Informazioni su soccorso rosso proletario

Un filosofo produce idee, un poeta poesie, un pastore prediche, un professore manuali ecc. Un delinquente produce delitti. Se si esamina più da vicino la connessione che esiste tra quest’ultima branca di produzione e l’insieme della società, ci si ravvede da tanti pregiudizi. Il delinquente non produce soltanto delitti, ma anche il diritto criminale, e con ciò anche il professore che tiene lezioni sul delitto criminale, e inoltre l’inevitabile manuale, in cui questo stesso professore getta i suoi discorsi in quanto “merce” sul mercato generale. Con ciò si verifica un aumento della ricchezza nazionale, senza contare il piacere personale, come [afferma] un testimonio competente, il professor Roscher, che la composizione del manuale procura al suo stesso autore. Il delinquente produce inoltre tutta la polizia e la giustizia criminale, gli sbirri, i giudici, i boia, i giurati ecc.; e tutte queste differenti branche di attività, che formano altrettante categorie della divisione sociale del lavoro, sviluppano differenti facoltà dello spirito umano, creano nuovi bisogni e nuovi modi di soddisfarli. La sola tortura ha dato occasione alle più ingegnose invenzioni meccaniche e ha impiegato, nella produzione dei suoi strumenti, una massa di onesti artefici. Il delinquente produce un’impressione, sia morale sia tragica, a seconda dei casi, e rende così un “servizio” al moto dei sentimenti morali ed estetici del pubblico. Egli non produce soltanto manuali di diritto criminale, non produce soltanto codici penali, ma anche arte, bella letteratura, romanzi e perfino tragedia, come dimostrano non solo La colpa del Müllner e I masnadieri dello Schiller, ma anche l’Edipo [di Sofocle] e il Riccardo III [di Shakespeare]. Il delinquente rompe la monotonia e la banale sicurezza della vita borghese. Egli preserva cosi questa vita dalla stagnazione e suscita quell’inquieta tensione e quella mobilità, senza la quale anche lo stimolo della concorrenza si smorzerebbe. Egli sprona così le forze produttive. Mentre il delitto sottrae una parte della popolazione in soprannumero al mercato del lavoro, diminuendo in questo modo la concorrenza tra gli operai e impedendo, in una certa misura, la diminuzione del salario al di sotto del minimo indispensabile, la lotta contro il delitto assorbe un’altra parte della stessa popolazione. Il delinquente appare così come uno di quei naturali "elementi di compensazione" che ristabiliscono un giusto livello e che aprono tutta una prospettiva di "utili" generi di occupazione. Le influenze del delinquente sullo sviluppo della forza produttiva possono essere indicate fino nei dettagli. Le serrature sarebbero mai giunte alla loro perfezione attuale se non vi fossero stati ladri? La fabbricazione delle banconote sarebbe mai giunta alla perfezione odierna se non vi fossero stati falsari? Il microscopio avrebbe mai trovato impiego nelle comuni sfere commerciali (vedi il Babbage) senza la frode nel commercio? La chimica pratica non deve forse altrettanto alla falsificazione delle merci e allo sforzo di scoprirla quanto all’onesta sollecitudine per il progresso della produzione? Il delitto, con i mezzi sempre nuovi con cui dà l’assalto alla proprietà, chiama in vita sempre nuovi modi di difesa e così esercita un’influenza altrettanto produttiva quanto quella degli scioperi (‘strikes’) sull’invenzione delle macchine. E abbandoniamo la sfera del delitto privato: senza delitti nazionali sarebbe mai sorto il mercato mondiale? O anche solo le nazioni? E dal tempo di Adamo l’albero del peccato non è forse in pari tempo l’albero della conoscenza? ...

19 giugno a Torino, presenza solidale fuori e dentro il Palazzo di Giustizia in sostegno di Alfredo Cospito e Anna Beniamino

Appello alla presenza solidale

Lunedì 19 giugno, presso la Corte d’assise d’Appello di Torino, si terrà l’udienza per il ricalcolo delle condanne per gli anarchici Anna Beniamino e Alfredo Cospito, nell’ambito del processo “Scripta Manent”.

