Informazioni su soccorso rosso proletario

Un filosofo produce idee, un poeta poesie, un pastore prediche, un professore manuali ecc. Un delinquente produce delitti. Se si esamina più da vicino la connessione che esiste tra quest’ultima branca di produzione e l’insieme della società, ci si ravvede da tanti pregiudizi. Il delinquente non produce soltanto delitti, ma anche il diritto criminale, e con ciò anche il professore che tiene lezioni sul delitto criminale, e inoltre l’inevitabile manuale, in cui questo stesso professore getta i suoi discorsi in quanto “merce” sul mercato generale. Con ciò si verifica un aumento della ricchezza nazionale, senza contare il piacere personale, come [afferma] un testimonio competente, il professor Roscher, che la composizione del manuale procura al suo stesso autore. Il delinquente produce inoltre tutta la polizia e la giustizia criminale, gli sbirri, i giudici, i boia, i giurati ecc.; e tutte queste differenti branche di attività, che formano altrettante categorie della divisione sociale del lavoro, sviluppano differenti facoltà dello spirito umano, creano nuovi bisogni e nuovi modi di soddisfarli. La sola tortura ha dato occasione alle più ingegnose invenzioni meccaniche e ha impiegato, nella produzione dei suoi strumenti, una massa di onesti artefici. Il delinquente produce un’impressione, sia morale sia tragica, a seconda dei casi, e rende così un “servizio” al moto dei sentimenti morali ed estetici del pubblico. Egli non produce soltanto manuali di diritto criminale, non produce soltanto codici penali, ma anche arte, bella letteratura, romanzi e perfino tragedia, come dimostrano non solo La colpa del Müllner e I masnadieri dello Schiller, ma anche l’Edipo [di Sofocle] e il Riccardo III [di Shakespeare]. Il delinquente rompe la monotonia e la banale sicurezza della vita borghese. Egli preserva cosi questa vita dalla stagnazione e suscita quell’inquieta tensione e quella mobilità, senza la quale anche lo stimolo della concorrenza si smorzerebbe. Egli sprona così le forze produttive. Mentre il delitto sottrae una parte della popolazione in soprannumero al mercato del lavoro, diminuendo in questo modo la concorrenza tra gli operai e impedendo, in una certa misura, la diminuzione del salario al di sotto del minimo indispensabile, la lotta contro il delitto assorbe un’altra parte della stessa popolazione. Il delinquente appare così come uno di quei naturali "elementi di compensazione" che ristabiliscono un giusto livello e che aprono tutta una prospettiva di "utili" generi di occupazione. Le influenze del delinquente sullo sviluppo della forza produttiva possono essere indicate fino nei dettagli. Le serrature sarebbero mai giunte alla loro perfezione attuale se non vi fossero stati ladri? La fabbricazione delle banconote sarebbe mai giunta alla perfezione odierna se non vi fossero stati falsari? Il microscopio avrebbe mai trovato impiego nelle comuni sfere commerciali (vedi il Babbage) senza la frode nel commercio? La chimica pratica non deve forse altrettanto alla falsificazione delle merci e allo sforzo di scoprirla quanto all’onesta sollecitudine per il progresso della produzione? Il delitto, con i mezzi sempre nuovi con cui dà l’assalto alla proprietà, chiama in vita sempre nuovi modi di difesa e così esercita un’influenza altrettanto produttiva quanto quella degli scioperi (‘strikes’) sull’invenzione delle macchine. E abbandoniamo la sfera del delitto privato: senza delitti nazionali sarebbe mai sorto il mercato mondiale? O anche solo le nazioni? E dal tempo di Adamo l’albero del peccato non è forse in pari tempo l’albero della conoscenza? ...

