Informazioni su soccorso rosso proletario

Un filosofo produce idee, un poeta poesie, un pastore prediche, un professore manuali ecc. Un delinquente produce delitti. Se si esamina più da vicino la connessione che esiste tra quest’ultima branca di produzione e l’insieme della società, ci si ravvede da tanti pregiudizi. Il delinquente non produce soltanto delitti, ma anche il diritto criminale, e con ciò anche il professore che tiene lezioni sul delitto criminale, e inoltre l’inevitabile manuale, in cui questo stesso professore getta i suoi discorsi in quanto “merce” sul mercato generale. Con ciò si verifica un aumento della ricchezza nazionale, senza contare il piacere personale, come [afferma] un testimonio competente, il professor Roscher, che la composizione del manuale procura al suo stesso autore. Il delinquente produce inoltre tutta la polizia e la giustizia criminale, gli sbirri, i giudici, i boia, i giurati ecc.; e tutte queste differenti branche di attività, che formano altrettante categorie della divisione sociale del lavoro, sviluppano differenti facoltà dello spirito umano, creano nuovi bisogni e nuovi modi di soddisfarli. La sola tortura ha dato occasione alle più ingegnose invenzioni meccaniche e ha impiegato, nella produzione dei suoi strumenti, una massa di onesti artefici. Il delinquente produce un’impressione, sia morale sia tragica, a seconda dei casi, e rende così un “servizio” al moto dei sentimenti morali ed estetici del pubblico. Egli non produce soltanto manuali di diritto criminale, non produce soltanto codici penali, ma anche arte, bella letteratura, romanzi e perfino tragedia, come dimostrano non solo La colpa del Müllner e I masnadieri dello Schiller, ma anche l’Edipo [di Sofocle] e il Riccardo III [di Shakespeare]. Il delinquente rompe la monotonia e la banale sicurezza della vita borghese. Egli preserva cosi questa vita dalla stagnazione e suscita quell’inquieta tensione e quella mobilità, senza la quale anche lo stimolo della concorrenza si smorzerebbe. Egli sprona così le forze produttive. Mentre il delitto sottrae una parte della popolazione in soprannumero al mercato del lavoro, diminuendo in questo modo la concorrenza tra gli operai e impedendo, in una certa misura, la diminuzione del salario al di sotto del minimo indispensabile, la lotta contro il delitto assorbe un’altra parte della stessa popolazione. Il delinquente appare così come uno di quei naturali "elementi di compensazione" che ristabiliscono un giusto livello e che aprono tutta una prospettiva di "utili" generi di occupazione. Le influenze del delinquente sullo sviluppo della forza produttiva possono essere indicate fino nei dettagli. Le serrature sarebbero mai giunte alla loro perfezione attuale se non vi fossero stati ladri? La fabbricazione delle banconote sarebbe mai giunta alla perfezione odierna se non vi fossero stati falsari? Il microscopio avrebbe mai trovato impiego nelle comuni sfere commerciali (vedi il Babbage) senza la frode nel commercio? La chimica pratica non deve forse altrettanto alla falsificazione delle merci e allo sforzo di scoprirla quanto all’onesta sollecitudine per il progresso della produzione? Il delitto, con i mezzi sempre nuovi con cui dà l’assalto alla proprietà, chiama in vita sempre nuovi modi di difesa e così esercita un’influenza altrettanto produttiva quanto quella degli scioperi (‘strikes’) sull’invenzione delle macchine. E abbandoniamo la sfera del delitto privato: senza delitti nazionali sarebbe mai sorto il mercato mondiale? O anche solo le nazioni? E dal tempo di Adamo l’albero del peccato non è forse in pari tempo l’albero della conoscenza? ...

