Informazioni su soccorso rosso proletario

Un filosofo produce idee, un poeta poesie, un pastore prediche, un professore manuali ecc. Un delinquente produce delitti. Se si esamina più da vicino la connessione che esiste tra quest’ultima branca di produzione e l’insieme della società, ci si ravvede da tanti pregiudizi. Il delinquente non produce soltanto delitti, ma anche il diritto criminale, e con ciò anche il professore che tiene lezioni sul delitto criminale, e inoltre l’inevitabile manuale, in cui questo stesso professore getta i suoi discorsi in quanto “merce” sul mercato generale. Con ciò si verifica un aumento della ricchezza nazionale, senza contare il piacere personale, come [afferma] un testimonio competente, il professor Roscher, che la composizione del manuale procura al suo stesso autore. Il delinquente produce inoltre tutta la polizia e la giustizia criminale, gli sbirri, i giudici, i boia, i giurati ecc.; e tutte queste differenti branche di attività, che formano altrettante categorie della divisione sociale del lavoro, sviluppano differenti facoltà dello spirito umano, creano nuovi bisogni e nuovi modi di soddisfarli. La sola tortura ha dato occasione alle più ingegnose invenzioni meccaniche e ha impiegato, nella produzione dei suoi strumenti, una massa di onesti artefici. Il delinquente produce un’impressione, sia morale sia tragica, a seconda dei casi, e rende così un “servizio” al moto dei sentimenti morali ed estetici del pubblico. Egli non produce soltanto manuali di diritto criminale, non produce soltanto codici penali, ma anche arte, bella letteratura, romanzi e perfino tragedia, come dimostrano non solo La colpa del Müllner e I masnadieri dello Schiller, ma anche l’Edipo [di Sofocle] e il Riccardo III [di Shakespeare]. Il delinquente rompe la monotonia e la banale sicurezza della vita borghese. Egli preserva cosi questa vita dalla stagnazione e suscita quell’inquieta tensione e quella mobilità, senza la quale anche lo stimolo della concorrenza si smorzerebbe. Egli sprona così le forze produttive. Mentre il delitto sottrae una parte della popolazione in soprannumero al mercato del lavoro, diminuendo in questo modo la concorrenza tra gli operai e impedendo, in una certa misura, la diminuzione del salario al di sotto del minimo indispensabile, la lotta contro il delitto assorbe un’altra parte della stessa popolazione. Il delinquente appare così come uno di quei naturali "elementi di compensazione" che ristabiliscono un giusto livello e che aprono tutta una prospettiva di "utili" generi di occupazione. Le influenze del delinquente sullo sviluppo della forza produttiva possono essere indicate fino nei dettagli. Le serrature sarebbero mai giunte alla loro perfezione attuale se non vi fossero stati ladri? La fabbricazione delle banconote sarebbe mai giunta alla perfezione odierna se non vi fossero stati falsari? Il microscopio avrebbe mai trovato impiego nelle comuni sfere commerciali (vedi il Babbage) senza la frode nel commercio? La chimica pratica non deve forse altrettanto alla falsificazione delle merci e allo sforzo di scoprirla quanto all’onesta sollecitudine per il progresso della produzione? Il delitto, con i mezzi sempre nuovi con cui dà l’assalto alla proprietà, chiama in vita sempre nuovi modi di difesa e così esercita un’influenza altrettanto produttiva quanto quella degli scioperi (‘strikes’) sull’invenzione delle macchine. E abbandoniamo la sfera del delitto privato: senza delitti nazionali sarebbe mai sorto il mercato mondiale? O anche solo le nazioni? E dal tempo di Adamo l’albero del peccato non è forse in pari tempo l’albero della conoscenza? ...

Riprendere nelle mani operaie la campagna per la liberazione di Mumia Abu-Jamal

Invio qui il materiale tradotto in italiano della campagna iniziata negli Stati Uniti per la liberazione del noto giornalista e ex Pantera Nera MUMIA ABU-JAMAL, vittima della macchina statale repressiva razzista statunitense che lo tiene prigioniero nelle sue carceri da 40 anni. Nonostante la sua innocenza, e sebbene formalmente gli sia stato riconosciuto il diritto ad un nuovo processo, in realtà ogni mossa di difesa gli è stata occultamente ma sistematicamente preclusa dal sistema giudiziario razzista. Un atteggiamento vendicativo dello stato borghese che anche noi riscontriamo nel nostro paese quando vengono arrestati e perseguitati i militanti sindacali e della sinistra per la loro attività politica e per la loro difesa dei diritti operai.
A questo punto per la difesa di Mumia non resta che la mobilitazione di tutto il potere del proletariato con azioni di lotta di classe e di solidarietà internazionale.
Confidiamo che ogni militante con coscienza di classe si attivi per coinvolgere i propri compagni di lavoro in azioni significative perché un attacco contro uno è un attacco contro tutti!
Come dice giustamente la dichiarazione di solidarietà dell’ ILWU Local 10 “non c’è giustizia nelle corti capitaliste razziste né per i prigionieri delle Pantere Nere né per i prigionieri politici della classe operaia”.
Il 16 febbraio si terrà una assemblea pubblica a New York, che vedrà la partecipazione di varie realtà sindacali locali e degli studenti universitari, mentre nella Bay Area i lavoratori portuali dell’ ILWU bloccheranno i porti di Oakland e San Francisco. Questa iniziativa lanciata dai lavoratori del sindacato International Union of Painters and Allied Trades (IUPAT) di Portland, Oregon, ha già raccolto la solidarietà internazionale del National Union of Metalworkers of South Africa (NUMSA, Sindacato metalmeccanici del Sud Africa), speriamo di aggiungere iniziative anche nel nostro paese e che tu possa dare il tuo contributo.
Per il Nucleo Internazionalista d’Italia
Anna Chiaraluce

