Informazioni su soccorso rosso proletario

Un filosofo produce idee, un poeta poesie, un pastore prediche, un professore manuali ecc. Un delinquente produce delitti. Se si esamina più da vicino la connessione che esiste tra quest’ultima branca di produzione e l’insieme della società, ci si ravvede da tanti pregiudizi. Il delinquente non produce soltanto delitti, ma anche il diritto criminale, e con ciò anche il professore che tiene lezioni sul delitto criminale, e inoltre l’inevitabile manuale, in cui questo stesso professore getta i suoi discorsi in quanto “merce” sul mercato generale. Con ciò si verifica un aumento della ricchezza nazionale, senza contare il piacere personale, come [afferma] un testimonio competente, il professor Roscher, che la composizione del manuale procura al suo stesso autore. Il delinquente produce inoltre tutta la polizia e la giustizia criminale, gli sbirri, i giudici, i boia, i giurati ecc.; e tutte queste differenti branche di attività, che formano altrettante categorie della divisione sociale del lavoro, sviluppano differenti facoltà dello spirito umano, creano nuovi bisogni e nuovi modi di soddisfarli. La sola tortura ha dato occasione alle più ingegnose invenzioni meccaniche e ha impiegato, nella produzione dei suoi strumenti, una massa di onesti artefici. Il delinquente produce un’impressione, sia morale sia tragica, a seconda dei casi, e rende così un “servizio” al moto dei sentimenti morali ed estetici del pubblico. Egli non produce soltanto manuali di diritto criminale, non produce soltanto codici penali, ma anche arte, bella letteratura, romanzi e perfino tragedia, come dimostrano non solo La colpa del Müllner e I masnadieri dello Schiller, ma anche l’Edipo [di Sofocle] e il Riccardo III [di Shakespeare]. Il delinquente rompe la monotonia e la banale sicurezza della vita borghese. Egli preserva cosi questa vita dalla stagnazione e suscita quell’inquieta tensione e quella mobilità, senza la quale anche lo stimolo della concorrenza si smorzerebbe. Egli sprona così le forze produttive. Mentre il delitto sottrae una parte della popolazione in soprannumero al mercato del lavoro, diminuendo in questo modo la concorrenza tra gli operai e impedendo, in una certa misura, la diminuzione del salario al di sotto del minimo indispensabile, la lotta contro il delitto assorbe un’altra parte della stessa popolazione. Il delinquente appare così come uno di quei naturali "elementi di compensazione" che ristabiliscono un giusto livello e che aprono tutta una prospettiva di "utili" generi di occupazione. Le influenze del delinquente sullo sviluppo della forza produttiva possono essere indicate fino nei dettagli. Le serrature sarebbero mai giunte alla loro perfezione attuale se non vi fossero stati ladri? La fabbricazione delle banconote sarebbe mai giunta alla perfezione odierna se non vi fossero stati falsari? Il microscopio avrebbe mai trovato impiego nelle comuni sfere commerciali (vedi il Babbage) senza la frode nel commercio? La chimica pratica non deve forse altrettanto alla falsificazione delle merci e allo sforzo di scoprirla quanto all’onesta sollecitudine per il progresso della produzione? Il delitto, con i mezzi sempre nuovi con cui dà l’assalto alla proprietà, chiama in vita sempre nuovi modi di difesa e così esercita un’influenza altrettanto produttiva quanto quella degli scioperi (‘strikes’) sull’invenzione delle macchine. E abbandoniamo la sfera del delitto privato: senza delitti nazionali sarebbe mai sorto il mercato mondiale? O anche solo le nazioni? E dal tempo di Adamo l’albero del peccato non è forse in pari tempo l’albero della conoscenza? ...

Massacro israeliano in un campo profughi di Gerico, in Cisgiordania. 7 palestinesi uccisi

Ennesimo massacro compiuto dagli occupanti israeliani in Palestina. Almeno 7 persone sono state uccise durante un raid nel campo profughi di Aqbat Jabr, nei pressi di Gerico in Cisgiordania, da una settimana cinto d’assedio dalle truppe di isrealiane, impedendo l’ingresso e l’uscita di persone o veicoli di ogni sorta.