Per quanto la Corte Costituzionale abbia dato indicazioni sulla possibilità di considerare alcune attenuanti in questo ricalcolo, Anna rischia ancora una sentenza a più di 20 anni e Alfredo l’ergastolo. Fattore non secondario: la giudice che aveva accettato l’eccezione sollevata dalla difesa degli imputati di ricorrere ad una consulta della Corte Costituzionale (rivelando così magari una sua predisposizione a recepire l’indicazione di tale organismo) nel frattempo è andata in pensione e non si può prevedere come il giudice che presiederà l’udienza intenda comportarsi.

Di questo processo abbiamo già detto molto, soprattutto grazie allo sciopero della fame di Alfredo e la mobilitazione che questa sua iniziativa ha reso possibile. Innanzitutto abbiamo cercato di evidenziare come questa operazione di criminalizzazione di alcune idee e pratiche dell’anarchismo possa rivelarsi in prospettiva un pericoloso precedente per la persecuzione delle azioni conflittuali, da qualunque componente sociale o politica queste vengano messe in atto.
Per farla breve: quando si procede per “strage contro l’incolumità dello Stato” per sanzionare azioni che non hanno fatto morti, feriti e neppure danni materiali rilevanti, l’oggettiva dinamica messa in atto dallo Stato è quella di un irrigidimento repressivo che supera non solo il buon senso ma le stesse consuetudini giudiziarie. Uno “stravolgimento” dei termini e delle conseguenze penali che, facile prevedere, a cascata riguarderà anche altre azioni simili o, in proporzione, anche fatti di portata “minore”.
Ma non è questo l’unico motivo per cui riteniamo sia importante una presenza solidale significativa per l’udienza del 19 giugno. Due altre questioni vorremmo sollevare o ricordare per evidenziare l’importanza di questo appuntamento.
La prima è la constatazione che queste condanne non vengono dal nulla ma sono frutto anche del disinteresse che, a parte alcune componenti anarchiche e comuniste, ha accompagnato l’andamento del processo “Scripta Manent”. Considerata da molti, anche in ambito antagonista, come l’ennesima operazione che andava a colpire i soliti, ritenuti marginali, ambiti dell’anarchismo d’azione, la mancanza di un’attenzione diffusa e “trasversale” rispetto alle sorti dei/delle compagn* imputat* ha lasciato la mano libera ai vari inquirenti per “andarci giù pesante”. Non è la prima volta che accade certo, ma altrettanto certamente è una questione su cui riflettere perché in futuro non ci si debba ritrovare, a giochi ormai fatti, a sbalordirsi per la dismisura delle pene comminate. E perché, soprattutto non ci si ritrovi con la consapevolezza che nulla o poco si è fatto per impedire che, a uomini e donne che hanno lottato, le sbarre chiudessero l’orizzonte per decenni se non per tutta la vita.
La seconda questione che, a nostro avviso, motiva con forza la partecipazione a questo momento solidale sta nella coerenza con quanto si è espresso mille volte durante la mobilitazione degli scorsi mesi: non solo non avremmo mai lasciato soli gli/le compagn* che con lo sciopero della fame ci hanno messo il loro (tantissimo), ma l’impegno collettivo a rompere il silenzio che avvolge il 41-bis, l’ergastolo ostativo, la persecuzione dei/delle rivoluzionari*, l’inasprimento repressivo generalizzato sarebbe andato avanti al di là della specifica iniziativa dei/delle compagn* in sciopero.
Ora che si gioca una decisiva partita per il futuro di Alfredo e Anna, non possiamo relegare ai passati mesi di forte mobilitazione la giusta tensione per contrastare la dinamica repressiva che vuole seppellirli in una cella e per continuare la lotta per una società senza oppressione né galera.
Il 19 giugno, dobbiamo esserci, in tant*, fuori e dentro il Palazzo di Giustizia di Torino dalle 8.30!