Salvini si inventa nuove sanzioni per mandare in galera gli ambientalisti di Ultima Generazione

Davanti a vernice lavabile lanciato su un palazzo del potere, la destra risponde con quella che pare la loro risposta a tutto: repressione, punizioni e sanzioni.
Capita così che il padano Salvini, strenuo difensore delle auto inquinanti ed acerrimo nemico di chi chiede rispetto per l’ambiente, si vanti di aver imposto nuove multe che faciliteranno la repressione del diritto di critica degli ecologisti. E dopo le multe a chi salva vite umane, dopo la decisione di rendere orfani i figli dei gay, dopo le imitazioni al diritto di aggregazione con la scusa dei rave party, è per mettere in galera gli ecologisti che il governo Meloni ha introdotto l’ennesimo reato:

In realtà è Salvini a voler rendere criminale chiunque osteggi il suo potere. Salvare vite umane è reato. Salvare il pianeta è reato. Contestare il suo potere potrebbe costituire reato se ci si aggrega con altri.
Inoltre le leggi esistono già, motivo per cui le loro continue promesse di ulteriori punizioni paiono un pretesto per non parlare die fallimenti sul Pnrr o della loro intenzione di tagliare le pensioni. Infatti basterebbe leggere la norma per domandarsi in che modo il “gettare della vernice” lavabile possa rientrare in una delle definizioni elencate nei due commi del DDL:


Si tratta di due reati già previsti dagli gli art.733 e 734 del Codice Penale, rendendo prettamente populistica la loro norma. Quinci nel mondo del governo Meloni, chi evade può condonare, chi sporca un muro con vernice lavabile va in galera.

Il governo Meloni vara lo stato d’emergenza contro gli immigrati

Si tratta di una misura grave per rispondere col potenziamento della repressione al diritto alla vita dei migranti.

Saranno aumentati i famigerati Cpr (chiamati dal governo “soluzioni di accoglienza”), che, come descritto in un post pubblicato ieri, sono in realta’ dei lager in cui ai migranti viene applicata una “tortura bianca” con la somministrazione di psicofarmaci e la repressione poliziesca ad ogni minima manifestazione di protesta.

Saranno potenziate e accelerate le espulsioni dei migranti, che per molti vuol dire essere consegnati alle torture, violenze sessuali, morte in Libia o ai regimi dei paesi di provenienza.

Gli accordi economici con questi paesi, i profitti dell’imperialismo italiano, per cui il governo Meloni e i suoi ministri affaristi si danno un grande da fare in questi mesi, valgono bene centinaia e centinaia di vite distrutte.

L’aumento dell’arrivo dei migranti viene enormemente amplificato come problema, quando tutti i dati degli altri paesi europei dimostrano che l’Italia è sempre sotto la soglia della “normalita’, e quando la maggioranza dei migranti vede l’Italia solo come paese di transito verso altri in Europa, se soltanto non venissero rinchiusi per mesi, anni e avessero il permesso di circolazione.

Il governo stesso crea il problema e lo scarica su uomini, donne, bambini immigrati.

Non è difficile pensare cosa questo “stato d’emergenza” implichera’ per i soccorsi in mare, che ancora di più saranno ridotti e represse/ostacolate le Ong a farli, con decine e decine di naufragi e centinaia di morti.

No allo Stato di emergenza! Respingiamolo con la lotta unitaria di immigrati e solidali e antirazzisti del nostro paese.

Accoglienza, liberta’ di circolazione, documenti, diritti sul lavoro, case per i migranti

Da Repubblica

“Il governo ha deliberato lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale, su proposta del ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci, per affrontare l’eccezionale aumento di sbarchi di migranti attraverso le rotte del Mediterraneo. Lo stato d’emergenza, sostenuto da un primo finanziamento di cinque milioni di euro, durerà sei mesi. “Abbiamo aderito volentieri alla richiesta del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ben consapevoli – ha detto Musumeci – della gravità di un fenomeno che registra un aumento del 300 per cento”.

Con lo stato di emergenza – proseguono le fonti di Governo – si potranno realizzare procedure e azioni più veloci per offrire ai migranti soluzioni di accoglienza in tempi brevi con adeguati standard. Allo stesso tempo, si potranno aumentare e rafforzare le strutture finalizzate al rimpatrio dei non aventi diritto alla permanenza in Italia (Cpr), potenziando le attività di identificazione ed espulsione.

L’attacco del leader M5s Giuseppe Conte: “Quando era all’opposizione, con l’Italia in ginocchio per il Covid, Meloni si stracciava le vesti contro la proroga dello stato di emergenza”.

