Informazioni su soccorso rosso proletario

Un filosofo produce idee, un poeta poesie, un pastore prediche, un professore manuali ecc. Un delinquente produce delitti. Se si esamina più da vicino la connessione che esiste tra quest’ultima branca di produzione e l’insieme della società, ci si ravvede da tanti pregiudizi. Il delinquente non produce soltanto delitti, ma anche il diritto criminale, e con ciò anche il professore che tiene lezioni sul delitto criminale, e inoltre l’inevitabile manuale, in cui questo stesso professore getta i suoi discorsi in quanto “merce” sul mercato generale. Con ciò si verifica un aumento della ricchezza nazionale, senza contare il piacere personale, come [afferma] un testimonio competente, il professor Roscher, che la composizione del manuale procura al suo stesso autore. Il delinquente produce inoltre tutta la polizia e la giustizia criminale, gli sbirri, i giudici, i boia, i giurati ecc.; e tutte queste differenti branche di attività, che formano altrettante categorie della divisione sociale del lavoro, sviluppano differenti facoltà dello spirito umano, creano nuovi bisogni e nuovi modi di soddisfarli. La sola tortura ha dato occasione alle più ingegnose invenzioni meccaniche e ha impiegato, nella produzione dei suoi strumenti, una massa di onesti artefici. Il delinquente produce un’impressione, sia morale sia tragica, a seconda dei casi, e rende così un “servizio” al moto dei sentimenti morali ed estetici del pubblico. Egli non produce soltanto manuali di diritto criminale, non produce soltanto codici penali, ma anche arte, bella letteratura, romanzi e perfino tragedia, come dimostrano non solo La colpa del Müllner e I masnadieri dello Schiller, ma anche l’Edipo [di Sofocle] e il Riccardo III [di Shakespeare]. Il delinquente rompe la monotonia e la banale sicurezza della vita borghese. Egli preserva cosi questa vita dalla stagnazione e suscita quell’inquieta tensione e quella mobilità, senza la quale anche lo stimolo della concorrenza si smorzerebbe. Egli sprona così le forze produttive. Mentre il delitto sottrae una parte della popolazione in soprannumero al mercato del lavoro, diminuendo in questo modo la concorrenza tra gli operai e impedendo, in una certa misura, la diminuzione del salario al di sotto del minimo indispensabile, la lotta contro il delitto assorbe un’altra parte della stessa popolazione. Il delinquente appare così come uno di quei naturali "elementi di compensazione" che ristabiliscono un giusto livello e che aprono tutta una prospettiva di "utili" generi di occupazione. Le influenze del delinquente sullo sviluppo della forza produttiva possono essere indicate fino nei dettagli. Le serrature sarebbero mai giunte alla loro perfezione attuale se non vi fossero stati ladri? La fabbricazione delle banconote sarebbe mai giunta alla perfezione odierna se non vi fossero stati falsari? Il microscopio avrebbe mai trovato impiego nelle comuni sfere commerciali (vedi il Babbage) senza la frode nel commercio? La chimica pratica non deve forse altrettanto alla falsificazione delle merci e allo sforzo di scoprirla quanto all’onesta sollecitudine per il progresso della produzione? Il delitto, con i mezzi sempre nuovi con cui dà l’assalto alla proprietà, chiama in vita sempre nuovi modi di difesa e così esercita un’influenza altrettanto produttiva quanto quella degli scioperi (‘strikes’) sull’invenzione delle macchine. E abbandoniamo la sfera del delitto privato: senza delitti nazionali sarebbe mai sorto il mercato mondiale? O anche solo le nazioni? E dal tempo di Adamo l’albero del peccato non è forse in pari tempo l’albero della conoscenza? ...

Manifestazione a Giulianova per Alfredo Cospito, denunciati 7 anarchici. Solidarietà del SRP

Vietato parlare di Alfredo Cospito e del regime di tortura del 41 bis. Mentre in carcere tortura e ammazza un militante anarchico, questo stato borghese reprime chiunque denunci quello che sta accadendo ed il regime di tortura del 41 bis. Dopo le cariche, i divieti di manifestare, le diffide, le intimidazioni, arrivano le denunce.

MA ZITTI NON RESTIAMO!

