no al foglio di via per Hannoun-denuncia e mobilitazione nazionale – Soccorso Rosso Proletario

no al foglio di via per Hannoun-denuncia e mobilitazione – proletari comunisti

info stampa

Milano, foglio di via di un anno per il presidente dell’Associazione Palestinesi in Italia: “Istigazione alla violenza”

Mohammad Hannoun ha ricevuto il foglio di via firmato dal questore per alcuni commenti sulle esecuzioni di Hamas, che per lui hanno colpito “i collaborazionisti di Israele”. L’associazione: “Tentativo di intimidire chi denuncia i crimini contro il popolo palestinese”
Milano, foglio di via di un anno per il presidente dell’Associazione Palestinesi in Italia: “Istigazione alla violenza”

Mohammad Hannoun, il presidente dell’Associazione Palestinesi in Italia (Api), è stato bandito da Milano. Per un anno non potrà mettere piede in città, come previsto dal foglio di via, firmato dal questore Bruno Megale, che gli è stato notificato oggi, non appena sceso dall’aereo che da Roma lo portava a Linate, per partecipare alla manifestazione pro-Pal in programma nel pomeriggio. Oltre all’allontanamento dalla città, ad Hannoun è stata notificata anche una denuncia “per istigazione alla violenza”.

“Mi dispiace di questo atto di aggressione nei mie confronti, mentre il nostro governo è complice diretto del genocidio a Gaza, dove fornisce armi per sterminare i gazawi”, ha commentato il presidente di Api. “All’uscita dell’aeromobile gli agenti della polizia mi hanno identificato e mi hanno portato in ufficio a Linate per darmi due notifiche – ha raccontato – . La prima era l’allontanamento dalla città per un anno, l’altra una denuncia per istigazione alla violenza”. Hannoun da Linate è tornato a Genova, dove vive, con il figlio che era arrivato a prenderlo all’aeroporto milanese

La ragione dei provvedimenti è da rintracciare in alcune frasi che Hannoun avrebbe pronunciato durante il corteo di Milano del 18 ottobre scorso. Frasi pro Hamas per cui la Digos lo ha denunciato. “Tutte le rivoluzioni del mondo hanno le loro leggi. Chi uccide va ucciso, i collaborazionisti vanno uccisi. Oggi l’Occidente piange questi criminali, dicono che i palestinesi hanno ucciso poveri ragazzi. Ma chi lo dice che sono poveri ragazzi?”, disse Hannoun in quella occasione, in merito alle esecuzioni messe in atto da Hamas a Gaza dopo il cessate il fuoco. Il 29 novembre 2024 Hannoun aveva ricevuto un foglio di via da Milano, per sei mesi.

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, rispondendo al question time di giovedì al Senato, aveva detto che “in ragione delle sue esternazioni, è attentamente monitorato dalle autorità competenti, le quali non mancheranno di adottare nei suoi confronti le misure di rigore previste dalla legge, laddove ne sussistano i presupposti applicativi”. “Risulta che Hannoun – aveva detto il ministro – abbia preso la parola per esprimere dichiarazioni a carattere istigatorio, sostanzialmente approvando i sanguinosi abusi commessi da miliziani di Hamas nei confronti di altri cittadini palestinesi ritenuti collaborazionisti dell’esercito israeliano”.

 

 

NAPOLI: 4 FERMI E ABUSI DELLA POLIZIA DURANTE L’INIZIATIVA DI CONTESTAZIONE ALLA AZIENDA ISRAELIANA TEVA

A Napoli stamattina, dopo la manifestazione statica e pacifica contro il colosso farmaceutico Teva, complice del genocidio contro il popolo palestinese, alcune attivisti e attivisti che hanno inscenato un flash mob con striscioni, canti e slogan, mentre si avviavano all’uscita sono stati bloccati e identificati dalla forze dell’ordine, circondati e malmenati da decine di agenti in tenuta antisommossa. Quattro persone sono state condotte in questura. Ora i manifestanti sono sotto la Questura di via Medina per chiedere immediata liberazione degli attivisti fermati