Suicidio in carcere a Torino, la lettera delle detenute alla loro compagna che si è impiccata

 

di Le Ragazze di Torino, detenute ed ex detenute delle Vallette 

«Questo sistema ti ha schiacciato»

Cara Graziana,
questa lettera è per te. Le nostre esistenze si sono incrociate in carcere. Vite e storie diverse, accomunate ad un tratto dal dover resistere e sopravvivere e farsi spazio in un sistema che ti schiaccia per cui sei solo un numero e un reato, la persona non esiste. Conosciamo le problematiche che ti affliggevano e che, per quanti sforzi si dica che siano stati fatti, il carcere e quel sistema non curano. Anzi devastano a tal punto che, chi non ha la forza e soprattutto gli strumenti per difendersi, può decidere di farla finita. Non possiamo accettare che la tua scelta sia ridotta a un comunicato e definita un «tragico incidente».

La paura che avevi del «fuori» è una paura comune a molti lì dentro e questo dovrebbe aprire una seria riflessione sull’utilità del carcere e sul fatto che in troppi rimangono indietro e non hanno prospettive. A molti è negato un futuro e chi se lo crea lo fa da solo con la propria forza. Dieci giorni fa anche tu hai firmato, come tutta la sezione femminile, l’appello affinché nessuno muoia più in carcere. Per trovate soluzioni e ridurre sovraffollamento e disagio. È terribile sapere che anche tu non ce l hai fatta. Le cure negate al corpo detenuto inevitabilmente si riflettono sull’anima. Non c’è rispetto perché non si è considerati persone. Il nostro pensiero va a te. E a chi dentro il carcere continua a resistere e sperare.

 

Record di suicidi al carcere Lorusso Cutugno di Torino

 

La denuncia del parlamentare Marco Grimaldi

Record di suicidi al carcere Lorusso Cutugno di Torino

Per l’ennesima volta una persona detenuta nella casa circondariale Lorusso e Cutugno di Torino si toglie la vita. Mi fa particolarmente male sentire che è una donna, perché negli anni più volte sono stato contattato dalle detenute del braccio femminile, che denunciavano condizioni estremamente difficili. Lo stato delle carceri italiane continua a essere drammatico, come fotografato dal rapporto di Antigone: nel 2022 i suicidi sono stati 84 in tutta Italia, un record, già 25 dall’ inizio di quest’anno; autolesionismo, violenze, sovraffollamento, spazi inidonei, carenze di organico nella polizia penitenziaria, un numero non sufficiente di psicologi. Nel 2022 il Lorusso e Cutugno è stato il secondo carcere d’Italia per numero di suicidi. Vorrei che il Governo mostrasse attenzione verso questi temi, che ascoltasse le tante voci che chiedono di promuovere le pene alternative, ma una nostra interpellanza in merito attende ancora risposta. Che mostrasse attenzione verso la condizione particolare delle donne carcerate, ma purtroppo l’unica proposta avanzata dalla destra è stata che a tutte le donne condannate con sentenza definitiva venisse tolta la responsabilità genitoriale” – così il Vice-capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra, Marco Grimaldi.

per Alfredo Cospito – il punto nell’intervista dell’avvocato Vitale a ore 12 Controinformazione Rossoperaia

per Alfredo Cospito – il punto nell’intervista dell’avvocato Vitale a ore 12 Controinformazione Rossoperaia

 

Rispetto alla sentenza che non ha confermato l’ergastolo per Alfredo Cospito, e ha ridotto sia pur di pochi anni la condanna per Anna Beniamino, qual’è la tua valutazione?

Nella situazione che si è venuta a determinare, la sentenza dell’udienza in corte di Assise di appello è quasi la migliore soluzione possibile, perché dopo la riqualificazione del reato relativo alla caserma di Fossano come strage politica, e data la pena per quel reato, sostanzialmente siamo alla pena minima, o molto vicini alla pena minima. Oltre alla pena base per quel reato c’è, infatti, la continuazione con quella per il reato di associazione terroristica e per il reato di istigazione.

Quindi possiamo essere soddisfatti per questo segmento di battaglia giudiziaria. Dopo l’udienza ho sentito Anna Beniamino al telefono e mi ha detto: “certo, mi viene difficile essere soddisfatta perché ho preso 17 anni e 9 mesi, ma questa è la cosa…”; e purtroppo in questo momento è cosi.

