Informazioni su soccorso rosso proletario

Un filosofo produce idee, un poeta poesie, un pastore prediche, un professore manuali ecc. Un delinquente produce delitti. Se si esamina più da vicino la connessione che esiste tra quest’ultima branca di produzione e l’insieme della società, ci si ravvede da tanti pregiudizi. Il delinquente non produce soltanto delitti, ma anche il diritto criminale, e con ciò anche il professore che tiene lezioni sul delitto criminale, e inoltre l’inevitabile manuale, in cui questo stesso professore getta i suoi discorsi in quanto “merce” sul mercato generale. Con ciò si verifica un aumento della ricchezza nazionale, senza contare il piacere personale, come [afferma] un testimonio competente, il professor Roscher, che la composizione del manuale procura al suo stesso autore. Il delinquente produce inoltre tutta la polizia e la giustizia criminale, gli sbirri, i giudici, i boia, i giurati ecc.; e tutte queste differenti branche di attività, che formano altrettante categorie della divisione sociale del lavoro, sviluppano differenti facoltà dello spirito umano, creano nuovi bisogni e nuovi modi di soddisfarli. La sola tortura ha dato occasione alle più ingegnose invenzioni meccaniche e ha impiegato, nella produzione dei suoi strumenti, una massa di onesti artefici. Il delinquente produce un’impressione, sia morale sia tragica, a seconda dei casi, e rende così un “servizio” al moto dei sentimenti morali ed estetici del pubblico. Egli non produce soltanto manuali di diritto criminale, non produce soltanto codici penali, ma anche arte, bella letteratura, romanzi e perfino tragedia, come dimostrano non solo La colpa del Müllner e I masnadieri dello Schiller, ma anche l’Edipo [di Sofocle] e il Riccardo III [di Shakespeare]. Il delinquente rompe la monotonia e la banale sicurezza della vita borghese. Egli preserva cosi questa vita dalla stagnazione e suscita quell’inquieta tensione e quella mobilità, senza la quale anche lo stimolo della concorrenza si smorzerebbe. Egli sprona così le forze produttive. Mentre il delitto sottrae una parte della popolazione in soprannumero al mercato del lavoro, diminuendo in questo modo la concorrenza tra gli operai e impedendo, in una certa misura, la diminuzione del salario al di sotto del minimo indispensabile, la lotta contro il delitto assorbe un’altra parte della stessa popolazione. Il delinquente appare così come uno di quei naturali "elementi di compensazione" che ristabiliscono un giusto livello e che aprono tutta una prospettiva di "utili" generi di occupazione. Le influenze del delinquente sullo sviluppo della forza produttiva possono essere indicate fino nei dettagli. Le serrature sarebbero mai giunte alla loro perfezione attuale se non vi fossero stati ladri? La fabbricazione delle banconote sarebbe mai giunta alla perfezione odierna se non vi fossero stati falsari? Il microscopio avrebbe mai trovato impiego nelle comuni sfere commerciali (vedi il Babbage) senza la frode nel commercio? La chimica pratica non deve forse altrettanto alla falsificazione delle merci e allo sforzo di scoprirla quanto all’onesta sollecitudine per il progresso della produzione? Il delitto, con i mezzi sempre nuovi con cui dà l’assalto alla proprietà, chiama in vita sempre nuovi modi di difesa e così esercita un’influenza altrettanto produttiva quanto quella degli scioperi (‘strikes’) sull’invenzione delle macchine. E abbandoniamo la sfera del delitto privato: senza delitti nazionali sarebbe mai sorto il mercato mondiale? O anche solo le nazioni? E dal tempo di Adamo l’albero del peccato non è forse in pari tempo l’albero della conoscenza? ...

Si moltiplicano le iniziative in solidarietà ad Alfredo Cospito, ormai a quasi 3 mesi di sciopero della fame. Srp partecipa dove è presente e invita a partecipare

Dagli striscioni negli stadi alle manifestazioni di piazza, alle assemblee pubbliche, Alfredo non è solo, ma la solidarietà e la lotta cresce, anche nelle realtà più periferiche e meno conflittuali.