L’esercito di Tel Aviv sostiene di “avere liquidato una cellula di Hamas, responsabile di un tentato attacco” contro un ristorante di coloni ad Almog, proprio vicino a Gerico. Decine i palestinesi feriti negli scontri, al pari di 3 soldati di Israele, che hanno sequestrato i corpi delle vittime, rapendo inoltre dal campo un alto funzionario di Hamas, Shaker Amara.

Nel resto della Cisgiordania gli occupanti israeliani hanno arrestato almeno 24 persone.

La maxirepressione ordinata dal governo israeliano di ultradestra, che da inizio 2023 ha ucciso più di un palestinese al giorno, segue di poche ore la riunione, a Ramallah, delle forze di sicurezza dell’Anp.

Abu Mazen aveva chiuso il meeting spiegano che “il governo dell’occupazione israeliana ha la piena responsabilità per l’escalation in corso perché viola le risoluzioni di legittimità internazionale e adotta misure unilaterali che violano gli accordi firmati e tutti i riferimenti e le leggi internazionali”. Il presidente Anp, arrivato alla soglia del 88 anni, ha poi ribadito “la fine del coordinamento della sicurezza con Israele e la ricerca di azioni presso forum e tribunali internazionali per proteggere i diritti e gli interessi nazionali del popolo palestinese”.

L’intervista di Radio Onda d’Urto a Luisa Morgantini, già vicepresidentessa del Parlamento Europeo, oggi presidentessa di Assopace Palestina. Ascolta o scarica

PROTESTE E REPRESSIONE AL CPR DI TORINO. FUOCO, PROTESTE E FERITI ANCHE IN VIA CORELLI, A MILANO

Nella serata di sabato 4 febbraio è scoppiata una rivolta all’ interno del Cpr di corso Brunelleschi a Torino duramente sedata con celere e gas lacrimogeni. Sono state 3 le aree coinvolte e nelle mense è partito un incendio. La stessa scena si è ripetuta nella giornata di domenica 5 febbraio.

Gli attivisti dell’assemblea No Cpr scrivono in un comunicato che “la protesta è partita per via delle orrende condizioni di detenzione e delle forme di tortura che l’ente gestore ORS Italia, con il sostegno della questura, attuano giornalmente. Da dentro ci raccontano che il cibo è avariato e contiene psicofarmaci, le celle sono fredde, manca acqua calda e le sezioni sono piene di spazzatura. Ci raccontano di una stanza adibita ai pestaggi”.

I solidali che nella serata di sabato 4 e nella giornata di domenica 5 sono andati sotto le mura del cpr, hanno potuto sentire le urla delle persone in protesta, l’odore dei gas lacrimogeni sparati dalla celere dentro e il fumo dell’ incendio. Hanno potuto anche vedere 3 ambulanze allontanarsi su via Monginevro.

Per non lasciare solo chi è dentro, nel tardo pomeriggio di domenica 5 un gruppo di solidali si è trovato nel prato di Corso Brunelleschi dando vita a un presidio mobile in solidarietà con i reclusi e con i rivoltosi. Durante questo momento alcune persone sono salite sul tetto dell’area Bianca al grido di libertà. Le battiture si sono alternate alle urla di protesta. Numerosi fuochi sono stati accesi costringendo i vigili del fuoco ad entrare nella struttura.

“La richiesta che forte arriva da dentro – scrivono ancora i solidali-  è quella di rompere il muro di silenzio che circonda la detenzione amministrativa e fare sapere fuori da quella prigione le violenze a cui sono sottoposti quotidianamente. Muro di silenzio infranto in questi giorni grazie alla determinazione dei reclusi che hanno continuato a chiamare i solidali fuori nonostante l’evidente tentativo da parte della gestione del cpr di isolare i detenuti e recidere, con il blocco delle cabine, ogni chiamata all’estero”.