OGGI, DOMANI E POI ANCORA IN STRADA CON LA LOTTA DI ALFREDO IN SCIOPERO DELLA FAME AD OLTRANZA

Iniziative a Roma

ALFREDO COSPITO: MERCOLEDI 25 GENNAIO PER “ROMPERE L’ISOLAMENTO” SU RADIO CITTA’ PESCARA

Mercoledì 25 gennaio su Radio Citta’ Pescara alle 18:15 puntata speciale di approfondimento sulla situazione di Alfredo Cospito, da 3 mesi in sciopero della fame contro il regime di 41 bis e ergastolo ostativo a cui è sottoposto. Partecipano Flavio Rossi Albertini, avvocato di Alfredo e compagni e solidali. Il microfono sara’ aperto per interventi di ascoltatori e ascoltatrici.
Per ascoltare: Audio streaming su www.radiocittapescara.it oppure dai cellulari con la APP gratuita @TuneIn! http://tun.in/sfwwI
Per vedere: Video live in diretta su Mixcloud https://www.mixcloud.com/live/radiocittapescara/ oppure sul sito internet www.radiocittapescara.it cliccando sul banner di Mixcloud.
oppure su Youtube https://youtube.com/@radiocittapescara. Oppure sulla pagina Facebook della radio. Telefono diretta: 0854219770. info@radiocittapescara.it

Ne parliamo con Gigi compagno del Campetto Occupato di Giulianuova che ci parla anche delle 7 denunce per manifestazione non autorizzata arrivate ai solidali dopo il corteo del 29 dicembre scorso (da radiondadurto)

Il 41 bis è tortura perché è isolamento totale, ma il trattamento non è uguale per tutti i detenuti

Alfredo Cospito è sull’orlo di un baratro, potrebbe crollare da un momento all’altro. Dall’inizio dello sciopero della fame ha perso più di 40 Kg, 10 solo in una settimana, e Nordio continua a tacere, a tenerlo in 41 bis in una cella 2metri x 3 sotto il livello del mare, senza aria né luce, senza poter scorgere neanche un filo d’erba. Nel carcere di Bancali (Sassari), dove è recluso, non esiste un centro clinico e non avrebbe alcuna possibilità di cura e/o intervento salvifico in caso di crisi. Sulle sue condizioni di salute lo stato ha imposto il silenzio stampa, diffidando la dottoressa che lo segue dal rilasciare dichiarazioni a una radio indipendente.

Urgente trasferire Alfredo Cospito in altro istituto penitenziario dotato di centro clinico

La difesa di Alfredo Cospito, detenuto a Sassari, chiede di trasferire “immediatamente” l’anarchico “in sciopero della fame da ben 96 giorni in un altro istituto penitenziario dotato di centro clinico”. È quanto si legge nell’istanza indirizzata al Dap, al Provveditorato regionale sardo, al Garante nazionale dei detenuti e per conoscenza alla casa circondariale di Sassari e al magistrato di Sorveglianza. L’avvocato Flavio Rossi Albertini comunica di aver saputo dal medico di Cospito che “le condizioni di salute del proprio assistito stanno precipitando” e che nel penitenziario dove sta al 41 bis non troverebbe “alcuna possibilità di cura e/o intervento salvifico della vita” perché il Bancali “non ha un centro clinico”.

100 giorni senza cibo per Cospito. Amnesty chiede il rispetto dei diritti umani del detenuto

Alfredo Cospito è arrivato a quasi 100 giorni di sciopero della fame. Ribadiamo che è dovere delle autorità italiane adempiere agli obblighi di protezione e rispetto dei diritti umani del detenuto, tenendo anche conto delle dure condizioni del regime del 41 bis cui è sottoposto”. Lo scrive in un tweet Amnesty International.

Il divieto di parlare per il medico di Cospito

Nella giornata di ieri, viene ricordato dall’Arci, “la dirigente reggente dell’istituto penitenziario ha concesso alla dottoressa di fiducia del detenuto di visitarlo, ma l’ha diffidata dal rilasciare dichiarazioni alla stampa. In particolare, la diffida riguarda l’emittente bresciana Radio Onda d’Urto, che oggi dedica l’intera giornata alla riflessione su questi temi”.

“Io mi sono sempre limitata a esternare le condizioni di Alfredo da quando ha iniziato lo sciopero della fame, non mi sono mai pronunciata su quelle che sono le condizioni carcerarie nelle quali vive”. Così a Radio Onda d’Urto la dottoressa Angelica Milia, che segue le condizioni di salute dell’anarchico, in merito alla diffida che l’amministrazione penitenziaria di Sassari ha emesso nei suoi confronti. La dottoressa è stata autorizzata ad una nuova visita il 26 gennaio, ma è stata invitata a non parlare più con quella radio. “Sono allibita“, commenta.