FEBBRAIO 2023 – MESE DEDICATO ALLA STORIA NERA – ASSEMBLEA PUBBLICA: LA LIBERTA’ PER MUMIA E’ UNA CAUSA DEL MOVIMENTO OPERAIO
16 FEBBRAIO, ORE 18:00
ALL’ACTORS TEMPLE THEATRE, 339 WEST 47 STRADA MANHATTAN, NY.
( per ulteriori informazioni, comunicare solidarietà e iniziative in Italia contattare it_internazionalista@yhaoo.com e il cs_edworkers@gmail.com )
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In solidarietà con la chiusura dell Porto della Bay Area da parte dei lavoratori mobilitati per esigere la libertà di Mumia “Un attacco contro uno è un attacco contro tutti” – “Liberare Mumia Abu-Jamal!” All’evento saranno indirizzati messaggi speciali da Mumia Abu-Jamal; dagli operai delle banchine portuali della Bay Area che bloccano il porto per esigere la libertà per Mumia; da Chris Silvera (Segreteria-Tesoreria del Sindacato dei Teamsters Locale 808; da Cleo Silvers (ex membro del Sindacato UAW-ospedalieri Locale 1199 e ex membro delle Pantere Nere e del Young-Lords-Parties.
Presentazioni:
Charles Jenkins (TWU Locale 100, Presidente, Capitolo di NY, Coalizione dei sindacalisti neri)
Virgilio Aran (Laundry Workers Center e National Domestic Workers Alliance)
Johanna Fernandez Professore di Storia alla Università di CUNY (scrittrice e pubblicista autrice di “Justice on Trial: The Case of Mumia Abu-Jamal”)
Sandor John (rappresentante del Class Struggle Education Workers)
Moderatore:
Kaithlan Russel, studente dell’Hunter College e dirigente del movimento internazionalista (CUNY Internationalist Clubs)
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Il 16 Febbraio, i lavoratori portuali de locale 10 del sindacato International Longshore and Warehouse Union (ILWU) chiuderà i porti di Oakland e San Francisco per esigere la libertà per MUMIA ABU-JAMAL. Mumia, un rinomato giornalista, sindacalista e difensore dei diritti del proletariato, è un ex Pantera Nera che è stato rinchiuso nelle prigioni della Pennsylvania, sulla base di imputazioni false, per più di quarant’anni – 30 anni nel braccio della morte. In Africa, il sindacato più grande del continente, il NUMSA-National Union of Metalworkers of South Africa, terrà la sua protesta di fronte all’Ambasciata U.S.A. esigendo la “Libertà per Mumia”!
A Portland, Oregon, i lavoratori del Sindacato IUPAT-Painters Union del Locale 10, e qui a New York con i lavoratori del Locale 808 dei Teamsters hanno approvato una risoluzione che sottolinea la necessità di mobilitare tutto il potere del movimento operaio in azione, nella lotta per la libertà per Mumia. Alla udienza del 16 Dicembre 2022 sul caso di Mumia, il giudice ha concesso 60 giorni per la consultazione di 200 scatole di materiale documentario che si trova nell’ufficio del Procuratore Distrettuale – alcuni di questi, solo recentemente “scoperti”, contengono la prova di una condotta persecutoria (che include anche false testimonianze) e l’esclusione razzista di alcuni giurati. Oggi, l’urgenza della lotta come questione di vita o di morte contro la repressione razzista è sottolineata ancora una volta dagli omicidi razzisti perpetrati dalla polizia, come quello appena avvenuto di Tyre Nichols. In effetti non finisce mai. Dal momento che osserviamo la ricorrenza del mese di Febbraio come Black History Month (mese della storia dei neri d’America), una fascia di stati stanno censurando l’insegnamento di un soggetto cruciale nelle scuole pubbliche. Studiare la storia nera non significa soltanto insegnare la storia – come fa Mumia così potentemente – ma anche aiutare a fare quella odierna. Vieni all’assemblea e unisciti a noi nella lotta proletaria storica per liberare Mumia Abu-Jamal!
———COMUNICATO ILWUIl Locale 10 del sindacato ILWU della Bay Area il 16 Febbraio ha votato la risoluzione di chiudere tutti i porti della Bay Area per esigere la liberazione del giornalista membro del sindacato CWA NABET e prigioniero politico Mumia Abu-jamal. Gli operai portuali fanno appello acciocché azioni simili vengano intraprese e portate avanti sia in altri luoghi negli Stati Uniti sia internazionalmente.Il Locale 10 del sindacato ILWU della Bay Area il 16 Febbraio ha votato la risoluzione per esigere la liberazione del giornalista membro del sindacato CWA NABET e prigioniero politico Mumia Abu-jamal.Il Locale 10 del sindacato ILWU della Bay Area il 16 Febbraio ha votato di chiudere tutti i porti della Bay Area. I lavoratori portuali intendono marciare in corteo dalla loro sede sindacale verso la Harry Bridges Plaza e proseguire verso il Ferry Building di San Francisco.I membri dell’ILWU Local 10, David Newton e il membro pensionato Jack Heyman terranno un discorso di presentazione del caso e della motivazione per cui l’ILWU 10 intende chiudere i porti dell’area nella giornata del 16 febbraio. Il Locale 10 inoltre rivolge il suo appello anche agli altri sindacati negli Stati Uniti e in giro per il mondo invitandoli a intraprendere azioni e presidi davanti le sedi delle Ambasciate e Consolati Statunitensi nei loro paesi.Questa intervista è stata rilasciata il 28 Gennaio 2023Links ai Media addizionali che riportano la notizia:Free Mumia Now! Rally In Oakland To Stop The Frame-up Of CWA NABET Journalist & Political Prisonerhttps://youtu.be/Fk239Efd6KMSF Protest At KQED On Mumia To Stop Censorship & To For Truthful Programminghttps://youtu.be/vdzR2WNsAc0Mumia Abu-Jamal On Pacifica With Noelle Hanrahanhttps://youtu.be/bhFYCuLjatEKQED censorship of Mumia Abu-Jamal in new documentary ‘Philly D.A.’https://sfbayview.com/…/protest-kqed-censorship…/Letter To KQEDhttp://www.laboractionmumia.org/…/Letter-to-Independent…: Shackling of aged inmate, Mumia Abu-Jamal, is deplorable – UN expertshttps://www.ohchr.org/…/NewsE…/Pages/DisplayNews.aspx…, Mumia, The Trial And The Fight For Freedom With Mumia’s Lawyer Rachel Wolkensteinhttps://youtu.be/vTzNrB-zlykFree Mumia Rally In Oakland On April 28, 2018https://youtu.be/VGu3qFYVFYYILWU Struggles 1984-2010, The Struggle Continueshttps://studio.youtube.com/…/soundc…/workweek-radioLabor Video Projecthttp://www.labormedia.netRISOLUZIONE DELL’ILWU Local 10:Liberare il prigioniero, innocente e vittima di una montatura, Mumia Abu-JamalConsiderato che, Mumia Abu-Jamal è stato incarcerato in Pennsylvania per 41 anni, di cui 29 passati nel braccio della morte, eConsiderato che, nel 2002, durante i negoziati per un nuovo contratto Mumia ha scritto articoli dalla prigione a sostegno della lotta del Sindacato International Longshore and Warehouse Union (ILWU, Portuali e Logistica) mentre il Presidente Bush minacciava di inviare l’esercito nei Poti in sciopero e invocava la legge schiavista sul lavoro “Taft-Hartley Act” contro il nostro sindacato proprio quando c’era una serrata padronale da parte del PMA (Autorità portuali), eConsiderato che, Mumia è difeso dal Sidacato AFL-CIO dello stato del Vermont, quello dei lavoratori del Sindacato dei Portland Painters’ Union Local 10, dei lavoratori portuali