Liberare Anan, liberare la Palestina! Presidio al Carcere di Melfi lunedì 13 Ottobre

Il prigioniero politico Anan Yaeesh, in custodia cautelare presso la casa circondariale di Melfi, è un partigiano palestinese in sciopero della fame dal 4 Ottobre. Sciopero iniziato in coincidenza e in solidarietà con la potente mobilitazione popolare sfociata nell’oceanica manifestazione per la Palestina libera e per reclamare la fine del genocidio in atto a Gaza e in Cisgiordania. Trasferito senza motivazioni dalla sezione di alta sicurezza del carcere di Terni a quella di Melfi, ad Anan vengono di fatto recisi i punti di riferimento consolidati in quasi due anni di ingiusta detenzione, rendendo ancora più difficili, per motivi logistici, i colloqui e gli incontri con gli avvocati, il personale medico esterno al carcere e persone terze autorizzate ai colloqui. Ciò va ad aggravare ulteriormente la sua condizione sia sul piano difensivo, sia su quello sanitario ed affettivo, in un momento cruciale del processo che lo vede imputato.per 270bis c.p. a causa del suo sostegno, mai rinnegato, alla Resistenza di Tulkarem (Cisgiordania). Un processo, quello di L’Aquila, già segnato da gravi limitazioni del diritto alla difesa e da ricorrenti ingerenze dei servizi segreti israeliani, che rende ancora più allarmante il clima intorno a questa vicenda giudiziaria.

Come perseguitato politico Anan ha ottenuto, nel 2019, la protezione speciale dallo Stato italiano, ma a gennaio 2024 è stato arrestato per essere estradato in Israele. L’attenzione sollevata sul caso, anche alla luce del genocidio in corso a Gaza, le mobilitazioni che ne sono seguite e soprattutto le relazioni di associazioni come Amnesty International e Human Rights Watch sulle torture sistematiche e le uccisioni dei prigionieri palestinesi deportati nelle carceri israeliane e sottoposti a legge marziale, hanno fatto sì che quella procedura estradizionale non venisse occultata dalla propaganda sionista e si concludesse, almeno in prima battuta, con la dichiarazione di inestradabilità di Anan da parte della Corte di Appello dell’Aquila a marzo 2024. Alla vigilia di quella udienza però, Anan è stato nuovamente arrestato per “associazione terroristica anche internazionale”, coinvolgendo altri due palestinesi suoi amici, Ali Irar e Mansour Doghmosh, rilasciati per mancanza di elementi probatori 6 mesi dopo e tuttavia anch’essi sotto processo per sostenere l’impianto accusatorio. Un impianto basato essenzialmente sulle tesi di Tel Aviv, e ci è mancato poco che venissero ammessi al processo 15 verbali di interrogatori condotti su prigionieri palestinesi dallo Shin Bet (i famigerati servizi segreti israeliani) e dalla polizia israeliana; ma tutt’ora sussiste il pericolo che i vertici politici e giudiziari italiani cedano alla richiesta di Israele, che vuole la testa di Anan.

Riteniamo assurdo, anticostituzionale e contrario alle norme del diritto internazionale, che il diritto di resistenza sia trattato come “terrorismo”, sulla base di accuse formulate dagli organi operativi di uno stato sionista occupante come Israele, il cui governo ed il cui esercito sono condannati dalla Corte Internazionale di Giustizia e suoi esponenti di primo piano sono ricercati dalla Corte Penale Internazionale per genocidio! E’ come se l’ex Presidente della Repubblica italiana Pertini, da esule partigiano, fosse stato consegnato ai nazifascisti sulla base di dichiarazioni estorte in via Tasso. Anan è allo stesso tempo testimonianza vivente della violenza genocida coloniale (nel suo corpo ci sono undici proiettili e quaranta schegge, non gli è stata risparmiata la frantumazione di alcun osso) e della servile logica del doppio standard con cui gli stati “amici” di Israele trattano il diritto internazionale (vedi i reiterati atti di abuso e di pirateria nei confronti degli stessi membri della Global Sumud Flotilla). La storia ha finora dimostrato che la Resistenza non si processa.

Per far sentire la nostra voce solidale ad Anan e per rafforzare il contributo culturale, politico, sociale, per la conquista del sacrosanto diritto alla terra, al cibo, all’acqua, alla vita, alla libertà del popolo palestinese, invitiamo a partecipare al presidio sotto il carcere di Melfi, in via Lecce snc, a partire dalle ore 15,30 di lunedì 13 Ottobre.

Reti per la Palestina di Basilicata

Potenza, li 10 Ottobre 2025

Anan Yaeesh è in sciopero della fame

Dal 4 ottobre Anan Yaeesh è entrato in sciopero della fame in solidarietà alle mobilitazioni per la Palestina che in queste settimane hanno attraversato l’Italia.