Cospito, Zerocalcare in piazza a Roma in un presidio di solidarietà

(LaPresse) Il fumettista Michele Rech, in arte Zerocalcare, scende in piazza a Roma con alcune sigle anarchiche di fronte al Ministero della Giustizia in solidarietà ad Alfredo Cospito. Davanti alla sede del Guardasigilli striscioni, cori e flash mob per chiedere lo stop al regime di 41bis per l’anarchico insurrezionalista attualmente in sciopero della fame nel carcere di Sassari. “I feedback che ho avuto sul mio fumetto dedicato ad Alfredo sono stati di grande empatia ma come caso eccezionale e non come messa in discussione dello strumento del carcere per regolamentare la società. Con l’arresto di Messina Denaro la discussione è tornata indietro. Devo dire che sono stato impressionato dal livello di barbarie in cui questo Paese è ripiombato in pochissimi giorni” ha detto il fumettista davanti ai manifestanti radunati in Piazza Cairoli.

Di seguito rassegna stampa:

https://www.rainews.it/articoli/2023/01/100-giorni-senza-cibo-per-cospito-amnesty-chiede-il-rispetto-dei-diritti-umani-del-detenuto-5b589f73-36c7-495d-a6d8-2f65ef59ed16.html

https://espresso.repubblica.it/attualita/2023/01/24/news/alfredo_cospito_41_bis-384923897/

https://www.repubblica.it/cronaca/2023/01/23/news/alfredo_cospito_comitato_contro_41_bis-384802864/

https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2023/01/24/diffida-a-medico-di-cospito-bavaglio-a-informazione_0f8ebc56-d1e0-4e3b-931f-a68d1451d5c0.html

https://www.fanpage.it/politica/la-dottoressa-di-alfredo-cospito-torna-a-parlare-a-radio-onda-durto-dopo-la-diffida-del-carcere/

https://stream24.ilsole24ore.com/video/italia/cospito-zerocalcare-piazza-roma-gli-anarchici/AEqexwZC

https://www.ildubbio.news/carcere/il-carcere-diffida-il-medico-di-cospito-non-parli-della-sua-salute-amr9r1vq

Cospito al 96esimo giorno di sciopero la fame, la difesa chiede il trasferimento: ‘bavaglio’ del Dap al suo medico

 

Cospito rischia di morire al 41 bis? Il carcere vieta al medico di comunicarne lo stato di salute

Rompere il silenzio con cui lo stato borghese vuol far morire Alfredo. Sabato presidio al carcere di Bergamo

Da Proletari Comunisti

Questa sera al termine della riunione di preparazione per un presidio sabato alle carceri di Bergamo in solidarietà con Alfredo Cospito, abbiamo appreso la notizia che il ministero della giustizia tramite il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha deciso questo provvedimento gravissimo: “…. la Dr.ssa Milia (dottoressa di fiducia di Cospito) viene diffidata a rilasciare a seguito delle visite, dichiarazioni all’emittente radio “Onda d’Urto”, al fine di non vanificare le finalità del regime di cui all’ex art. 41 bis O.P. Ulteriori dichiarazioni rese in tal senso, potranno indurre questa A.D a valutare la revoca dell’autorizzazione all’accesso in Istituto”. Intanto Alfredo Cospito ha perso 10 kg in una settimana.

Ha perso 40 kg in tre mesi. Il tono muscolare è notevolmente ridotto, così come la funzione motoria. Ed ora è a rischio anche l’attività respiratoria. È questo, sommariamente, il quadro clinico di Alfredo Cospito che ha smesso di mangiare dal 20 ottobre. Alfredo e’ sull’orlo del precipizio. Può crollare da un momento all’altro. A questo punto, anche l’alimentazione forzata, che lui peraltro ha detto di non volere, potrebbe avere un esito devastante
Dopo un digiuno così prolungato, spiega il medico, le cellule della digestione diventano dormienti e l’alimentazione forzata potrebbe essere nociva perché non funzionana più.
A livello chimico stanno succedendo cose importanti che potrebbero diventare irreversibili. Finora ha resistito pur avendo perso 40 chili perché era in forte sovrappeso ma ora che la massa grassa a cui attingere si è esaurita è in corso la distruzione delle proteine che si ripercuote sui muscoli alla disperata ricerca di energie e si ripercuoterà, se dovesse andare avanti, sui muscoli della respirazione
è questa la diagnosi allarmata del medico, Angelica Mellia, a cui si vuol mettere il bavaglio.

