Informazioni su soccorso rosso proletario

Un filosofo produce idee, un poeta poesie, un pastore prediche, un professore manuali ecc. Un delinquente produce delitti. Se si esamina più da vicino la connessione che esiste tra quest’ultima branca di produzione e l’insieme della società, ci si ravvede da tanti pregiudizi. Il delinquente non produce soltanto delitti, ma anche il diritto criminale, e con ciò anche il professore che tiene lezioni sul delitto criminale, e inoltre l’inevitabile manuale, in cui questo stesso professore getta i suoi discorsi in quanto “merce” sul mercato generale. Con ciò si verifica un aumento della ricchezza nazionale, senza contare il piacere personale, come [afferma] un testimonio competente, il professor Roscher, che la composizione del manuale procura al suo stesso autore. Il delinquente produce inoltre tutta la polizia e la giustizia criminale, gli sbirri, i giudici, i boia, i giurati ecc.; e tutte queste differenti branche di attività, che formano altrettante categorie della divisione sociale del lavoro, sviluppano differenti facoltà dello spirito umano, creano nuovi bisogni e nuovi modi di soddisfarli. La sola tortura ha dato occasione alle più ingegnose invenzioni meccaniche e ha impiegato, nella produzione dei suoi strumenti, una massa di onesti artefici. Il delinquente produce un’impressione, sia morale sia tragica, a seconda dei casi, e rende così un “servizio” al moto dei sentimenti morali ed estetici del pubblico. Egli non produce soltanto manuali di diritto criminale, non produce soltanto codici penali, ma anche arte, bella letteratura, romanzi e perfino tragedia, come dimostrano non solo La colpa del Müllner e I masnadieri dello Schiller, ma anche l’Edipo [di Sofocle] e il Riccardo III [di Shakespeare]. Il delinquente rompe la monotonia e la banale sicurezza della vita borghese. Egli preserva cosi questa vita dalla stagnazione e suscita quell’inquieta tensione e quella mobilità, senza la quale anche lo stimolo della concorrenza si smorzerebbe. Egli sprona così le forze produttive. Mentre il delitto sottrae una parte della popolazione in soprannumero al mercato del lavoro, diminuendo in questo modo la concorrenza tra gli operai e impedendo, in una certa misura, la diminuzione del salario al di sotto del minimo indispensabile, la lotta contro il delitto assorbe un’altra parte della stessa popolazione. Il delinquente appare così come uno di quei naturali "elementi di compensazione" che ristabiliscono un giusto livello e che aprono tutta una prospettiva di "utili" generi di occupazione. Le influenze del delinquente sullo sviluppo della forza produttiva possono essere indicate fino nei dettagli. Le serrature sarebbero mai giunte alla loro perfezione attuale se non vi fossero stati ladri? La fabbricazione delle banconote sarebbe mai giunta alla perfezione odierna se non vi fossero stati falsari? Il microscopio avrebbe mai trovato impiego nelle comuni sfere commerciali (vedi il Babbage) senza la frode nel commercio? La chimica pratica non deve forse altrettanto alla falsificazione delle merci e allo sforzo di scoprirla quanto all’onesta sollecitudine per il progresso della produzione? Il delitto, con i mezzi sempre nuovi con cui dà l’assalto alla proprietà, chiama in vita sempre nuovi modi di difesa e così esercita un’influenza altrettanto produttiva quanto quella degli scioperi (‘strikes’) sull’invenzione delle macchine. E abbandoniamo la sfera del delitto privato: senza delitti nazionali sarebbe mai sorto il mercato mondiale? O anche solo le nazioni? E dal tempo di Adamo l’albero del peccato non è forse in pari tempo l’albero della conoscenza? ...

Palestina: i nazisionisti israeliani feriscono 1000 palestinesi, di cui 133 bambini, e ne arrestano 134, di cui 6 bambini

I nazisionisti israeliani, sostenuti e coperti nei loro crimini bestiali dagli Stati Uniti e tanti altri paesi imperialisti, tra cui l’Italia, continuano nella loro opera di sterminio del popolo palestinese.

Ma continua anche l’instancabile e indomabile ribellione e opposizione nelle strade del popolo palestinese…

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Dal Forum Palestina

Durante le prime due settimane di luglio, le forze di occupazione israeliane hanno ferito almeno 981 palestinesi, tra cui 133 bambini, negli scontri in Cisgiordania e hanno condotto 163 operazioni di ricerca e arresto e ha arrestato 134 palestinesi, tra cui sei bambini, secondo il rapporto sulla protezione dei civili dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) che copre il periodo dal 29 giugno al 12 luglio.

