Informazioni su soccorso rosso proletario

Un filosofo produce idee, un poeta poesie, un pastore prediche, un professore manuali ecc. Un delinquente produce delitti. Se si esamina più da vicino la connessione che esiste tra quest’ultima branca di produzione e l’insieme della società, ci si ravvede da tanti pregiudizi. Il delinquente non produce soltanto delitti, ma anche il diritto criminale, e con ciò anche il professore che tiene lezioni sul delitto criminale, e inoltre l’inevitabile manuale, in cui questo stesso professore getta i suoi discorsi in quanto “merce” sul mercato generale. Con ciò si verifica un aumento della ricchezza nazionale, senza contare il piacere personale, come [afferma] un testimonio competente, il professor Roscher, che la composizione del manuale procura al suo stesso autore. Il delinquente produce inoltre tutta la polizia e la giustizia criminale, gli sbirri, i giudici, i boia, i giurati ecc.; e tutte queste differenti branche di attività, che formano altrettante categorie della divisione sociale del lavoro, sviluppano differenti facoltà dello spirito umano, creano nuovi bisogni e nuovi modi di soddisfarli. La sola tortura ha dato occasione alle più ingegnose invenzioni meccaniche e ha impiegato, nella produzione dei suoi strumenti, una massa di onesti artefici. Il delinquente produce un’impressione, sia morale sia tragica, a seconda dei casi, e rende così un “servizio” al moto dei sentimenti morali ed estetici del pubblico. Egli non produce soltanto manuali di diritto criminale, non produce soltanto codici penali, ma anche arte, bella letteratura, romanzi e perfino tragedia, come dimostrano non solo La colpa del Müllner e I masnadieri dello Schiller, ma anche l’Edipo [di Sofocle] e il Riccardo III [di Shakespeare]. Il delinquente rompe la monotonia e la banale sicurezza della vita borghese. Egli preserva cosi questa vita dalla stagnazione e suscita quell’inquieta tensione e quella mobilità, senza la quale anche lo stimolo della concorrenza si smorzerebbe. Egli sprona così le forze produttive. Mentre il delitto sottrae una parte della popolazione in soprannumero al mercato del lavoro, diminuendo in questo modo la concorrenza tra gli operai e impedendo, in una certa misura, la diminuzione del salario al di sotto del minimo indispensabile, la lotta contro il delitto assorbe un’altra parte della stessa popolazione. Il delinquente appare così come uno di quei naturali "elementi di compensazione" che ristabiliscono un giusto livello e che aprono tutta una prospettiva di "utili" generi di occupazione. Le influenze del delinquente sullo sviluppo della forza produttiva possono essere indicate fino nei dettagli. Le serrature sarebbero mai giunte alla loro perfezione attuale se non vi fossero stati ladri? La fabbricazione delle banconote sarebbe mai giunta alla perfezione odierna se non vi fossero stati falsari? Il microscopio avrebbe mai trovato impiego nelle comuni sfere commerciali (vedi il Babbage) senza la frode nel commercio? La chimica pratica non deve forse altrettanto alla falsificazione delle merci e allo sforzo di scoprirla quanto all’onesta sollecitudine per il progresso della produzione? Il delitto, con i mezzi sempre nuovi con cui dà l’assalto alla proprietà, chiama in vita sempre nuovi modi di difesa e così esercita un’influenza altrettanto produttiva quanto quella degli scioperi (‘strikes’) sull’invenzione delle macchine. E abbandoniamo la sfera del delitto privato: senza delitti nazionali sarebbe mai sorto il mercato mondiale? O anche solo le nazioni? E dal tempo di Adamo l’albero del peccato non è forse in pari tempo l’albero della conoscenza? ...

Soccorso rosso proletario arma indispensabile

Soccorso rosso proletario  è l’organismo unitario che da sempre propongono i proletari comunisti marxisti-leninisti-maoisti del nostro paese e in questo quadro svolge una attività incessante di denuncia e partecipazione a tutte le iniziative contro la repressione e sul carcere nel nostro paese

E’ l’unico organismo nel nostro paese che interviene partecipa – con le sue forze ancora modeste – a tutte le iniziative senza settarismo e sempre in prima fila e sopratutto l’unico organismo che porta azione nelle file della classe operaia e delle fabbriche e nel movimento di lotta delle donne proletarie

E’ l’unico organismo, collegato alle lotte rivoluzionarie tutte che si svolgono nel mondo, l’unico ricosciuto dall’india all’america latina, dalle filippine all’africa , all’europa

Solo questa è la strada che permette alla lotta contro la repressione e carcere di essere  di essere parte della marcia della rivoluzione proletaria mondiale, che esige Partito/Fronte Unito/ Forza combattente a livello nazionale e internazionalele

soccorso rosso proletario

giugno 2023

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Dichiarazioni di Anna Beniamino e Alfredo Cospito all’udienza del 19 giugno

Di seguito il testo delle dichiarazioni rilasciate da Anna e da Alfredo all’udienza del 19 giugno 2023 presso il tribunale d’appello di Torino, nell’ambito del processo Scripta Manent in cui entrambi sono stati condannati per istigazione a delinquere per la rivista Croce Nera Anarchica, per vari attacchi a firma FAI, per associazione sovversiva e per strage politica, per l’ordigno alla caserma allievi carabinieri di Fossano del 2006, a firma Fai/Rat. Il 26 giugno 2023, a partire dalle ore 12, ci saranno le repliche e, successivamente, verrà emessa la sentenza. Ricordiamo che il pm ha nuovamente richiesto l’ergastolo e 12 mesi di isolamento diurno per Alfredo e 27 anni e 1 mese per Anna.