CASO COSPITO: VIETATO PARLARE…CON RADIO ONDA D’URTO? INTANTO ALFREDO PERDE 10 KG IN UNA SETTIMANA

Da Radio Onda d’Urto

Caso Alfredo Cospito: non si parla…a Radio Onda d’Urto?

La domanda sorge…spontanea, leggendo il documento diffuso oggi, lunedì 23 gennaio 2023, dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del carcere di Sassari, dove si trova in regime di 41 bis l’esponente anarchico in sciopero della fame da 96 giorni.

Il Dap ha comunicato all’avvocato di Cospito, Flavio Rossi Albertini, il nulla osta alla visita giovedì 26 gennaio in carcere a Cospito da parte della dottoressa di fiducia, dottoressa Angelica Milia, più volte ai nostri microfoni per aggiornare lo stato di salute (sempre più deteriorata) di Cospito.

La nota però si chiude in maniera..inaspettata: “visto quanto segnalato dal Direttore Generale della D.G.D.T., con nota pervenuta a questa Direzione in data 20.01.2023, la Dr.ssa Milia viene diffidata a rilasciare a seguito delle visite, dichiarazioni all’emittente radio “Onda d’Urto”, al fine di non vanificare le finalità del regime di cui all’ex art. 41 bis O.P. Ulteriori dichiarazioni rese in tal senso, potranno indurre questa A.D a valutare la revoca dell’autorizzazione all’accesso in Istituto”.

La nota in questione è firmata dalla dottoressa Carmen Forino, da pochi giorni direttrice-reggente del carcere di Sassari, che conta al proprio interno 424 persone, di cui 92 in regime di 41bis.  Intanto Alfredo Cospito ha perso 10 kg in una settimana.

Si tratta di un provvedimento gravissimo, un attacco che non riguarda solo la nostra emittente (che trasmette dal 1985 come testata giornalistica regolarmente iscritta al Tribunale di Brescia ) ma più in generale la libertà di informazione e che denota un accanimento repressivo-carcerario contro il detenuto anarchico, di cui evidentemente non si vogliono far conoscere le condizioni di salute sempre più critiche. Evidentemente rompere il silenzio in cui si vuole far morire Alfredo rappresenta qualcosa che “vanifica le finalità del regime di cui all’ex art. 41 bis O.P.”.

Abbiamo sentito ai nostri microfoni la dottoressa Angelica Milia:

ROMA – Ancora Cospito. Svariate decine di persone sono scese in piazza questo tardo pomeriggio, lunedì 23 gennaio 2023, a due passi dal ministero della Giustizia di Roma per manifestare solidarietà a Cospito e contro il regime di 41 bis. Il ritrovo a piazza Cairoli, per mettere in scena la cosiddetta ‘battitura’, la protesta cioè che solitamente viene attuata dai detenuti battendo le stoviglie o altre suppellettili contro le grate delle celle

Caso Cospito, l’accusa di strage come atto politico

Da Napoli Monitor

Alfredo Cospito non ha ucciso nessuno ma è in carcere, al 41-bis, con modalità afflittive che rasentano la tortura, condannato per “strage”.

Ora, se uno cerca “strage” sul dizionario Treccani, la prima definizione che trova è “uccisione violenta di parecchie persone insieme”. Invece se uno lo cerca sul codice penale trova all’art. 422 una definizione diversa: è colpevole di strage “chiunque […] al fine di uccidere compie atti tali da porre in pericolo la pubblica incolumità”. C’è un evidente scarto di senso fra il significato della parola nel senso comune e quello che assume nel codice penale, uno scarto che permette di applicare la norma alle fattispecie più disparate.

Nel 1998, un magistrato arrivò addirittura ad accusare strumentalmente di “strage” Rosario Bentivegna e gli altri partigiani che avevano agito a via Rasella – non per la legittima azione di guerra contro gli occupanti nazisti, ma per avere usato un “mezzo offensivo” atto a “porre in pericolo la vita e l’incolumità personale non soltanto di chi costituiva l’obiettivo dell’azione, ma anche di tutte le altre persone che per avventura fossero state presenti o si fossero trovate a transitare in via Rasella o nelle zone adiacenti”. La parola chiave è “per avventura”:  per la legge, perché si dia strage è indifferente che si sia verificata o meno una “uccisione violenta” di persone; basta immaginare che “per avventura qualcuno avrebbe potuto farsi male” (da notare come la clausola finale dell’articolo di legge, “pubblica incolumità” sia molto più ampia e generica di quella iniziale, “al fine di uccidere”. E comunque non è affatto provato che il gesto di Cospito avesse il fine di uccidere e non fosse solo un atto dimostrativo).