Ieri sit-in al Tribunale di Palermo: per Alfredo Cospito, contro la tortura del 41/bis, contro la repressione di questo Stato borghese

Oggi a Torino centinaia di persone hanno manifestato contro la repressione e il 41 bis, in solidarietà con Cospito, dando vita a un lungo serpentone che da Piazza Castello ha attraversato i giardini Reali e si è diretto al mercato di Porta Palazzo, prima di paralizzare il traffico al rondò della Forca per poi sciogliersi al ritorno in piazza della Repubblica.

Sempre oggi a L’Aquila, dove c’è il carcere di massima sicurezza con il più alto numero di detenuti in 41 bis, è stato aperto allo stadio uno striscione in solidarietà con la lotta di Alfredo, contro questo regime di tortura, a 2 giorni dal presidio davanti al Tribunale.

A Viterbo si è svolta un’importante assemblea pubblica contro repressione e 41 bis, alla presenza dell’avvocato di Alfredo, Flavio Rossi Albertini, e di un compagno del Soccorso Rosso Internazionale.

Domani, 15 gennaio, manifestazione a Milano alle ore 15, concentramento a Porta Genova

Sempre domani, alle 17, presidio davanti al carcere di Bancali, Sassari, dov’è rinchiuso Alfredo. Per mandargli saluti e messaggi scrivere e mandare mp3 alla mail: evaliber2@inventati.org. Verranno rilanciati al presidio!

Domenica 15 gennaio redazionale su Alfredo Cospito e 41bis
Intervengono Flavio Rossi Albertini ( avvocato di Alfredo), Luigi Marconi e Mauro Palma.
Dalle 12:00 microfoni aperti chiamando 06491750
Streaming sul sito della radio
Roma 17 gennaio ore 19, assemblea pubblica al Nuovo Cinema Aquila
Napoli 19 gennaio a Piazza Plebiscito:

19 gennaio a Bologna, ore 18,30:

21 gennaio a Marina di Carrara:

Libertà per Lina

Radio Onda Rossa ripercorree la storia di Lina, una donna di 76 anni, che si trova oggi in carcere a seguito della revoca degli arresti domiciliari. Dopo l’arresto Lina ha smesso di mangiare ed è stata ricoverata in ospedale, ma ad oggi nesssuno semba trovare una misura alternativa al carcere o un luogo che la possa ospitare in attesa del processo che iniziera lunedì.

L’appello è a partecioare al presidio che si terrà sotto al  tribunale lunedì 16 e, a seguire la sua vicenda sulle pagine dell’ex caserma rossani occupata.

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Lina Libera!

Siamo amici ed amiche di Lina, una donna di 76 anni, rinchiusa da oltre un mese nel Carcere Femminile di Trani. Ci abbiamo messo un po’ per affrontare collettivamente ed insieme al figlio, incredulità, rabbia e dolore nel pensarla rinchiusa, alla sua età e con i sui acciacchi, nel carcere, lontana dalla sua casa, dai suoi affetti e dalle sue abitudini di donna libera e determinata nel vivere la vita in maniera semplice e genuina.

Lina è una proletaria che vive insieme al figlio in uno dei tanti palazzi del quartiere Libertà di Bari Spesso a Bari le discussioni sono animate e non si sa mai come possono andare a finire; a causa di una di queste discussioni Lina finisce ai domiciliari a seguito di un provvedimento dell’autorità giudiziaria causato da una presunta lite condominiale e dopo alcuni giorni viene portata nel carcere di Trani in quanto considerata “evasa” dai domiciliari che le avevano imposto.

L’avvocato non viene avvisato ed il figlio scopre che la madre è stata portata via dai carabinieri dagli abitanti del quartiere. Lina è stata portata nella discarica sociale del paese Italia; è stata rinchiusa nel carcere femminile di Trani perché lo stato, i servizi sociali, il welfare, la cura e il sostegno che tutti gli anziani di questo paese dovrebbero avere è loro negato, soprattutto se si è poveri, se si vive in un quartiere proletario e se non si dispone del denaro per poter affrontare al meglio i guai della vita.