dell’International Dockworkers Council, ILWU Local 10, del National Union of Metalworkers of South Africa (NUMSA, Sindacato metalmeccanici del Sud Africa), il sindacato più grande di quel paese, la cui lettera indirizzata al Governatore della Pennsylvania dichiara che Mumia è stato trattato e incarcerato come i combattenti per la libertà sotto il regime dell’apartheid in South Africa che quando si ammalarono furono lasciati morire, eConsiderato che, ben 6 scatole files d’archivi sul caso Mumia sono stati misteriosamente “scoperti” nell’ufficio di Krasner, il Procuratore Distrettuale si Philadelphia, nel 2019. Tra il materiale scoperto in queste scatole vi è stato trovato un messaggio scritto a mano indirizzato al Procuratore Generale McGill dal testimone chiave, Robert Chobert, scritto durante il suo processo, in cui chiede il pagamento a lui dovuto per aver reso la sua falsa testimonianza. EConsiderato che, il Giudice Wendell Griffen della Sesta Corte del Judicial Circuit dello Stato dell’Arkansas ha dichiarato che questa prova è stata illegalmente preclusa agli avvocati della difesa di Mumia e che ai giurati neri è stato precluso incostituzionalmente il fare parte della giuria, che Mumia deve essere rilasciato e che ha diritto ad un nuovo processo, eConsiderato che, il Giudice Lucretia Clemons, il 16 Dicembre, ha ordinato all’accusa di fornire alla difesa l’accesso alle 200 scatole di documenti of sul caso Mumia e che questa ha concesso alla difesa 60 giorni per esaminare questo materiale, eConsiderato che, l’opposizione intransigente del Procuratore Distrettuale Krasner alla sentenza del Giudice Tucker che consente a Mumia il diritto di appello mostra che non c’è giustizia nelle corti capitaliste razziste né per i prigionieri delle Pantere Nere né per i prigionieri politici della classe operaia.Per ulteriori informazioni: https://youtu.be/XXwCXQ-4fmcILWU Local 10 Marching Against Police Terrorby Labor Video ProjectFri, Feb 3, 2023 1:18PMsm_ilwu10_may_day_stop_the_police_terror.jpgoriginal image (960×638)ILWU Local 10 throughout it’s history has been fighting police terror and racist attacks.https://youtu.be/XXwCXQ-4fmc§ILWU 10 Member David Newton Speaking At Rally For Mumia’s Freedomby Labor Video ProjectFri, Feb 3, 2023 1:18PMsm_mumia_newton_david_10-26-22.jpgoriginal image (4032×3024)ILWU Local 10 member David Newton spoke at a rally to free Mumia in Oakland on 10/26/23https://youtu.be/XXwCXQ-4fmc§SF Labor Council Backed Freedom For Mumiaby Labor Video ProjectFri, Feb 3, 2023 1:18PMsm_mumia_sflc_poster.jpegoriginal image (394×526)The San Francisco Labor Council has previously backed the freedom of Mumia Abu-jamal in 2011.https://youtu.be/XXwCXQ-4fmc§NY TWU 100 Supported Freedom For Mumiaby Labor Video ProjectFri, Feb 3, 2023 1:18PMsm_twu_100_members_back_mumia_at_philly_rally-nyc_twu.jpgoriginal image (3072×2304)New York’s TWU 100 has backed the freedom of Mumia.https://youtu.be/XXwCXQ-4fmc
Fatti antecedenti:
Mentre il tribunale razzista blocca il ricorso in appello
Sono gli imbianchini di Portland del sindacato Painters-Local-10 che fanno appello ad azioni operaie per liberare Mumia Abu-Jamal
Il 26 Ottobre scorso, un giudice della Corte d’appello di Philadelphia ha rigettato la richiesta presentata da Mumia Abu-Jamal per una nuova udienza di appello sul suo caso, secondo la legge “Post-Conviction Relief Act” (PCRA, che prevede l’assistenza post-condanna per scagionare chi già condannato); richiesta basata su nuove prove di parzialità con pregiudizio e cattiva condotta del pubblico ministero scoperte in scatole di materiale documentario scoperte dalla difesa nascoste, fino al 2018, nell’ufficio del District Attorney (Procuratore Distrettuale). Mumia è il più noto tra i prigionieri politici della guerra di classe negli Stati Uniti, imprigionato da più di quarant’anni, rinchiuso bel braccio della morte da quasi trenta sulla base della falsa accusa – di cui egli è completamente innocente – di aver ucciso un agente di polizia nel dicembre del 1981. Preso di mira dalla polizia e dai politici capitalisti in quanto ex-membro delle Pantere Nere e giornalista-radio le cui denunce pungenti delle atrocità commesse dai poliziotti di Philadelphia avevano fatto saltare i nervi alle autorità locali, che governavano la città reputata essere la “città dell’amore fraterno” definendolo uno stato di polizia razzista.(nota*1)
Una settimana prima di quest’ultimo oltraggio in tribunale, il 19 ottobre, il Locale 10 degli imbianchini, membri del sindacato International Union of Painters and Allied Trades (IUPAT) di Portland, Oregon, che sostengono il suo caso hanno votato una risoluzione (vedi sotto) che sottolinea come Mumia Abu-Jamal fu trascinato in prigione, condannato a morte da un giudice razzista noto per essere uno dal “cappio facile” in un processo truccato avuto luogo nel 1982, e da allora impedito dal sistema giudiziario capitalista nel poter provare la sua innocenza. La risoluzione del Local 10 degli imbianchini menziona azioni del mondo del lavoro in protesta contro la persecuzione di Mumia e fa appello alla sua liberazione, in particolare le azioni coordinate nel 1999 intraprese dall’International Longshore and Warehouse Union (ILWU, sindacato internazionale dei lavoratori marittimi della logistica/movimentazione/immagazzinaggio portuale statunitense), che fu in grado di fermare e chiudere tutti i porti della Costa Occidentale degli Stati Uniti, e a uno sciopero che fermò l’intero stato di Rio de Janeiro degli insegnanti. Ad un corteo a San Francisco durante quest’ultimo evento, i lavoratori portuali dell’ILWU scandirono lo slogan “Un attacco contro uno, è un attacco contro tutti – Mumia Abu-Jamal libero!”
Il diniego del Giudice Lucretia Clemons espresso verso la richiesta degli avvocati di Mumia per la concessione di una udienza basata sulla presentazione di prove di esclusione dei giurati neri, di testimoni dell’accusa pagati per la loro testimonianza in cambio di promesse di danaro e sconti di pena, costituisce un’ulteriore prova: Non c’è giustizia per gli sfruttati e gli oppressi nei tribunali capitalisti.
Di fronte all’ostruzionismo dei tribunali, la risoluzione degli imbianchini di Portland dovrebbe risuonare come un appello a tutti i lavoratori e lavoratrici e difensori dei diritti dei neri e di tutto il mondo del lavoro, e dei più elementari diritti democratici, in giro per il mondo a raddoppiare gli sforzi per prendere l’iniziativa ORA. Per liberare Mumia dal mostruoso sistema di ingiustizia di polizia, tribunali e prigioni che servono e proteggono gli interessi della classe dirigente borghese mentre distrugge milioni di vite di quelli che sfrutta e opprime, ciò di cui abbiamo urgentemente bisogno sono iniziative e azioni operaie per liberare Mumia Abu-Jamal!
Risoluzione sulla Libertà per Mumia Abu-Jamal
Locale 10, International Union of Painters�and Allied Trades (IUPAT), Portland Oregon
FOTO