Carcere e daspo urbano per gli ecoattivisti

Nel corso della seduta del 5 aprile u.s. è stato annunciato al Senato il disegno di Legge numero 645 contro gli ecoattivisti di Ultima Generazione da parte dei senatori Marco Lisei, Alberto Balboni e Andrea De Priamo.

di Riccardo Radi

La proposta titolata “Misure di prevenzione da atti di vandalismo” è stata depositata senza contenuti (ora si usa così, prima si annuncia poi si scrive) e prevede (o meglio, dovrebbe prevedere) secondo le parole del suo primo firmatario, il senatore Marco Lisei, carcere fino a tre anni per chi “deturpa o imbratta edifici pubblici o di culto ed edifici sottoposti a tutela come beni culturali“.

Lisei sottolinea che la pena sarebbe prevista anche se si tratta di proteste svolte con vernici lavabili, e anche se chi imbratta lo fa per protestare contro la crisi climatica.

Il senatore Lisei ha spiegato che la proposta è “ancora in bozza“, in effetti noi di Terzultima Fermata abbiamo consultato il sito del Senato ove risulta la presentazione del disegno di legge ma il relativo pdf è sconsolatamente vuoto di contenuti.

Provare per credere: Fai clic per accedere a 56923.pdf

Continua la politica degli annunci e siamo arrivati al paradosso che il proponente illustra alla stampa qualcosa che ancora non è stato redatto.

Comunque, stante le parole del senatore proponente il disegno di legge numero 645 dovrebbe muoversi “in due direzioni“: da una parte la reclusione in carcere, dall’altra una sorta di “Daspo urbano“.

Quindi il binomio più carcere e misura di prevenzione sembra un leit-motiv particolarmente caro all’attuale maggioranza di Governo.

Infatti, in primo luogo si vorrebbe “estendere il reato previsto dall’articolo 635 del codice penale sul danneggiamento, che ora è difficilmente applicabile a chi deturpa o imbratta un bene nel caso in cui il danno non sia in linea teorica permanente“.
Per quanto riguarda il Daspo urbano, invece, si tratterebbe del divieto per un certo periodo di tempo – da sei mesi a un anno – di avvicinarsi agli edifici tutelati ad una distanza di meno di dieci metri.

Non è ancora certo se questo si applicherebbe a chi viene condannato, o anche a chi viene solamente denunciato.

Chi non rispetta l’obbligo di stare ad almeno dieci metri da edifici sottoposti a tutela come beni culturali, per punizione avrebbe una multa da 500 a 1.000 euro.
Lisei ha spiegato che “il diritto di scegliere di compiere azioni di disobbedienza civile” non va “assolutamente confuso con il non-diritto a compiere azioni vandaliche per porre all’attenzione delle persone questo o quel problema o esigenza”.

Quindi la parola d’ordine è: “disobbedite ma non imbrattate”.

Mentre era in pubblicazione il contributo si apprende che il Governo oggi alle 16,00 ha inserito all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri, il Disegno di legge: “Disposizioni sanzionatorie in materia di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici” su proposta del Ministro della Cultura.

In serata conosceremo nei dettagli il contenuto almeno di uno dei due disegni di legge.

https://www.governo.it/it/articolo/convocazione-del-consiglio-dei-ministri-n28/22317

Parlamento Italiano – Disegno di legge S. 645 – 19ª Legislatura (senato.it)

da Terzultima fermata

aggiornamento

Il Consiglio dei ministri ha approvato il ddl sugli “eco-vandali”. Lo ha comunicato al termine del Cdm di oggi, martedì 11 aprile, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Uno nuovo reato, l’ennesimo, in questo caso pensato per contrastare le azioni simboliche dei movimenti che si battono per la giustizia climatica contro monumenti e opere d’arte: multe da 20 a 60mila euro, più le sanzioni penali, per quanti distruggano, disperdano, deteriorino o rendano “in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali”. Sanzioni amministrative da 10 a 40mila euro per chi anche solo “deturpa o imbratta” questi beni o destina “ad un uso pregiudizievole per la loro conservazione” o “incompatibile con il loro carattere storico o artistico”.