Dichiarazione di Anna

Dichiarazione spontanea per udienza 19/06/2023
presso Corte d’Assise d’Appello di Torino

Dopo anni di processo, decine di udienze, non mi stanco di continuar a ribadire quanto dichiarato finora, ad affermare alcune semplici e tautologiche verità, contro l’esercizio del falso perpetrato con metodo scientifico nelle aule di tribunale.
Gli anarchici sono antiautoritari. Gli anarchici non sono stragisti e tanto meno difendono azioni stragiste.
Le stragi che sono state perpetrate in questo Paese sono state il frutto avvelenato dell’intrecciarsi di potere politico ed economico, quanto di più lontano dal pensiero e dalle pratiche antiautoritarie.
Siamo in un processo politico per cui non vale la realtà dei fatti ma la potenza delle suggestioni, tanto più è abnorme ed assiomatica l’accusa, tanto è vanificata la difesa.
Si continua a straparlar di stragi ma quella vera è quella compiuta sulla realtà dei fatti. Vi siete inventati i “capi” anarchici, le “associazioni” funzionanti a singhiozzo o strutturate come scatole cinesi in cui non si capisce neppure più quali siano i contenitori e quali i contenuti, le perizie grafiche “probabilistiche” per attribuire i fatti, l’ultima chicca in ordine di tempo è stata la collusione tra anarchici e mafiosi.
I meccanismi argomentativi nell’attribuzione dei reati e nella creazione di profili biografici ad hoc rendono gli scenari orwelliani qualcosa di squisitamente retrò.
Gli inquisitori mentono sapendo di mentire e facendosi scudo della refrattarietà degli anarchici al mercato della giustizia. Giocano sul fatto che l’etica anarchica non è in vendita al miglior offerente.
La macchina infernale della DNA (Direzione Nazionale Antimafia) diventata DNAA (Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo) ha bisogno di scalpi per macinar consenso e per fortificare l’impalcatura della repressione preventiva: servono nemici interni, non importa se costruiti ad arte con falsità storiche, politiche, fattuali e processuali, se no la macchina rimane senza benzina ed i regimi speciali sguarniti di carne e d’anime.
Oggi è rimasta solo la nostra testa sul piatto, ma non va dimenticato che per anni decine di compagne e compagni sono stati inquisiti e incarcerati in questo ed in procedimenti paralleli che si autoalimentano. Così come è successo per i procedimenti che hanno portato al 41bis per Alfredo Cospito: crollano le impalcature delle operazioni Bialystok e Sibilla, non ci sono capi e istigatori… però il 41bis rimane.
Colgo una tragica ironia in tutto questo: i vari inquisitori si impappinano non conoscendo bene neppure la sostanza dell’accusa, infarciscono le loro carte di palesi falsità e contraddizioni, basta arrivare al risultato. Nulla di strano: è l’etica malata di quest’epoca dove si santifica il profitto assassino e si criminalizza la povertà.

Roma, 19 giugno 2023
Anna Beniamino

Dichiarazione spontanea di Alfredo Cospito per l’udienza 19/06/2023 presso Corte d’Assise d’Appello di Torino