La peculiarità del reato di strage dunque sta in primo luogo in quel “per avventura”, “atto a”. Per capirsi:  affinché ci sia furto bisogna che qualcosa sia stato rubato, affinché ci sia omicidio bisogna che qualcuno sia stato intenzionalmente ucciso: se no, è tentato furto, tentato omicidio o omicidio preterintenzionale. Solo per il reato di strage un danno tentato o anche solo possibile (secondo l’inquirente) spedisce all’ergastolo al pari di un massacro con spargimento di sangue.

Tra via Rasella e la vicenda di  Cospito esistono differenze abissali; ma lo scivolamento semantico tra il senso comune e il senso giuridico della stessa parola aiuta a capire il parallelo tra l’uso che si è fatto di questo strano reato. Nel caso di via Rasella, facilita strumentalmente la confusione nell’opinione pubblica tra la ipotetica strage “per avventura” e l’azione contro i nazisti, facendo quindi passare per criminale l’intera Resistenza. Nel caso di Cospito, fatte salve tutte le proporzioni, alimenta lo stereotipo degli anarchici bombaroli sanguinari (rinforzato descrivendo la Federazione Anarchica  Informale come una struttura gerarchica simile alla mafia – che sarebbe poi l’obiettivo dichiarato del 41bis). In altre parole: il codice finge di definire la strage come reato comune ma lo trasforma in reato politico. Dopo tutto, l’art. 422 del codice penale vigente ricalca parola per parola quello analogo del codice fascista Rocco del 1930, salvo che allora la pena prevista era la morte, e se non facciamo qualcosa questa rischia di essere anche la pena finale di Alfredo Cospito. (alessandro portelli)

Milano, lacrimogeni per disperdere la folla di richiedenti asilo.

Dopo i manganelli i lacrimogeni, questo è quello che è successo davanti agli uffici della Questura di Milano.

Da Associazione Naga

Lacrimogeni per disperdere la folla di richiedenti asilo. Questo è quello che è successo davanti agli uffici della Questura.

“Il processo di criminalizzazione dell’immigrazione è in atto da decenni e si manifesta a volte subdolamente nel linguaggio, nella formulazione della norme, nella rappresentazione del fenomeno migratorio, altre volte in modo plastico, violento e spudorato, come è successo davanti agli uffici della Questura di via Cagni a Milano ” afferma Anna Radice presidente del Naga.“

Dopo anni di incapacità di rispondere tempestivamente alla manifestazione di volontà di richiedere protezione internazionale, la Questura di Milano non ritiene che ci sia di meglio da fare che disperdere con i lacrimogeni la folla che cerca di entrare negli uffici preposti e, con un acrobatico rimbalzo di responsabilità, la scarica sulle persone che, esasperate dall’inutile attesa durata anche mesi, cercano di entrare per prime.” Prosegue la Presidente.

“Ricordiamo che questa situazione si è creata fin da quando gli uffici sono stati trasferiti in via Cagni decentrandoli rispetto alla sede dell’Ufficio Immigrazione della Questura di via Montebello. La prima denuncia del Naga risale all’autunno del 2021 e già allora venivano segnalate sia la scarsità delle risorse messe a disposizione per gestire gli ingressi per richiedere asilo, sia l’inadeguatezza dei rimedi adottati. L’ultima procedura scelta, avviata con l’inizio del nuovo anno dopo un primo e disastroso esperimento effettuato il 22 dicembre 2022, prevede che vengano raccolte 120 domande alla settimana esclusivamente al lunedì mattina. Anche questo tentativo tardivo non ha risolto la questione perché il ritardo accumulato in un anno e mezzo ha creato una quantità di aspiranti richiedenti asilo molto maggiore di quello che questi numeri possono assorbire.” Conclude Radice.