Didascalia
(Sopra) Locandina del Comitato per una mobilitazione anti razzista dello IUPAT, Locale 10 del sindacato degli imbianchini e professioni consimili vi invita alla visione del filmato e alla discussione:
Processo alla giustizia – Il caso di Mumia Abu-Jamal
Un sindacalismo di lotta di classe: lottare per far emergere il potere della forza lavoro in difesa di tutti gli oppressi.
-Considerato che, Mumia Abu-Jamal, il più noto tra i prigionieri politici della guerra di classe negli Stati Uniti, è stato difeso dai sindacati a livello internazionale; e
Considerato che, Mumia Abu-Jamal, un ex member delle Pantere Nere, scrittore e presidente della Associazione dei Giornalisti Neri di Philadelphia, è rinomato in putto il mondo per essersi schierato in solidarietà con gli operai in lotta mentre si trova nel braccio della morte, e per la sua critica riguardo le devastazioni prodotte dal capitalismo, lo sfruttamento dei lavoratori, la repressione razzista e la guerra imperialista; e
Considerato che, egli è innocente del crimine di cui è accusato, di aver ucciso un ufficiale di polizia, che è stato incastrato e mandato a morte con una sentenza emessa nel 1982 da un sistema giudiziario razzista, condannato senza alcuna prova fisica della colpevolezza e sulla base di false testimonianze e la coercizione di testimoni che [in seguito] hanno dichiarato che Mumia Abu-Jamal non fu la persona a sparare; e
Considerato che, i tribunali hanno tenuto Mumia Abu-Jamal dietro le sbarre nonostante la confessione giurata di un altro uomo, Anold Beverly, che lui, e non Mumia, sparò all’ufficiale di polizia; e
Considerato che, il processo a Mumia Abu-Jamal del 1982 si tenne davanti al Giudice Albert Sabo, noto razzista conosciuto per la sua fama di aver spedito più uomini nel braccio della morte di qualunque altro giudice degli Stati Uniti, che dichiarò durante il processo di Abu-Jamal che li avrebbe “aiutati a friggere il [N-word].” [N.d.T. sottintende la parola dispregiativa usata dai razzisti per indicare gli afroamericani]; e
Considerato che, Mumia Abu-Jamal è rimasto nel braccio della morte per 30 anni, salvato dall’esecuzione della sentenza nel 1995 e nel 1999 da una protesta di massa internazionale sostenuta dai sindacati, l’International Longshore and Warehouse Union (ILWU, sindacato internazionale dei lavoratori marittimi della logistica/movimentazione/immagazzinaggio portuale statunitense)con tutti i porti della Costa Occidentale degli Stati Uniti bloccati e lo sciopero di Rio de Janeiro degli insegnanti del Brasile che parteciparono in una mobilitazione che fermo il paese; dunque
Sia deciso, che il sindacato IUPAT, Locale 10, esige l’immediata liberazione di Mumia Abu-Jamal e chiama per una politica di lotta di classe operaia attraverso l’agitazione, pubblicità e protesta, e continua e coordinata azione dei lavoratori su scala nazionale e internazionale per liberare Mumia Abu-Jamal. I lavoratori del Locale 10 fanno appello agli operai di tutti i paesi acciocché facciano tutto ciò che è in loro potere per liberare il nostro fratello Mumia Abu-Jamal.
Messaggio da parte di Mumia:
Workers of the World, Unite! Operai di tutto il mondo unitevi!
Dopo essere stato informato da Johanna Fernández, che si batte per la libertà di Mumia da lungo tempo, dell’azione del Locale 10, dello IUPAT, International Union of Painters and Allied Trades di Portland, Oregon che chiama per azioni operaie per esigere la sua liberazione, Mumia Abu-Jamal ha risposto con un messaggio, di cui riproduciamo qui un estratto editato per la pubblicazione:
Mumia Abu-Jamal, in 2019.
Tutto ciò è notevole e impressionante. Sono colmo di gioia e umilmente onorato dal dal fatto che questo sindacato abbia potuto fare un tale gesto nobile e abbia preso una risoluzione simile. Grazie per aver condiviso questo con me, e grazie al sindacato per portare avanti il loro lavoro e fare appello ad altri fratelli e sorelle del movimento sindacale a unirsi a noi nella lotta per la libertà. Sono commosso e colpito….
Sono stati proprio questi sindacati in passato ad essere il solito settore più progressista della popolazione. E questo perché avevano cosa? Fondamentalmente una coscienza di classe operaia. E? proprio questa coscienza che unisce le genti attraverso i confini di genere, confini cosiddetti di razza, confini tra nazionalità.
L’altro giorno, parlando con un fratello e io gli stavo raccontando che quando Marx e Engels si sono messi a collaborare, formarono l’Associazione Internazionale dei Lavoratori. Essi fecero appello agli operai del mondo intero ad unirsi, agli operai in tutto il paese ad unirsi, perché il movimento operaio non ha paese e che perciò devono unirsi contro il capitalismo e le guerre capitaliste.
Allo scoppio della Prima Guerra mondiale, naturalmente, accadde perché i tedeschi tennero a mente che erano tedeschi e i francesi che erano francesi e iniziarono a sacrificare le loro vite per i capitalisti in queste guerre. Questo è sempre il caso perché il nazionalismo ha la sua presa. E’ perché le genti sono condizionate a pensare come nazionalisti e non come internazionalisti, non come appartenenti alla loro classe. Così in tempi di guerra, in tempi di crisi, tratta quella classe come una classe soggiogata e li tratta come merda.
Quando la gente fuoriesce dall’esercito, è indignata da quello che ha dovuto passare. Ma questo è il motivo per cui l’esercito esiste. L’esercito non è lì per difendere la nazione. E’ lì per difendere i governanti. Vediamo tutto ciò chiaramente nei paesi del “terzo mondo” dove l’esercito agisce esclusivamente contro la popolazione. Ci sono sempre minacce straniere, ma quando della gente inizia a manifestare, e della gente a protestare, e della gente a mettersi in marcia per la propria libertà, l’esercito e la polizia sono usciti ad attaccarli per difendere i governanti, non la gente. Questa è una realtà globale….
Cosicché [La risoluzione del sindacato degli imbianchini di Portland] è una cosa bella. Il loro tempismo non poteva essere migliore.
Johanna Fernández: Evviva, grazie per aver ravvivato quest’idea della coscienza di classe al mondo intero!
Mumia: Evviva agli imbianchini!
Amici miei, grazie a tutti voi per il vostro nobile gesto e per la vostra risoluzione. Mi riscalda il cuore, e spero che riscaldi il vostro. C’è un detto che ho bisogno di pronunciare e ripetere per farne una realtà:
Operai di tutto il mondo unitevi! Grazie a voi tutti, con amore, non con timore.
Questo è Mumia Abu-Jamal.
1. Vedi “Free Mumia Abu-Jamal and All Black Panther and MOVE Prisoners!” The Internationalist No. 46, Gennaio-Febbraio 2017, e altri articoli disponibili online
Painters Local 10 calls for freedom for Mumia – nwLaborPress
NWLABORPRESS.ORG
Painters Local 10 calls for freedom for Mumia – nwLaborPress
Mumia Abu-Jamal, a former member of the Black Panther Party, was a radio journalist who had exposed police abuses in Philadelp