Questa mia dichiarazione è strettamente legata al processo perché entra nel merito del trattamento sanzionatorio che mi avete inflitto. Trattamento sanzionatorio incostituzionale e che contraddice le vostre stesse leggi. Trattamento sanzionatorio il 41 bis che stravolge il senso stesso della mia carcerazione, imponendomi una censura insensata che limita il mio diritto alla difesa.
È evidente a tutti come la mia vicenda processuale sia stata usata come una sorta di clava da una parte politica “il governo” contro un’altra parte politica la cosiddetta “opposizione”. Il mio trasferimento all’ultimo momento da una sezione ad un’altra in previsione dell’arrivo dei parlamentari PD ne è un esempio lampante. Che dimostra come sia stato strumentalizzato il DAP e il 41 bis per fini politici.
Questi fatti sono strettamente legati a questo processo perché sono il prodotto delle dinamiche politiche passate che hanno portato alla nostra accusa e condanna spropositata per strage politica. Il tapparmi ora la bocca, nell’unico momento in cui posso difendermi vorrebbe dire avvallare questa deriva pericolosa e totalitaria. Prima di parlare di Fossano e della cosiddetta “strage” (anche se c’è poco da dire basterebbe guardare le immagini dei danni della tremenda esplosione) per soli due minuti mi toccherà accennare a tre morti di due delle quali in qualche modo sono responsabile, la terza morte quella di Cosimo è avvenuta al centro clinico di Opera, reparto 41 bis.
Sono tutte morti legate alla mia vicenda perché legate all’impunità del regime in cui da un anno mi tocca lottare e sopravvivere per non soccombere. Non posso tacere, lo devo ai condannati a morte rinchiusi in quel centro clinico, lo devo a chi è stato lasciato morire e a chi in questo momento nel carcere di Sassari si sta lasciando morire per far sentire la propria voce. Lo devo a Domenico Porcelli in sciopero della fame da 4 mesi. Al suo fianco i figli e Maria Pintus il suo avvocato. A sostenerlo sono quei pochi rivoluzionari anarchici, comunisti e indipendentisti sardi che a costo di galera e repressione si battono contro il 41 bis.
Domenico per lo stato è un mafioso quindi indifendibile carne da macello, per lui la costituzione non vale. Per lui nessuna stucchevole passerella di politici, nessuna attenzione dei media. Ne sono certo Domenico non farà notizia neanche da morto. Come d’altronde è già successo a due poveri cristi morti uno dietro l’altro di sciopero della fame nel carcere di Augusta. E di cui mi sento responsabile, perché influenzati dalla canea mediatica che ha seguito il mio sciopero hanno azzardato scivolando velocemente verso la morte.
Le loro morti non hanno destato alcuno scalpore, un silenzio complice ed osceno le ha avvolte. Uno di loro era un cittadino russo e chiedeva semplicemente di essere rimpatriato. Immaginate cosa sarebbe successo se a morire di fame in un carcere russo fosse stato un italiano…associazioni umanitarie e media avrebbe scatenato il finimondo. Invece la sua morte è passata inosservata, l’indifferenza è stata totale, rivelando la faccia ipocrita, razzista, imperialista dell’occidente. La faccia ipocrita dello stesso stato etico che per tenere nascoste sue vecchie complicità mantiene in piedi il baraccone degli orrori del 41 bis. Un segreto di pulcinella che sono 30 anni che resiste, che nessuno ha il coraggio di affrontare, chi tocca muore …e che finirà nella volontà di chi l’ha ideato solo quando l’ultimo testimone di quell’accordo fra stato e mafia sarà morto e seppellito tra queste mura.
Certe volte ho il dubbio che è il sistema stesso che voglia essere raccontato, perché altrimenti trasferirmi ad Opera in quello che Nordio ha avuto il coraggio di definire come una struttura medica di eccellenza. Un caotico e mortale baraccone dove vecchi e moribondi vengono parcheggiati in solitudine in attesa della morte. In questa sottospecie di manicomio nei corridoi piove, l’estate si muore dal caldo, l’aria condizionata non funziona, l’inverno si muore dal freddo. Alle finestre bocche di lupo, scarafaggi, formiche, zanzare impazzano tormentando persone allettate, paralizzate, anziani, moribondi, ciechi.
Tra il giugno e l’ottobre del 2022 in un centro clinico che può “ospitare” 12 persone in 6 non ce l’hanno fatta, non sono sopravvissuti. Se si è fortunati qualche giorno od ora prima dalla morte si viene traferiti in ospedale dove il trattamento è più umano, ma dove si muore sempre tra estranei senza l’affetto dei propri cari. Tutto è sulle spalle dei ragazzi e delle ragazze che si occupano di pulire e si arrabattano tra pannoloni e medicinali, e gli infermieri-e che cercano di fare del loro meglio ma sono in pochi. La dottoressa responsabile scarica la propria responsabilità sugli infermieri, dandosi spesso per malata cosa abbastanza imbarazzante. Naturalmente parlando di detenuti in situazioni sanitarie precarie dove basta essere trascurati un tantino in più per vederti scivolare verso la morte, le obiezioni da parte dei malati scarseggiano. Ma qualche detenuto impavido ha protestato ed i tribunali gli hanno dato ragione, ma parlando di 41 bis, di un mondo a parte e di figli di un dio minore tutto è rimasto invariato.
Nessuno dovrebbe morire isolato in una cella, sotto l’occhio freddo di una telecamera che lo filma in stanza 24 ore su 24. Come è successo nel giugno del 2022 a Cosimo Di Lauro. Questo detenuto è morto di inedia, non era in sciopero della fame, semplicemente aveva smesso di bere e mangiare, secondo le testimonianze che ho ascoltato, e non solo da detenuti, “non ci stava con la testa”. Una mattina la guardia lo trova morto, monitorato in cella da una telecamera, la sua agonia filmata, senza che nessuno muovesse un dito. Di Lauro non arrivò mai in ospedale, al contrario del sottoscritto trasportato in ospedale al minimo accenno di malore anche se non in pericolo immediato di vita. Cosimo un semplice “mafioso” ed in più non in grado di ragionare e di far valere i propri diritti venne lasciato morire. Venne aperta un’indagine, vennero prese delle testimonianze anche quelle di un coraggioso detenuto, ma tutto venne insabbiato, fino ad oggi almeno…..
Quante cose ho visto in questo mio anno di 41 bis. Non sono solo le morti ad essere insabbiate ma può capitare che il 41 bis sia strumentalizzato per altri fini. E questo uso “improprio” insabbiato. Ad essere insabbiato il fin troppo chiaro uso del DAP da parte del governo per dare addosso alla cosiddetta “opposizione”. Sto parlando della passerella dei deputati del PD a Sassari e l’uso strumentale da parte del governo delle informative del DAP che mi riguardavano per dare addosso al PD. Per capirci la stupida
piazzata di Fratelli D’italia in parlamento E’ indicativo il mio trasferimento appena qualche giorno prima dell’arrivo dei parlamentari (di cui sono certo, il governo era a conoscenza) da una sezione “tranquilla” in cui passavo le giornate in solitudine in una sezione dove nell’ottica distorta del DAP vi erano i pezzi “grossi” di Sassari, i cosiddetti boss. Che detto tra parentesi hanno fatto di tutto per convincermi a smettere lo sciopero, e che poi sono stati messi alla gogna mediatica per colpa mia. Nessuno mi toglierà dalla testa che il DAP sia stato “ispirato” dal governo. Appena dopo la visita dei parlamentari la sezione fu smembrata ed io trasferito ad Opera.
Quante ingenue trappole mi sono state tese che poi regolarmente si sono ritorte contro il sistema stesso. Sequestro di appunti processuali trasformati in pizzini, l’accusa ridicola di un’alleanza fra mafia e anarchici, l’accusa surreale di aver fatto finta di fare lo sciopero.
La convinzione che mi sono fatto in questo anno è che il 41 bis non abbia il reale obiettivo di spezzare il fenomeno delle organizzazioni criminali. Ma mettere il bavaglio ad una generazione di mafiosi, che lo stato 30 anni fa ha usato e poi tradito. Rinchiudendoli qui dentro fino alla morte che gli tapperà la bocca per sempre, e questo per la paura che una volta fuori i segreti oscuri della repubblica possano essere svelati.
Questo è come dicevo il segreto di pulcinella che sta dietro l’intoccabilità di questo regime.
Il 41 bis verrà tolto, quando l’ultimo testimone scomodo di quell’epoca sarà morto. Questo naturalmente se non verrà esteso al resto del cosiddetto “sistema giustizia”, la barbarie tende a dilagare, e può sfuggire di mano. Tra mafia e stato molte similitudini, volontà egemonica, monopolio della violenza, gerarchia, autoritarismo. Ma poi una volta qui dentro mi sono reso conto che oltre a queste caratteristiche comuni indubbie si aggiunge una sorta di “peccato originale” che abbisogna di un sistema liberticida come il 41 bis per tenere insieme i cocci, senza il quale il sistema nel suo complesso si sfalderebbe. Consiste proprio in questo l’intoccabilità del 41 bis, il suo essere diventato il punto nevralgico di tutto il sistema democratico totalitario, la vera faccia della repubblica italiana.
Per il resto che dire….nulla è cambiato, le foto dei miei genitori sequestrate un anno fa qui a Sassari, e restituite col timbro della censura al mio arrivo ad Opera, di nuovo trattenute al mio arrivo a Sassari. Niente musica, la mia richiesta di comprare un lettore cd rigettata dalla direzione del carcere. A quanto pare libri e musica continuano ad essere visti dal DAP come qualcosa di sovversivo ed in fondo non hanno tutti i torti.
Da quando sono al 41 bis non tocco un filo d’erba, un albero, un fiore solo cemento, sbarre e tv. Negli ultimi mesi con grande fatica sono riuscito a comprare un solo libro, e solo perché di me parlavano i media. I colloqui una sola volta al mese col vetro e con la voce metallica dei citofoni. Le mie sorelle e mio fratello che sono gli unici che possono venire a trovarmi vengono al loro arrivo incerottati sui tatuaggi e sugli orecchini, perché potrebbero comunicare messaggi criptici attraverso i disegni tatuati.
Comunque queste mie rimostranze diventano ridicole, dopo quello che ho visto al centro clinico di Opera.
Ho visto con i miei occhi lo stato che si pretende etico applicare la legge della ritorsione su vecchi e malati, inermi e semi infermi di mente.
La mia richiesta ingenua di libri, musica, periodi anarchici, scientifici, storici ed un prato dove correre e di qualche albero diventa risibile quasi stucchevole. Me ne rendo conto.