Senza nascondere le proprie intenzioni il ddl inasprirà le pene per quelle iniziative portate avanti dalle realtà di Ultima Generazione che spesso prendono di mira, con vernice lavabile, simboli artistici e culturali per attirare l’attenzione sulla crisi climatica. Nuova pena sanzionatoria che si aggiunge a quelle già varate dal Governo Meloni in pochi mesi, come è successo per il decreto anti-rave: questo ddl restringerà ancora di più gli spazi dell’attivismo o ne può stimolare la fantasia per trovare nuove forme di protesta? Rispondono a Radio Onda d’Urto Michele e Simone di Ultima Generazione. Ascolta o Scarica.

Chiusi in gabbia e storditi con gli psicofarmaci: l’inferno dei migranti nei Centri per il rimpatrio. Chiudere i CPR, NO ai rimpatri

E il governo Meloni pianifica l’aumento dei Cpr e l’allungamento dei tempi di detenzione, per avere più tempo per l’espulsione dei migranti, rinchiusi come se avessero commesso reati.
E i migranti passano dai lager della tortura aperta dei regimi ai lager della “tortura bianca” della “civilta’” imperialista.
Chiudere i Cpr con la rivolta dentro e fuori questi lager
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L’inchiesta di Altraeconomia: dai dati sulla spesa sanitaria si evince l’uso abnorme di antiepilettici, antipsicotici e antidepressivi.
Rinchiusi in gabbie come allo zoo e sedati tanto da sembrare zombie. È l’immagine dei migranti che passano nei nove Centri per il rimpatrio d’Italia, vere carceri super sorvegliate dove l’abuso di psicofarmaci emerge da un’inchiesta del mensile Altreconomia. Il dato shock arriva da Milano. Nel Cpr di via Corelli l’acquisto di psicofarmaci è pari al 64 per cento della spesa sanitaria totale. I dati sono riferiti al periodo tra ottobre del 2021 e febbraio 2022 ma si fatica molto a pensare che l’andamento sia cambiato nel tempo… qualche settimana fa il ministro dell’Interno aveva descritto i Cpr come “luoghi poco gradevoli”.
I Cpr per i quali è stato possibile avere i dati riferiti alla spesa sanitaria sono stati cinque su nove: Milano, Torino, Roma, Nuoro, Caltanissetta. E nella classifica delle pasticche facili al secondo posto c’è Roma. Nella capitale gli psicofarmaci incidono del 51 per cento sulla spesa totale sanitaria (a Torino del 44 per cento). Tra il 2019 e il 2021 sono state acquistate 3.480 compresse di Tavor, 270 flaconi di Tranquirit e 185 fiale di Valium per una popolazione di 2.812 migranti.
A Macomer, in Sardegna, l’acquisto di psicofarmaci incide del 16 per cento. Al sud la percentuale scende, a Caltanissetta la spesa di psicofarmaci incide del 10 per cento. Ma colpisce che le compresse di Rivotril acquistate tra il 2021 e 2022 sono state 57.040 a fronte di 574 trattenuti. Cioè 37 pasticche a testa. Al Cpr di Torino sono stati spesi, tra il 2017 e il 2019, 3.348 euro in Rivotril: circa il 15 per cento della spesa sanitaria totale.
Nel 2021 sono state circa 6mila le persone transitate nei Cpr, per un periodo compreso tra 15 giorni a oltre due mesi. Il rimpatrio è avvenuto in meno del 50 per cento dei casi. Per questo, spiegano gli autori del’inchiesta Luca Rondi e Lorenzo Figoni: “Il ricorso agli psicofarmaci è il modo per stordire i detenuti e evitare che rivendichino i loro diritti. Oltretutto, l’assistenza sanitaria non è affidata a figure specialistiche della Asl ma a personale assunto dagli enti gestori

Stretta repressiva del governo fascista Meloni al servizio dei padroni contro gli occupanti di case

Fratelli d’Italia propone una nuova legge contro chi occupa case a scopo abitativo

sabato 8 aprile 2023

A seguito dell’ assemblea molto partecipata che abbiamo organizzato ieri allo Spazio Neruda, ci urge fare una piccola riflessione rispetto alla nuova trovata di Meloni&co. sulla istituzione di un nuovo reato attraverso la proposta di legge Paolini: il “furto di casa” o altrimenti detto appropriazione indebita di beni immobili.

da Prendocasa Torino

Fratelli d’Italia, il partito della Meloni, che da quando è al governo ha dichiarato spietatamente guerra ai poveri con il taglio del RDC e del contributo dell’affitto proprio in questi giorni sta sferrando un altro attacco: una proposta di legge che PUNISCE DURAMENTE LE OCCUPAZIONI ABITATIVE. La proposta infatti e dell’introduzione di un nuovo reato punito con fino a 9 anni di carcere.