Morire di pena, piattaforma per l’abolizione di ergastolo e 41bis

Da Osservatorio repressione

E’ attiva la piattaforma “Morire di pena. Per l’abolizione di ergastolo e 41bis”. Una piattaforma per una sensibilizzazione della società civile e per l’eliminazione dei due istituti più inumani dell’ordinamento penitenziario italiano. Il documento vede la sottoscrizione come primi firmatari di oltre sessanta gruppi e associazioni, e quasi centocinquanta tra artisti, intellettuali, docenti universitari, ricercatori, avvocati, attivisti. L’Osservatorio Repressione ha sottoscritto l’appello e vi chiediamo di diffondere, se potete, il blog e il canale telegram 

per qualsiasi richiesta o informazione potete scrivere a: info@abolizioneergastoloe41bis.it
per far sottoscrivere ad altri l’appello: sottoscrizione@abolizioneergastoloe41bis.it

Morire di pena, piattaforma per l’abolizione di ergastolo e 41bis.

Dal 20 ottobre l’anarchico Alfredo Cospito, detenuto in 41bis, ha rinunciato ad alimentarsi, utilizzando il suo corpo come unica arma possibile per protestare contro il regime di detenzione speciale a cui è sottoposto nel carcere di Sassari e contro l’istituto dell’ergastolo ostativo. Il 6 luglio scorso il reato di “strage contro la pubblica incolumità” per cui era stato condannato è stato riqualificato dalla Cassazione in “strage contro la sicurezza dello Stato”, nonostante le azioni di cui è accusato avessero uno scopo prettamente dimostrativo, e non abbiano causato feriti né morti.

Lo sciopero della fame di Cospito ha avviato una discussione su questi temi anche tra settori della società solitamente prudenti su questi temi, denunciando l’accanimento dello Stato nei suoi confronti persino sui media mainstream, puntando però, per lo più, sull’ambiguo tema della “non proporzionalità” della pena applicata nel singolo caso.

La battaglia che Cospito sta portando avanti ha tuttavia la forza per aprire faglie più ampie nel sistema e un dibattito reale sulla necessità di superamento di due istituti inumani come l’ergastolo e il 41bis, oltre che dell’intero sistema dei circuiti speciali di detenzione. Altre letture rischiano di diventare strumentali al mantenimento dello status quo, e incapaci di rendere giustizia alla lotta che il detenuto anarchico sta portando avanti, mettendo a rischio la propria vita.

Fin dalla sua nascita, che trova radice nelle legislazioni speciali degli anni Ottanta e Novanta, il 41bis si è mostrato come uno strumento di ricatto per spingere i detenuti alla collaborazione con la magistratura, fondato su pratiche di vera e propria tortura. Le condizioni inumane e prive di ogni logica previste da questo istituto si concretizzano in isolamento in celle di pochi metri quadri, limitazioni all’ora d’aria, sorveglianza continua, limitazione o eliminazione dei colloqui con i familiari, controllo della posta, limitazione di oggetti in cella persino come penne, quaderni e libri. Un progressivo annientamento che provoca danni incalcolabili nel corpo e nella psiche dei detenuti.

L’ergastolo, assimilabile in tutto e per tutto alla pena di morte, è invece l’istituto con il quale lo Stato prende possesso del corpo di un individuo, arrogandosi la prerogativa di decidere discrezionalmente se, come e quando restituirgliela attraverso la “libertà condizionale” per “buona condotta”, senza che questi possa venire a conoscenza dei tempi e dei modi del suo eventuale rientro nel consesso sociale. Al netto della inumanità di una punizione a vita, che cancella nell’individuo le idee stesse di “speranza” e di possibile reinserimento nella comunità, l’ergastolo è incompatibile con la Costituzione e con l’idea di “rieducazione” del condannato.

Un dibattito limitativo rischia di essere in questo senso quello sulla possibile abolizione del solo istituto dell’ergastolo ostativo, ovvero quello che – nel caso di alcuni specifici reati – non prevede la possibilità di liberazione condizionale e di altri benefici, a meno che la persona condannata non collabori con gli organi inquirenti. Con la recente legge approvata dal parlamento, inoltre, la possibilità di liberazione condizionale viene spostata a trent’anni di pena scontata invece di ventisei, senza contare che altre misure rendono altamente improbabile la possibilità di affrancamento dalla pena fino alla morte. Il vero tema è quindi quello dell’abolizione dell’ergastolo in toto, nell’ottica di un futuro superamento dell’intera istituzione carceraria, mero strumento di confinamento della marginalità e della povertà (basta vedere da chi è oggi costituita la grande maggioranza della popolazione carceraria, e quali sono i reati di cui questi detenuti sono accusati) nonché di controllo e punizione rispetto a tutte le potenziali conflittualità sociali.