Da Torino il racconto di Olivia compagna solidale di Torino Ascolta o scarica

Da radiondadurto

FUOCO, PROTESTE E FERITI ANCHE IN VIA CORELLI
A distanza di poche ore da Torino, all’alba di questa mattina alcuni trattenuti di una sezione del CPR di Milano hanno dato inizio ad una protesta dando fuoco a diversi materassi. Altri si sarebbero uniti con disperati gesti di autolesionismo.
Alcune persone sono state portate in ospedale.
Monitoriamo la situazione.

Fine settimana di mobilitazioni per Alfredo Cospito. Tre fermi a Roma

Sabato di mobilitazione contro il 41 bis e per Alfredo Cospito, in sciopero della fame ormai da 109 giorni. I medici e il Tribunale di sorveglianza di Milano stanno cominciando a valutare l’eventuale trasferimento dal centro clinico del carcere milanese di Opera al reparto di medicina penitenziaria dell’ospedale San Paolo.

L’ipotesi di un ricovero ospedaliero, da quanto si è appreso, è realistica laddove Alfredo dovesse proseguire a rifiutare anche gli integratori. La loro prolungata interruzione potrebbe portare a una crisi cardiaca e alla necessità di trattamenti salva vita.

Milano (Opera)

Cospito è all’interno del carcere milanese di Opera. Fuori, sabato pomeriggio, sono arrivati almeno 400 solidali per un presidio. Appeso lo stesso striscione che già ieri, venerdì, aveva aperto il presidio-corteo partito dalla Stazione Centrale: scritto “Contro il 41 bis. Per un mondo senza galere. Libertà per tutti e tutte”. A margine del presidio, un gruppo di solidali si è avvicinato al muro esterno del carcere, con fumogeni e cori.

Roma

Grande giornata a Roma. Circa 2000 partecipanti, oltre anarchici, moltissimi liceali e universitari (che avevano già affollato l’assemblea a La Sapienza) e vari gruppi politici e sindacali di base. Il percorso si è snodato fra i quartieri popolari ed è stato comunicativo, tanta gente alle finestre e per strada, malgrado l’allarmismo preventivo che aveva imposto la chiusura di tutti i negozi sul percorso!
Le provocazioni costanti della polizia sono sfociate in due cariche sulla coda, disorganizzata, del corteo. 3 compagni sono stati portati in questura e denunciati per resistenza aggravata e lesioni. Poi si è andati sotto la questura ad attendere il loro rilascio, avvenuto verso la mezzanotte. Resta il risultato di una grande giornata.

Napoli

Taranto

Presidio autoconvocato al Tribunale di Taranto per Alfredo Cospito – presenti rappresentanze sindacali, forze politiche, comitati ed associazioni di citta vecchia, singoli lavoratori, donne.

Durante il presidio, dove naturalmente era presente massicciamente Digos, Polizia, Carabinieri, vari interventi al megafono hanno permesso di spiegare bene la questione Cospito, la sua battaglia, il movimento di solidarieta’ nazionale, le ragioni per cui è giusto e necessario togliere l’applicazione del 41bis per lui, così come mettere in discussione questo articolo come incostituzionale e una forma di tortura; ma anche di alzare il tiro della denuncia politica verso governo, Ministri, Stato. E la cosa è stata cosi’ chiara che ha provocato la reazione stizzita, e arrabbiata di alcuni avvocati di area meloniana e di personaggi notoriamente reazionari, persone subito zittite.

Buona interlocuzione con gli avvocati in generale che in decine sono venuti al banchetto a firmare l’appello: “Fuori Alfredo Cospito dal 41bis”; e una di loro si è messa a disposizione, per difese legali, gratuitamente.

Anche tante persone, donne, uomini hanno firmato, esprimendo solidarieta’ e appoggiando la giustezza dell’iniziativa.

Alla fine del presidio decise due nuove iniziative: presidio al carcere di Taranto martedì 7 alle 17 – presidio alla prefettura venerdì 10 alle ore 11. 