Abolire il 41 bis, liberare Cospito e tutti i prigionieri politici

Per combattere il nemico bisogna conoscerlo, ecco perché riportiamo alcuni interventi utili per comprendere le radici del 41 bis, la sua applicazione ai prigionieri politici e chi ne sono i reali beneficiari.

  • Da un intervento dell’Avvocata Caterina Calia

  • Da un articolo di Cecco Bellosi

La clessidra sottosopra del 41 bis. Sempre dalla parte del potere

Che cosa c’entra Alfredo Cospito con il 41 bis? E che cosa c’entra il 41 bis con la Costituzione? Partiamo dalla seconda domanda. Perché è da questa che deriva la prima.

La legge 354 del 26 luglio 1975 sull’Ordinamento penitenziario, all’articolo 1, recita che “il trattamento deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona”. All’epoca, a smentire questo principio direttivo, era stato inserito l’articolo 90, come “disposizione finale e transitoria”. Molto finale e poco transitoria.

Argomentava: “Esigenze di sicurezza. Quando ricorrano gravi motivi di ordine e sicurezza, il ministro per la Grazia e la Giustizia ha facoltà di sospendere, in tutto o in parte, l’applicazione in uno o più stabilimenti per un periodo determinato, strettamente necessario, delle regole di trattamento e degli istituti previsti dalla presente legge che possano porsi in concreto contrasto con le esigenze di ordine e sicurezza”.

Due anni dopo, nel 1977, sarebbe stato inaugurato il “circuito dei camosci” nella forma delle carceri speciali riservate ai detenuti classificati come pericolosi: militanti delle organizzazioni della lotta armata, giovani ribelli appartenenti alle batterie di rapinatori, pochi appartenenti alle organizzazioni mafiose che, soprattutto in Sicilia, erano ancora solide alleate dello Stato. C’era anche qualche fascista di Ordine Nuovo, ma alcuni tra loro, come Franco Freda e Guido Giannettini, ne sono usciti quasi subito, essendo anche loro complici dello Stato.

Le misure previste dall’articolo 90 cominciarono a essere applicate a partire dal 1978, in maniera sempre più restrittiva. Passando dalla censura sulla posta, ai colloqui con i vetri divisori, all’abolizione dei pacchi viveri, alla riduzione degli spazi per le ore d’aria, ristrette a una al giorno e in sei per volta, all’impossibilità di ricevere libri se non dopo la loro scomposizione in fascicoli separati. La costituzionalità di quel provvedimento veniva messa sempre più in discussione su diversi versanti: esperti di diritto, esponenti politici e, piano piano, anche una buona parte dell’opinione pubblica.

Dopo sei anni non si poteva più parlare di emergenza, rinnovata di sei mesi in sei mesi con circolari affisse in bacheca, al punto che la commissione Giustizia del Senato presieduta da Mario Gozzini iniziò il proprio lavoro proprio su quel punto specifico: la revisione dell’articolo 90. A favorire la sua soppressione contribuì in maniera significativa uno sciopero della fame protratto e condotto da oltre mille detenuti nelle carceri di massima sicurezza.