Per chiudere ci sembra opportuno ricordare che il 19 giugno, ogni anno, ci si mobilita in molte zone del globo per la Giornata Internazionale del Rivoluzionario Prigioniero, data che rinnova la solidarietà a tutt* i/le militanti imprigionat* in memoria del massacro di quasi 300 prigionier* politic* compiuto nel 1986 dall’esercito nelle carceri peruviane.

Assemblea contro il 41-bis e l’ergastolo ostativo – Torino

No Tav, la Francia vieta manifestazione contro la Torino-Lione

La prefettura francese ha vietato una grande manifestazione, prevista per questo fine settimana, contro la costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità Lione-Torino, a causa di “rischi di straripamento”.
“Ci sono timori per l’incolumità della polizia e dei vigili del fuoco”, ha detto il prefetto della Savoia Francois Ravier durante una conferenza stampa, precisando che nella valle, al confine con l’Italia sarebbero stati schierati “2.000 tra gendarmi e poliziotti”.
La organizzazioni denunciano gli impatti ecologici, in particolare sull’acqua, di questo “titanico progetto ferroviario, che prevede la perforazione di 260 km di gallerie attraverso i massicci alpini”. Secondo loro, il lavoro “distruggera’ la montagna per gli interessi economici di pochi, a scapito dei vivi”.

Campi Bisenzio: Nuovo sgombero violento dei lavoratori di Mondo Convenienza

campi bisenzio presidio mondo convenienzaDa Osservatorio Repressione

Il presidio dei lavoratori in appalto di Mondo Convenienza a Campo Bisenzio è stato di nuovo sgomberato con violenza dalla polizia che si è accanita contro facchini, montatori e autisti che esercitavano pacificamente il loro diritto costituzionale allo sciopero

Prosegue da  due settimane la lotta dei lavoratori impiegati nei magazzini di “Mondo Convenienza” di Campi Bisenzio (FI) nonostante i ripetuti sgomberi violenti di polizia che ormai si susseguono ogni mattina da una settimana per permettere il passaggio delle merci bloccate da un picchetto sostenuto dal Si.Cobas.

Al grido “Mai più schiavi”  sono tornati a scioperare e manifestare, anche con il sostegno di diversi solidali, fuori dal magazzino per chiedere che vengano riviste le condizioni di lavoro a partire dal contratto: la cooperativa che gestisce in appalto nel magazzino Mondo Convenienza utilizza  quello Pulizie Multiservizi da meno di 7 euro l’ora, mentre si chiede l’applicazione del CCNL Logistica oltre che il rispetto dei turni di 8 ore per 5 giorni settimanali, l’applicazione di misure di sicurezza sul lavoro e la fine del sistema di appalti.

Mentre oggi, mercoledi 14 giugno 2023, si attende l’ottavo sgombero di forza da parte della polizia, lavoratori e sindacato lanciano un appello per sostenere anche economicante la lotta attraverso una cassa di resistenza per il cibo e le attrezzature del presidio permanente.

Dal Presidio per Radio Onda d’Urto, Sara del Si.cobas Prato-Firenze. Ascolta o scarica

Escalation di violenze poliziesche sui migranti in mare, arresti e deportazioni di massa.

Iniziano a vedersi i primi effetti della visita della Meloni in Tunisia e del nuovo accordo con la Libia

Da Alarm Phone:

Escalation della violenza al confine in Sfax, Tunisia!

Abbiamo ricevuto segnalazioni secondo cui forze tunisine mascherate stanno picchiando violentemente i migranti dopo averli intercettati in mare. Un testimone ha riferito: “Stanno usando bastoni e scosse elettriche. La gente grida aiuto”.

Da la Repubblica:

“Fermatevi, moriamo”: le bastonate ai profughi dei guardacoste tunisini

I video pubblicati dai migranti testimoniano le violenze in mare degli agenti agli ordini del presidente Kais Saied

Manganelli, bastoni, mezzi marinai usati come randelli. E poi le voci concitate, le urla di terrore sul barchino stracarico di gente che si stringe alle vecchie camere d’aria usate come artigianale giubbotto di salvataggio. “Fermatevi, fermatevi ci fate ribaltare”. Ma il militare sul gommone della Garde nationale tunisina continua a picchiare.