Per l’assemblea autoconvocata - slai cobas TA Wa 3519575628

L’Aquila

Al presidio a L’Aquila in una delle piazze più centrali hanno partecipato decine e decine di compagni. Vi è stata una buona risonanza mediatica (ne hanno parlato al tg regionale sia la sera prima che il giorno stesso).
Purtroppo il tempo, tirava un gran vento, non ci aiutato (abbiamo messo 20 minuti solo per attaccare lo striscione e una mezz’ora prima della fine il vento lo ha strappato). si sono susseguiti interventi dei presenti, di Soccorso rosso proletario (vedi il volantino sotto), poi è stata letta la dichiarazione di Cospito di sciopero della fame, e una poesia per lui.
VOLANTINO DEL SOCCORSO ROSSO PROLETARIO
 
Fuori Alfredo Cospito dal 41 bis, no all’ergastolo ostativo
Salvare la vita di Alfredo e la sua identità politica

Il prigioniero anarchico Alfredo Cospito è oggi al 108° giorno di sciopero della fame contro il regime di 41 bis e contro l’ergastolo ostativo.

Per i detenuti politici rivoluzionari il 41bis ha una duplice funzione, quella della vendetta verso coloro che non si pentono e rivendicano la propria militanza rivoluzionaria, e quella deterrente delle lotte verso l’esterno.

La premier Meloni lo ha ammesso candidamente: “Cospito finisce al 41 bis perché durante la detenzione mandava messaggi agli anarchici  che erano fuori dicendo “continuate la lotta, organizzatevi”.

Nel carcere dell’Aquila, dove c’è il più alto numero di detenuti in 41 bis ed è l’unico in Italia ad avere anche una sezione femminile, è detenuta in regime di carcere duro anche la prigioniera comunista rivoluzionaria Nadia Lioce. Ecco quel che si legge nei provvedimenti che ogni 2 anni vengono emanati per riconfermarle il 41 bis: “Vanno valutate con la massima prudenza le temporanee eclissi del fenomeno brigatista che suggeriscono di non escludere la possibilità di una ripresa della lotta armata nel medio/lungo periodo, anche in considerazione di un panorama complessivo di scontri sociali, di un sempre crescente divario di condizioni di vita e di scarse occasioni di lavoro”.

Lo Stato borghese, i governi, vogliono imporre dentro e fuori la loro “pace sociale”. E questo oggi è ancora più evidente nella fase di crisi e di partecipazione alla guerra inter-imperialista, con un governo Meloni moderno fascista che punta a stravolgere anche i diritti costituzionali, che fa stare nel proprio seno personaggi dichiaratamente fascisti, in aperto contrasto con le sue stesse leggi e che ora, con le prossime norme del Min. della giustizia (inserite nel decreto anti rave) vuole continuare a coprire i politici corrotti, i fascisti, la criminalita’ “legale”.

La stessa cattura di Messina Denaro viene usata per rafforzare e dare nuova legittimazione al regime del 41bis e dell’ergastolo ostativo, mettendo sempre sullo stesso piano mafia e terrorismo, intendendo chiaramente per “terrorismo” le organizzazioni, le lotte dei rivoluzionari, per rovesciare con tutte le armi necessarie questo sistema capitalista, il suo Stato, ai suoi governi.

La repressione che questo Stato sta portando avanti ed avanza sempre di più per colpire le lotte sociali e politiche, trova la sua punta di iceberg verso i prigionieri politici; verso chi, in varie maniere, pone di fatto la verità, la necessità della lotta rivoluzionaria contro uno Stato che attacca i diritti dei proletari, delle masse. Da quelli più elementari e quotidiani, il diritto al lavoro, al salario, alla sanità, alla scuola, a quelli più generali. Uno Stato che oggi ci trascina nella guerra.

Ma da un lato questo Stato con la repressione si mostra forte, dall’altro, proprio per questo, mostra di avere paura anche del solo fatto che si alluda ad un cambiamento radicale di questa società.