Lina è una donna anziana, con diverse patologie e con i segni di un’intera vita passata ad affrontare problemi e difficoltà e sappiamo con certezza che saprà ed avrà la forza di affrontare la vita, costretta tra le mura del carcere femminile di Trani (un carcere ‘ospitato’ in una struttura costruita nel 1800, sovraffollato e con carenza di personale, come riportato dall’ultimo report dell’Associazione Antigone) così come noi, i suoi amici e le sue amiche, avremo la forza e la determinazione nel pretendere, per ovvie motivazioni, la sua immediata liberazione dalla costrizione carceraria. Lina va liberata dal carcere immediatamente e va individuata una soluzione alternativa alla detenzione perché è indegno per un paese che si considera moderno e democratico che una donna della sua età e con i sui problemi sia costretta a vivere in carcere.

“Sono pronto a morire, il corpo è la mia arma”. Così Alfredo all’86° giorno di sciopero della fame

Le due (impervie) strade per salvare la vita di Alfredo Cospito

L’avvocato di Alfredo Cospito presenta una nuova istanza al ministro Nordio contro il 41 bis. Secondo il legale l’istanza è “fondata su fatti nuovi, non sottoposti alla cognizione del tribunale di sorveglianza di Roma”. L’anarchico è in sciopero della fame da oltre due mesi per protesta contro la misura del 41bis

Dal 20 ottobre 2022 è in  sciopero della fame  Alfredo Cospito, l’anarchico detenuto in regime di 41 bis nel carcere di Sassari. Nonostante la sua determinazione e tenuta, è chiaro che il suo fisico sta subendo delle ripercussioni da questa forma estrema di protesta contro un dispositivo che per la prima volta è stato applicato a una persona che non è detenuta per reati di tipo mafioso.

Nei giorni scorsi Cospito ha ricevuto la visita del Garante nazionale dei detenuti e il suo avvocato difensore, Flavio Rossi Albertini, riconosce all’assistito il merito di aver aperto il dibattito sul 41 bis.

Per salvare la vita ad Alfredo Cospito e revocare il 41 bis ci sono due possibilità

Attorno al sostegno ad Alfredo Cospito e alla sua battaglia, a Bologna si è scatenata la polemica politica per la firma della vicesindaca Emily Clancy all’appello sostenuto dall’ex senatore dem e presidente dell’associazione “A Buon Diritto” Luigi Manconi. La destra ha attaccato Clancy, chiedendo di revocare le sue deleghe. Un’ipotesi respinta fermamente dal sindaco Matteo Lepore, che ha difeso la sua vicesindaca, aggiungendo che la firma all’appello è stata un’iniziativa personale nell’alveo della libertà di espressione e che non è abituato a punire i propri assessori per “eccesso di umanità”.

Chi vede nella pena carceraria una funzione costituzionalmente sancita di rieducazione e non una vendetta, al contrario, reputa che vi sia un eccesso di crudeltà nell’aver comminato a Cospito il 41 bis per reati che non hanno provocato la morte di nessuno.
In ogni caso la sua situazione rimane grave e le vie d’uscita per salvare la vita dell’anarchico sono complicate, come osserva ai nostri microfoni lo stesso Manconi.
L’ex senatore ha inviato a Il Riformista una lettera in cui individua due possibili strade da intraprendere prima che la protesta estrema dello sciopero della fame porti il detenuto a soccombere.

«La prima strada – osserva Manconi – sarebbe l’accoglimento, seppur tardivo, da parte del ministro della Giustizia Carlo Nordio, dell’istanza di revoca, presentata dai legali dell’anarchico». Una strada complicata dal fatto che il comma che dava al ministro questa possibilità è stato abrogato. Alcune sentenze della Cassazione, però, ritengono ci sia per la pubblica amministrazione un principio di revoca in autotutela.
«Quindi il ministro dovrebbe revocare una misura che attualmente limita la sua possibilità di agire – sottolinea Manconi – Ma se ci fosse la volontà di andare incontro alla situazione davvero molto critica di Cospito, si potrebbe fare».