Dei feriti, 892 si trovavano nel governatorato di Nablus, principalmente nelle proteste quotidiane contro l’espansione degli insediamenti israeliani nei villaggi di Beita e Osarin.

Complessivamente, 36 palestinesi sono stati colpiti da proiettili veri, 214 da proiettili di gomma, e il resto è stato principalmente curato per inalazione di gas lacrimogeni o aggredito fisicamente. Oltre ai 981 feriti direttamente dalle forze israeliane, 58 sono rimasti feriti durante la fuga dalle forze israeliane o in circostanze non verificabili a Beita e Osarin.

La maggior parte delle 163 operazioni di ricerca e arresto si sono svolte a Nablus, seguita da Hebron e Gerusalemme est, mentre il resto si è svolto in altri governatorati.

Il 4 luglio, ha affermato l’OCHA, le autorità israeliane hanno convocato un bambino palestinese di nove anni per essere interrogato per ragioni sconosciute nella Città Vecchia di Gerusalemme.

Da metà aprile, almeno 65 bambini palestinesi sono stati arrestati dalle autorità di occupazione israeliane a Gerusalemme est. Più della metà di questi bambini sono stati arrestati solo a giugno.

Il 3 luglio, coloni israeliani, accompagnati da soldati, sono entrati nel villaggio di Qusra, vicino a Nablus, e si sono scontrati con i residenti palestinesi, provocando la morte di un uomo palestinese di 21 anni. Coloni israeliani e residenti palestinesi si sono lanciati pietre l’un l’altro e, secondo fonti locali, dopo che il palestinese è stato colpito, i coloni lo hanno picchiato.

I coloni israeliani hanno ferito nove palestinesi, tra cui quattro bambini e due donne, aggredendoli fisicamente, lanciando loro pietre o spruzzando loro del pepe. Sei dei feriti erano nella zona H2 di Hebron, due a Maghayir al Abeed, uno a Tuba (tutti a Hebron) e uno a Kisan (Betlemme). In tutta la Cisgiordania e durante il periodo di riferimento, i coloni israeliani hanno danneggiato almeno 1.120 alberi o alberelli, almeno cinque veicoli, oltre a pali elettrici, recinzioni e altre proprietà palestinesi, ha affermato l’OCHA.

http://www.forumpalestina.org/news/2021/Luglio21/17-7-21_In-due-settimane-gli-israeliani-feriscono-1000-palestinesi-di-cui-133-bambini-e-ne-detengono-134-di-cui-6-bambini.htm

Voghera – Assessore leghista alla “sicurezza”, ex agente di polizia, ora avvocato, uccide per strada un marocchino disarmato.

L’assessore omicida di Youns El Boussettaoui, il marocchino 39enne ucciso a Voghera, è Massimo Adriatici, ex agente di polizia, ora avvocato e docente di diritto penale alla Scuola allievi di Polizia. Uno dei soliti assessori alla “sicurezza” della Lega, abituati a voler riempire le strade di telecamere, agenti di polizia, a firmare provvedimenti contro chi lotta o è semplicemente il più debole nella società.

Una “sicurezza” sempre volta alla repressione politica o della microcriminalità, mai contro i grandi affari mafiosi, l’evasione fiscale in cui sguazza la Lega e le prepotenze dei potenti e delle cosiddette forze dell’ordine.

Una “sicurezza” che il leader leghista Salvini giustifica e difende a spada tratta, definendo l’assassino di Voghera una “brava persona” che ha ammazzato un uomo disarmato per “legittima difesa”, perché l’ucciso aveva precedenti penali.

La stessa giustificazione con la quale Matteo Salvini invoca l’impunità per le forze dell’ordine responsabili della mattanza nelle carceri e il respingimento in mare dei migranti.

Matteo Salvini e l’assessore assassino Massimo Adriatici non sono mele marce!

Loro, con tutta la feccia fascio-leghista, che legittima e giustifica la violenza razzista e assassina sono interni al governo Draghi e con la Meloni hanno con sé il 40% di un elettorato imbarbarito, opportunista e razzista, al quale guardano con favore anche partiti che, senza vergogna alcuna, continuano a definirsi democratici o di sinistra, come M5S, IV, PD, LeU, ma intanto continuano a governare con i pistoleri fascisti della Lega.

Alcuni clienti del bar, dove Youns è stato ucciso, ricordano che Adriatici, anche se aveva smesso di fare il poliziotto, faceva ancora lo “sceriffo” e aveva preso di mira “Musta” (il soprannome di Youns) che spesso chiedeva l’elemosina fuori dal locale.

“Gli hanno sparato in piazza davanti a tantissime persone. L’assassino si trova a casa sua, dorme bello riposato. Dove è la legge in questa Italia? Me lo spiegate voi? Difesa personale di cosa? Mio fratello non aveva nessuna arma, primo. Due, lui è un avvocato, non è un poliziotto. Cosa fa con la pistola carica? Cosa fa?” Queste sono le parole della sorella di Youns.

Combattere con ogni mezzo la feccia fascio-leghista razzista e assassina al governo con Draghi!

Solidarietà ai familiari di Youns El Boussettaoui!

Manifestazione contro la repressione in Germania

Nuova iniziativa il 28 luglio

Alemania. Manifestantes de diversas organizaciones democráticas y revolucionarias desarrollaron una marcha que partió de la estación de trenes de Duisburg hasta el distrito obrero de Hochfeld; la concentración se pronunció contra las tentativas reaccionarias del parlamento que apuestan por endurecer y restringir la libertad de reunión. Las organizaciones convocantes consideran que estas medidas son dirigidas especialmente contra la clase obrera y la juventud, y que se debe defender a costa de lo que sea el derecho de reunirse y protestar. Durante las actividades se registraron nuevos choques con la policía antimotines que desplegó un impresionante operativo con helicópteros, vehículos antidisturbios y caballería; en la refriega dos reporteros resultaron heridos con lesiones provocadas por golpes de macana y gas pimienta. Según informa el medio Dem Volke Dienen, el objetivo de la policía era atacar al bloque antifascista y al bloque anticapitalista-internacionalista, asegurando que el derecho de reunión “no aplica para estos”. Pese a la agresión de la policía, los manifestantes tienen planteada una nueva actividad para el próximo 28 de julio.

Carceri: esposto a Cartabia, ‘a Modena morti dopo violenze e omissione di soccorso e detenuti manganellati’

E’ arrivato in questi giorni, direttamente sulla scrivania del ministro di grazia e giustizia Marta Cartabia, un “reclamo” da parte di uno dei cinque testimoni della morte di Sasà Piscitelli che già nel dicembre scorso avevano presentato un esposto alla procura di Ancona denunciando “Pestaggi, torture, soccorsi negati e accanimento contro un ragazzo in fin di vita”.
In queste sei pagine di testimonianza viene nuovamente descritta la barbarie a cui sono stati sottoposti i detenuti durante le rivolte. Non solo, si torna a porre l’accento nuovamente sui ritardi nei soccorsi o addirittura sulla loro omissione, ci si chiede come mai, anche in riferimento a quanto emerso recentemente a Santa Maria Capua Vetere con la pubblicazione delle immagini dei pestaggi e delle torture, non ci siano o non si siano ancora cercati i filmati riguardanti l’arrivo nel carcere di Ascoli dei detenuti provenienti da Modena in quel terribile marzo 2020. O ancora, ci si chiede come mai non siano stati controllati i cellulari degli agenti in servizio e, soprattutto, perché non siano ancora stati ascoltati per i violenti fatti accaduti ad Ascoli.
«Signor Ministro, non voglio ripercorrere tutto l’esposto ma ci tengo a farle sapere che, dal mio punto di vista, finché non si romperà il muro di omertà che copre questi posti, finché non vi sarà un vero e corretto dialogo tra detenuti e istituzioni il carcere rimarrà quello di sempre, un luogo la parola “reinserimento sociale” non trova spazio nella realtà, finché non vi sarà una vera riformabilità del sistema penitenziario italiano non abbatteremo mai il tasso di recidiva.
Con queste parole C.C. interrogandosi sul perché i vari garanti dei detenuti a cui si è rivolto non si siano interrogati circa la sua situazione denunciata, chiude questo esposto chiedendo pratiche alternative nella prospettiva di modificare radicalmente le istituzioni carcerarie nel loro complesso.

Giulianova (TE): dopo le intimazioni di sgombero, denunce, denunce e ancora denunce ai ragazzi e le ragazze del campetto occupato da parte del sindaco fascio/leghista e sessista Costantini

Dal Campetto occupato

“ANCORA DENUNCE
Siamo qui di nuovo a raccontarvi dell’ennesime denunce a firma del Sindaco contro di noi, in particolare contro un nostro amico che già sta passando problemi giudiziari.
Ormai questo racconto stantio che ci tocca fare quasi settimanalmente, rischia di diventare noioso e stancante e lo ripetiamo solo per far capire (se mai ce ne fosse ancora bisogno) che personaggio sia il Sindaco.
Un provocatore che sta sempre lì a fare il bulletto e appena qualcuno gli dice qualcosa fa partire subito le denunce. Ed anche questo il caso: il nostro amico denunciato per diffamazione per delle frasi che avrebbe scritto o detto….
Che dire di più?!?
Se non che lo schifo che proviamo verso la cloaca che si fa chiamare Sindaco, ogni giorno aumenta sempre di più e non troviamo neanche più termini per descrivere tutto ciò…
Lui è ormai una sorta di scarico fognario attappato dove si convoglia il peggio dello schifo.
Al nostro amico e compagno, invece, tutta la nostra vicinanza ed il nostro affetto.
Ed il sostegno anche in questa ennesima spregevole vicenda”


Insomma, il sindaco sceriffo fascio-leghista, Jwan Costantini, continua a perseguitare gli occupanti del campetto.
Dopo le intimazioni di sgombero, le intimidazioni ai suoi occupanti, le ripetute denunce a chi lo contesta, ora passa alle querele per diffamazione nei confronti di chi ha puntualmente e giustamente criticato questo personaggio:

Un sindaco vigliacco e speculatore, spacciatore di menzogne e di fango, che dopo aver piazzato tutte le persone a lui vicine nei posti di potere cerca di coronare il suo sogno: sgomberare e distruggere un’esperienza di autogestione, di vita, di solidarietà, di lotta e libertà che va avanti da oltre cinque anni;

Un sindaco che si pregia di avere nella sua amministrazione personaggi che parlano pubblicamente delle donne come degli oggetti, che descrivono come delle meretrici le donne di Teramo, augurando alla città una forte scossa di terremoto;

Un sindaco che ridacchiava divertito alle dichiarazioni di un suo consigliere, che in occasione del 25 aprile scriveva che “avrebbe salutato Bella Ciao sbattendo il pisello sulla ringhiera”;

Un sindaco che si sente al di sopra della stessa legge che lo ha messo al potere, che quando é andato a consegnare la fascia da Sindaco alla Madonna, violando il Dpcm in vigore nell’emergenza coronavirus, ha dichiarato ai carabinieri che gli chiedevano di interrompere la funzione: “io sono la massima autorità: non ho bisogno dell’autodichiarazione per girare”

Un sindaco sessista, che quando parla una donna, fa pubblicamente il gesto delle balle. Uno che ha messo alla berlina delle donne solo perché avevano scritto dei commenti social e adesso si fa promotore, insieme a Sgarbi, di un vergognoso turismo sessuale sulla pelle delle donne di Teramo e delle donne tutte, pubblicando sul suo profilo FB un video che farebbe vomitare la Madonna stessa. Video che, seppur schifoso, pubblichiamo di seguito, perché lo inchioda alle sue responsabilità.

Insomma, a questo sindaco leghista, fascista, autoritario, reazionario e sessista, che oltraggia le donne e chi, in generale, critica la sua amministrazione, che privilegia gli interessi dei ricchi e offende e discrimina i poveri, le minoranze, gli ultimi, che si permette di querelare per diffamazione chi ha osato criticarne a viso aperto l’arroganza, l’arrivismo e la meschinità, diciamo che è lui, con la sua stessa esistenza e le sue affermazioni a diffamarsi da sé.

Massima solidarietà ai compagni e alle compagne del campetto occupato!

Solidarietà e vicinanza al compagno querelato, già colpito da problemi giudiziari per la sua coerenza, lotta e solidarietà proletaria.

Non un soldo né un soldato a questo schifoso padrino/padrone dell’amministrazione di Giulianova!

Cancellare quel video schifoso dal suo profilo FB non basta ad assolverlo! Niente scuse, dimissioni subito! E ritirare le denunce!!

SRP-L’Aquila

 

Khalida Jarrar, incarcerata ma libera

Il dolore di una madre: Khalida Jarrar

Da Pressenza

Khalida Jarrar è un’attivista per i diritti umani. Fa parte del Popular Front for the Liberation of Palestine (PFLP) e del Palestinian Legislative Council. Attualmente è imprigionata a Damon, Haifa. Ha dedicato gran parte della vita a lottare per una giustizia migliore nei confronti dei detenuti, che molto spesso vengono torturati ed umiliati, soprattutto se palestinesi. “La prigione non è solo un luogo fatto di alte mura, filo spinato e piccole celle soffocanti con pesanti porte di ferro; il carcere è fatto di storie di persone reali, sofferenze quotidiane e lotte contro le guardie carcerarie e l’amministrazione”.

Così racconta, in un suo contributo, nel libro These Chains Will Be Broken: Palestinian Stories of Struggle and Defiance in Israeli Prisons di Ramzy Baroud. Una lotta che non tramonta nelle mura delle prigioni, ma va al di là di ogni confine materiale. Pochi giorni fa, sua figlia Suha è deceduta improvvisamente per un infarto. Suha Jarrar lavorava come ricercatrice nel campo dei diritti di genere e ambientali.

Il governo sionista (anti-umano) le ha negato la possibilità di partecipare al funerale di sua figlia; non solo, le hanno anche impedito di mettersi in contatto con i suoi familiari. Khalida, spirito che non si arrende, ha scritto una lettera per il funerale della figlia e le sue parole provocano dei vuoti in chi la legge. “Il mio cuore ha raggiunto l’altezza del cielo desiderando di vederti…” Sono parole, sentimenti che oltrepassano le mura della schiavitù e che non si fermano di fronte ai limiti imposti dall’uomo. Queste parole sono il segno di una vita che resiste e che trasmettono a chi sta fuori lo spirito per una giusta lotta contro il male!

Il dolore di Khalida è il sintomo di un’umanità cieca, che non si ferma di fronte alle lacrime dell’altro e che pur restando sul trono del potere, preferisce non soccorrere l’indifeso. Con quale cuore si può negare a una madre l’ultimo saluto, l’ultimo bacio al/alla proprio/a figlio/a? L’umanità ha perso sé stessa, ha perso ciò che la rendeva umana per far spazio a una civiltà aliena senza sentimenti! Oggi bisogna ripartire rieducando all’amore, quell’ingrediente che salva ogni vita e senza il quale ogni uomo non avrebbe sapore.

INCARCERATA MA LIBERA

Provo molto dolore, figlia mia, solo perché mi manchi.

Provo molto dolore, figlia mia, solo perché mi manchi.

Dal profondo del mio dolore, ho raggiunto e abbracciato il cielo della nostra

patria attraverso le finestre della mia cella nella prigione di Damon, a Haifa.

Non ti preoccupare, figlia mia. Rimarrò a testa alta, e fedele, nonostante

le catene del mio carceriere. Sono una madre addolorata che desiderava

vederti un’ultima volta.

Questo non accade da nessuna parte nel mondo, se non in Palestina.

Ciò che desideravo era concedere a mia figlia un ultimo saluto, dandole un bacio

sulla fronte, e dirle che la amo quanto amo la Palestina.

Figlia mia, perdonami per non essere stata presente durante la

celebrazione della tua vita, per non esserti stata accanto durante

i tuoi ultimi dolorosi momenti.

Il mio cuore ha raggiunto l’altezza del cielo desiderando vederti,

accarezzarti e baciarti sulla fronte, attraverso la piccola finestra

della mia cella di prigione.

Suha, mio tesoro. Mi hanno negato la possibilità di darti un ultimo

bacio di addio. Ti porgo un addio con un fiore.

La tua assenza è a dir poco dolorosa, un dolore atroce, ma rimango a

testa alta e forte, come le montagne della nostra amata Palestina.

KHALIDA JARRAR

Il fascismo è un crimine, contestarlo non è solo un diritto, ma un dovere. Solidarietà agli antifascisti condannati

ADUNATA SEDIZIOSA ARMATA PER CHI CONTESTÒ I NEOFASCISTI: IN UN CLIMA DA VENTENNIO CONTINUIAMO A RESISTERE!

Il 16 luglio, presso il Tribunale di Modena è stata pronunciata l’attesa sentenza di primo grado del processo a carico delle/dei 26 antifascistə che nel 2017 contestarono pacificamente un presidio di Forza Nuova a Carpi.

Il Giudice Francesco Cermaria ha innanzitutto condannato a 6 mesi di arresto e 2 mila euro di ammenda un compagno per aver impugnato per qualche secondo un moschettone (normalmente utilizzato come portachiavi) come deterrente di fronte all’improvvisa aggressione dei forzanovisti.

A lui va la nostra piena solidarietà. Solidarietà che si concretizzerà fin da subito con la copertura delle spese legali per ricorrere in Appello.

Ribadiamo forte e chiaro: nessuno resta solo di fronte alla repressione!

Poi, 5 minuti di teatro dell’assurdo: Cermary () è riuscito a demolire la linea d’accusa proposta dalla Pm ignorandone il principale capo d’imputazione, ovvero l’aver preso parola durante una manifestazione non autorizzata (comma 3 dell’art. 18 TULPS), coprendo di ridicolo l’intera Procura di Modena e trascinandola in un nuovo teorema giudiziario a dir poco grottesco con ipotesi di reato ancora più gravi e pene ancora più pesanti.

In un delirio repressivo quella che è stata una contestazione pacifica – in cui il dissenso verso chi propaganda odio razziale e xenofobo è stato espresso attraverso canti della Resistenza e slogan – diventa un’adunata sediziosa armata con lo scopo di sovvertire l’ordine pubblico (art. 655 del Codice Penale, arresto fino a 1 anno e comunque non inferiore a 6 mesi).

A tutte le 26 persone coinvolte vengono inoltre imputate grida sediziose o lesive del prestigio dell’autorità (art. 20 TULPS), oltre che il rifiuto di obbedire all’ordine di discioglimento della manifestazione (art. 24 TULPS, arresto da 1 mese a 1 anno e ammenda fino a oltre 400 euro).

Per due compagni le ipotesi di reato prevedono anche porto di armi o oggetti atti ad offendere (art. 4 della L. 110/75, arresto da 3 a 6 mesi e ammenda fino a 20 mila euro). Elemento – quest’ultimo del possesso di armi – del tutto inedito, mai emerso né dalle indagini del Gip né da quelle della Pm e nemmeno da precedenti udienze.

Attendendo le motivazioni della sentenza per capire quali fossero queste famigerate armi, ci preme porre l’accento su altri elementi che aiutano a comprendere l’assurdità della questione.

Stupendoci con effetti speciali, tra i/le 26 antifascistə per i quali sono ipotizzati i suddetti capi d’accusa continua a figurare un ragazzo che, come emerso in fase di udienza, la sera del 4 agosto 2017 non si trovava in Via Marx a Carpi e che è stato erroneamente identificato mediante confronto tra i filmati della Digos e il suo documento d’identità risalente a svariati anni prima.

In ultimo, tra tuttə coloro che da testimoni hanno confermato di aver partecipato alla contestazione, l’unica ad essere inserita nell’elenco dei/delle 26 è colei che ha anche ammesso di aver intonato canti della Resistenza, in particolare “Bella Ciao”.

Il canto continua quindi ad essere una discriminante nel definire i/le partecipanti alla presunta adunata sediziosa ARMATA.

Il quadro che emerge, che da un lato non può che lasciare allibiti, non è che la conferma di ciò che andiamo dicendo da tempo: in un Paese che si è dotato di una Costituzione che poggia le basi su valori e ideali della Lotta di Liberazione dal nazifascismo è vergognoso che Questure e Prefetture continuino a legittimare gruppi o partiti dichiaratamente neofascisti concedendo loro agibilità politica e spazi pubblici, mentre Procure e Tribunali si accaniscano contro gli antifascistə ricorrendo agli articoli del TULPS e del Codice Penale ereditati rispettivamente dal Regio Decreto del 1931 e del Codice Rocco di epoca fascista.

Un accanimento giudiziario sempre più palese che non può lasciare indifferente chiunque si riconosca in quei valori e ideali dell’antifascismo.

Come Carpi Antifascista rinnoviamo l’impegno ad alimentare ed allargare quella rete solidale sempre più ampia e variegata costruitasi negli anni intorno alle persone coinvolte in questo assurdo e rocambolesco processo, rivendicando le pratiche dell’antifascismo militante.

In un clima da Ventennio fascista continuiamo a Resistere.

Continuiamo a contrastare con ancora più forza e ostinazione ogni fascismo e ogni discriminazione, continuiamo a lottare unitə contro la repressione di Stato.

Se ne faccia una ragione la Magistratura tutta: qui non si arretra di un millimetro!

L’ANTIFASCISMO NON SI ARRESTA!