Purtroppo ci portiamo dietro il macigno della Cassazione di luglio che ha riqualificato il reato come strage politica.

Che cosa succede adesso? La sentenza verrà depositata entro il 24 di settembre. Ovviamente dovremo valutare se ritornare davanti alla Corte di Cassazione; sicuramente abbiamo degli argomenti relativi alle questioni di legittimità costituzionale che abbiamo posto. Una riguardava la possibilità per Alfredo di porre in bilanciamento le circostanze attenuanti, e con la sentenza della Corte Costituzionale è stato possibile arrivare invece a 23 anni.

Ci sono altre questioni che abbiamo proposto e che sono state respinte in questa fase, che, per semplificare, riguardano: la prima il fatto che possa esistere nel nostro codice un reato che preveda come unica pena l’ergastolo. E’ vero che possono essere applicate delle circostanze attenuanti – e infatti in questo caso è stato possibile arrivare a una condanna a 23 anni per Cospito e a 17 anni per Anna Beniamino – ma comunque la pena che c’è nella legge è l’ergastolo, quindi in realtà il giudice è legato al fatto che come pena di partenza deve applicare l’ergastolo. E questo pone un problema di compatibilità con i principi costituzionali.

La seconda questione che abbiamo posto è la possibilità di una riqualificazione in peggio del reato, per la prima e ultima volta in Cassazione. E’ una questione un po’ complessa. In primo grado il fatto di Fossano non era stato considerato “strage politica”, e questo anche in secondo grado; la Procura generale ha continuato a fare ricorso, ad impugnare sul punto chiedendo di considerarla strage politica; quindi la Corte di Cassazione l’ha qualificata “strage politica”. Che l’abbia potuto fare la Corte di Cassazione, anche sulla base di argomenti parzialmente nuovi e che questa sia la prima e unica decisione che l’ha definito in questo modo, secondo noi ci priva della possibilita’ di chiedere un giudizio di merito.

Sulla questione della legittimita’ costituzionale ci potrebbe essere, dunque, un nuovo ricorso per Cassazione.

Sono inoltre gia’ pendenti due ricorsi alla Corte europea dei diritti dell’uomo e ci sono poi delle eventuali altre azioni giudiziarie che dovremo ancora capire se e quando e come percorrere.

La mia valutazione su tutta questa vicenda. Intanto è significativo che tutti i giudici di merito, la Corte d’Assise di Torino e le varie corti d’Assisi di appello, quindi i giudici di merito sono comunque, pur nella gravita’ delle decisioni anche come pena, in qualche modo andate in senso divergente dalla Cassazione. La Cassazione ha infine detto che quei fatti andavano puniti come strage politica, pericolosa per la sicurezza dello Stato; la Cassazione, che è la più distante dai fatti e dalla conoscenza dei fatti.

Resta l’amarezza che una vicenda di quel tipo sia stata qualificata come “strage politica”. Facendo un inciso: tra gli argomenti che sono stati anchee ripresi come principali dalla Procura generale, per arrivare ad affermare che quella era una strage che attentava alla sicurezza dello Stato, c’è una questione particolarmente significativa: l’attentato alla caserma di Fossano si pone all’interno di una campagna anche contro i CIE/CPR. E il Procuratore generale ha ripetuto che i Cpr sono un elemento fondamentale della politica statale per contrastare l’immigrazione irregolare. Poi, ha detto il procuratore generale, ci sono tutti i problemi di questo mondo; egli stesso ha detto che all’epoca nessuno pensava che i Cpr sarebbero poi diventati quelli che noi conosciamo. Ma contrastare la politica della detenzione amministrativa metterebbe in pericolo la sicurezza dello Stato. E questo potrebbe essere argomento di approfondimento.

Guardando, infine, al procedimento penale nel suo complesso devo osservare che siamo all’esito di un procedimento assolutamente indiziario, con prove inconsistenti o di scarsissimo pregio, e con prove scientifiche grafologiche che dimostrerebbero che Alfredo e Anna sono responsabili anche della campagna di attentati nella quale si inserirebbe anche quello di Fossano, ma è tutto censurabile e in realtà privi di certezza scientifica.