La cosiddetta “legge Gozzini”, oltre all’apertura condizionata a istituti come il lavoro all’esterno attraverso l’applicazione dell’articolo 21, alla concessione dei permessi premio e all’affidamento sul territorio per le pene e i residui pena inferiori a tre anni, introduceva l’articolo 41 bis, a identificare le situazioni di emergenza, ma anche la loro durata, che non poteva essere protratta nel tempo come era accaduto per l’articolo 90.

Nella formulazione iniziale, recitava così: “In casi eccezionali di rivolta o di altre gravi situazioni di emergenza, il ministro di Grazia e Giustizia ha facoltà di sospendere nell’istituto interessato o in parte di esso l’applicazione delle normali regole di trattamento dei detenuti e degli internati. La sospensione deve essere motivata dalla necessità di ripristinare l’ordine e la sicurezza e ha la durata strettamente necessaria al conseguimento del fine suddetto”.

Già, la durata strettamente necessaria: per ora sono passati solo trentasei anni.

Questo anche perché nel 1992, dopo le stragi compiute dalla mafia, al 41 bis è stato aggiunto il secondo comma: “Quando ricorrano gravi motivi di ordine e di sicurezza pubblica, anche a richiesta del ministro dell’Interno, il ministro della Giustizia ha altresì la facoltà di sospendere, in tutto o in parte, nei confronti dei detenuti o internati per taluno dei delitti di cui al primo comma dell’articolo 4 bis, l’applicazione delle regole di trattamento e degli istituti previsti dalla presente legge che possano porsi in concreto contrasto con le esigenze di ordine e di sicurezza”.

L’articolo 4 bis prevede l’esclusione dal lavoro esterno, dai permessi premio e dalle misure alternative per i detenuti condannati per l’articolo 416 bis, l’associazione a delinquere di stampo mafioso; per l’articolo 630, il sequestro di persona a scopo di estorsione; e per l’articolo 74 della legge 309 del 1990 sulle droghe per l’associazione a delinquere ai fini di spaccio. Se non diventano collaboratori di giustizia.

Nel 2002 il comma 2 dell’articolo 41 bis è stato ulteriormente inasprito: “Quando ricorrano gravi motivi di ordine e di sicurezza pubblica, anche a richiesta del ministro dell’Interno, il ministro della Giustizia ha altresì la facoltà di sospendere, in tutto o in parte, nei confronti dei detenuti per taluno dei delitti di cui al primo periodo del comma 1 dell’articolo 4 bis, in relazione ai quali vi siano elementi tali da far ritenere la sussistenza di collegamento con un’associazione criminale, terroristica o eversiva, l’applicazione delle regole di trattamento e degli istituti previsti dalla presente legge che possano porsi in contrasto con le esigenze di ordine e di sicurezza. La sospensione comporta le restrizioni necessarie per il soddisfacimento delle predette esigenze e per impedire i collegamenti con l’associazione di cui al periodo precedente”.

Così questi detenuti non possono avere più di un colloquio al mese con i familiari, in locali attrezzati in modo da impedire il passaggio di oggetti: in altri termini, i colloqui si svolgono attraverso vetri divisori e vengono sottoposti a controlli auditivi e a registrazione. L’acquario ascoltato nel respiro.

Anche i colloqui telefonici sono stai ridotti a uno al mese. A seguire, l’esclusione dalle rappresentanze dei detenuti e l’immancabile visto della censura sulla posta. A chiudere il cerchio, un’ora d’aria al giorno, al massimo di cinque per volta. La sottrazione di un’unità, rispetto ai tempi dell’articolo 90, quando si poteva andare all’aria in sei per volta.

Ma la filosofia è sempre la stessa: rinchiudere dentro la logica della sicurezza la pratica della vendetta. Perché non si capisce che cosa abbiano a che fare le restrizioni interne con la possibilità di mantenere contatti con l’organizzazione di appartenenza. Tortura, si tratta solo di tortura prolungata.

Dopo un lungo periplo, lo Stato non solo è tornato all’articolo 90, accusato con forti motivazioni all’epoca di incostituzionalità, ma è andato molto oltre. Il 41 bis non è anticostituzionale, è esattamente il rovescio della Costituzione. Invocata in teoria, negata nella pratica. La clessidra sottosopra. Sempre dalla parte del potere.

L’articolo 41 bis viola la Costituzione. Non solo nell’articolo 27: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”, quando il 41 bis è radicalmente contrario a ogni senso di umanità e mira ad annientare il detenuto. Ma anche nell’articolo 2: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo”, che in carcere vengono puntualmente negati. E nell’articolo 13: “È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà”.

A partire da questa violenza esercitata nei suoi confronti entra in scena la vicenda drammaticamente kafkiana di Alfredo Cospito.

Rispetto a lui non torna nulla. Innanzitutto davanti alla richiesta dell’ergastolo per un attentato dimostrativo in piena notte con due ordigni deposti in un cassonetto vicino alla scuola per allievi ufficiali dei carabinieri di Fossano. A lui e alla sua compagna, Anna Beniamino, è stato contestato il reato di strage previsto dall’articolo 285, attentato alla sicurezza dello Stato. Una non strage senza alcuna vittima, nella realtà e nelle intenzioni. Ma quello che importa in maniera esasperata fino alla richiesta dell’ergastolo da parte della Corte di Cassazione è la sicurezza dello Stato minacciata in un cassonetto. Quando si dice l’ossessione da regime di Alfredo Rocco, riattualizzata quasi un secolo dopo. Il clima rimane quello. Non a caso Benito Mussolini, che nella sua disinvolta carriera era riuscito in gioventù anche a diventare anarchico in Svizzera, da fascista ebbe poi gli anarchici costantemente nel mirino.

