e questa non lo è” scrive uno degli indagati e aggiunge:”Anche a me piacerebbe prendere un ak47 e combattere contro lo Stato ma poi mi sveglio sudato e capisco che non sono più quei tempi”.

Quello che il provvedimento del pm chiarisce definitivamente è che “ciò che caratterizza il vincolo sicuramente esistente che lega gli associati non è la finalità di commettere reati ma piuttosto la finalità di svolgere l’attività politica anche se spesso con modalità che trascendono palesemente i limiti posti all’espressione della libertà di manifestazione del pensiero dal momento che ferma la legittimità della protesta anche in forme accese non è consentito a nessuno affermare le proprie idee mettendo in pericolo offendendo o ledendo i diritti degli altri consociati tutelati dalle norme del codice penale”.

Il provvedimento ricorda come il gruppo stesse progettando fra le altre attività la creazione di una associazione con lo scopo di fare proselitismo tra i giovani realizzando fumetti e facendo incontri nelle scuole.

Secondo il progetto l’associazione si doveva occupare delle delle “spese legali per i compagni denunciati” e della “gestione della cassa antifascista che potrebbe essere implementata con le donazioni del 2xmille o del 5xmille”.

La citata iniziativa – dice il pm – contraddice palesemente l’ipotesi dell’esistenza di un associazione avente come scopo la commissione di un numero indeterminato di delitti”.

Tra gli episodi che erano stati utilizzati dalla Digos a sostegno dell’ipotesi iniziale dell’associazione per delinquere c’è uno in particolare relativo a un blitz contro una nave della flotta Bahri su cui si sofferma il pm.

Si tratta di un lancio di razzi di segnalazione contro la fiancata di una nave il 9 marzo del 2020 per il quale la Digos aveva ipotizzato l’attentato alla sicurezza dei trasporti ma il pm ricorda che il reato si configura solo per il trasporto pubblico “e il natante verso il quale sono stati esplosi i razzi di segnalazione non effettua trasporti pubblici” né tantomeno il reato di tentate lesioni aggravate visto che “i filmati documentano che il lancio dei razzi contro la fiancata della nave è palesemente inidoneo a cagionare lesioni alle persone che fanno parte dell’equipaggio del natante”.

Sul fronte dell’antimilitarismo i portuali del Calp fra l’altro negli ultimi anni sono stati ringraziati anche da papa Francesco, che li ha incontrati in Vaticano, sono scesi in piazza accanto ai vertici della Curia genovese e agli scout, sono stati auditi al Parlamento europeo.

Poco più di un mese fa hanno organizzato una manifestazione, lo scorso 25 febbraio, a cui hanno partecipato migliaia di persone e ogni mese testimoniano con documentazione video fotografica il transito di armi attraverso il porto di Genova.

* da Genova24

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La reazione dei lavoratori del Calp:

Siamo ancora un po’ frastornati, confusi, ancora un po’ ubriachi e non abbiamo dormito per niente,

I messaggi le telefonate dai nostri compagni di lavoro, da tanti compagni e compagne di Genova e da mezza Italia e da tante città Europee ci fanno comprendere come sia importante la solidarietà la complicità, non siamo facili da sopportare, ma se si ha un po’ di pazienza si capisce che siamo semplicemente il riflesso del nostro lavoro, siamo Portuali.

Questa archiviazione cerchiamo di comprenderla di analizzarla, non vogliamo cadere in trionfalismi o facili conclusioni, questa indagine crediamo che nasca in alto e abbia dei mandanti precisi, ma questa è Genova, anche chi governa ha capito che questa città ribelle a volte chiusa ma attenta e testarda, sa opporsi.

Molte le strade, tante le piazze in cui siamo stati proprio perché ricordano i nostri martiri partigiani. Non c’è montagna o sentiero che non abbia lapidi o ricordi della resistenza antifascista, dal Porto, dalle fabbriche, alle scuole, dai quartieri Popolari, al Centro Storico di Genova coi suoi Vicoli, zone che si sono sempre opposte al fascismo, alla guerra e noi siamo semplicemente i figli di questa città e la difenderemo fino alla fine.

Per quanto riguarda il contrasto in Porto dei traffici di armi vogliamo solo ricordare che la contraddizione più grossa continua a rimanere appesa, mentre noi siamo stati per due anni sotto indagine e a oggi “l’associazione a delinquere 416” è stata archiviata, la legge 185/90 continua a essere non rispettata e che i veri delinquenti sono i trafficanti d’armi che passano per i nostri Porti e chi collabora con loro per aumentare i profitti dei soliti nomi.

Pensiamo che opporsi ai traffici di armi sia un buon motivo per provare a fare qualcosa prima che sia definitivamente troppo tardi,

Per noi l’archiviazione è una vittoria, frutto di un lavoro politico condotto con determinazione grazie al supporto di tutte/i i Compagni che ci hanno supportato, anche se molti di noi hanno ancora dei procedimenti che pesano e che peseranno sulla loro vita.

Continueremo la nostra lotta e lo faremo a testa alta!

Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali

Contro l’occupante nazisionista israeliano sostenuto dall’imperialismo (governo italiano compreso), dalla parte del popolo palestinese e della sua resistenza

Il governo di Netanyahu/Ben-Gvir (condannato per violenza e per istigazione all’odio razziale), espressione della peggior feccia nazisionista israeliana, in questi giorni sta dispiegando una violenza repressiva inaudita, mostrando tutta la sua ferocia criminale contro il popolo palestinese.07

 “Ho chiesto una riunione di Gabinetto. La risposta contro Gaza deve essere più forte”, ha minacciato il ministro per la sicurezza Ben-Gvir. “È giunto il momento di lanciare un’operazione militare nel nord della Cisgiordania e di sferrare pesanti colpi su Gaza”, sono state le dichiarazioni del Ministro delle finanze israeliano, Bezalel Smotrich.

Netanyahu e Ben-Gvir stanno lavorando alla formazione della Guardia Nazionale, 2 mila militari che compongono una milizia separata dalle forze repressive, che risponderà al ministro della Sicurezza nazionale. Un altro segnale del salto di qualità nella repressione che dimostra la natura di questo nuovo governo ma che alimenterà la resistenza palestinese.

L’esercito israeliano sta lanciando attacchi aerei sulla Striscia di Gaza oggi e sul sud del Libano nel campo profughi palestinese di al-Rashidieh, dopo avere ripetutamente aggredito con ferocia vigliacca per cacciare i palestinesi in preghiera nella moschea di Al-Aqsa di Gerusalemme questa settimana

Gaza bombardata dai cani nazisionisti

Libano

 

Granate assordanti e gas lacrimogeni sono stati lanciati contro la moschea di Al Aqsa, prima che i soldati gettassero a terra i palestinesi, li calpestassero e legassero loro le mani dietro la schiena.

“Ci hanno tenuti a terra, ammanettati, per molto tempo, e chiunque alzasse la testa veniva colpito con una pistola”.

400 palestinesi sono stati arrestati.
la ferocia delle bestie nazisioniste
Nella Cisgiordania occupata, centinaia di palestinesi sono scesi in piazza per condannare l’assalto e confrontarsi con le truppe israeliane ai posti di blocco e alle postazioni dell’esercito. Manifestazioni si sono svolte anche a Gaza, Umm al-Fahm (una città palestinese in Israele) e nella capitale giordana Amman.
La resistenza palestinese ha lanciato razzi dalla Striscia di Gaza verso Israele e ha sparato contro obiettivi israeliani a Nablus, Jenin, Tulkarm, Hebron, Ramallah e Gerico

Denuncia e lotta al Tribunale di Palermo per il processo dei precari Coop sociali, le lotte non si arrestano nè si processano! In solidarietà di classe con la grande lotta dei lavoratori francesi

Le lotte non si arrestano nè si processano! Il 6 aprile a Palermo In occasione della nuova udienza del processo contro i precari e le precarie delle Coop Sociali Slai Cobas sc iniziativa di denuncia e lotta davanti il Tribunale di Palermo.
Presenti anche compagni e compagne del Cobas Confederazione, dell’Assemblea NoGuerra e del Comitato territoriale No Muos Palermo e del PCL
La solidarietà di classe è un’arma!
Fare fronte contro la repressione che con questo governo fascista Meloni avanza ad ampio raggio una necessità da impugnare!
 

…dal 30 ottobre 2020 siamo sotto processo a Palermo perché abbiamo difeso il nostro diritto al lavoro, perché dinnanzi all’arroganza della Città Metropolitana che nel 2017 aveva indetto una gara d’appalto irregolare e truffaldina con cui di fatto licenziava più della metà dei precari, a maggioranza donne, abbiamo risposto con la lotta tempestiva e necessaria, “assediando” i palazzi del potere, contestando apertamente la gara e ottenendo alla fine la modifica del bando e il blocco dei tagli ai posti di lavoro.
Da oltre 25 anni nelle scuole facciamo assistenza agli studenti disabili e in una città del sud come Palermo con sempre più precarietà e rischio di licenziamento per migliaia di lavoratrici e lavoratori ogni giorno subiamo come precari delle Coop Sociali tutte le conseguenze di una condizione di lavoro fatta di contratti a termine sempre più a termine, anche solo di mesi, riduzioni di ore, salari bassi, scaricamento illegale della nostra mansione ad altri lavoratori con cui le istituzioni innescano odiose guerre tra poveri.
Ma contro tutto questo abbiamo lottato e continuiamo a farlo perché giusto e necessario.
La “lenta” giustizia borghese è stata veloce a rinviarci a giudizio, ma in effetti si tratta di un “processo” che avviene in tutta Italia! Siamo una goccia che fa parte di un mare di lavoratrici, lavoratori, operaie, operai, precarie, precari, disoccupate, disoccupati, attivisti delle lotte sociali, migranti… che vengono attaccati da questo Stato borghese che invece di dare risposte a bisogni reali e a diritti si scaglia con la repressione in diverse forme, emanando anche leggi odiose dai decreti sicurezza del fasciorazzista Salvini alle leggi sempre più repressive dell’attuale governo Meloni fascista partire dal decreto anti rave.
Ma la giustezza delle lotte messe in campo in difesa della condizione di lavoro e di vita più generale la rivendichiamo pienamente e diciamo a gran voce che queste lotte non si processano, la repressione non spegne le lotte giuste e necessarie ma alimenta la ribellione!
Questo Stato borghese con l’uso di tutti i suoi apparati repressivi nella marcia moderno fascista che avanza, con i suoi governi al servizio dei padroni, oggi con l’ala più reazionaria e nera del governo Meloni, ci fa la guerra, attaccando le lotte di noi lavoratori, operai, precari, attaccando i migranti, gli studenti, le donne… attaccano il diritto di sciopero, attaccano diritti basilari, attaccando le lotte sociali, politiche, le lotte in difesa dell’ambiente, la condizione di vita della maggioranza delle donne, le lotte contro la guerra imperialista, le basi e gli strumenti di morte al servizio della sporca guerra …
Questi attacchi repressivi trovano il punto culminante verso i prigionieri politici; verso chi, in varie maniere, pone la necessità della lotta rivoluzionaria contro uno Stato che attacca i diritti dei proletari, delle masse popolari, contro un sistema sociale che non può essere cambiato dall’interno ma distrutto. È in questo contesto che va visto l’accanimento dello Stato contro la lotta giusta e legittima di Alfredo Cospito a cui va tutta la nostra piena solidarietà di classe.

Dobbiamo ripartire dalle lotte che facciamo tutti i giorni e fare una lotta ancora più grande, per cui è necessario un fronte di classe anticapitalista che unisca tutti i lavoratori, gli operai, tutti gli sfruttati, oppressi e repressi, perché questo sistema non si può cambiare, si può solo rovesciare.
Guardiamo alla grande lotta dei lavoratori e delle masse popolari che oggi si sta sviluppando in Francia contro il governo borghese di Macron che mostra tutta la spietatezza nel difendere gli interessi dei padroni capitalisti con una durissima repressione che tantissimi lavoratori di tanti settori insieme a studenti, compagni stanno sfidando combattendo e ai quali esprimiamo forte solidarietà di classe ci incoraggia e ci dà speranza…

Da un intervento di una precaria Coop Sociali
Intervento compagna Slai Cobas sc

Intervento compagno Cobas Confederazione

Intervento compagna Comitato territoriale No Muos Palermo

Intervento Avv.to Vincenzo Catastimeni

Intervento Avv.to Alessandro Frasca