Questo è anche il motivo per cui è difficile essere contenti per come è finito questo processo.

Ripeto, però, che nelle condizioni date, dovendo discutere di una condanna per strage politica,la pena che alla fine è stata determinata è sicuramente il punto di caduta minore possibile.

Per la Procura questa è una sentenza definitiva o c’è il rischio che potrebbe essere rivista, modificata in peggio?

Non è una sentenza definitiva, siamo in corte d’appello. Anche qui la Procura generale ha continuato a sostenere che non fossero riconosciute le attenuanti (e soprattutto l’attenuente del fatto di lieve entità, e potrebbe fare ricorso in Cassazione.

Questa sentenza non modifica la detenzione di Alfredo nel regime di 41bis?

Il 41bis è del tutto indipendente dall’ergastolo. Da molte parti si è detto: ha l’ergastolo e quindi il 41bis, ma non è cosi’. Il 41bis è legato alla ritenuta possibilita’ che il soggetto mantenga dei contatti con l’esterno. Certamente una decisione di questo genere, ridimensionando il fatto più grave ridimensiona anche quella che può essere la pericolosita’ di Alfredo, ridimensiona la gravita’ di tutta la vicenda.

Contro il regime del 41bis è pendente un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo; comunque il 41bis è un trattamento penitenziario che deve essere sottoposto a periodica revisione.

Quanto su questa sentenza, che chiaramente considerarla “vittoria” ce ne vuole, perchè 23 anni sono tanti e rispetto a quello per cui vengono accusati sia Alfredo che Anna è comunque una condanna esagerata, ha inciso la campagna nazionale e in parte internazionale contro questa detenzione, in appoggio allo sciopero della fame di Alfredo, contro il regime del 41bis, ecc.?

Tendenzialmente anche la Giustizia è permeabile; quando su una questione c’è una sensibilita’ nella societa’, una forte pressione, anche la giustizia può essere indotta a guardare con attenzione al caso, ad affrontarlo con particolare sensibilità; non dico che nel caso di Alfredo e Anna sia acccaduto, ma in generale qualcosa che accade.

Credo, poi, che nel caso specifico possa aver avuto un suo peso la pervicacia repressiva dell’apparato istituzionale (procura, sorveglianza e ministero), perchè in qualche modo ci ha “aiutato” nel dimostrare che questo processo non è stato costruito, quantomeno dalla Procura generale, come un processo normale ma come un processo esemplare. L’ergastolo era legato non solo e forse non tanto all’attentato di Fossano, ma era legato a quello che poi ha scritto Alfredo; è caduto il velo, dimostrando che la reale intenzione era di fare un processo alle persone e non ai fatti. E questo in qualche modo credo sia stato colto.

George Ibrahim Abdallah Bilan de la semaine d’actions internationale et de la manifestation nationale du 18 juin 2023

camarades,

avons fait un diapo tentant de regrouper l’ensemble des actions menées durant la semaine internationale d’actions et de rendre compte de la manifestation nationale du 18 juin organisée à Paris pour exiger la libération de notre camarade Georges Abdallah.
Y sont rappelés : le texte d’appel, l’ensemble des signatures recueillies, les actions de la semaine (merci de nous indiquer de possibles oublis involontaires de notre part), des visuels de la manifestation accompagnés de la déclaration de notre camarade et la déclaration de la Campagne Unitaire.
Après la manifestation du 02 avril dernier, cette nouvelle manifestation organisée par la Campagne Unitaire fut un franc succès regroupant plusieurs centaines de manifestants (700 présents) scandant tous des mots d’ordre fidèles au combat de notre camarade dans une ambiance combative, dynamique et déterminée.
Continuons le combat ! Libérons Georges Abdallah !
Appuyons par nos actions et notre engagement sa nouvelle demande de libération !
Salutations rouges internationalistes et solidaires
tutti questi materiali sono disponibili in Italia presso Soccorso rosso proletario srpitalia@gmail.com