L’altra strada indicata dal presidente di “A Buon Diritto” chiama in causa la Corte di Cassazione che, «considerate le condizioni mediche di Cospito, potrebbe anticipare quanto più possibile l’esame del ricorso, inoltrato dalla difesa, contro l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Roma di rigetto del reclamo, volto a ottenere l’applicazione del regime di alta sorveglianza in luogo di quello del 41 bis», sottolinea Manconi.
Non c’è spazio, invece, per un intervento del presidente della Repubblica, sia perché la condanna di Cospito non è ancora definitiva, sia perché per la grazia è necessaria la richiesta del condannato stesso.

Ai microfoni di Radio Città Fujico, però, Manconi commenta anche il giustizialismo che sembra contraddistinguere il dibattito italiano, al punto che mettere in discussione il 41 bis, cioè il cosiddetto carcere duro, rappresenta ancora un tabù.
E c’è un rischio che preoccupa il promotore dell’appello per Cospito: che questo circoli e venga sostenuto solo in ambienti di sinistra, in particolare radicale, già persuasi dell’opposizione al 41 bis e non raggiunga, invece, altri segmenti della cittadinanza.

L’INTERVISTA A LUIGI MANCONI Ascolta o Scarica

L’avvocato Flavio Rossi Albertini  presenta una nuova istanza al ministro Nordio contro il 41 bis. Secondo il legale l’istanza è “fondata su fatti nuovi, non sottoposti alla cognizione del tribunale di sorveglianza di Roma”

Ho presentato questa mattina l’istanza di revoca del 41 bis al ministro della Giustizia, Carlo Nordio“, lo annuncia l‘avvocato Flavio Rossi Albertini, difensore di Alfredo Cospito, l’ anarchico in sciopero della fame da oltre due mesi per protesta contro la misura del carcere duro disposta nei suoi confronti per quattro anni.

In base a quanto riferisce il difensore, l’istanza è “fondata su fatti nuovi, non sottoposti alla cognizione del tribunale di sorveglianza di Roma” che nelle scorse settimane ha respinto un reclamo della difesa. Nell’istanza si fa riferimento a “motivazioni di una sentenza depositata dopo la decisione del tribunale capitolino“.

Le condizioni dell’anarchico sono quelle “di una persona che ha subito un forte deperimento ma ancora lucida, molto determinata ad andare avanti anche se con un rischio per la sua salute. Non c’è un pericolo imminente ma un rischio costante“. Così al Manifesto l’ex guardasigilli Andrea Orlando, che ha visitato il detenuto insieme a una delegazione del Pd. Come si esce da questa situazione? “In astratto, al momento, i percorsi sono due: o la pronuncia della Cassazione, o la decisione immediata del ministro di Giustizia”. Andrebbe rivisto il 41 bis? “È uno strumento che è stato pensato solo per le organizzazioni mafiose. La mafia però è tutt’ altro che sconfitta. Perciò è uno strumento del quale ancora non possiamo fare a meno. La questione è se sia applicabile anche a fattispecie che sono parzialmente diverse, o se non si possano trovare anche altri strumenti. Adesso il tema fondamentale è impedire che una persona muoia“.

Sul quotidiano la Repubblica, che dà conto della visita della delegazione Pd, sono riportate alcune frasi di Cospito: “Io so che se non risolvono questo problema morirò. Sarà la mia ultima battaglia – dice – ma andrò comunque fino in fondo. Ho solo questa arma, ho solo il mio corpo. Sono un anarchico, per definizione l’anarchia non ha una struttura formale, non ho reti cui impartire ordini. Noi combattiamo lo Stato ma non ci sono legami di questo tipo, per questo non merito il 41 bis” che “andrebbe tolto a tutti, anche ai mafiosi”. Poi avrebbe aggiunto: “Sono costretto a usare lo sciopero della fame per farmi sentire, perché è l’unico mezzo che mi è consentito. Io ancora reggo ma se continuo così so che tra poco non avrò più la forza per alzarmi da questo letto”

Riceviamo e pubblichiamo da  Assemblea di solidarietà con i prigionieri in lotta

NESSUNA RESA LA LORO LOTTA E’ LA NOSTRA LOTTA

In un mondo in cui il profitto è il motore universale che sposta e determina gli eventi del pianeta, non ci stupisce che la guerra sia ogni giorno più presente nelle nostre vite.