MORIRE DI PENA. PER L’ABOLIZIONE DI ERGASTOLO E 41BIS è una piattaforma di sensibilizzazione e rivendicazione che punta all’abolizione di questi due istituti e dei circuiti speciali di detenzione. La piattaforma nasce a seguito di un’assemblea svoltasi a Napoli che ha visto protagoniste tutte le realtà militanti e sociali in lotta contro il carcere o per la tutela dei diritti dei detenuti, coinvolgendone poi altre sul territorio nazionale. L’obiettivo è quello di allargare la consapevolezza – attraverso iniziative di analisi e discussione, e azioni mediatiche e politiche – rispetto alla necessaria eliminazione di ergastolo e 41bis, sollecitando anche i più prudenti settori sociali citati nella prima parte di questo documento a prendere esplicitamente posizione. Un percorso che immaginiamo lungo e difficile, ma possibile, considerando le fratture che gli accadimenti recenti hanno reso oltremodo visibili.

È possibile, a livello individuale e collettivo, sottoscrivere questo documento e mettersi in rete con le realtà che da qui ai prossimi mesi proveranno a portare avanti la piattaforma, scrivendo all’indirizzo mail: sottoscrizione@abolizioneergastoloe41bis.it.

A seguire alcuni tra i primi firmatari

  • Artisti, personalità del mondo del cinema e della cultura, come Goffredo Fofi, Antonio Capuano, Ascanio Celestini, Pietro Marcello, Elio Germano, i 99 Posse, gli Assalti Frontali, ZeroCalcare, Jorit, Alberto Prunetti, Chef Rubio, Nicola Vicidomini.
  • Esponenti del mondo politico come i militanti del movimento No Tav Nicoletta Dosio, Luca Abbà e Dana Lauriola, l’ex europarlamentare Eleonora Forenza, l’ex senatrice Haidi Giuliani, l’ex consigliere regionale della Campania Francesco Maranta, l’ex consigliere comunale di Napoli Simona Molisso.
  • Attivisti e personalità impegnate nella tutela dei diritti dei detenuti come Charlie Barnao, docente delegato per il polo universitario di Catanzaro, il garante dei detenuti della Campania Samuele Ciambriello, l’ex presidente del tribunale di sorveglianza di L’Aquila Laura Longo, la presidente di Yairaiha Onlus Sandra Berardi, il presidente di Antigone Campania Luigi Romano, padre Alessandro Santoro, della comunità delle Piagge (Firenze).
  • Docenti universitari e ricercatori: Enrica Rigo, Rossella Selmini, Enrico Gargiulo, Stefano Portelli; avvocati: Flavio Rossi Albertini, Caterina Calia, Domenico Ciruzzi, Alfonso Tatarano, Paolo Conte; giornaliste: Maria Elena Scandaliato e Francesca De Carolis.
  • Sindacati di base: SiCobasUSBUnione Inquilini Napoli

Contro il carcere e in solidarietà ad Alfredo Cospito in sciopero della fame – Nuove iniziative e un docufilm