In questo contesto va visto l’accanimento dello Stato contro Alfredo Cospito, che ha già scontato la condanna per aver ferito a Genova il dirigente dell’Ansaldo Nucleare e ora viene accusato, senza prove, di un attentato dimostrativo davanti alla scuola allievi dei carabinieri di Fossano che non ha causato né morti né feriti.  Ma questo viene considerato strage politica contro lo Stato e per questo lo si vuole segregare a vita. La sua colpa è aggravata dal fatto che continua a lottare con lo sciopero della fame e in questo senso è un’indicazione vivente a non piegarsi.

Il regime di 41bis è un regime di “tortura bianca”, è un isolamento a 360 gradi non solo verso l’esterno, ma anche all’interno, dove i gruppi di socialità sono stabiliti dal carcere, dove vige una rigorosa censura anche sui libri, dove è vietato persino il saluto, lo sguardo, la parola, ogni comunicazione tra detenuti che non appartengano allo stesso gruppo di socialità.

Questo è uccidere una persona. E giustamente Cospito, nella sua dichiarazione di sciopero della fame ha detto: “La vita non ha senso in questa tomba per vivi”.

Ma la ferocia di questo Stato borghese va di pari passo con la sua stupidità: mettendo a tacere un anarchico ha sollevato una pietra che gli sta ricadendo sui piedi. La vicenda di Alfredo, con il suo indomito sciopero della fame, è diventata di dominio pubblico e ha suscitato vasta solidarietà, riaprendo un dibattito ampio sul carcere tortura/assassino, su uno stato borghese che si auto assolve per le sue stragi (da quelle nelle piazze a quelle sul lavoro/alternanza scuola-lavoro, da quelle in mare degli immigrati, a quelle nelle carceri dei detenuti) e accusa di strage un anarchico che non ha ucciso nessuno.

Oggi questa mobilitazione va continuata, sviluppata ancora di più ed estesa, utilizzando vari mezzi e forme, investendo ogni realtà, da quelle già in lotta ai democratici sinceri, e portandola sempre di più tra le masse popolari, i lavoratori. Perchè questa repressione riguarda tutti coloro che si ribellano, che lottano contro lo stato esistente. Perché la repressione dello Stato borghese sui rivoluzionari è parte centrale della guerra di classe tra proletari, masse popolari e padroni, Stato, governi al servizio di questo sistema di sfruttamento, di mancanza di lavoro, di guerra, di miseria, di attacco ai diritti civili e alla stessa democrazia.

Tutte le solidarieta’ sono importanti, ma noi in questa battaglia vogliamo soprattutto la solidarieta’ che rispetti quello che ha scritto lo stesso Alfredo Cospito: “fino alla fine contro il 41bis e l’ergastolo ostativo”: “mi opporró con tutte le forze all’alimentazione forzata. Saranno costretti a legarmi nel letto… Alla loro spietatezza ed accanimento opporró la mia forza, tenacia e la volontá di un anarchico e rivoluzionario cosciente…”.

La nostra parola d’ordine è, quindi, “Fuori Alfredo Cospito dal 41 bis, no all’ergastolo ostativo; salvare la vita e la sua identità politica”.

Questo è oggi ciò che va conseguito in tutti i modi possibili.
Se vinciamo avremo fatto un passo in avanti per la lotta contro questo stato borghese assassino.

Soccorso rosso proletario

L’Aquila, 04/02/23

 

Palermo

Cosenza

Cile: Leader mapuche inizia sciopero della fame e sete. Prigionieri in solidarietà con Alfredo Cospito

Da Osservatorio repressione

No all’estradizione in Cile del leader mapuche Facundo Jones Huala! Il 31 gennaio è iniziato lo sciopero della fame e della sete! Prigionieri anarchici e sovversivi hanno iniziato digiuno in solidarietà con Alfredo Cospito.

Comunicato pubblico – Puelmapu (la parte orientale del Wallmapu, il territorio ancestrale mapuche, in parte dell’ Argentina), 31 gennaio 2023

Al nostro popolo-nazione mapuche e all’opinione pubblica in generale.