Guerra guerreggiata ai confini d’Europa, guerra contro-insurrezionale al nemico interno: la guerra moltiplica i profitti dei soliti noti e infierisce sugli strati più poveri della popolazione, sulla natura, sulla vita stessa.

I fini sono gli stessi a tutte le latitudini: dominare, sfruttare, saccheggiare. Le conseguenze anche: carovita, sofferenza e sfruttamento.

Chi a tutto ciò oppone resistenza, incappa negli ingranaggi repressivi, che siano movimenti di lotta popolari o le organizzazioni e gli individui rivoluzionari che osano coniugare idee e azione.

Gli stessi meccanismi di isolamento e alienazione che nella società civile dilagano rendendoci soli e deboli, vengono riprodotti e si fanno estremi all’interno del carcere, pilastro insostituibile del sistema capitalista, attraverso l’isolamento, la dispersione e l’applicazione di regimi differenziati. E se carceri e tribunali sono da sempre feroci strumenti della lotta di classe, dentro alle galere c’è chi a questa battaglia non si sottrae. Oggi lo stanno facendo tutte quelle compagne e compagni che hanno scelto di intraprendere lo sciopero della fame a oltranza, fino alla morte.

In Italia, Alfredo Cospito, in sciopero dal 20 ottobre per l’abolizione del regime d’isolamento 41 bis e dell’ergastolo ostativo e in solidarietà con tutti prigionieri rivoluzionari.

In Francia, Ivan Alocco, in sciopero oggi per la seconda volta per sostenere la lotta di Alfredo Cospito.

Nei territori occupati da Israele, Nidal Abou Aker, Ghassan Zawahreh, Salah Hamouri, Ziad Qaddoumi e decine di altri prigionieri, in sciopero contro la detenzione amministrativa, potenzialmente infinita.

In Turchia militanti, giornalisti e rappresentanti del partito filocurdo HDP incarcerati con pretestuose accuse di terrorismo e condannati a decine di anni di prigione. Da anni i prigionieri curdi conducono una battaglia con gli strumenti della resistenza e dello sciopero della fame contro il carcere speciale e per la liberazione di Abdullah Ocalan e di tutti i prigionieri politici dalla segregazione.

In Grecia, il combattente anarchico Thanos Hatziangelou, in sciopero contro il trasferimento punitivo nel carcere di Negrita in seguito alla sua partecipazione alle lotte dei detenuti.

Chi lotta con determinazione non ha mai perso: mettere in gioco la propria vita per l’affermazione dei propri valori rivoluzionari è di per sé una vittoria. Ma a volte la lotta paga nel senso più empirico del termine. È notizia di pochi giorni fa che dieci degli undici prigionieri e prigioniere rivoluzionari turchi, detenuti in Grecia, in sciopero della fame dal 7 ottobre scorso sono stati liberati su cauzione. Questi compagni chiedono la revisione del processo, rifiutano e rispediscono al mittente l’accusa di terrorismo, segnalando il collaborazionismo spietato tra gli Stati turco, greco e statunitense che ha portato al loro arresto.

Ciò che gli Stati pretendono attraverso la tortura e l’isolamento è il pentimento, la capitolazione, l’abiura. Questi compagni rifiutano l’ipotesi della resa e della collaborazione, rifiutano di essere sepolti vivi. Lo sciopero della fame è il loro strumento di lotta, il loro corpo l’ultima trincea. La resistenza di questi prigionieri è grande, generosa. Pagano un prezzo estremamente alto per sostenere la possibilità e la necessità della rivoluzione.

A qualsiasi tendenza politica appartengano sono una parte preziosa del movimento di liberazione. Come dicono le prigioniere ed i prigionieri turchi che hanno lottato con un lungo sciopero della fame, “La nostra resistenza ci unisce. La nostra resistenza è il fondamento dell’internazionalismo. La nostra resistenza rafforza l’unità dei nostri popoli.”

Giovedi 19 Gennaio 2023 chiamiamo una giornata di mobilitazione internazionale ed internazionalista, per l’abolizione del 41 bis e di tutte le forme di isolamento e tortura, perché da ogni luogo della terra si innalzino i bagliori delle prigioni in fiamme.