Soccorso rosso proletario arma indispensabile

Soccorso rosso proletario  è l’organismo unitario che da sempre propongono i proletari comunisti marxisti-leninisti-maoisti del nostro paese e in questo quadro svolge una attività incessante di denuncia e partecipazione a tutte le iniziative contro la repressione e sul carcere nel nostro paese

E’ l’unico organismo nel nostro paese che interviene partecipa – con le sue forze ancora modeste – a tutte le iniziative senza settarismo e sempre in prima fila e sopratutto l’unico organismo che porta azione nelle file della classe operaia e delle fabbriche e nel movimento di lotta delle donne proletarie

E’ l’unico organismo, collegato alle lotte rivoluzionarie tutte che si svolgono nel mondo, l’unico ricosciuto dall’india all’america latina, dalle filippine all’africa , all’europa

Solo questa è la strada che permette alla lotta contro la repressione e carcere di essere  di essere parte della marcia della rivoluzione proletaria mondiale, che esige Partito/Fronte Unito/ Forza combattente a livello nazionale e internazionalele

soccorso rosso proletario

giugno 2023

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Dichiarazioni di Anna Beniamino e Alfredo Cospito all’udienza del 19 giugno

Di seguito il testo delle dichiarazioni rilasciate da Anna e da Alfredo all’udienza del 19 giugno 2023 presso il tribunale d’appello di Torino, nell’ambito del processo Scripta Manent in cui entrambi sono stati condannati per istigazione a delinquere per la rivista Croce Nera Anarchica, per vari attacchi a firma FAI, per associazione sovversiva e per strage politica, per l’ordigno alla caserma allievi carabinieri di Fossano del 2006, a firma Fai/Rat. Il 26 giugno 2023, a partire dalle ore 12, ci saranno le repliche e, successivamente, verrà emessa la sentenza. Ricordiamo che il pm ha nuovamente richiesto l’ergastolo e 12 mesi di isolamento diurno per Alfredo e 27 anni e 1 mese per Anna.

Dichiarazione di Anna

Dichiarazione spontanea per udienza 19/06/2023
presso Corte d’Assise d’Appello di Torino

Dopo anni di processo, decine di udienze, non mi stanco di continuar a ribadire quanto dichiarato finora, ad affermare alcune semplici e tautologiche verità, contro l’esercizio del falso perpetrato con metodo scientifico nelle aule di tribunale.
Gli anarchici sono antiautoritari. Gli anarchici non sono stragisti e tanto meno difendono azioni stragiste.
Le stragi che sono state perpetrate in questo Paese sono state il frutto avvelenato dell’intrecciarsi di potere politico ed economico, quanto di più lontano dal pensiero e dalle pratiche antiautoritarie.
Siamo in un processo politico per cui non vale la realtà dei fatti ma la potenza delle suggestioni, tanto più è abnorme ed assiomatica l’accusa, tanto è vanificata la difesa.
Si continua a straparlar di stragi ma quella vera è quella compiuta sulla realtà dei fatti. Vi siete inventati i “capi” anarchici, le “associazioni” funzionanti a singhiozzo o strutturate come scatole cinesi in cui non si capisce neppure più quali siano i contenitori e quali i contenuti, le perizie grafiche “probabilistiche” per attribuire i fatti, l’ultima chicca in ordine di tempo è stata la collusione tra anarchici e mafiosi.
I meccanismi argomentativi nell’attribuzione dei reati e nella creazione di profili biografici ad hoc rendono gli scenari orwelliani qualcosa di squisitamente retrò.
Gli inquisitori mentono sapendo di mentire e facendosi scudo della refrattarietà degli anarchici al mercato della giustizia. Giocano sul fatto che l’etica anarchica non è in vendita al miglior offerente.
La macchina infernale della DNA (Direzione Nazionale Antimafia) diventata DNAA (Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo) ha bisogno di scalpi per macinar consenso e per fortificare l’impalcatura della repressione preventiva: servono nemici interni, non importa se costruiti ad arte con falsità storiche, politiche, fattuali e processuali, se no la macchina rimane senza benzina ed i regimi speciali sguarniti di carne e d’anime.
Oggi è rimasta solo la nostra testa sul piatto, ma non va dimenticato che per anni decine di compagne e compagni sono stati inquisiti e incarcerati in questo ed in procedimenti paralleli che si autoalimentano. Così come è successo per i procedimenti che hanno portato al 41bis per Alfredo Cospito: crollano le impalcature delle operazioni Bialystok e Sibilla, non ci sono capi e istigatori… però il 41bis rimane.
Colgo una tragica ironia in tutto questo: i vari inquisitori si impappinano non conoscendo bene neppure la sostanza dell’accusa, infarciscono le loro carte di palesi falsità e contraddizioni, basta arrivare al risultato. Nulla di strano: è l’etica malata di quest’epoca dove si santifica il profitto assassino e si criminalizza la povertà.