Da il manifesto:

L’Onu: «In Libia migliaia di arresti»

Le autorità libiche hanno arrestato migliaia di uomini, donne e bambini nelle strade o case oppure in seguito a raid in campi e magazzini di presunti trafficanti», denuncia la missione di supporto in Libia delle Nazioni Unite. L’Unsmil, questa la sigla, esprime preoccupazione per quanto sta avvenendo e parla apertamente di «campagna di arresti arbitrari e deportazioni accompagnata da un inquietante aumento dell’incitamento all’odio razzista contro gli stranieri». La missione Onu chiede alle autorità di fermare queste azioni, trattare i migranti con dignità e garantire l’accesso a Nazioni Unite e Ong nei centri di detenzione.

Tutti e tutte alla manifestazione nazionale di Parigi per la liberazione di Georges Ibrahim Abdallah – 18 giugno Parigi

A Parigi dall’Italia per George Ibrahim Abdallah il 17 e 18 giugno – iniziative in Italia a Milano e Taranto 19 giugno info srpitalia@gmail.

L’appello

La campagna unitaria per la liberazione di Georges Abdallah prevede una massiccia manifestazione il 18 giugno a Parigi. Nell’appello è anche sottolineata la necessità di campagne di solidarietà nazionali e internazionali per liberare il palestinese rivoluzionario, imprigionato da 39 anni.Unisciti alla manifestazione nazionale per la liberazione di Georges Abdallah! Métro Ménilmontat, Parigi, domenica 18 giugno alle 14:00.

Il 18 giugno, alla vigilia della Giornata Internazionale dei Prigionieri Rivoluzionari, convochiamo un’altra grande manifestazione cittadina per la liberazione di uno dei nostri prigionieri: Georges Abdallah, da sempre un combattente per una Palestina libera dall’occupazione sionista, un rivoluzionario il cui sostegno alle lotte dei popoli contro l’imperialismo, il capitalismo, il fascismo e tutte le forme di reazione resta incrollabile.

Georges Abdallah è parte della nostra lotta e noi siamo parte della sua lotta: oggi non passa una sola manifestazione senza che l’effigie del nostro compagno, e attraverso di lui la sua lotta, sia presente negli stendardi e nei cartelli mostrati, negli slogan scanditi, nei volantini distribuiti e nelle dichiarazioni rilasciate.

Il movimento di solidarietà a suo favore, di rispetto per il suo impegno e la sua resistenza, di sostegno alla sua visione del mondo, e di rabbia per l’ergastolo che sconta da 39 anni, continua a crescere giorno dopo giorno.

Georges Abdallah fa parte della nostra lotta, e la nostra determinazione è che venga liberato. Questa determinazione di tutti quelli che sostengono il nostro compagno e la sua liberazione non può rimanere isolata qua e là. Dobbiamo anche mostrarlo e farlo vedere e sentire alle grandi manifestazioni incentrandosi esclusivamente sulla richiesta della liberazione del nostro compagno, e a unire tutte le forze presenti per sostenerlo, perché come dice Georges Abdallah in ogni sua dichiarazione: “Conoscere che siate uniti mi dà una grande forza e mi scalda il cuore. Chiunque siano coloro che guardano e spiano questo incontro possono pensare che non importa, invece il calore della vostra mobilitazione e l’entusiasmo del vostro impegno attraversano questi muri abominevoli, questi fili spinati e torri di guardia, trafiggono la morte quotidiana delle celle e ci danno una scorcio di vittoria all’orizzonte”.

Per dire forte e chiaro, davanti allo Stato francese e al mondo, la nostra ferma determinazione a salvare il nostro compagno dalle grinfie del nemico, per manifestare la nostra fattiva solidarietà a quanti sono stati imprigionati per tanti anni, per mostrare la “risposta sferzante a chi scommetteva sull’esaurimento della vostra mobilitazione”, che sta certamente avvenendo a Lannemezan – e il 22 ottobre ha dimostrato questa amplificazione del sostegno da parte di tutti i presenti – ma altri eventi importanti possono anche fare di questa determinazione, una parte dell’agenda delle nostre lotte.