Abolire il 41 bis
Grazie compagni e compagne
Sempre per l’anarchia

19 giugno a Milano, la giornata di solidarietà con i prigionieri politici in Italia e nel mondo e contro la repressione delle lotte dei lavoratori e dei movimenti del governo fascista Meloni

Questa battaglia che riguarda tutti è stata portata nel quartiere  tra i proletari alla fermata della metropolitana Pasteur, nei pressi della piazzetta di via dei Transiti, stretta fra via Padova e viale Monza.“L’unica iniziativa non virtuale limitata a comunicati internet che è stata messa in campo” come diceva un compagno che ha partecipato, un dato della situazione da superare con la critica/lotta a posizioni e prassi autoreferenziali,

ma che rimane un problema di tutte le realtà politiche, sindacali e sociali che da un lato vengono colpite dalla repressione ma non scendono in campo per unirsi in un fronte comune necessario per rispondere a questo aspetto della politica del governo.

La repressione non potrà che aumentare con il governo fascista Meloni proprio perché all’interno la reazionarizzazione moderno fascista dello Stato imperialista italiano è la strada che la guerra inter imperialista rende necessario per continuare a schiacciare i proletari.E in questo quadro tutto quello che contrasta o appare alla borghesia  e ai padroni come messa in discussione dei suoi interessi è da criminalizzare e reprimere con l’uso della forza dello Stato, ma proprio questo dimostra che la lotta e il fronte contro la repressione sono parte della rivoluzione per abbatterlo.

Serve passare dalle condizioni oggettive a quelle soggettive.