Ma il dramma umano e politico di Alfredo Cospito si declina anche nella relegazione al 41 bis. Cospito non appartiene a nessuna delle associazioni previste da quel regime di detenzione, di nessuno stampo. Per i due reati che gli sono stati contestati ha un’unica, o un unico, coimputato. E qualunque associazione prevede la presenza di almeno tre persone, fosse solo per il rispetto del diritto di maggioranza. Gli anarchici appartengono a un’idea, al massimo a labili tracce organizzative, mai a un’organizzazione gerarchica. Cultori della dimensione egalitaria e non verticistica. Alludere a una struttura piramidale dell’anarchia significa riconoscere un ossimoro. Infine, e qui si arriva al delirio di Stato e dei suoi burattini, a Cospito è stato contestato il fatto di avere scambiato in carcere delle parole con alcuni detenuti rinchiusi al 41 bis per l’appartenenza ad associazioni di stampo mafioso. Come se si fosse scelto lui la compagnia.

Diversi anni fa mi è capitato di stare per alcuni mesi in una sezione ad alta sicurezza, un termine che ritorna sempre come un mantra, con i cosiddetti killer delle carceri, detenuti che avevano ucciso altri detenuti. Spesso a pagamento. E voi pensate che io non abbia, anche solo per motivi di sopravvivenza e di sguardi pieni di ogni sospetto a ogni mancanza di saluto, scambiato qualche parola con qualcuno di loro? Sono stato anche, nel braccio speciale di Rebibbia, con alcuni detenuti fascisti dei Nar. Ebbene sì, all’aria ho scambiato qualche parola anche con loro. In questo caso non per istinto di sopravvivenza ma per comune detenzione. Li detestavo ma in quel momento eravamo nello stesso luogo.

Lo stesso luogo che non ha condiviso l’attuale presidente del Consiglio, loro nipote per tradizione comune: motivo per cui la lontananza da lei, o da lui, è molto più abissale. Almeno loro qualcosa hanno pagato, alla strategia della tensione. Lei ne ha solo ereditato i velenosi frutti. Senza pagare dazio. Rivendicando persino la lotta contro la mafia, quando le cronache e gli scheletri degli armadi della sua coalizione politica rigurgitano di amici veri, e non costretti a convivervi, delle organizzazioni mafiose.

Questo permette oggi al presidente del Consiglio, come aveva già fatto il suo predecessore Benito Mussolini, di condannare a morte l’anarchico. Il nemico del regime.

La cui lotta non è solo contro l’ingiustizia che sta subendo, ma è contro il regime disumano e degradante del 41 bis. Per questo non possiamo che stare con lui e con la sua lotta. Contro il fascismo di ieri. E, diverso ma uguale, di oggi.

  • Da Laboratorio Politico Iskra

Il ruolo della mafia nello stato e l’utilizzo del carcere duro in italia.

Continua la mobilitazione per Alfredo Cospito, Taranto. L’intervento di proletari comunisti. Alfredo: “Hanno deciso di tumularmi in un sarcofago”.

Taranto: nuovo presidio alla Prefettura per Alfredo Cospito, contro la decisione di Nordio di mantenere la tortura del 41bis

Presidio rappresentativo e combattivo questa mattina sotto la prefettura, in continuità della intensa campagna in corso a Taranto con iniziative al Tribunale e al carcere nei giorni scorsi e come prima risposta all’infame decisione ‘assassina’ del ministro Nordio di rigettare la richiesta di annullamento del 41bis per Alfredo.L ‘obiettivo oggi era imporre un incontro in Prefettura per portare fin dentro i palazzi la campagna – l’incontro c’è stato con una delegazione dei rappresentanti dell’assemblea autoconvocata a cui si è aggiunta Amnesty International. Sono state consegnate le firme raccolte al Tribunale, l’appello nazionale degli intellettuali in circolazione a livello nazionale:”fuori Cospito dal 41bis abolizione del 41bis e dell’ergastolo ostativo”, mentre sotto di
susseguivano gli interventi di denuncia dei partecipanti.

A ogni presidio stanno crescendo le realtà organizzate che si uniscono alla campagna.

Per fare il punto e decidere nuove iniziative riunione autoconvocata per martedì 14 dalle ore 17,30 alla sede Slai cobas via Livio Andronico 47 – riunione sempre aperta a tutti.
Da Soccorso rosso proletario
Slai cobas per il sindacato di classe
 
L’intervento di proletari comunisti al carcere di Taranto
Alfredo: “Hanno deciso di tumularmi in un sarcofago”

Da Repubblica

Carcere di Milano Opera, Alfredo Cospito legge le sei pagine del provvedimento del ministro Carlo Nordio e dice: “Me lo aspettavo. Hanno deciso di tumularmi in questo sarcofago di cemento”. In una Montecitorio deserta lo racconta il suo avvocato Flavio Rossi Albertini che aggiunge: “La fine di Alfredo è quasi scontata”.

Secondo Rossi Albertini, “da Nordio arriva una motivazione debole perché non affronta la qualità dell’associazione e svia sulle novità contenute nella mia richiesta del 13 gennaio di revocare il 41 bis all’anarchico”. E tecnicamente spiega: “Il decreto applicativo del 41 bis si fonda sul processo Bialystock. Affermare che ha una valenza neutra l’assoluzione in quel processo degli imputati perché il fatto non sussiste determina un po’ di sconcerto. Nordio parla comunque di galassia anarco-insurrezionalista ma c’è una evidente difformità tra il modello della criminalità organizzata e la dinamica politica legata all’anarchismo. Il 41 bis è stato applicato dilatando il perimetro della norma per zittirlo, perché troppo sovversivo”.

Manconi: “È una decisione strettamente e squisitamente politica, che non a caso arriva dopo due settimane in cui è stata allestita una campagna tesa all’invenzione del nemico. La simulazioni di una guerra portata allo Stato, uno stato di assedio che la nostra Repubblica starebbe subendo per le iniziative anarchiche… L’invenzione del nemico serve a giustificare la risposta che i rappresentanti istituzionali dello Stato hanno deciso di dare”. E ancora: “Quanto sia politica la decisione di Nordio lo si vede anche da un altro passaggio del provvedimento in cui si legge che lo sciopero della fame apparterrebbe alla categoria della non violenza, tranne che in questo caso perché la frase di Cospito “il corpo è la mia arma” sarebbe una dichiarazione di violenza. Scambiarla per una dichiarazione di guerra è analfabetismo funzionale, grammaticale e sintattico”.