 Assemblea di solidarietà con i prigionieri in lotta

Proteste in Perù: oltre 200 arresti dopo l’irruzione della polizia nell’Università di San Marco a Lima

La Polizia nazionale del Perù (Pnp) ha pubblicato i nomi di 218 persone fermate dopo l’irruzione di ieri nell’Università Nazionale Maggiore di San Marco (Unmsm), a Lima.

Secondo fonti ufficiali gli studenti fermati sono stati trasferiti presso le sedi della Direzione Antiterrorismo e della Direzione Investigazioni Criminali, lo ha dichiarato il procuratore generale Alfonso Barrenechea.

La polizia, in assetto antisommossa, ha sparato lacrimogeni e proiettili di gomma e impedito agli avvocati di entrare.

Dal 19 gennaio migliaia di persone in protesta contro il governo sono confluite da varie regioni del Paese nella capitale per la cosiddetta “Toma de Lima” (presa di Lima). Secondo il Coordinatore nazionale dei diritti umani (Cnddhh), che ha presentato un ricorso al ministero dell’Interno, ci sono anche quattro leader studenteschi “detenuti arbitrariamente”: Lucia Garay, Leani Vela, Diany Vivas e Marco Tello. Anche l’Associazione nazionale dei giornalisti (Anp) ha denunciato fermi arbitrari chiedendo la liberazione di Paty Condori Huanca (inviata di  “Fama Tv”), Percy Pampamallco Yancachajlla (reporter di “Radio Huancané” e “Lider Tv”) e Juliaca Cesar Huasaca Abarca (di “Radio Sudamericana”). Gli agenti hanno usato gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti. Cittadini si sono radunati davanti alla Centrale operativa di investigazione della Pnp (Dirincri) per chiedere il rilascio degli studenti. Sui “social” sono stati diffusi video per denunciare maltrattamenti degli agenti.

Altre zone calde per le proteste sono state ieri Puno e Arequipa. A Puno, secondo la stampa peruviana, un uomo identificato come Isidro Arcata Mamani, 62 anni, appartenente alla comunità aymara, è morto a causa di colpi sparati da agenti. Ad Arequipa sono state bloccate le strade nei pressi dell’aeroporto Alfredo Rodríguez Ballon e del ponte Anashuayco, che conduce all’autostrada Arequipa-Puno.

La mobilitazione anti governativa, cominciata il 7 dicembre dopo l’arresto dell’ex presidente Pedro Castillo, non si è placata, e il bilancio delle vittime negli scontri è di circa 60 morti e più di 1.200 feriti.

Focolai di protesta sono attivi in almeno 12 delle 24 regioni del Perù, con particolare intensità a Puno, Cusco, Arequipa e Lima.

La presidente illegittima Dina Boluarte, di cui i manifestanti chiedono le dimissioni, resta in silenzio, mentre il ministro dell’Interno ha respinto le richieste della piazza denunciando che con queste proteste “si pretende di ricattare il governo di turno attraverso la violenza”.

L’Aquila, presidio in solidarietà con alfredo Cospito, contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo, per la liberazione di tutti i prigionieri politici