CRESCE LA REPRESSIONE DEL DISSENSO FILO-PALESTINESE IN EUROPA

Mentre in Italia la Lega di Salvini ha presentato un ddl per reprimere ogni critica al governo terrorista israeliano, a Monaco lo scrittore tedesco Jürgen Todenhöfer, 84 anni, ex deputato CDU e noto critico della politica israeliana, è stato arrestato per “istigazione all’odio” e “banalizzazione dell’Olocausto” dopo aver pubblicato su X un post in cui paragonava Benjamin Netanyahu ai nazisti.
La sua casa è stata sorvegliata e perquisita, e la polizia ha sequestrato telefoni e dispositivi digitali.
Todenhöfer, autore di libri su Afghanistan, Iraq e ISIS, ha denunciato la repressione del dissenso filo-palestinese in Germania, dove ogni critica a Israele è spesso assimilata all’antisemitismo.
Ha dichiarato: «Se sarò condannato, sarà un onore: difendere la libertà e la pace in Palestina è un dovere»
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VAROUFAKIS BANDITO, MANIFESTANTI ARRESTATI, ARTISTI CENSURATI
Il caso Todenhöfer si inserisce in un clima sempre più restrittivo. Il politico greco Yanis Varoufakis è stato bandito da eventi pubblici in Germania dopo aver definito “apartheid” il trattamento dei palestinesi.
Negli ultimi mesi, centinaia di manifestanti pro-Palestina sono stati arrestati o dispersi con la forza durante cortei pacifici a Berlino, Amburgo e Francoforte.
Anche artisti e accademici che avevano espresso solidarietà ai civili di Gaza sono stati esclusi da festival e università, segno di una deriva censoria sempre più evidente.
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LA LIBERTÀ D’OPINIONE EUROPEA SOTTO ATTACCO
Il fenomeno rischia di estendersi come un contagio: la criminalizzazione del pensiero critico si sta lentamente infiltrando anche in altri Paesi europei, dove si moltiplicano i tentativi di limitare la libertà d’espressione in nome della “lotta all’odio”.
È come se la parentesi di libertà costituzionali aperta nel dopoguerra si stesse chiudendo, lasciando il posto a una nuova stagione di conformismo ideologico, censura preventiva e paura di dissentire.
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UNA DOMANDA PERSONALE, MA POLITICA
A questo punto mi domando seriamente cosa mi accadrebbe oggi se mettessi piede in Germania, dopo aver scritto un libro come “Contro il ‘Sionismo Reale’”.
Un libro chiarissimo nel condannare le classi dirigenti sioniste, ma altrettanto rigoroso nel respingere l’antisemitismo sotto ogni punto di vista — e tuttavia, pare, non abbastanza per la postura stolida e “strutturalmente ignorante” scelta dai legislatori teutonici.
Mi arresterebbero? Arresterebbero anche Moni Ovadia e Alessandro Di Battista? A suo tempo avrebbero magari arrestato il deputato ebreo ortodosso britannico Gerald Kaufman, che pronunciò le stesse accuse con lo stesso paragone di Todenhöfer?
E non sarà forse opportuno che il Parlamento italiano, invece di approvare le leggi liberticide proposte dall’ex amministratore di società israeliane Maurizio Gasparri, ponga qualche domanda alla Germania a tutela di milioni di cittadini italiani che hanno idee diverse da Merz?
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UNO STATO D’ECCEZIONE BELLICO E IDEOLOGICO
Queste manifestazioni di pensiero vengono represse anche per ragioni – per così dire – “preventive”.
I vertici europei e atlantici, da Friedrich Merz a molti altri capi di governo dell’UE e della NATO, stanno infatti preparando un nuovo stato di eccezione permanente, di natura bellica e ideologica, nel quale la Russia è costruita artificialmente come nemico assoluto.
Per sostenere questa narrazione impopolare, si sta creando una struttura giuridica e culturale destinata a reprimere il dissenso pacifista, bollando come “filorussa” o “antisemita” ogni voce non allineata. Todenhöfer è oggetto di una vendetta anche in questo senso: aveva pubblicamente criticato il governo per non fare indagini sull’attentato al gasdotto Nord Stream.
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DALLA GUERRA IN MEDIO ORIENTE ALLA GUERRA IN EUROPA
Oggi molti intellettuali e ampie fasce di popolazione si ribellano al genocidio in Medio Oriente: è una ribellione “facile” solo nel senso che la violenza è ormai visibile, palese, incontestabile, e quindi riconoscibile da tutti.
Più difficile è invece cogliere i fili geopolitici che ci stanno trascinando verso una guerra più grande, destinata a distruggere le società europee come le abbiamo conosciute.
Ma quel momento arriverà: e allora lo sguardo dei popoli si sposterà da “Bibi il Genocida” a Merz il distruttore delle classi medie, fino a tutti gli altri architetti della guerra europea.
È per questo che stanno accelerando: per blindare, come ha detto il cancelliere prediletto da BlackRock, “quelli che fanno il lavoro sporco per noi”.