Roma, 19 giugno 2023
Anna Beniamino

Dichiarazione spontanea di Alfredo Cospito per l’udienza 19/06/2023 presso Corte d’Assise d’Appello di Torino

Questa mia dichiarazione è strettamente legata al processo perché entra nel merito del trattamento sanzionatorio che mi avete inflitto. Trattamento sanzionatorio incostituzionale e che contraddice le vostre stesse leggi. Trattamento sanzionatorio il 41 bis che stravolge il senso stesso della mia carcerazione, imponendomi una censura insensata che limita il mio diritto alla difesa.
È evidente a tutti come la mia vicenda processuale sia stata usata come una sorta di clava da una parte politica “il governo” contro un’altra parte politica la cosiddetta “opposizione”. Il mio trasferimento all’ultimo momento da una sezione ad un’altra in previsione dell’arrivo dei parlamentari PD ne è un esempio lampante. Che dimostra come sia stato strumentalizzato il DAP e il 41 bis per fini politici.
Questi fatti sono strettamente legati a questo processo perché sono il prodotto delle dinamiche politiche passate che hanno portato alla nostra accusa e condanna spropositata per strage politica. Il tapparmi ora la bocca, nell’unico momento in cui posso difendermi vorrebbe dire avvallare questa deriva pericolosa e totalitaria. Prima di parlare di Fossano e della cosiddetta “strage” (anche se c’è poco da dire basterebbe guardare le immagini dei danni della tremenda esplosione) per soli due minuti mi toccherà accennare a tre morti di due delle quali in qualche modo sono responsabile, la terza morte quella di Cosimo è avvenuta al centro clinico di Opera, reparto 41 bis.
Sono tutte morti legate alla mia vicenda perché legate all’impunità del regime in cui da un anno mi tocca lottare e sopravvivere per non soccombere. Non posso tacere, lo devo ai condannati a morte rinchiusi in quel centro clinico, lo devo a chi è stato lasciato morire e a chi in questo momento nel carcere di Sassari si sta lasciando morire per far sentire la propria voce. Lo devo a Domenico Porcelli in sciopero della fame da 4 mesi. Al suo fianco i figli e Maria Pintus il suo avvocato. A sostenerlo sono quei pochi rivoluzionari anarchici, comunisti e indipendentisti sardi che a costo di galera e repressione si battono contro il 41 bis.
Domenico per lo stato è un mafioso quindi indifendibile carne da macello, per lui la costituzione non vale. Per lui nessuna stucchevole passerella di politici, nessuna attenzione dei media. Ne sono certo Domenico non farà notizia neanche da morto. Come d’altronde è già successo a due poveri cristi morti uno dietro l’altro di sciopero della fame nel carcere di Augusta. E di cui mi sento responsabile, perché influenzati dalla canea mediatica che ha seguito il mio sciopero hanno azzardato scivolando velocemente verso la morte.
Le loro morti non hanno destato alcuno scalpore, un silenzio complice ed osceno le ha avvolte. Uno di loro era un cittadino russo e chiedeva semplicemente di essere rimpatriato. Immaginate cosa sarebbe successo se a morire di fame in un carcere russo fosse stato un italiano…associazioni umanitarie e media avrebbe scatenato il finimondo. Invece la sua morte è passata inosservata, l’indifferenza è stata totale, rivelando la faccia ipocrita, razzista, imperialista dell’occidente. La faccia ipocrita dello stesso stato etico che per tenere nascoste sue vecchie complicità mantiene in piedi il baraccone degli orrori del 41 bis. Un segreto di pulcinella che sono 30 anni che resiste, che nessuno ha il coraggio di affrontare, chi tocca muore …e che finirà nella volontà di chi l’ha ideato solo quando l’ultimo testimone di quell’accordo fra stato e mafia sarà morto e seppellito tra queste mura.