In Italia le case vuote sono circa 10 milioni, mentre gli sfratti esecutivo quasi 40 mila, di cui il 90% per morosità incolpevole. È evidente quindi che basterebbero largamente per garantire una casa a chi non se la può permettere.

Le occupazioni vengono fatte per un unico motivo: necessità di avere una casa in cui abitare.

La casa dovrebbe essere un diritto, invece nella società in cui viviamo è sempre di più percepita come una merce su cui lucrare. Per questo motivo non esiste effettivamente una tutela del diritto all’abitare, invece il “diritto” di proprietà dei proprietari (soprattutto i grossi proprietari) viene sempre difeso: non esiste un limite che calmiera il mercato degli affitti, gli sfratti sono sempre più spietati con rinvii di pochi giorni e l’uso degli sfratti a sorpresa.. e ora il governo vuole armare ulteriormente i proprietari di casa e attaccare chi occupa per necessità.

Il governo che si esprime nei termini di FURTO DI CASA mettendo sullo stesso piano le case occupate con l’affitto non pagato è diffondere disinformazione che colpevolizza non solo chi occupa una casa ma anche chi non sta più riuscendo a pagare l’affitto e sta subendo uno sfratto mettendo i due eventi completamente sullo stesso piano, facendo intendere che la proprietà è un diritto assoluto e tutti gli altri sono ladri.

Questo è falso anche a livello legale: chi subisce uno sfratto non è considerato per la legge come occupante abusivo e non è possibile di denuncia.

Ma la mistificazione è ancora più profonda: i veri ladri e parassiti sono proprio i grandi proprietari e speculatori che questa proposta di legge e questa propaganda difendono e tutelano.

Dal nostro punto di vista la pratica di occupazione di un abitazione a scopo abitativo è giusta e legittima e allo stesso modo non è una colpa non riuscire a pagare. Quello che andrebbe vietato è l’infame pratica di speculazione sulla necessità di avere una casa, come fanno i palazzinari tipo Giorgio Molino, che ogni mese riscuote l’affitto di 1800 appartamenti, che però lascia in condizioni fatiscenti ed invivibili.

In questi mesi stiamo assistendo all’aumento degli sfratti, l’esaurimento delle strutture in emergenza abitativa, il taglio del welfare a livello nazionale, e come al solito l’attesa media per avere una casa popolare è di 10 anni.

È il momento di reagire e organizzarsi per lottare per il diritto alla casa, contro gli sfratti e contro una politica che difende i parassiti che continuano ad arricchirsi sulla pelle di tuttə.

Per la tutela della salute non servono guardie o carabinieri, ma più medici e infermieri

Spacciato come misura per consentire alle pubbliche amministrazioni il potenziamento delle proprie strutture “con particolare riguardo a quelle coinvolte nell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) o nella tutela della salute e dell’incolumità pubblica“, il decreto del governo Meloni rinforza solo il sistema repressivo, con ben 2.100 assunzioni delle 3.000 previste, riservate alle forze dell’ordine.

Si potenziano le dotazioni organiche delle Forze armate, delle Forze di polizia, del Corpo delle Capitanerie di porto, dei Vigili del fuoco, del personale militare e di polizia e si prevede l’istituzione e la disciplina della carriera dei medici nel Corpo di Polizia Penitenziaria.

Una scelta che la dice lunga sulle priorità di questo governo fascista.

Genova/Portuali – bloccare le armi per la guerra non è reato… ma solo la giusta pratica del proletariato

“Il Calp non è un’associazione per delinquere”, archiviata la maxi inchiesta contro 8 attivisti

Imbrattamenti con vernice, accensioni di fumogeni, razzi di segnalazione sparati in cielo, sedi di estrema destra sigillate con l’attak, post su facebook dai toni spesso minacciosi: moltissimi episodi e altrettanti “reati” di poco conto contestati (di cui diversi archiviati), ma il Collettivo autonomo dei lavoratori portuali non è un’associazione per delinquere.

