Il 1° luglio il Tribunale di sorveglianza dell’Aquila ha respinto la richiesta di svolgere attività lavorative durante la detenzione domiciliare a Gianluigi Di Bonaventura, “Gigi”, a causa della sua “pericolosità sociale e attività politica”.
La stessa “pericolosità sociale e politica” per cui tanti e tante lo amano e lo stimano, non solo a Giulianova (TE), dove risiede, ma in tutto il territorio nazionale, perché Gigi è un figlio del popolo.
Gigi è il fratello di tutti gli sfruttati, per i quali si è sempre speso con coraggio e coscienza di classe, sfidando la repressione statale e padronale.
Gigi è un combattente per la libertà, è il fratello degli ultimi, degli immigrati, dei detenuti, delle donne che si ribellano alla violenza dell’ordine patriarcale.
Gigi è sempre stato coerentemente in prima linea nelle lotte contro gli sfratti, i licenziamenti, la devastazione del territorio, la repressione, le guerre imperialiste, il genocidio.
Ed è proprio per la coerenza con cui ha portato avanti queste lotte, che ora gli viene negata la possibilità di svolgere la sua attività lavorativa, l’apicoltore, di prendersi cura delle sue creature, le api, di continuare i laboratori e le attività didattiche con le tante associazioni con cui da anni stava collaborando, aiutando bambine e bambini, disabili, a crescere in amonia e in sinergia con la natura e l’ambiente. Una decisione infame, che non tiene conto dei bisogni più elementari di un individuo.
Il diritto al lavoro e a un ambiente sano è un diritto umano fondamentale, e ora viene negato proprio a chi, come Gigi, si è sempre battuto con coraggio e coerenza per questi diritti.
Lo stesso coraggio e la stessa coerenza, che sono mancati a certi “difensori dell’ambiente e dei diritti”, quando nel corteo NO SNAM a Sulmona, nel 2018, additarono gli anarchici come infiltrati per delle scritte, invocando dal palco l’intervento delle forze dell’ordine. Nelle cariche che ne seguirono, rimasero coinvolte anche alcune cittadine giuliesi. Gigi e il ragazzo ritenuto “colpevole” di quelle scritte (che purtroppo è venuto a mancare) furono processati e condannati.
Tale condanna, a 10 mesi di detenzione, è diventata esecutiva, e il Tribunale di Sorveglianza dell’Aquila ha deciso che Gigi dovrà scontarla ai domiciliari, senza neanche la possibilità di recarsi al lavoro. Potrà uscire solo dalle 10 alle 11 per fare la spesa, ma non si sa con quali soldi se un lavoro non lo ha più, e ricevere visite dai carabinieri a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Questa decisione, profondamente ingiusta, è chiaramente una vendetta e un monito dello Stato, nei confronti di chi, come Gigi, non si rassegna a vivere in questo sistema capitalista e imperialista e continua a lottare per rovesciarlo.
Allo Stato, che vorrebbe isolare e umiliare Gigi, rispondiamo che la solidarietà è la nostra arma e che la lotta per un mondo migliore non si arresta!
LIBERTÀ PER GIGI! LA SOLIDARIETÀ NON SI ARRESTA!
Soccorso rosso proletario