La manifestazione nazionale di Parigi, organizzata dal 2016, è uno dei tanti focolai da creare a livello nazionale e internazionale, ed è in questa prospettiva che ci rivolgiamo a tutti coloro che sono coinvolti nel sostenere Georges Abdallah, a moltiplicare le iniziative durante la settimana d’azione dal 12 al 19 giugno e ad essere presente a Parigi il 18 giugno 2023, al grido di “Georges Abdallah, i tuoi compagni sono qui!”.

“Certamente, oggi come ieri, la liberazione dei prigionieri rivoluzionari è un dovere prioritario (…) Siamo, compagni, viviamo all’altezza di questo dovere” (Georges Abdallah).

Parigi, 21 maggio 2023

Campagna Unitaria per la liberazione di Georges Ibrahim Abdallah

Contatti: campagne.unitaire.gabdallah@gmail.com

Facebook: pour la libération de Georges Abdallah

Instagram: cuplgia

Twitter: CUpLGIAPrst

Campagne Unitaire pour la libération de Georges Abdallah

Collectif pour la Libération de Georges Ibrahim Abdallah

Le CRI Rouge pour la défense des prisonniers révolutionnaires

Comité d’actions et de soutien aux luttes du peuple marocain

Secours Rouge arabe

Association Nationale des Communistes (A.N.C)

UL CGT Paris 18e

CGT énergie

Cercle Manouchian

The Party of Communists USA (PCUSA)

Ligue de la Jeunesse Révolutionnaire

League of Young Communists USA (LYCUSA)

American Student Union (ASU)

Movement for People’s Democracy

Asso Terre et Liberté pour Arauco – Wallmapu

Le média Paroles d’honneur

Droits devant

Front Anti-impérialiste

CAPJPO-EuroPalestine

Collectif 65 pour la libération de Georges Ibrahim Abdallah (Collectif 65 GIA)

Comité Poitevin Palestine

Soccorso Rosso Proletario (Italia)

Bureau d’information Alba Granada North Africa (Tunis)

Collectif pour la Libération de Georges Abdallah 74 (CLGA 74)

Union syndicale Solidaires

Union Prolétarienne Marxiste-Léniniste (UPML)

Coordination internationale des partis et organisations révolutionnaires (ICOR)

La Cause du Peuple

Les Jeunes Révolutionnaires

Union locale CGT Annecy-Rumilly

Collectif Palestine Vaincra

Nouvelle Epoque

Nouveau Parti Anticapitaliste (NPA)

Rete dei Comunisti (Italie)

Front Uni des immigrations et des quartiers populaires (FUIQP)

Parti des Travailleurs de Turquie (DIP)

Les Amis de la Palestine contre l’impérialisme et le sionisme

Réseau international de soutien aux prisonniers politiques au Chili (RIAPPECH)

Collectif 69 de soutien au peuple palestinien

La Fosse aux Lyons

Compagnie Jolie Môme

Alliance Palestine Hambourg

Pôle de Renaissance communiste en France (PRCF)

Collectif de soutien à la résistance palestinienne (CSRP59)

Comité solidarité Georges Abdallah (Lille)

Comité tunisien de solidarité pour la libération de Georges Ibrahim Abdallah

Parti des Indigènes de la République (PIR)

OCML Voie Prolétarienne

Secours Rouge International Madrid (SRI Madrid)

Secours Rouge International Belgique (SRI Belgique)

Collectif “Bassin minier” pour la libération de Georges Ibrahim Abdallah

Campagne nationale pour la Libération de Georges Abdallah (Liban)

Association Médicale Franco-Palestinienne (A.M.F.P) Aubagne

Samidoun Paris Banlieue

Révolution Permanente

Union Juive Française pour la Paix (UJFP)

GRUP YORUM INTERNATIONAL

Fédération syndicale étudiante (FSE)

Parti Communiste Révolutionnaire de France (PCRF

Ultima generazione: condanna in primo grado per l’incollamento ai musei vaticani

Da Osservatorio Repressione

I giudici vaticani del Tribunale di Prima Istanza hanno condannato Ester e Guido a 9 mesi, con pena sospesa e una multa di 1.620€. Ultima Generazione presenterà ricorso alla Corte di Appello contro questa sentenza spropositata e ingiusta.

di Ultima Generazione

Ieri, lunedì 12 giugno alle 14:30 si è tenuta in Vaticano la terza udienza del processo nei confronti di Guido ed Ester, i due cittadini aderenti a Ultima Generazione che la scorsa estate si sono incollati al basamento della statua di Laocoonte presso i Musei Vaticani, e di Laura, che era di supporto per documentare con un video (alla quale è stato preso il cellulare, da cui sono stati cancellati tutti i contenuti prima della restituzione). I giudici vaticani del Tribunale di Prima Istanza hanno condannato Ester e Guido a 9 mesi, con pena sospesa e una multa di 1.620€. A questo è stato aggiunto il risarcimento del danno di oltre 28.000 €. A Laura è toccata invece un’ammenda di 120 euro per il reato di trasgressione “a un ordine legalmente dato dall’autorità competente”. Ultima Generazione presenterà ricorso alla Corte di Appello contro la sentenza di oggi.

IL COMMENTO DI ULTIMA GENERAZIONE

Il Vaticano, una delle ultime monarchie assolute del mondo, dimostra tutta la propria ipocrisia con questa pena. È spropositata e assurda una condanna a nove mesi di carcere per due persone che hanno semplicemente voluto accendere i riflettori su quello che il Papa scrive e predica, più di 3. 000 euro di multa in totale, una richiesta di 28.000 euro di danni per poche gocce di colla su un blocco di marmo messo sotto i piedi del Laocoonte nel 1815. Vorremmo sentire ora la voce del mondo cattolico, quello che non si è nemmeno presentato al presidio a sostegno di Ultima Generazione, per capire se oltre alle parole c’è qualche intenzione concreta.

Nella prima udienza, convocata per il 9 marzo scorsole tre persone coinvolte hanno deciso di non presentarsi mentre, nell’udienza del 24 maggio scorso, sono stati ascoltati Ester e Guido sui fatti di agosto, gli avvocati difensori e i testimoni oculari: un responsabile dei restauratori vaticani, un gendarme e una guardia museale.

CENTO AVVOCATI CONTRO LA CRIMINALIZZAZIONE DI CHI MANIFESTA PER L’AMBIENTE

A favore di Ultima Generazione si sono schierati oltre 100 avvocati, che hanno sottoscritto un appello contro la criminalizzazione di chi manifesta per denunciare la crisi ecoclimatica. Questo atto significativo avviene in seguito alla decisione della procura di Padova di indagare 5 persone della coalizione con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di delitti di interruzione di pubblico servizio, di deturpamento e contro la libera circolazione stradale. Una scelta che arriva a meno di un anno dall’introduzione del reato di danneggiamento di beni culturali.

LA RICOSTRUZIONE DEI FATTI 

Erano le 10:30 del 18 agosto 2022 quando Guido ed Ester hanno incollato le proprie mani al basamento della statua di Laocoonte all’interno dei Musei Vaticani per lanciare l’allarme sull’emergenza climatica e sui rischi che comporta per l’umanità intera. Dopo pochi minuti dall’inizio dell’azione, l’intera sezione del museo è stata evacuata e alle persone presenti in supporto agli attivisti è stato sequestrato il cellulare, unico strumento capace di garantire che il processo si svolga in totale sicurezza.

Sono Guido e ho 61 anni. Ho partecipato all’iniziativa di Ultima Generazione perché da anni vedo un mondo in rovina a causa dell’insaziabile avidità umana, che vede nel mondo solo una risorsa da sfruttare senza limiti. L’economia estrattivista, in nome di una illusoria crescita infinita, sta portando al collasso ecologico e climatico. La nostra casa è in grave pericolo e il genere umano con essa. La scissione tra uomo e natura ha fatto sì che non ci siano limiti, neanche morali, allo sfruttamento, oltre che dell’uomo sull’uomo anche dell’uomo sulla natura. Se non capiamo questo possiamo credere di poter fare come nulla fosse, ed è quello che stanno facendo i governi, che attuano politiche energetiche e ambientali suicide tra le quali il sovvenzionamento dei combustibili fossili” spiega Guido, uno dei tre imputati.

LE NOSTRE AZIONI ED I NOSTRI CORPI COERENTI CON IL GRIDO DI PAPA FRANCESCO

“Alziamo la voce per fermare questa ingiustizia verso i poveri e verso i nostri figli, che subiranno gli impatti peggiori del cambiamento climatico. Faccio appello a tutte le persone di buona volontà affinché agiscano in base a questi orientamenti sulla società e sulla natura”. Questo l’appello che il Pontefice ha rinnovato nel recente messaggio pubblicato il 13 maggio in occasione della prossima “Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato”, il 1 settembre.

La nostra richiesta per l’interruzione immediata dell’enorme flusso di denaro pubblico dai combustibili fossili (41,8 miliardi nel 2021 in Italia) è lo stesso tema di molte organizzazioni cattoliche, parrocchie e Chiese che in Italia e nel Mondo, che hanno intrapreso da mesi la scelta di disinvestire dal fossile (https://laudatosimovement.org/divestment/), tra cui già oltre 15 tra Diocesi e Parrocchie italiane. Da mesi, i nostri corpi sono il solo strumento che in maniera nonviolenta abbiamo scelto utilizzare per richiamare alle loro responsabilità la politica ed il Governo italiano che, insieme alle Istituzioni internazionali, come scrive Papa Francesco nel Messaggio del 23 maggio “devono ascoltare la scienza e iniziare una transizione rapida ed equa per porre fine all’era dei combustibili fossili. Secondo gli impegni dell’Accordo di Parigi per frenare il rischio del riscaldamento globale, è un controsenso consentire la continua esplorazione ed espansione delle infrastrutture per i combustibili fossili”.

Anche alla luce dell’evoluzione del processo di oggi, però il clima repressivo a danno delle persone che resistono all’approccio scellerato dei governi nel fronteggiare la crisi sociale e eco-climatica in atto, non sembra provenire soltanto dal Governo Meloni. L’accanimento della Città del Vaticano nei confronti degli attivisti climatici è senza dubbio una sorpresa per i cittadini e le cittadine di Ultima Generazioneche comunque continuano a riconoscere nel ruolo di Papa Francesco una delle voci più coraggiose e fuori dal coro per quanto riguarda la sensibilizzazione delle persone rispetto all’emergenza climatica.

La polizia italiana e gli aguzzini carcerieri sono vigliacchi in divisa, da Verona a Poggioreale

Napoli: Detenuto massacrato di botte nel carcere di Poggioreale

Aniello Arvonio è ricoperto di lividi e ha i denti spaccati: riscontrato un versamento alla milza.

Da Osservatorio repressione

“Nostro fratello Aniello è uscito di casa con le sue gambe e non aveva problemi fisici, adesso è in un letto d’ospedale ricoperto di lividi, con i denti spaccati e il volto tumefatto. Trovate il colpevole”.


da Il Mattino

Hanno salutato il fratello il 2 giugno, lo stavano portando a Poggioreale per una breve detenzione di sei mesi, quattro giorni dopo hanno ricevuto una chiamata dai carabinieri: “È in ospedale, al Cardarelli, per un problema cardiaco”. Quando sono riusciti a raggiungerlo in ospedale hanno scoperto che era stato massacrato di botte, aveva ferite e lividi su ogni parte del corpo, e non era nemmeno in grado di parlare.

Antonietta e Giuseppe Arvonio sono immediatamente andati alla Procura della Repubblica per denunciare l’accaduto: nostro fratello Aniello è uscito di casa con le sue gambe e non aveva problemi fisici, adesso è in un letto d’ospedale ricoperto di lividi, con i denti spaccati e il volto tumefatto. Trovate il colpevole”.

La vicenda viene raccontata a due voci proprio da Antonietta e Giuseppe che vivono con angoscia queste drammatiche ore. È una famiglia di persone perbene che non ha mai avuto nulla a che fare con tribunali e carcere, come in tante famiglie anche nella loro casa s’è presentato il demone dell’alcolismo che ha aggredito il fratello Aniello. Qualche tempo fa, in preda all’alcol, Aniello ha commesso una sciocchezza, s’è avventato contro un uomo in divisa: “E per quel gesto è stato giustamente processato e condannato”, dicono con lealtà i fratelli.

Alle difficoltà della quotidiana lotta con l’alcolismo di Aniello, s’è aggiunta, di recente, anche una battaglia decisamente più dura, quella contro un tumore che ha aggredito la mamma dei tre fratelli. Quando il magistrato ha comunicato che i sei mesi di detenzione di Aniello potevano essere scontati ai domiciliari, in casa hanno pensato che sarebbe stato troppo difficile gestire la situazione: così Aniello è stato condotto a Poggioreale. “Dal giorno in cui ci siamo salutati non abbiamo saputo più nulla. Solo la laconica chiamata dei carabinieri che ci avvisava del ricovero”, dice Antonietta.

Non avvezzi alle questioni carcerarie, i fratelli Arvonio si sono mossi a tentoni. Il primo istinto è stato quello di raggiungere l’ospedale dove è stato possibile parlare con la dottoressa di turno: “Mi ha detto che mio fratello è giunto in ospedale in stato confusionale e con una spiccata tachicardia. Era quello che mi aspettavo – dice Antonietta – poi la dottoressa mi ha anche chiarito che Aniello aveva il corpo ricoperto di lividi e che gli è stato riscontrato un versamento alla milza che potrebbe anche richiedere un intervento chirurgico”.

Alla donna è caduto il mondo addosso, è rimasta in ospedale finché non ha potuto incontrare, fortuitamente, il fratello che veniva trasportato dalla sezione detentiva del nosocomio verso le sale per gli esami specialistici: “Ho visto mio fratello, aveva entrambe le sopracciglia spaccate, con punti di sutura per chiudere le ferite. Gli occhi erano tumefatti e aveva un vistoso ematoma sulla destra del volto. Le labbra erano spaccate e aveva un dente spezzato – sono stata presa dalla disperazione, ho sollevato il lenzuolo che lo copriva e ho visto le braccia e le gambe completamente ricoperte da lividi”.

La sorella non ha potuto parlare con Aniello perché l’uomo non è ancora in grado di parlare, “è come se fosse in uno stato precomatoso”, dicono i parenti che aspettano di sapere dalla viva voce del detenuto cosa è accaduto all’interno del carcere. La questione è finita anche all’attenzione del garante regionale per i diritti dei detenuti, Samuele Ciambriello, il quale è stato in ospedale a visitare tutti i detenuti che sono ricoverati e ha avuto modo di incontrare anche Aniello: “Raramente ho visto una persona ridotta in quello stato – dice Ciambriello – ho tentato anche di chiedergli cosa fosse accaduto ma lui non era in grado di parlare.

Comunque presto incontrerò la famiglia (incontro previsto per oggi ndr) che merita tutto il sostegno in questa vicenda della quale bisognerà chiarire, al più presto, tutti i contorni”. Sulla questione il direttore di Poggioreale, Carlo Berdini, ha spiega di aver saputo che c’è attenzione da parte della Procura “ovviamente vogliamo anche noi che ci sia piena chiarezza e siamo a disposizione”, ha chiosato, laconico.

Dalla pagina fb del garante dei detenuti-Campania:

Nel 2022 sono arrivate agli uffici di Sorveglianza italiani 7.643 istanze di risarcimento per trattamenti inumani e degradanti. E di queste,  4.514 sono state accolte. In sostanza, l’Italia viene sistematicamente condannata, dai suoi stessi tribunali, per violazione dell’art. 3 della CEDU, quello che  tutela il diritto di ciascun individuo a non subire una violazione dell’integrità fisica e psichica -a causa di tortura o trattamento o pena disumana o degradante