Oggi al Tribunale dell’Aquila, si è tenuta l’udienza nei confronti di 31 attivisti raggiunti dal decreto penale di condanna, per aver manifestato, il 24 novembre 2017, contro la tortura del 41 bis e l’accanimento vessatorio dell’amministrazione penitenziaria nei confronti della prigioniera politica Nadia Lioce.
Quel giorno infatti si teneva la terza udienza di un processo alla detenuta, accusata di aver turbato la quiete di un carcere che l’ha sepolta viva, attraverso una serie di “battiture” delle sbarre con una bottiglietta di plastica.
Nadia fu assolta perché l’isolamento estremo in 41 bis non consentiva né a lei, né alle altre detenute sottoposte a questo regime di avere percezione di tale “disturbo”, cosicché lo stesso reato per cui veniva perseguita si configurava come un reato impossibile.
In occasione dell’udienza, rinviata al 1° marzo, soccorso rosso proletario ha promosso un presidio/conferenza stampa in solidarietà con Alfredo Cospito, contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo.
Alfredo Cospito è all’85° giorno di sciopero della fame contro il regime di 41 bis in cui lo hanno sepolto per criminalizzare le sue idee e annichilire la sua dignità. Con l’art. 285 c.p. gli è stato comminato l’ergastolo ostativo per un attentato dimostrativo che non ha, e non poteva causare, né morti né feriti, una strage senza strage attribuita senza prove.
L’ergastolo ostativo, oltre ad essere incostituzionale, non è stato applicato neanche nella strage di Capaci, e tanto meno nelle stragi fasciste/di Stato, che hanno provocato centinaia di morti e feriti.
Per non parlare delle stragi sul lavoro, sull’alternaza scuola-lavoro, le morti in mare, gli assassinii di donne, le violenze fascio-razziste, i massacri nelle carceri, i pestaggi nelle piazze, che rimangono sostanzialmente impuniti.
Anche l’articolo 41 bis non è una novità per i prigionieri rivoluzionari. Sono oltre 17 anni che i militanti delle BR-PCC Nadia Lioce, Roberto Morandi e Marco Mezzasalma, sono sottoposti a questo trattamento perché difendono la propria identità politica e coscienza rivoluzionaria. Diana Blefari Melazzi è stata uccisa da questo regime, e Alfredo sta mettendo in gioco la sua vita per tutti i prigionieri politici, per la causa rivoluzionaria.
La condanna a morte di Alfredo da parte di questo stato borghese è quindi di chiaro stampo terroristico e rivolto a tutto il movimento di classe, a tutte le realtà che si ribellano e lottano contro questo sistema capitalista, patriarcalista e imperialista che produce guerra, sfruttamento, discriminazioni, repressione, devastazione umana ed ambientale.
Per tutto questo oggi abbiamo voluto riprendere la parola contro questo regime di tortura anche a L’Aquila, dove c’è un carcere di massima sicurezza con il più alto numero di detenuti in 41 bis, tra cui la prigioniera politica Nadia Lioce. Perché la lotta di Alfredo è una lotta fino all’ultimo respiro contro questi abomini repressivi, contro questa profonda e feroce ingiustizia di classe. Una lotta che riguarda tutti e tutte, rivoluzionari e sinceri democratici, perché questa barbarie repressiva può colpire ognuno di noi, perché di fronte ad essa il silenzio è complice.
LIBERTA’ PER ALFREDO E PER TUTTI I PRIGIONIERI POLITICI
NO ALL’ERGASTOLO OSTATIVO – NO AL 41-BIS

Di seguito una prima rassegna stampa:

https://www.rainews.it/tgr/abruzzo/articoli/2023/01/contro-il-41-bis-solidali-con-cospito-0cec1614-1544-495c-bbd2-4b358f77b0cc.html

https://www.ansa.it/abruzzo/notizie/2023/01/12/protesta-a-laquila-contro-41-bis-tortura-e-accanimento_f6dbd03c-217b-4478-bc88-11996f78a871.html

https://news-town.it/cronaca/42173-a-l-aquila-oggi-un-presidio-durante-l-udienza-ai-31-attivisti-contro-il-41bis.html

41 bis. Protesta davanti al tribuale: “Stop a tortura e accanimento”

Il servizio di l’aqtv, con la precisazione però che il soccorso rosso proletario non è un “collettivo anarchico”, ma uno strumento unitario per la lotta e la solidarietà prolungata contro repressione e Stato e in sostegno a tutti i prigionieri politici, anarchici, comunisti, rivoluzionari:

https://www.aqbox.tv/notizie.php?view=21391&fbclid=IwAR0fjhkantO3vOUbjwowaChXwN80LAXXyZvKQJILwUUXa-AMiGcOAdOxZlo

Il servizio del TG Regionale su Alfredo Cospito:

Il servizio del Giornale Radio Abruzzo:

PROTESTA DAVANTI TRIBUNALE L’AQUILA CONTRO IL 41 BIS: “È SOLO TORTURA E ACCANIMENTO”

Il volantino del soccorso rosso proletario