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Segue il volantino diffuso, le foto iniziativa, intervento finale https://drive.google.com/file/d/1fs4GI5AScropYRyvgLc9s52A459US_km/view?usp=drivesdk

19 GIUGNO 2023

Nella giornata che ricorda, 1986, il massacro di 300 prigionieri politici comunisti nelle carceri peruviane, dopo una eroica resistenza, che è diventata una giornata internazionale di solidarietà con tutti i prigionieri comunisti e rivoluzionari in tutto il mondo,

siamo qui per unirci alla campagna per la liberazione di G.H. Abdallah, da più di 39 anni nelle carceri di Francia, per essere un Rivoluzionario della causa del popolo PalestinesePer la liberazione dei prigionieri politici in India che combattono una guerra popolare per liberare le masse indiane dall’oppressione dell’imperialismo e del governo fascista/hindutva di Modi

Per la liberazione dei prigionieri politici, dalla Turchia all’Iran e in tutto il mondo, contro regimi fascio/integralisti e l’oppressione dei popoli

Per la libertà di Alfredo Cospito e i prigionieri politici di parte proletaria, sottoposti a regime di carcere duro al solo scopo di annientarne la propria identità rivoluzionaria

Siamo qui a denunciare le violenze dentro le carceri, come a Santa Maria Capua Vetere, dove gli autori rimangono impuniti

Così come le violenze nel commissariato di Verona, dove si sono consumate violenze in stile fascista ad opera degli uomini in divisa, che non solo non vengono punite ma sono legittimate dal governo Meloni, governo di fascisti che fanno i fascisti, e che nel suo procedere verso un intervento diretto nella guerra in Ucraina, sta militarizzando l’intero sistema sociale

col suo ministro Nordio mette mano alla riforma della giustizia per zittire la magistratura, mettere il bavaglio all’informazione, per rendere legge la santificazione dell’ingiustizia, ovvero che sia garantista per politici, sindaci corrotti, mafiosi, finanzieri, padroni, e forcaiola per i poveri le masse popolari e per chiunque incappi nella loro giustizia

siamo qui per solidarizzare e denunciare la repressione contro i lavoratori, che lottano contro lo sfruttamento selvaggio, nei magazzini di Mondo Convenienza di Campi Bisenzio, sgomberati violentemente da poliziotti e carabinieri per difendere gli interessi dei padroni o i disoccupati di Napoli che anziché lavoro ricevono cariche e denunce

contro la repressione dei movimenti di lotta dei giovani contro la scuola-azienda, la devastazione climatica dell’ambiente, contro gli sgomberi per il  diritto alla casa.

contro il razzismo che fa morire in mare bambini, donne e uomini che scappano da miseria e guerra che la politica di rapina e oppressione dei governi imperialisti gli portato a casa loroSiamo qui per dire Basta razzismo Basta Morti in mare documenti e permesso di soggiorno per tutti,  libertà di circolazione NoCPR galere per i proletari immigrati.

La lotta contro la repressione ci riguarda tutti perché è il segno che questo sistema capitalista morente  è come una bestia ferita che è pronta a mostrare i suoi artigli più feroci per difendere fino in fondo il profitto di pochi padroni e usare la forza armata dello stato per tenere schiacciato la maggioranza sfruttata.

Per questo dobbiamo unirci e lottare contro la repressione ma come parte della rivoluzione che è l’unica soluzione per i proletari e le masse popolari.

Carcere di Pavia, denudati e picchiati dalle guardie, in 98 verranno invece processati per devastazione e saccheggio

Nessuna descrizione della foto disponibile.
La procura vuole processarli con l’accusa di devastazione e saccheggio. Visto il numero di imputati, l’udienza si terrà alla sala dell’Annunciata il 26 ottobre.
Rischiano dagli 8 ai 15 anni di carcere per l’accusa di avere messo a ferro e fuoco il carcere di Torre del Gallo a Pavia la sera dell’8 marzo del 2020. La procura vuole il processo per 98 detenuti che secondo le indagini avrebbero partecipato alla rivolta: devono rispondere del reato di devastazione e saccheggio.
I disordini scoppiarono dopo quanto accaduto anche in altre carceri italiane, per protestare contro le condizioni vissute dai detenuti durante l’emergenza Coronavirus e contro il blocco dei colloqui.
La rivolta scoppiata nella casa circondariale di Pavia provocò danni per circa un milione di euro tra materassi e arredi incendiati e porte distrutte. Il giorno dopo la rivolta i detenuti furono picchiati dalle guardie della polizia penitenziaria come rappresaglia e successivamente denunciarono, con un esposto alla Procura della Repubblica, i pestaggi subiti e le umiliazioni (un recluso sostenne anche di essere stato denudato prima del pestaggio). Ma di quell’esposto non si sa più nulla, mentre procede spedita la rappresaglia della giustizia dei potenti

Intervento di Soccorso Rosso Proletario Italia alla manifestazione di Parigi per Georges Ibrahim Abdallah

Compagne e compagni, un saluto rosso!

Sono venuto dall’Italia e parlo a nome del Soccorso Rosso Proletario.

Non parlo bene francese e sono riuscito a scrivere una dichiarazione nella vostra lingua ma comunque non posso far mancare qui la voce delle compagne e compagni che anche Italia sostengono Georges Ibrahim Abdlallah e lottano per la sua liberazione.

Questa manifestazione avviene alla vigilia del 19 Giungo, la giornata dell’eroismo, una giornata molto importante per noi, per i prigionieri politici rivoluzionari in tutto il mondo e quanti li difendono, per i comunisti.
E questa manifestazione avviene anche nell’anno in cui nel nostro paese l’esempio di lotta di un altro prigioniero politico rivoluzionario, Alfredo Cospito, ha ispirato una forte campagna. Una campagna che per mesi è riuscita rendere chiaro quali erano i due fronti dello scontro: da una parte un governo fascista e il suo Stato di polizia, dall’altra l’opposizione antagonista, comunista rivoluzionaria, a cui anche lo stesso Geoges Abdallah, come sempre, non ha fatto mancare il suo appoggio internazionalista.