Il MAP Movimento autonomo mapuche del Puelmapu (Movimiento autónomo mapuche de Puelmapu) / RAM Resistenza ancestrale mapuche (Resistencia ancestral mapuche) e le UAL Unità ancestrali di liberazione territoriale (Unidad ancestral de liberación territorial) dichiarano:

Kiñe (primo): denunciamo pubblicamente gli Stati argentino e cileno per la persecuzione politica e giudiziaria di cui dal 2011 è fatto oggetto il lonko (autorità politica ancestrale) Facundo Jones Huala in connessione al processo per il caso del fondo Pisu Pisué (Cile). Il lonko, condannato nel 2019 a nove anni di reclusione presso il penitenziario (CCP Centro de cumplimiento penitencial) di Temuco (Cile), il 21 gennaio 2022, alla scadenza prevista, riceve il beneficio della libertà condizionale, ma l’11 febbraio 2022 la misura è revocata dalla Corte suprema del Cile, dietro la pressione esercitata da uno Stato anti-mapuche: matura così la decisione della sua latitanza piena di dignità; il 30 gennaio scorso viene arrestato a El Bolsón (Puelmapu).

Epu (secondo): il 31 gennaio 2023, a Bariloche (Puelmapu), il lonko Facundo Jones Huala ha iniziato lo sciopero della fame e della sete, adottando tale forma di lotta fino alle estreme conseguenze;

LE SUE RICHIESTE:

trasferimento immediato all’unità penitenziaria n°14 di Esquel Chubut (Puelmapu),

NO all’estradizione in Cile, cessazione della persecuzione politica, liberazione immediata.

Kula (terzo): ci appelliamo alle persone di coscienza, ai/alle pu weichafe (guerrieri/guerriere), alle varie espressioni della resistenza, ai movimenti autonomi dai due lati della Cordigliera, affinché diano partecipazione e solidarietà allo sviluppo di questa mobilitazione nei confronti dei governi oppressori, razzisti e usurpatori (dei diritti) del nostro popolo.

Meli (quarto): non accetteremo mai alcun tradimento né alcuna concessione rispetto alla linea politica perseguita dalla nostra organizzazione MAP/RAM per ottenere territorio e autonomia per la nostra nazione, come via maestra verso la liberazione nazionale mapuche.

Libertà per tutti i prigionieri e le prigioniere politici mapuche

Onoriamo la memoria della nostra gente assassinata dagli Stati argentino e cileno

Sul sangue versato non si scende a patti

Smilitarizzazione dell’intero Wallmapu

We waiñ com pu che (Vinceremo tutti)

Marichiweu marichiweu (Dove un@ cade, a mille ne sorgeranno)

FONTE: Radio “Kurruf”, www.facebook.com/radiokurruf/

– versione italiana e note fra parentesi a cura di EcoMapuche, ecomapuche@gmail.com

BERGAMO: DOPO IL PRESIDIO AL CARCERE DI VIA GLENO, IL 5 FEBBRAIO IN PIAZZA PER ALFREDO FUORI DAL 41 BIS

L’assemblea delle compagne e dei compagni, dopo il partecipato presidio al carcere di via Gleno a Bergamo, lancia un nuovo appuntamento solidale per domenica alle ore 15.00, Bergamo, piazzale FS, per Alfredo fuori dal 41 bis, contro l’accanimento giudiziario, una tortura per l’abiura; contro l’ergastolo ostativo.

Altri 8 migranti morti a Lampedusa: governo e parlamento complici di quest’ennesima strage

La trimurti Meloni-Piantedosi-Salvini è responsabile! Il decreto anti-ONG e il Memorandum con la Libia sono i 2 strumenti della politica razzista antimmigrati di questo governo da contrastare

7 giorni abbandonati in mare senza alcun soccorso 

Mentre proprio oggi ci sono stati altri morti di migranti, altri 8 migranti stipati in un barcone partito da Sfax e diretto a Lampedusa, tra cui un neonato, uccisi dalla retorica imperialista razzista della “lotta ai flussi irregolari” di questo governo che, in realtà, maschera la criminale, razzista, politica dei respingimenti in continuità con i precedenti governi.