La scelta del giorno non è casuale, come probabilmente non lo è stata quella di trasferirlo lontano da Roma, dove risiedono i suoi difensori, e da L’Aquila, dove si svolge il processo, proprio a ridosso della grande manifestazione nazionale a Roma, quando oltre un milione di persone sono scese in piazza contro il genocidio del popolo palestinese e la complicità del governo italiano nell’occupazione israeliana e nei crimini sionisti.

Ma Anan è sceso in sciopero anche per rivendicare i propri diritti violati, in quanto perseguitato politico palestinese detenuto in una prigione italiana.

Sottoposto a un arresto e a un processo illegittimi, in uno Stato che si dichiara sovrano, ma affida anche la giustizia ai servizi segreti di un governo sotto accusa internazionale per crimini contro l’umanità, da quasi 2 settimane Anan è stato trasferito al carcere di Melfi come misura punitiva per i presidi di solidarietà organizzati davanti al carcere di Terni. Questo trasferimento, oltre a minare pesantemente il suo diritto alla difesa, mira ad isolarlo, umiliarlo, spezzarne la resistenza e l’identità palestinese.

Anan di fatto è già in isolamento nel carcere di Melfi; il cibo fornito dal carcere è estremamente scarso e privo di frutta e verdura, se i detenuti vogliono più cibo, o cibo più ricco devono comprarselo. Il cibo palestinese non è ammesso, neanche tramite pacchi, e hanno sequestrato quasi tutto ad Anan, anche le penne per scrivere.

Delle altre privazioni subite in seguito al suo trasferimento a Melfi se ne è già parlato in un precedente comunicato del soccorso rosso proletario.

Quello che ora ci preme rilanciare è una risposta solidale e di massa alla lotta di un resistente palestinese che continua a combattere contro l’ingiustizia.

Di seguito il comunicato del Comitato Free Anan:

ANAN YAEESH IN SCIOPERO DELLA FAME

IN SOLIDARIETÀ CON LE MOBILITAZIONI PER LA PALESTINA E PER DENUNCIARE LE VIOLAZIONI DEI SUOI ​​DIRITTI

Sabato 4 ottobre 2025, il prigioniero politico palestinese Anan Yaeesh è entrato in sciopero della fame. Questa sua decisione si affianca alla solidarietà con le mobilitazioni per la Palestina che nelle ultime settimane hanno attraversato l’Italia e, in particolare, nel giorno della manifestazione nazionale a Roma, quando oltre un milione di persone è sceso in piazza contro il genocidio del popolo palestinese e contro la collaborazione e la complicità del governo italiano con l’occupazione israeliana.

Attraverso lo sciopero della fame Anan Yaeesh intende anche riaffermare i propri diritti violati.

Di recente, come misura punitiva per i presidi di solidarietà organizzati davanti al carcere di Terni, è stato trasferito al carcere di Melfi, in Basilicata. Una decisione arbitraria e punitiva che ha ulteriormente aggravato la sua condizione: la distanza dal tribunale dell’Aquila, dove si svolgono i processi, e da Roma, dove si trovano i suoi avvocati difensori, compromette gravemente il suo diritto alla difesa.

Nel nuovo istituto penitenziario, infatti, gli incontri con i legali sono diventati sempre più difficili e rari, rendendo quasi impossibile concordare la strategia difensiva. II trasferimento, privo di giustificazioni oggettive, rappresenta un atto di rappresaglia nei confronti della solidarietà e un tentativo di isolamento politico e umano.

Lo sciopero della fame di Anan Yaeesh è un atto di resistenza e dignità, che chiama alla mobilitazione e alla vigilanza di quanti abbiano a cuore la giustizia, la libertà e i diritti del popolo palestinese. Chiediamo il rispetto dei diritti di Anan Yaeesh, la fine delle misure punitive e la sua immediata ricollocazione in un carcere che garantisca il pieno esercizio del diritto alla difesa.

Ribadiamo inoltre che non sarà certo un trasferimento a minare o recidere la solidarietà che il popolo italiano ha espresso nei confronti di Anan nel corso di quasi due anni; precisiamo quindi a chiunque si celi dietro queste decisioni, che ovunque Anan verrà trasferito, continuerà a godere dell’ampio sostegno e delle mobilitazioni in sostegno alla sua causa.

La resistenza non si arresta! La resistenza non si processa!

Dal presidio in Piazzale Clodio, sul processo per direttissima a 2 manifestanti arrestati il 4 ottobre a Roma

Dopo le violente cariche della polizia al termine del grandissimo corteo a Roma del 4 ottobre, 2 manifestanti sono stati arrestati e processati oggi per direttissima.

Per il manifestante a cui è stato contestato il reato di resistenza semplice e lesioni l’udienza è stata rinviata al 26 aprile, per quello accusato di resistenza aggravata, l’udienza è rimandata al 12 maggio.

Entrambi sono stati rilasciati, e questo non può che farci felici, ma la cosa non finisce qua, quindi non abbassiamo la guardia!

Massima solidarietà e massimo sostegno, la resistenza non è reato, la complicità nel genocidio sì