Ebbene, noi crediamo che nella lotta, nella determinazione, nello spirito di combattimento che neanche decenni di detenzione o il carcere tortura riescono a piegare di prigionieri come Georges o Alfredo, al di là delle differenze ideologiche, politiche e strategiche, viva oggi il senso della giornata del 19 Giugno.

L’eroismo dei prigionieri di guerra del Partito Comunista del Perù che nel 1986 hanno plasmato questa giornata nei carceri di El Callao ed El Fronton, combattendo fino a essere massacrati a centinaia per difendere le “luminose trincee di combattimento” in cui avevano trasformato le celle in cui erano rinchiusi.

Per questo per noi di SRP è prima di tutto importante unire le file della classe proletaria, quella che ha generato. e per cui i prigionieri continuano a combattere anche nella loro condizione, la nostra battaglia a difesa dei prigionieri politici, contro il carcere che assassina e tortura, contro la repressione su chi lotta per una società che lo abolisca.

Concludo, con l’impegno a riportare ai compagni in Italia il messaggio principale di questa manifestazione:

– quali che siano le vostre leggi, i popoli hanno diritto a resistere e ribellarsi!
– per quanto lunghe le condanne dei vostri tribunali e inumane le vostre prigioni, non piegherete mai la resistenza dei nostri compagni né la nostra lotta per liberarli
 
Libertà per Georges Ibrahim Abdallah!
Libertà per tutti compagni prigionieri nel mondo!
No al carcere che tortura e assassina!
Viva la solidarietà internazionale!

19 Giugno a Taranto contro repressione, carcere, in difesa dei prigionieri politici

19 Giugno a Taranto, giornata di mobilitazione e controinformazione.

Al mattino davanti al Tribunale contro la riforma reazionaria e berlusconiana di Nordio/Meloni. Nel pomeriggio al carcere, la sera in piazza immacolata.

Di seguito la trascrizione della controinformazione rossoperaia del 19 giugno, dal blog Proletari Comunisti:

Oggi è il 19 giugno e non facciamo una trasmissione per parlare delle cose che sono nelle prime pagine dei giornali – queste cose sui giornali in generale non li troverete – parliamo delle prigioni, di prigionieri politici, della repressione, tutte cose che raramente appaiono sui giornali. E lo facciamo in una giornata che i comunisti e le organizzazioni rivoluzionarie di tutti le parti del mondo considerano una giornata internazionale contro la repressione, contro i massacri dei prigionieri e, soprattutto, a sostegno delle lotte che anche nelle prigioni i prigionieri fanno e le fanno come parte del movimento dei proletari, dei popoli e delle lotte dei lavoratori che, quando mettono in discussione lo Stato o hanno la volontà di andare oltre questo sistema, combatterlo e rovesciarlo con le armi – in tante parti del mondo perché è indispensabile e in altre perché è necessario – finiscono in prigione.

Il 19 giugno dell’86 nelle prigioni peruviane i prigionieri politici appartenenti e sostenitori del Partito Comunista del Perù, conosciuto all’epoca come “Sendero luminoso”, svilupparono una grande rivolta per affermare che le prigioni non potevano fermare la guerra del popolo, la lotta di liberazione, l’aspirazione a una società contro l’imperialismo e le borghesia ad esso asservite, una società comunista che desse la terra, il lavoro, una società in cui gli operai e i contadini fossero al potere.

In queste prigioni i prigionieri politici avevano organizzato la loro vita per mantenere alta la dignità e la bandiera del loro partito e della loro ideologia, il marxismo leninismo maoismo, applicato alla realtà peruviana dal Presidente Gonzalo, leader di questo partito e di questa lotta rivoluzionaria, di questa guerra di popolo.

Contro questi prigionieri fu scatenata un’atroce repressione che non si limitò ai normali massacri nelle carceri che sono avvenuti anche in tanti altri carceri nel mondo ma proprio una guerra contro il carcere che era passato nelle mani dei prigionieri politici.

Furono usate le bombe, il carcere fu bombardato per mettere fine alla ribellione dei prigionieri politici. Ma i prigionieri politici opposero una resistenza eroica.

Per questo questa giornata è anche la giornata dell’eroismo in cui tutte le lotte dei prigionieri politici assumono il volto di coloro che, in nome della battaglia storica che stanno conducendo per la liberazione degli sfruttati e degli oppressi, dicono chiaro che la morte non li può fermare come non può fermare le rivoluzioni dei popoli che l’hanno generata.

Il giorno dell’eroismo viene celebrato – oltre che ricordato – dai comunisti marxisti leninisti maoisti del mondo e da tanti rivoluzionari come resistenza eroica che interpreta storicamente la funzione dei prigionieri politici di essere una parte del proletariato e del popolo in lotta per la rivoluzione.

Onore ai prigionieri politici caduti nelle carceri peruviane nel 1986!

Onore a tutti i prigionieri che resistono e lottano!