Lo ha stabilito il gip di Genova Claudio Siclari dopo la richiesta di archiviazione chiesta dal titolare della maxi inchiesta Marco Zocco.

L’indagine, che coinvolgeva 8 persone, era nata sulla base di un’annotazione della Digos che aveva messo insieme numerosi episodi di danneggiamenti avvenuti nel corso di manifestazioni antifasciste, diversi blitz antimilitaristi contro le navi della compagnia saudita Bahri nonché la ‘spedizione’ dei

genovesi del Calp a bordo di un furgone in direzione Castiglion Fibocchi, dove risiedevano i due giovani aretini condannati in via definitiva per la morte di Martina Rossi, figlia di Bruno Rossi, storico sindacalista e simpatizzante dello stesso Calp.

In quel caso i sindacalisti del Calp (alcuni dei quali oggi sono diventati delegati dell’Usb) erano stati fermati prima di arrivare a destinazione e denunciati: a bordo del mezzo era stato trovato anche un manganello telescopico.

Gli attivisti restano indagati per diversi reati ma si tratta sempre di reati contro “contro il patrimonio e che consistono perlopiù in deturpamenti o danneggiamenti in danno delle sedi locali di gruppi di estrema destra o per strada di beni esposti alla pubblica fede” scrive il pm che ha fondato la sua richiesta proprio sulla base dell’annotazione conclusiva della Digos genovese, consegnata all’esito delle indagini, che hanno ricompreso sequestri e intercettazioni sui telefoni.

Gli elementi di prova in atti sono insufficienti a sostenere l’accusa in giudizio in ordine alla ipotizzata associazione per delinquere”, scrive il pm.

La stessa Digos nell’annotazione conclusiva ha chiarito che “le persone sottoposte a indagine singolarmente o operando all’interno di gruppi perseguono finalità politiche e sindacali legittime sia promuovendo iniziative volte ad affermare i loro ideali politico sociali sia partecipando a iniziative promosse da altri soggetti nell’esercizio del diritto di associazione tutelato dalla Costituzione”.

E’ chiaro che “assai spesso in occasione di tali iniziative o manifestazioni o anche agendo al di fuori di ogni contesto associativo organizzato mossi dalla finalità di contrastare l’avversario politico – spiega ancora il pm nella richiesta di archiviazione – gli indagati hanno palesemente travalicato i limiti posti alla libera manifestazione del pensiero violando ripetutamente la legge penale”.

Per la Procura di Genova però “i roboanti proclami di lotta espressi dagli indagati nei messaggi che si scambiano e i toni assai accesi utilizzati nelle loro comunicazioni alcune delle quali avvengono su di una chat riservata il cui nome Prima Linea evoca tempi per fortuna ormai passati non hanno avuto concrete realizzazioni se si presta attenzione al fatto che l’annotazione non riporta scontri diretti con gli avversari politici nonostante il periodo piuttosto lungo di vita dell’associazione attiva dal 2015”.

Nel documento vengono riportati alcuni messaggi degli indagati che appunto, sanno bene che certe azioni possono essere molto pericolose, come quando a qualcuno era venuto in mente un possibile blitz per installare una catena subacquea per bloccare l’arrivo di una delle navi della Bahri:

Non è un gioco sequestrare o occupare una nave ti mandano veramente i Gisnon possiamo fare arrestare nessuno, bisogna fare cose alla nostra altezza e questa non lo è” scrive uno degli indagati e aggiunge:”Anche a me piacerebbe prendere un ak47 e combattere contro lo Stato ma poi mi sveglio sudato e capisco che non sono più quei tempi”.

Quello che il provvedimento del pm chiarisce definitivamente è che “ciò che caratterizza il vincolo sicuramente esistente che lega gli associati non è la finalità di commettere reati ma piuttosto la finalità di svolgere l’attività politica anche se spesso con modalità che trascendono palesemente i limiti posti all’espressione della libertà di manifestazione del pensiero dal momento che ferma la legittimità della protesta anche in forme accese non è consentito a nessuno affermare le proprie idee mettendo in pericolo offendendo o ledendo i diritti degli altri consociati tutelati dalle norme del codice penale”.