L’avvocato è scettico… sulla decisione della Cassazione del 24 febbraio: “In questo clima avvelenato da Stato d’assedio il partito della fermezza crea la pre-condizione per un giudizio non favorevole”. Il legale insiste: “Sarebbe ingenuo pensare che la decisione di Nordio non influisca sulla Cassazione”. E dice ancora: “Possibile che nel 2023 possa morire un anarchico in carcere per lo sciopero della fame? Possibile che nessuno proponga una soluzione? io do per scontato che finirà male”.

Netto il no al trattamento sanitario obbligatorio. Dice l’avvocato: “Per quanto potrà eticamente pesare daremo battaglia perché sarebbe irrispettoso sottoporre coattivamente e forzosamente Cospito su una questione su cui lui ha già espresso un netto rifiuto. Glielo hanno prospettato i medici ma Cospito ha già detto di no in un suo scritto. Non si può violentare la sua volontà”.

Rossi Albertini prosegue: “Cospito non accetterebbe la sospensione della pena, un provvedimento temporaneo che potrebbe collocarlo in un luogo diverso in cui curarsi ma con la prospettiva di tornare nuovamente al 41 bis…

Detenuti picchiati e legati nel carcere di Biella, indagati 28 agenti

Dal Quotidiano piemontese

“La Procura ha aperto un’inchiesta nei confronti di 28 agenti della polizia penitenziaria del carcere di Biella per il reato di tortura. Secondo le prime informazioni sembrerebbe che i 28  (un commissario e 27 agenti) in diverse occasioni abbiano legato e picchiato alcuni detenuti.

Nello specifico la procura contesta ai 28 tre episodi avvenuti la scorsa estate. Secondo quanto si apprende gli episodi sarebbero stati ripresi dalle telecamere di video sorveglianza.

Al momento il commissario è stato arrestato mentre gli altri 27 agenti sono ai domiciliari. Per loro il pm ha chiesto la sospensione dal servizio”.

Per questi delinquenti c’è la pena lieve dei domiciliari

Per Alfredo Cospito che non ha ferito nessuno, il 41bis, e per Meloni/Nordio… può morire

Le lotte per una sanità pubblica, gratuita, universale e laica non si processano! Solidarietà ad Alessia e Lorenzo. SRP

Ad Agosto 2017 Alessia e Lorenzo, lavorator* e sindacalist* della Federazione Cobas Università Sanità e Ricerca, ricevono una sanzione disciplinare “esemplare” dalla Direzione Generale dell’ospedale Spallanzani: 4 mesi di sospensione dal lavoro senza retribuzione e una denuncia penale alla Procura della Repubblica per diffamazione aggravata.
Quali le ragioni?
Entrambi il 30 Maggio 2017 durante un sit-in di protesta nell’ospedale contro il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, decisero di intervenire con due corrispondenze a Radio Onda Rossa. In quelle corrispondenze attaccarono le Istituzioni Regionali per essere responsabili del disfacimento del Servizio Sanitario Pubblico (carenza di organico, tagli ai posti letto, finanziamenti alla Sanità Privata) e criticarono la Direzione generale dello Spallanzani e le loro scelte politiche ed organizzative che stavano in quel periodo causando grande malcontento tra i lavoratori e le lavoratrici dell’Istituto (ci furono diverse proteste durante i 5 mesi precedenti a quel Maggio e fu proclamato lo stato di agitazione).
Nonostante il tribunale civile di Roma abbia dichiarato illegittima la sospensione di 4 mesi e abbia condannato lo Spallanzani con una sentenza molto dura, l’ex direttrice generale Marta Branca e l’attuale Direzione generale, “capitanata” da Francesco Vaia, continuano a voler portare sui banchi del tribunale, questa volta penale, i due lavorator*.
È chiaro che c’è stato e c’è tutt’ora in questo atteggiamento da parte dei vertici dell’Istituto Spallanzani l’ostinazione a voler portare avanti una politica di tipo repressivo contro chi ha avuto il coraggio di denunciare queste situazioni di sfruttamento, di carenze e di mala gestione della sanità, con l’obiettivo di creare un clima intimidatorio tra tutte le lavoratrici ed i lavoratori e mettere fine alle proteste che, secondo loro, danneggiavano l’immagine dello Spallanzani e dei suoi vertici aziendali.
Il 16 febbraio alle ore 14, però, sui banchi degli/delle imputat*non verranno giudicat* coloro che, quotidianamente, da decenni, lavorano per l’annullamento della sanità pubblica a favore del privato rendendo l’accesso alla salute sempre più difficile, complicato ed oneroso, ma verranno invece giudicate le lotte dei lavoratori e delle lavoratrici a favore della sanità pubblica, gratuita, universale e laica e a tutela di un bene collettivo come la salute.
I vertici dello Spallanzani hanno provato diversi tentativi di conciliazione, chiedendo, però, una lettera ufficiale di scuse con cui si dovevano rinnegare le dichiarazioni fatte in difesa degli utenti e dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.
Noi non abbiamo mai accettato e continuiamo la nostra battaglia dentro e fuori i tribunali, insieme a tutti e a tutte le compagn*, le lavoratrici e gli utenti che ci sostengono perché credono che le lotte per il diritto alla salute di tutti e tutte non si processano.
Roma, febbraio 2023
Assemblea del Lazio per la Salute
Cobas Spallanzani

Turchia: Rivolta nelle carceri Amed/Diyarbakir e Hatay

Nella famigerata prigione di massima sicurezza di Amed/Diyarbakir e nella prigione di Hatay sono scoppiate delle rivolte, i detenuti chiedono di avere notizie delle proprie famiglie colpite dal terremoto. Al momento il bilancio è di 3 prigionieri uccisi.

Rivolta dei prigionieri nella prigione di tipo T di Amed. Le guardie aprono il fuoco sui prigionieri. Almeno 3 prigionieri ad Hatay sono stati uccisi dalle guardie.

I prigionieri delle carceri di tipo C e T della provincia di Hatay, devastata dal terremoto, si sono ribellati ieri per andare dalle loro famiglie. I burocrati dell’AKP-MHP hanno dato ai militari “l’ordine di sparare”. Almeno 3 prigionieri sono stati uccisi.

Il presidente Erdogan ha minacciato di punire chi diffonde “false informazioni” e critiche alla sua amministrazione. Questa mossa ha portato alla restrizione di diverse piattaforme mediatiche a livello nazionale.