E’ stato un esempio di resistenza eroica anche la battaglia di Alfredo Cospito nelle carceri che ha messo in discussione la sua vita per tanti mesi per attirare l’attenzione non solo sulla sua ingiusta detenzione nel 41bis ma sull’orrore del carcere tortura, del carcere assassino per tutti i detenuti politici, dicendo al potere che la repressione non può fermare né la sua lotta e né la lotta nelle carceri.

Un grande esempio di questa resistenza e lotta è quella da oltre 30 anni del prigioniero politico rivoluzionario George Ibrahim Abdallah.

George Abdallah è in carcere da più di 30 anni, nonostante abbia scontato perfino tutta la sua pena, per aver sviluppato la lotta armata a fianco del popolo palestinese, nel quadro del battaglia rivoluzionaria in tutto il Medio Oriente e nel mondo arabo. George Ibrahim Abdallah non ha mai accettato né la resa né tantomeno alcun tipo di dissociazione. Ha continuato dal carcere a far sentire la sua voce alla lotta dei proletari e dei popoli in tutte le arene del mondo, in primis PalestinaMedio Oriente, ma ha esteso costantemente il suo messaggio e ne ha fatto una bandiera. Una bandiera che è stata raccolta dalle associazioni dei prigionieri di tutto il mondo: da Soccorso rosso internazionale, da Soccorso rosso proletario nel nostro paese, e che in questa giornata del 19 giugno partecipano alla manifestazione di Parigi. Una manifestazione per rivendicare con forza la liberazione di George Abdallah, da sempre un combattente per la liberazione di una Palestina libera dall’occupazione sionista israeliana al servizio dell’imperialismo; un rivoluzionario il cui sostegno alle lotte dei popoli contro l’imperialismo e il capitalismo, contro il fascismo e tutte le forme di reazione, resta incrollabile, ed è importante che questo prigioniero politico sia sostenuto in tanti paesi del mondo, compreso il nostro.

Questa battaglia sarà presente il1 9 giugno a Milano a Taranto a Palermo ad opera di Soccorso Rosso Proletario/ – e organizzaazioni aderenti e sostenitrici Slai cobas per il sindacato di classe e proletari comunisti – per dare un’informazione alle masse, in questa battaglia di grande valore.

Il movimento di solidarietà a suo favore, di rispetto per il suo impegno, la sua resistenza, di sostegno alla sua visione del mondo, di rabbia per l’ergastolo che sconta da più di 30 anni, continua a crescere giorno dopo giorno. Manifestazioni si sono tenute a Parigi e in altre città e altre continueranno a tenersi, esse hanno lo scopo di sostenere George e la battaglia generale dei prigionieri politici nel mondo dei proletari, rivoluzionari, marxisti, comunisti, anarchici…, e allo stesso tempo dare lustro e valore alle lotte dei popoli che le hanno generate, per far sì che avanzi la lotta dei popoli, avanzi la lotta del popolo palestinese innanzitutto per la liberazione.

Dice George Abdallah: “sapere che siete uniti mi dà una grande forza e mi scalda il cuore. Chiunque siano coloro che guardano e spiano questo incontro possono pensare che non è importante, invece il calore della vostra mobilitazione e l’entusiasmo del vostro impegno attraversano questi muri abominevoli, questi fili spinati e torri di guardia, trafiggono la morte quotidiana delle celle e ci danno uno scorcio di vittoria all’orizzonte”.

È una sfida questa manifestazione e questo movimento per George Ibrahim Abdallah. Imperialismo, governi, stampa lo vogliono mettere a tacere, cancellare, per seppellirlo nel carcere e farne un simbolo in negativo che chi si ribella nelle carceri dovrà passare tanti anni e lì dovrà morire.

E’ anche il tipo di messaggio che sta sviluppando Alfredo Cospito nel nostro paese, in cui proprio in questa giornata va il nostro abbraccio, la nostra solidarietà, la nostra vicinanza e la nostra affermazione che la battaglia di Alfredo continua contro il carcere tortura, contro il carcere assassino, contro l’ergastolo ostativo a difesa dei prigionieri politici rivoluzionari, a difesa di tutti coloro che non si arrendono e dicono che il mondo non può essere dei mostri al potere e del sistema al potere, ma il mondo è dei popoli e di coloro che lottano per la sua liberazione.

Libertà per George Ibrahim Abdallah, che sia l’anno della sua liberazione!

Fuori Alfredo Cospito dal 41bis!

Basta col carcere tortura e col carcere assassino!

Trasformare la lotta dei prigionieri in una lotta rivoluzionaria, essa è parte della lotta della classe operaia, dei proletari e di tutti gli oppositori politici e sociali di questo paese!

Questa lotta è indissolubile dalla lotta quotidiana che facciamo per difendere le condizioni di vita e di lavoro. Lotta quotidiana che d’altra parte lo Stato reprime, considerandola illegale e terrorista.

In questa giornata rilanciamo la massima solidarietà agli operai e ai lavoratori di ‘Mondo Convenienza’ che da giorni stanno scioperando perché costretti a lavorare con quei contratti che producono il cosiddetto lavoro povero: contratto di pulizie multiservizi, con turni tra le 10 e 14 ore al giorno per sei giorni a settimana, con straordinari non pagati, in un meccanismo di appalti e subappalti che ha il solo scopo di abbassare il costo del lavoro e spremere chi si spacca la schiena per lavori veramente faticosi, a livello di schiavismo, con problemi per la salute e la sicurezza.