La politica dei “2 pesi e 2 misure” di questo governo: il Consiglio dei Ministri ha stanziato 55 milioni di euro per la realizzazione degli interventi in relazione all’esigenza di assicurare soccorso e assistenza alla popolazione ucraina sul territorio nazionale metre, allo stesso momento, è stato rinnovato per altri tre anni il Memorandum di intesa tra l’Italia e il Governo di accordo nazionale libico. Meloni ha sottoscritto con il governo di Tripoli un patto che prevede di proseguire e rafforzare i respingimenti in mare delle persone che fuggono dai lager libici.

L’Italia, con il sostegno economico e politico dell’Ue, ha in questi anni destinato poco più di 124 milioni di euro per la fornitura di mezzi navali e terrestri, di motori, di strumentazione satellitare, di corsi di formazione, oltre che per la rimessa in efficienza di imbarcazioni e la fornitura di moduli abitativi per la creazione di un sistema integrato di controllo delle frontiere marittime e terrestri in Libia.

Si tratta di una stima al ribasso realizzata dall’osservatorio sulla spesa esterna in migrazione dell’Italia, The Big Wall, di ActionAid. Una spesa difficile da monitorare, sia per la complessità nelle modalità di gestione, sia per i continui silenzi e dinieghi che le Pubbliche amministrazioni coinvolte, in particolare ministero dell’Interno e ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, antepongono alle continue richieste di accesso alla documentazione di dettaglio relativa ai progetti”.

“Sullo sfondo un Parlamento che non ha mai svolto quella necessaria funzione di controllo sulla spesa che – secondo ActionAid – andrebbe estesa anche al merito delle attività finanziate, in particolare con riferimento alle conseguenze sui diritti umani delle persone migranti”.

La politica fascio-razzista antimmigrati di questo governo è sostenuta anche dal decreto anti-ONG che punta ad ostacolare o a impedire il soccorso in mare e lo sbarco dei migranti che vengono deportati in porti lontani da quello di approdo

FACOLTÀ DI LETTERE OCCUPATA – FUORI ALFREDO DAL 41-BIS

2 febbraio h22

FACOLTÀ DI LETTERE OCCUPATA CONTRO ERGASTOLO E 41 BIS

PER ALFREDO LIBERO!

Cambiare Rotta Roma

Come studenti e studentesse della Sapienza, nell’assemblea cittadina di  oggi, abbiamo deciso collettivamente di occupare la facoltà di Lettere in solidarietà ad Alfredo Cospito, contro ergastolo ostativo e 41 BIS.

A 106 giorni di sciopero della fame di Alfredo Cospito pensiamo sia importante prendere parola sulle problematicità del sistema carcerario. Dall’omicidio di 13 detenuti durante le rivolte carcerarie del marzo 2020, ai pestaggi subiti nelle celle nei mesi seguenti, lo stato conferma l’uso di strumenti di tortura come il 41 BIS e l’ergastolo ostativo prettamente volto a punire il dissenso nel nostro paese.

Fuori si tenta di criminalizzare la solidarietà e le lotte sociali. Le forze dell’ordine e lo Stato si premurano di fare raid nelle sedi sindacali, nei centri sociali, di inseguire ed arrestare studenti e studentesse per le strade del centro, di militarizzare una città intera per il “pericolo anarchico”, costruendo un clima di terrore. I “terroristi” scesi in piazza negli ultimi giorni sono studentə, lavoratricə, disoccupatə.

Abbiamo deciso di dare una risposta anche dall’università. Di Recente è diventato sempre più palese quanto questo sia un luogo di mercificazione del sapere, di ricatti e competizione. Specialmente in questa sede è fondamentale avere una possibilità di confrontarsi e iniziare a ragionare insieme delle alternative alla drammaticità del presente e all’inesistenza del futuro.

Non esiste e non chiediamo una “trattativa tra Stato ed anarchici” ma l’abolizione di torture istituzionalizzate.

FUORI ALFREDO DAL 41-BIS.