Infame sfratto violento a Bologna – un ennesimo crimine poliziesco e fascista del governo Meloni – massima solidarietà

Violento sfratto in via Michelino 41, Bologna, dove due famiglie con bambini piccoli sono state cacciate di casa a suon di manganelli da parte delle forze di polizia.

Secondo quanto denunciato da PLAT – Piattaforma di intervento sociale, e da alcune associazioni presenti sul posto, le famiglie coinvolte avrebbero sempre pagato regolarmente l’affitto e si sarebbero visti recapitare un provvedimento di sfratto per finita locazione dopo la vendita dello stabile. All’origine della vicenda ci sarebbe la trasformazione dell’intero palazzo in un B&B di lusso, data la vicinanza con il quartiere fieristico.

I reparti della Polizia sono intervenuti per forzare gli ingressi e buttare fuori di casa i nuclei familiari, diversi i feriti. Durante l’intervento è stato abbattuto un muro divisorio per consentire l’accesso delle forze di polizia a un secondo appartamento (in foto).

Lo sfratto, come riportato dalle associazioni presenti, è avvenuto senza la presenza dell’assistente sociale con l’avvocato dello stabile che afferma: “gli assistenti sociali hanno indicazione di non venire sul posto”.

Ai microfoni di Radio Onda d’Urto il racconto di Federico, della redazione di Radio Onda d’Urto Emilia-Romagna. Ascolta o scarica.

da Radio Onda d’Urto

I video di PLAT che documentano l’irruzione e le cariche:

Usa – inizia la campagna fascio/trumpista contro gli antifa

 

Zachary Evetts (en bas à gauche sur la photo) et Autumn Hill (Cameron Arnold, en haut à droite) sont les premiers militants à subir les conséquences, au niveau fédéral, de la désignation par l’administration Trump d’Antifa comme organisation terroriste nationale le mois dernier. Ces deux personnes avaient été arrêtées, avec dix autres militant.e.s, suite à l’attaque contre le centre de détention de l’ICE  de Prairieland, près de Dallas, le 4 juillet. Les procureurs fédéraux viennnent de publier dans le dernier acte d’accusation que la « cellule antifa » présumée, dont faisaient partie Evetts et Arnold, était armée de plus de 50 armes à feu achetées dans plusieurs villes du Texas, principalement des fusils automatiques de type Armalite. Le groupe avait investi le parking du centre de détention, où il a d’abord déclenché des feux d’artifice et vandalisé des voitures de gardiens. Un policier local intervenu sur les lieux a été blessé par balle, tandis qu’au moins 20 balles ont été tirées sur deux agents fédéraux sortis du bâtiment. Les procureurs affirment avoir de nombreux messages cryptés des membres du groupe lors de la planification de l’attaque. Un membre du groupe aurait écrit que des armes seraient utilisées pour intimider les forces de l’ordre.

Evetts et Hill sont désormais accusés de soutien matériel à des terroristes, une accusation vivement critiquée par leurs avocats. L’avocat d’Evetts a déclaré n’avoir vu aucune preuve des graves accusations portées contre son client, affirmant qu’il n’était là que pour protester. Il a précisé qu’Evetts et Arnold n’avaient été inculpés que pour terrorisme au sein du groupe, car ils n’avaient pas accepté un report de la procédure et souhaitaient être jugés au plus vite. Des documents politiques révolutionnaires ont été trouvés chez les inculpés mais aucun les liant à la mouvance antifa.

secours rouge

24/10/2025