Ebbene rispetto a questi padroni aguzzini e al sistema delle cooperative, alle grandi catene commerciali che ne sono i beneficiari, questa lotta ha ottenuto, non che venissero accolte le richieste dei lavoratori, ma la violenza poliziesca, cariche poliziesche, organizzazioni del crumiraggio, tentativo di investirne qualcuno che stava ai cancelli con il camion, come era già avvenuto a Novara con la morte di Adil, un’avanguardia dei lavoratori della logistica che è morto investito dal camion di un crumiro.

La repressione contro le lotte operaie non è soltanto le cariche poliziesche, sono i licenziamenti, i provvedimenti repressivi, sono le persecuzioni, sono le discriminazioni, tante quelle che colpiscono le donne sul lavoro e il ricatto continuo.

Abbiamo avuto grandi e piccoli episodi di repressione antioperaia per costringere gli operai e i lavoratori che lottano a piegare la testa, a stare allineati e coperti, ad accettare lo sfruttamento, i bassi salari, la perdita del lavoro, la precarietà, lo schiavismo, a stare uniti e compatti con i sindacati confederali complici dei padroni, a non mettere in discussione le norme anti sciopero e le cosiddette normative che mettono i lavoratori spesso in condizioni di non poter difendere i loro diritti.

La repressione sul posto di lavoro, la repressione che porta compagni nelle carceri in Italia, nel mondo, sono la stessa cosa, sono l’arma che usano i padroni del mondo, la borghesia imperialista, le borghesie dei diversi paesi, i regimi reazionari, fascisti e dittatoriali che stanno in tutte le parti del mondo, che usano la violenza di Stato, il carcere, la repressione, per impedire e fermare le lotte e, soprattutto, per impedire che diventino movimenti rivoluzionari che mettano in discussione il potere politico dei padroni e il sistema sociale capitalista e imperialista.

In questa giornata del 19 giugno essere solidali contro la repressione, essere solidali con i prigionieri, significa unirsi all’avanguardia di combattimento della nostra classe e dare un messaggio a tutti che noi dobbiamo essere uniti, se toccano uno toccano tutti e, se toccano tutti, tutti ci dobbiamo mobilitare, perché dal modo come rispondiamo alla repressione dipende anche la conquista reale dei nostri diritti sul salario, sui posti di lavoro, nel territorio e dipende l’accumulazione della nostra forza per mettere in discussione tutto: la politica economica dei governi, l’azione e i piani dei padroni.

In questo senso il 19 giugno è una giornata importante, e quando il 19 giugno compagni ed energie impegnate innanzitutto nel carcerario, si mobilitano in solidarietà con i detenuti e contro la repressione di tutti, allora significa che qualcosa c’è, che una vera opposizione sta nascendo, che ci sono le forze che stanno nascendo, che oggi sono minoritarie ma verso cui noi lavoriamo perché diventino maggioritarie.

Certo il carcere non è fatto solo di prigionieri politici, il carcere è fatto di tanta gente che viene trattata come “pezze da piedi”, e tenuta in condizioni invivibili. Ma quello che più che più scandaloso è che si fa tanta retorica su queste condizioni invivibili ma nessuna soluzione, neanche elementare, si dà al sovraffollamento, alla mancanza di assistenza sanitaria. Si rende il carcere un vero sistema a sé, dove comandano solo chi ha un certo potere delegato alle guardie carcerarie, e quindi si creano situazioni inaccettabili, bestialità e orrore. Condizioni che portano detenuti a suicidarsi.

E chiudiamo con l’esempio del carcere di Taranto. Il 16 giugno i giornali locali riportavano l’ennesimo suicidio nel carcere e, nello stesso tempo, l’inizio di un processo contro i detenuti. 5 di loro rischiano il processo per la rivolta che è scoppiata il 5 dicembre del 2021, contro cui la Procura contesta il reato di devastazione. I detenuti che non ne possono più e si ribellano; per questo subiscono altri processi, vengono accusati di devastazione, quando la loro vita viene devastata quotidianamente in queste carceri. E’ quello che succede a tanti detenuti che alzano la testa, soprattutto quando sono immigrati.

Ma per questa “giustizia” loro hanno devastato, loro sono i colpevoli, devono essere condannati ancora più pesantemente, mentre chi vive in queste condizioni e arriva ad uccidersi, dando anche un grande dispiacere ai propri familiari, non ha nessun diritto, non ha mai giustizia. Perché la giustizia non è giusta, la giustizia è nelle mani degli aguzzini come i poliziotti di Verona, aguzzini come quelle guardie carcerarie che, altro che lamentarsi, sono loro spesso responsabili di aggravare quelle condizioni invivibili che già esistono e che dentro il carcere trasformano la vita dei detenuti in una vita impossibile.

La condizione detenuti non può apparire solo quando uno di essi, l’anarchico Alfredo Cospito, mette in discussione la sua vita con uno sciopero della fame per diversi mesi. Ci deve essere l’attenzione quotidiana, deve essere parte di un’organizzazione che difende gli interessi dei proletari e delle masse e che combatte per i diritti civili e le ingiustizie. Praticamente di tutte le organizzazioni. Ma questo ancora non avviene.

Per questo il 19 giugno è anche un appello: difendiamo i prigionieri politici, difendiamo la condizione di vita dei detenuti, combattiamo il carcere-tortura, il carcere che uccide, come parte di una lotta per una società senza carceri, una società senza sfruttamento, senza oppressione, miseria, disoccupazione.