Il provvedimento ricorda come il gruppo stesse progettando fra le altre attività la creazione di una associazione con lo scopo di fare proselitismo tra i giovani realizzando fumetti e facendo incontri nelle scuole.

Secondo il progetto l’associazione si doveva occupare delle delle “spese legali per i compagni denunciati” e della “gestione della cassa antifascista che potrebbe essere implementata con le donazioni del 2xmille o del 5xmille”.

La citata iniziativa – dice il pm – contraddice palesemente l’ipotesi dell’esistenza di un associazione avente come scopo la commissione di un numero indeterminato di delitti”.

Tra gli episodi che erano stati utilizzati dalla Digos a sostegno dell’ipotesi iniziale dell’associazione per delinquere c’è uno in particolare relativo a un blitz contro una nave della flotta Bahri su cui si sofferma il pm.

Si tratta di un lancio di razzi di segnalazione contro la fiancata di una nave il 9 marzo del 2020 per il quale la Digos aveva ipotizzato l’attentato alla sicurezza dei trasporti ma il pm ricorda che il reato si configura solo per il trasporto pubblico “e il natante verso il quale sono stati esplosi i razzi di segnalazione non effettua trasporti pubblici” né tantomeno il reato di tentate lesioni aggravate visto che “i filmati documentano che il lancio dei razzi contro la fiancata della nave è palesemente inidoneo a cagionare lesioni alle persone che fanno parte dell’equipaggio del natante”.

Sul fronte dell’antimilitarismo i portuali del Calp fra l’altro negli ultimi anni sono stati ringraziati anche da papa Francesco, che li ha incontrati in Vaticano, sono scesi in piazza accanto ai vertici della Curia genovese e agli scout, sono stati auditi al Parlamento europeo.

Poco più di un mese fa hanno organizzato una manifestazione, lo scorso 25 febbraio, a cui hanno partecipato migliaia di persone e ogni mese testimoniano con documentazione video fotografica il transito di armi attraverso il porto di Genova.

* da Genova24

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La reazione dei lavoratori del Calp:

Siamo ancora un po’ frastornati, confusi, ancora un po’ ubriachi e non abbiamo dormito per niente,

I messaggi le telefonate dai nostri compagni di lavoro, da tanti compagni e compagne di Genova e da mezza Italia e da tante città Europee ci fanno comprendere come sia importante la solidarietà la complicità, non siamo facili da sopportare, ma se si ha un po’ di pazienza si capisce che siamo semplicemente il riflesso del nostro lavoro, siamo Portuali.

Questa archiviazione cerchiamo di comprenderla di analizzarla, non vogliamo cadere in trionfalismi o facili conclusioni, questa indagine crediamo che nasca in alto e abbia dei mandanti precisi, ma questa è Genova, anche chi governa ha capito che questa città ribelle a volte chiusa ma attenta e testarda, sa opporsi.

Molte le strade, tante le piazze in cui siamo stati proprio perché ricordano i nostri martiri partigiani. Non c’è montagna o sentiero che non abbia lapidi o ricordi della resistenza antifascista, dal Porto, dalle fabbriche, alle scuole, dai quartieri Popolari, al Centro Storico di Genova coi suoi Vicoli, zone che si sono sempre opposte al fascismo, alla guerra e noi siamo semplicemente i figli di questa città e la difenderemo fino alla fine.

Per quanto riguarda il contrasto in Porto dei traffici di armi vogliamo solo ricordare che la contraddizione più grossa continua a rimanere appesa, mentre noi siamo stati per due anni sotto indagine e a oggi “l’associazione a delinquere 416” è stata archiviata, la legge 185/90 continua a essere non rispettata e che i veri delinquenti sono i trafficanti d’armi che passano per i nostri Porti e chi collabora con loro per aumentare i profitti dei soliti nomi.

Pensiamo che opporsi ai traffici di armi sia un buon motivo per provare a fare qualcosa prima che sia definitivamente troppo tardi,

Per noi l’archiviazione è una vittoria, frutto di un lavoro politico condotto con determinazione grazie al supporto di tutte/i i Compagni che ci hanno supportato, anche se molti di noi hanno ancora dei procedimenti che pesano e che peseranno sulla loro vita.

Continueremo la nostra lotta e lo faremo a testa alta!

Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali