contro il Ddl – soccorso rosso proletario – dicembre 2024

Il decreto-legge 1660 approvato alla Camera a settembre scorso è un decreto liberticida, da Stato di polizia, generato dalla natura ideologica/politica di stampo fascista del governo Meloni, interno alla marcia verso una dittatura moderna nel nostro paese. 

Il testo, che contiene 38 articoli e che è ora all’esame delle commissioni congiunte giustizia e affari costituzionali del Senato, si unisce ai precedenti “pacchetti sicurezza” ma nello stesso tempo ne rappresenta un salto di qualità perché l’intento è quello di impedire di fatto e sempre più in ogni ambito ogni opposizione.

Il governo Meloni invece di dare serie e concrete risposte ai problemi sociali in generale, dal lavoro, al reddito, alle case che mancano, alla sanità, scuole sempre più allo sfacelo, alle alluvioni, alla stessa emergenza dell’acqua in alcune regioni, alle condizioni nelle carceri, ecc., con questo decreto risponde solo con più repressione, più polizia, più carcere. Un decreto che prevede l’inasprimento delle pene per tanti “reati”, anche inventati all’ultimo momento.

Ad esempio per chi occupa una casa: pena massima di 7 anni, e 7 anni anche a chi esprime solidarietà attiva ai senza casa.

Le manifestazioni, le azioni di lotta contro le inutili “grandi opere pubbliche” come il Ponte sullo stretto di Messina o la Tav, quelle che il governo usa come propaganda elettorale e al pieno servizio del profitto dei padroni che non hanno scrupoli a distruggere anche i territori e l’ambiente,  o contro gli strumenti di morte al servizio della guerra come il MUOS ecc., diventano illegali e chi vi partecipa può essere condannato con pene alquanto pesanti.

Anche le azioni di protesta non violente diventano reato! Questo Ddl infatti introduce anche il reato di “resistenza passiva”.

Vi è un attacco mirato e fascista alla libertà di pensiero e di dissenso, la Costituzione diventa più che carta straccia: il Ddl 1660 introduce infatti il reato di “terrorismo della parola”. L’obiettivo è quello di impedire il legittimo esercizio della libertà di manifestazione del pensiero e la conseguente legittima protesta.  “Si tratta dell’introduzione del reato di “detenzione di materiale con finalità di terrorismo”. È un’altra misura che dimostra il livello di repressione pervasivo nel disegno di legge. Sarà considerato reato il semplice possesso di materiale che illustri la preparazione di congegni, armi o che parli di tecniche di sabotaggio, indipendentemente dal fatto che il soggetto intenda effettivamente mettere in pratica azioni concrete. La reclusione prevista va dai due ai sei anni. Si assiste a una forte anticipazione della punizione, nel senso che si punisce una condotta che, in termini giuridici, si definisce come “pericolo astratto”, mentre finora era richiesta almeno una minima concretezza…” (da un’intervista dell’Avv.to Eugenio Losco attivo nella difesa di cause relative a proteste e movimenti sociali).
Le  pene sono anche sino a 4 anni! Viene cancellata di fatto ogni libertà personale! Non conta più se una cosa è stata fatta, ma anche solo se la si pensa! E così viene attaccata deliberatamente l’azione di tutti, dei militanti, attivisti politici, sindacali, delle lotte ambientali, sociali, con reati “modellati” proprio su chi protesta.

Con l’aggravante per reati come resistenza o offesa a pubblico ufficiale si può arrivare anche ad una pena di 20 anni! E la polizia diventa una casta privilegiata e intoccabile, gli agenti di pubblica sicurezza possano portare senza licenza armi diverse da quelle d’ordinanza anche fuori dal servizio, legittimati dal governo ad usare le armi a loro piacimento come nel far west.

Questo DDL è contro i lavoratori, i precari, i disoccupati che protestano per il lavoro, il salario, contro i licenziamenti… Diventa reato penale e non più amministrativo l’azione di blocco stradale con l’aggravamento della pena da 6 mesi a 2 anni a carico di coloro che effettuano un blocco stradale o ferroviario con il proprio corpo e con più persone riunite, praticamente un attacco e un accanimento in particolare verso gli scioperi, vedi in particolare il settore della logistica, e per attaccare e impedire proteste o manifestazioni che fuoriescono da prescrizioni sempre più stringenti che governo e questure al servizio vogliono imporre.

Questo DDL è spiccatamente razzista e classista: vuole consentire l’incarcerazione anche delle donne in gravidanza e delle donne con neonati, introduce nuove ipotesi di Daspo, fogli di via o sorveglianza speciale, vuole introdurre il reato di “rivolta” nelle carceri  e nei CPR (ma anche negli hot spot, nei CARA, nei centri di accoglienza straordinaria per richiedenti asilo e nei centro del Sistema Accoglienza e Integrazione, i SAI).
E l’odio più nero di questo governo fascio-razzista contro i migranti emerge ancora più chiaramente se si guarda al fatto che, all’interno di norme specifiche che aumenteranno l’emarginazione e la discriminazione delle persone migranti, le stesse saranno costrette ad dovere esibire il permesso di soggiorno per poter attivare perfino una sim telefonica per comunicare con i parenti o con l’avvocato e ciò aumenterà lo sfruttamento delle persone migranti (che anche per poter avere lo strumento di comunicazione dovranno pagare dei prestanome).

Questo è un decreto mirato a difendere pienamente ancor di più oggi lo Stato del Capitale, dei padroni, di cui questo governo Meloni è l’ultimo interprete della borghesia dominante più reazionaria, che lo vuole imporre come un nuovo e chiaro obiettivo per avanzare verso un moderno regime necessario nella fase attuale di crisi del sistema capitalistico sempre più profonda che oggi significa anche guerra imperialista.  

Contro il Ddl 1660 è necessaria quindi una lotta su tutti i fronti ma che deve necessariamente essere inserita in una lotta più ampia che  ponga come obiettivo principale la caduta del governo Meloni.

Se questo governo non viene cacciato, se non si lotta con questo obiettivo anche partendo da lotte di fase specifiche come appunto quella più che giusta di sabato 14 contro il DDL 1660, che sta vedendo positivamente fino a questi giorni  l’estendersi CONTRO di forze sociali, politiche, militanti, progressiste,  democratiche, sindacali (e importante è stato porre nello sciopero generale del 29 novembre da parte dei sindacati confederali che lo hanno proclamato proprio la questione dell’opposizione al DDl 1660), studentesche…, il governo Meloni proprio per la sua ideologia fascista non si limiterà solo a questo decreto ma andrà avanti a tappe forzate con altri decreti del genere.

Alcune aree del movimento militante di opposizione dicono che questo DDL dipende dal fatto che stiamo vivendo  una fase di estensione della guerra imperialista, di cui anche l’Italia con questo governo se ne fa attivo interprete, ciò non è corretto: il DDl 1660 non è il frutto nero che scaturisce specificatamente dalla fase di guerra ma è il prodotto innanzitutto della natura fascista di questo governo che deve potenziare la repressione per conquistare consenso, in primis dei padroni che sempre più non si “devono disturbare” nei loro interessi di classe, che deve schiacciare ogni dissenso, protesta e ribellione per avanzare spedito nella marcia da moderno regime a difesa del Capitale.

Il fatto che oggi le forze che vogliono lottare contro il Ddl 1660 si stanno allargando,  che la manifestazione prevista a Roma per sabato 14 dicembre sta vedendo la crescita delle adesioni, che un’assemblea nazionale contro il DDl si è svolta, tutto questo è positivo, ma è necessario che avanzi la comprensione che questa lotta deve essere fatta anche di “assedi” ai palazzi del potere, perchè è necessario che sia legata alla lotta per la caduta del governo Meloni.

Soccorso rosso proletario – srpitalia@gmail.com

 Tiziano è libero! – Lottare per rompere il divieto della manifestazione per la Palestina è stato giusto e necessario e ogni condanna va respinta fino in fondo

Il PM avevo chiesto 3 anni e 4 mesi di condanna.

A Tiziano sono state riconosciute le attenuanti generiche: è stato quindi condannato a 2 anni con sospensione della pena e esce dal processo con un foglio di via di 1 anno.
In virtù di tutto questo i domiciliari sono stati revocati.

In attesa del deposito delle motivazioni della sentenza ribadiamo che in quella piazza c’eravamo tutti e tutte e che lottare per rompere il divieto della manifestazione per la Palestina è stato giusto e necessario e ogni condanna va respinta fino in fondo.

Non più calci ma pugni, la digos si arrampica sugli specchi nell’accusa contro Tiziano. Processo aggiornato al 10 dicembre

Report dal presidio a Piazzale Clodio: Aggiornato al 10 dicembre alle ore 13 il processo contro Tiziano Lovisolo, arrestato durante la manifestazione del 5 ottobre.

L’udienza si è aperta con la richiesta, da parte della difesa, di accedere al rito abbreviato previa acquisizione della perizia di parte sui video analizzati dalla stessa, in particolare su quello della contro-inchiesta realizzata da Index, ong indipendente con base in Francia, che dimostrano inequivocabilmente che, nel tentativo di divincolarsi, Tiziano non ha sferrato calci contro nessuno.

A fronte di ciò la digos ha cambiato versione, affermando che non calci ma pugni avrebbero provocato lesioni al dirigente della Digos , chiedendo l’acquisizione di un video di La7. Il video è stato acquisito dalla corte, così come dalla difesa.

Secondo l’analisi di questa, in appena un paio di secondi che dura la ripresa, ancora una volta nessun colpo da parte di Tiziano avrebbe raggiunto il vice questore, di corporatura e statura ben maggiore rispetto a quelle di Tiziano, che si vede cadere in terra quasi subito.

In ogni caso resta il fatto che il capo di accusa parla di lesioni prodotte da calci, che in nessun modo sono stati provati a carico dell’imputato, ma anzi smentiti da tutti i video acquisiti.

La corte si è aggiornata al 10 dicembre, quando si arriverà a sentenza.

Ancora una volta siamo stat e saremo a fianco di chi lotta. Vogliamo Tiziano libero subito!

il presidio al carcere di taranto

Compagne e compagni di diverse realtà, di Taranto e provincia, hanno manifestato davanti al cercare di Taranto, con interventi combattivi, canzoni, slogan. Un carcere noto alle cronache per il suo sovraffolamento, per le condizioni in cui i detenuti sono costretti a stare in celle sporche, infestate da insetti, noto per i detenuti suicidati/assassinati per mancanza di assistenza, ma anche per i casi di corruzione, tangenti che hanno portato al processo della precedente direttrice del carcere.

Abbiamo manifestato contro il Ddl sicurezza 1660, che alla condizione grave nelle carceri unisce la repressione, anche fino a 20 anni, di ogni forma di protesta, anche pacifica, di chi sta incarcerato e verso i solidali, più carcere per donne incinta e madri con bambini fino ai 6 anni; ma chiaramente è stato denunciato negli interventi tutto il resto di questo Ddl, questo Stato di polizia e il governo Meloni fascista, che risponde alle lotte dei giovani, dei movimenti pro Palestina, a chi si batte per l’ambiente, alle giuste e necessarie lotte dei lavoratori, solo e soltanto con più repressione.

Ma è stato denunciato anche il memefreghismo dell’amministrazione comunale di Taranto, con sindaco e assessori che pensano solo ai “cambi di casacca” e occupazioni di poltrone e nulla fanno per la condizione dei detenuti, come per il lavoro, il reddito ai disoccupati, alle donne, ai settori poveri di questa città.

Nonostante la solita presenza esagerata di carabinieri e polizia, ad un certo punto un folto gruppo, soprattutto di compagne, attraversando i campi, è andato vicino alle mura del carcere dove le persone all’interno potevano sentirci e vederci meglio. Slogan forti, sventolio di bandiere, gridati alcuni nomi di


chi era incarcerato, mentre dalle celle i detenuti rispondevano con i loro saluti emozionati, con tutto quello che potevano – Un bel momento di solidarietà “ravvicinata”!

 

Alcuni rinchiusi nelle carceri hanno gridato che le guardie carcerarie volevano impedire che loro si affacciassero alle inferriate per setire e salutare i manifestanti. Chiaramente questo è stato subito fortemente denunciato e la solidarietà/l’unità tra chi era fuori e chi era dentro è continuata

 

Abbiamo lanciato l’appello ai detenuti a ribellarsi, prendendo l’impegno che ogni loro protesta sarà da noi sostenuta, costruendo nella lotta concreta l’unità necessaria tra detenuti e solidali contro la repressione, contro le condizioni nelle carceri.

Nella manifestazione si è ricordata la mobilitazione per la libertà immediata di Anan che lo Stato italiano, complice di Israele, tiene ancora rinchiuso nelle carceri per la sua battaglia per la Palestina, in difesa della resistenza del popolo palestinese. Proprio il giorno dopo (il 10 novembre) si teneva al carcere di Terni, dove Anan è rinchiuso, una nuova manifestazione.

 

 

NO ai fogli di via – strumento di repressione contro palestinesi e attivisti solidali con la Palestina

Solidarietà a Mohammad Hannoun


Abbiamo appena saputo che all’amico e fratello Mohammad Hannoun, esponente dell’ API, è stato notificato un foglio di via da Milano. 
La motivazione sarebbe la sua giustificazione pubblica della risposta dei manifestanti solidali con il popolo palestinese, vittima di un genocidio, a quelle vigliacche e nutrite squadracce sioniste e  fasciste che hanno imperversato per Amsterdam stracciando e bruciando bandiere palestinesi e inneggiando allo sterminio nazisionista dei bambini e delle bambine palestinesi. 
Una reazione che riteniamo comprensibile, legittima, umana e naturale di fronte a un genocidio. 
Ci fa inorridire l’ accostamento all’ antisemitismo di una naturale reazione ad una orribile e disumana apologia di genocidio. 
Un paragone ignobile e strumentale e perché non abbiamo mai sentito la stessa indignazione elevarsi in più di un intero anno di disumano sterminio a Gaza.  
Un’ indignazione ipocrita e miserabile perché rapporta l’ allontanamento da Amsterdam a calci nel sedere dei nazisionisti appartenenti a una tifoseria nota per la loro ideologia razzista, arabofobica, islamofobica e fascista con il contorno dell’ apologia dello stupro delle “donne del nemico”, al genocidio pianificato di un popolo. 
Mohammad è uno di noi, un nostro amico e fratello da tempo oggetto della persecuzione sionista e dei suoi complici al governo italiano sotto la pressione delle comunità sioniste ubriache di odio e di suprematismo. Come risposta a questo atto repressivo e persecutorio vogliamo inviare a Mohammad e alla sua famiglia la nostra massima solidarietà e il nostro affetto. 

A presto ancora insieme in piazza per la Palestina. 
Per una Palestina libera. 
No allo stato di polizia!
Le compagne e i compagni del Csa Vittoria.

Criticare l’indegno ministro Valditara è giusto e necessario, massima solidarietà da Osservatorio

 

 

 

Christian Raimo insegnante e scrittore, è stato sospeso per tre mesi dall’insegnamento, con una decurtazione del 50% dello stipendio, per aver criticato il ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara.

Il provvedimento disciplinare dell’Ufficio Scolastico Regionale, è stato preso per le critiche di Raimo fatte al ministro del governo, in un dibattito pubblico sulla scuola, alla festa nazionale di Avs.

Le studentesse e studenti del liceo Archimede, dove Raimo insegna, hanno deciso di mobilitarsi in difesa del professore: All’ingresso dell’istituto affisso uno striscione con scritto “tre mesi di sospensione per un’opinione“.

In questa vicenda si legge con nitidezza tutta la pericolosità della deriva politica reazionaria che stiamo vivendo.

Soccorso Rosso Proletario – sottoscrive e sostiene questa dichiarazione e in vita alla massima circolazione nelle prossime manifestazioni

 

Déclaration unitaire devant la prison de Lannemezan
(26 octobre 2024)

Camarades et ami.e.s,
Nous voici donc rassemblés pour la 15e fois, mais plus nombreux que jamais, devant cette prison de Lannemezan, pour clamer dans l’unité notre solidarité active avec un authentique résistant, devenu l’exemple même de l’engagement de toute une vie de militant communiste au service de l’émancipation humaine, un symbole du combat inachevé pour en finir avec l’exploitation capitaliste, l’oppression nationale, le colonialisme sioniste et l’impérialisme mortifère, notre camarade Georges Ibrahim


Abdallah. Et nous n’oublions pas de saluer et d’exprimer également notre solidarité avec les autres militants, Basques et Kanak déportés, emprisonnés ici.
Oui, Georges Abdallah, tes camarades sont là ! Ils sont là, devant ces sinistres murs pour exiger toujours plus fort ta libération en cette 41e année d’incarcération dans une prison de l’État français, cet État dont les gouvernements successifs, de droite comme de gauche, te maintiennent captif pour punir celui qui osa revendiquer, devant une justice d’exception aux ordres, les actes de résistance accomplis par son organisation, les FARL, pour frapper dans ce pays les agents de l’envahisseur sioniste et de ses maîtres étatsuniens. vant de terminer cette intervention unitaire, nous nous devons d’honorer ici la mémoire de notre fidèle camarade Suzanne, décédée le 14 septembre, l’une des initiatrices de cette manifestation annuelle, elle dont la présence déterminée et chaleureuse nous manque tant aujourd’hui. Très chère camarade Suzanne, sache que, toutes et tous, nous nous engageons résolument à poursuivre ton combat jusqu’à la victoire!
Pour conclure, nous réaffirmons que Georges Abdallah est en prison en France pour le combat politique qui a été le sien et qui est le nôtre, pour ses positions et ses idéaux qu’il n’a eu de cesse de proclamer et de ne jamais renier.
Georges Abdallah a engagé sa vie entière dans la lutte révolutionnaire pour mettre en pratique ses convictions communistes, pour lutter aux côtés du peuple frère palestinien afin de résister à l’occupation et à l’expansionnisme sionistes, un combat qui malgré les souffrances indicibles infligées par les sionistes génocidaires se poursuivra jusqu’à la libération de toute la Palestine historique.

 

La résistance palestinienne vit, vivra et vaincra !
Continuons le combat ! Libérons Georges Abdallah !
Que mille initiatives solidaires fleurissent pour sa libération !
C’est ensemble et seulement ensemble, camarades, que nous vaincrons !
Des organisations, associations, syndicats et collectifs solidaires de Georges Ibrahim Abdallah

Devant la prison de Lannemezan, le 26 octobre 2024