Certe volte ho il dubbio che è il sistema stesso che voglia essere raccontato, perché altrimenti trasferirmi ad Opera in quello che Nordio ha avuto il coraggio di definire come una struttura medica di eccellenza. Un caotico e mortale baraccone dove vecchi e moribondi vengono parcheggiati in solitudine in attesa della morte. In questa sottospecie di manicomio nei corridoi piove, l’estate si muore dal caldo, l’aria condizionata non funziona, l’inverno si muore dal freddo. Alle finestre bocche di lupo, scarafaggi, formiche, zanzare impazzano tormentando persone allettate, paralizzate, anziani, moribondi, ciechi.
Tra il giugno e l’ottobre del 2022 in un centro clinico che può “ospitare” 12 persone in 6 non ce l’hanno fatta, non sono sopravvissuti. Se si è fortunati qualche giorno od ora prima dalla morte si viene traferiti in ospedale dove il trattamento è più umano, ma dove si muore sempre tra estranei senza l’affetto dei propri cari. Tutto è sulle spalle dei ragazzi e delle ragazze che si occupano di pulire e si arrabattano tra pannoloni e medicinali, e gli infermieri-e che cercano di fare del loro meglio ma sono in pochi. La dottoressa responsabile scarica la propria responsabilità sugli infermieri, dandosi spesso per malata cosa abbastanza imbarazzante. Naturalmente parlando di detenuti in situazioni sanitarie precarie dove basta essere trascurati un tantino in più per vederti scivolare verso la morte, le obiezioni da parte dei malati scarseggiano. Ma qualche detenuto impavido ha protestato ed i tribunali gli hanno dato ragione, ma parlando di 41 bis, di un mondo a parte e di figli di un dio minore tutto è rimasto invariato.
Nessuno dovrebbe morire isolato in una cella, sotto l’occhio freddo di una telecamera che lo filma in stanza 24 ore su 24. Come è successo nel giugno del 2022 a Cosimo Di Lauro. Questo detenuto è morto di inedia, non era in sciopero della fame, semplicemente aveva smesso di bere e mangiare, secondo le testimonianze che ho ascoltato, e non solo da detenuti, “non ci stava con la testa”. Una mattina la guardia lo trova morto, monitorato in cella da una telecamera, la sua agonia filmata, senza che nessuno muovesse un dito. Di Lauro non arrivò mai in ospedale, al contrario del sottoscritto trasportato in ospedale al minimo accenno di malore anche se non in pericolo immediato di vita. Cosimo un semplice “mafioso” ed in più non in grado di ragionare e di far valere i propri diritti venne lasciato morire. Venne aperta un’indagine, vennero prese delle testimonianze anche quelle di un coraggioso detenuto, ma tutto venne insabbiato, fino ad oggi almeno…..
Quante cose ho visto in questo mio anno di 41 bis. Non sono solo le morti ad essere insabbiate ma può capitare che il 41 bis sia strumentalizzato per altri fini. E questo uso “improprio” insabbiato. Ad essere insabbiato il fin troppo chiaro uso del DAP da parte del governo per dare addosso alla cosiddetta “opposizione”. Sto parlando della passerella dei deputati del PD a Sassari e l’uso strumentale da parte del governo delle informative del DAP che mi riguardavano per dare addosso al PD. Per capirci la stupida