Roma

Torino

Cagliari

Firenze, presidio ex GKN

VENERDÌ 3 febbraio 2023, presso presidio permanente per la fabbrica pubblica e socialmente integrata via Fratelli Cervi 1, Campi Bisenzio
Dibattito: Oltre e dietro le sbarre
“Perchè gli ultimi saranno gli ultimi se i primi sono irraggiungibili” cit.
ORE 19.30 apericena PRENOTARSI AL FORM: https://forms.gle/WsgasEvjiyZLnpHm8
ORE 20.30 INCONTRO E DIBATTITO CON
  • Don Vincenzo – cappellano del carcere di Sollicciano
  • Sara Manzoli – autrice del libro “Morti in una città silente”
  • OLGa – è Ora di Liberarsi dalle Galere
  • Flavio Rossi Albertini – avvocato di Alfredo Cospito
I carceri sono contesti dove i rapporti di forza sono ancora più sbilanciati di quanto non siano fuori da quelle mura.
La relazione tra il “dentro” e il “fuori” è però molto stretta.
Anche per questo il carcere è una lente attraverso la quale è possibile leggere e comprendere le dinamiche che quotidianamente ritroviamo nel controllo poliziesco dei quartieri, negli stadio, nelle scuole e sui luoghi di lavoro.
All’interno del carcere finiscono quasi esclusivamente figure sociali appartenenti alle classi subalterne. Questo avviene perché il carcere è elemento strutturale della società divisa in classi, ne garantisce e, in ultima istanza, gli equilibri.
Non per caso nella società borghese la popolazione carceraria aumenta o diminuisce in relazione alla fase economica – espansiva o recessiva – e ai rapporti di forza tra le classi: maggiori sono le disuguaglianze sociali più sono i carcerati, piu sono i diritti e le garanzie sociali meno sono i carcerati.
Anche per questo le carceri per lo Stato devono rimanere luoghi pacificati e punitivi.
Perché ciò avvenga è necessario che il carcere non si trasformi mai in luogo di scambio, solidarietà e emancipazione.
Quando ciò avviene i carceri vengono segnati da lotte e rivolte che scuotono la nostra società dalle fondamenta.
Per questo il carcere è stato pensato e ristrutturato nei termini della differenziazione, con vari gradi e livelli di restrizione, perché fosse più facile agire attraverso il meccanismo “del premio e della punizione”, quello che fuori da quelle mura potremmo far corrispondere alla “cultura del merito” che per esempio in una fabbrica ritroviamo nella stratificazione dei livelli, dei premi produzione, dei richiami disciplinari, dei reparti confino e dei licenziamenti.
Dalle sezioni dei cosiddetti “comuni” fino alle sezioni del 41bis, il gradino massimo di controllo, isolamento e restrizione, il carcere corrisponde ad un sistema di tortura nei confronti di chi lì si trova prigioniero.
Il carcere, al di là della retorica sulla rieducazione e riabilitazione, è un “non luogo” disumanizzante utilizzato come discarica sociale dove le menti non devono pensare, e su cui non devono esprimersi quelle di coloro che stanno fuori dal carcere.
Perché il carcere vive, si legittima e agisce soprattutto nel silenzio che lo circonda: anche per questo vogliamo portare fuori dal carcere le voci dei prigionieri di Sollicciano, di chi si è sollevato nel carcere di Modena, dei familiari delle vittime di quella rivolta, di Alfredo Cospito, prigioniero politico al 41bis in sciopero della fame.
Quest’iniziativa si pone nel solco di tutti coloro che questo silenzio vogliono tentare di romperlo.

Il documentario –
Fino all’ultimo respiro. Il caso Alfredo Cospito e Anna Beniamino

Il filmato realizzato, da Streeen, piattaforma professionale con base a Torino dedita alla presentazione del cinema d’autore, al fine di far conoscere la lotta contro il 41bis e la drammatica vicenda di Alfredo Cospito e Anna Beniamino.

Il film è un instant movie realizzato, anche con interviste e materiali presi dal web, che grazie soprattutto al racconto degli avvocati Flavio Rossi Albertini e Caterina Calia intervistati via cellulare, cerca di districarsi, non senza difficoltà, nelle vicende relative agli anarchici Anna Beniamino e Alfredo Cospito, quest’ultimo detenuto al 41bis e in sciopero della fame da 90 giorni contro tale regime detentivo, non solo per lui, ma per tutti i detenuti al 41bis.

Una storia complessa, ma in realtà molto semplice, di un uomo che corre seri rischi di morire o di rimanere con danni vitali seri per la sua protesta, affrontata in un regime già arduo di per sé come il 41bis e, per noi di Streeen, diventa impellente usare questo, che è l’unico filmato che cerca di ricostruire questi fatti, per far sì che questa storia si conosca e se ne parli, affinché chi nelle istituzioni può fare qualcosa si faccia vivo rapidamente.

Videocitronix è il nome collettivo fin dai primissimi anni ‘90 dei videomakers della sala montaggio video di El Paso Occupato, storico centro di attività dell’undergound politico e artistico torinese che si definiscè “né centro sociale né squat”, occupato dal 1987 da punk e anarchici.

Il film FINO ALL’ULTIMO RESPIRO – IL CASO ALFREDO COSPITO E ANNA BENIAMINO è No Copyright, quindi riutilizzabile a piacimento.

Il film si può vedere direttamente da qui o scaricare da qui: https://mab.to/t/EL9T16e0eRD

Se realizzate eventi, proiezioni, o altro e volete segnalarli tramite Streeen scrivete a: info@streeen.org