piazzata di Fratelli D’italia in parlamento E’ indicativo il mio trasferimento appena qualche giorno prima dell’arrivo dei parlamentari (di cui sono certo, il governo era a conoscenza) da una sezione “tranquilla” in cui passavo le giornate in solitudine in una sezione dove nell’ottica distorta del DAP vi erano i pezzi “grossi” di Sassari, i cosiddetti boss. Che detto tra parentesi hanno fatto di tutto per convincermi a smettere lo sciopero, e che poi sono stati messi alla gogna mediatica per colpa mia. Nessuno mi toglierà dalla testa che il DAP sia stato “ispirato” dal governo. Appena dopo la visita dei parlamentari la sezione fu smembrata ed io trasferito ad Opera.
Quante ingenue trappole mi sono state tese che poi regolarmente si sono ritorte contro il sistema stesso. Sequestro di appunti processuali trasformati in pizzini, l’accusa ridicola di un’alleanza fra mafia e anarchici, l’accusa surreale di aver fatto finta di fare lo sciopero.
La convinzione che mi sono fatto in questo anno è che il 41 bis non abbia il reale obiettivo di spezzare il fenomeno delle organizzazioni criminali. Ma mettere il bavaglio ad una generazione di mafiosi, che lo stato 30 anni fa ha usato e poi tradito. Rinchiudendoli qui dentro fino alla morte che gli tapperà la bocca per sempre, e questo per la paura che una volta fuori i segreti oscuri della repubblica possano essere svelati.
Questo è come dicevo il segreto di pulcinella che sta dietro l’intoccabilità di questo regime.
Il 41 bis verrà tolto, quando l’ultimo testimone scomodo di quell’epoca sarà morto. Questo naturalmente se non verrà esteso al resto del cosiddetto “sistema giustizia”, la barbarie tende a dilagare, e può sfuggire di mano. Tra mafia e stato molte similitudini, volontà egemonica, monopolio della violenza, gerarchia, autoritarismo. Ma poi una volta qui dentro mi sono reso conto che oltre a queste caratteristiche comuni indubbie si aggiunge una sorta di “peccato originale” che abbisogna di un sistema liberticida come il 41 bis per tenere insieme i cocci, senza il quale il sistema nel suo complesso si sfalderebbe. Consiste proprio in questo l’intoccabilità del 41 bis, il suo essere diventato il punto nevralgico di tutto il sistema democratico totalitario, la vera faccia della repubblica italiana.
Per il resto che dire….nulla è cambiato, le foto dei miei genitori sequestrate un anno fa qui a Sassari, e restituite col timbro della censura al mio arrivo ad Opera, di nuovo trattenute al mio arrivo a Sassari. Niente musica, la mia richiesta di comprare un lettore cd rigettata dalla direzione del carcere. A quanto pare libri e musica continuano ad essere visti dal DAP come qualcosa di sovversivo ed in fondo non hanno tutti i torti.
Da quando sono al 41 bis non tocco un filo d’erba, un albero, un fiore solo cemento, sbarre e tv. Negli ultimi mesi con grande fatica sono riuscito a comprare un solo libro, e solo perché di me parlavano i media. I colloqui una sola volta al mese col vetro e con la voce metallica dei citofoni. Le mie sorelle e mio fratello che sono gli unici che possono venire a trovarmi vengono al loro arrivo incerottati sui tatuaggi e sugli orecchini, perché potrebbero comunicare messaggi criptici attraverso i disegni tatuati.
Comunque queste mie rimostranze diventano ridicole, dopo quello che ho visto al centro clinico di Opera.
Ho visto con i miei occhi lo stato che si pretende etico applicare la legge della ritorsione su vecchi e malati, inermi e semi infermi di mente.
La mia richiesta ingenua di libri, musica, periodi anarchici, scientifici, storici ed un prato dove correre e di qualche albero diventa risibile quasi stucchevole. Me ne rendo conto.

Abolire il 41 bis
Grazie compagni e compagne
Sempre per l’anarchia