vendetta verso chi ha manifestato contro Cospito – siamo tutti solidali -SRP

La procura di Milano chiede condanne fino a 6 anni di reclusione per chi partecipò al
corteo dell’11 febbraio del 2023 in solidarietà con Alfredo Cospito l’anarchico detenuto con il regime del 41 bis protagonista di un lunghissimo sciopero della
fame. Per la procura fu “guerriglia urbana”.
Secondo i pm “non fu una manifestazione come tutte le altre ma organizzata al fine di fare guerriglia urbana”. Il termine guerriglia è stato ripetuto in modo ossessivo dai magistrati dell’accusa davanti ai giudici della decima sezione penale del Tribunale di Milano descrivendo le fasi più concitate durate alcuni minuti delle colluttazioni tra agenti della questura e manifestanti. […]

APPELLO URGENTE ALLA SOLIDARIETÀ CON IL COMPAGNO PAOLO TODDE IN SCIOPERO DELLA FAME.

APPELLO URGENTE ALLA SOLIDARIETÀ CON IL COMPAGNO PAOLO TODDE IN SCIOPERO DELLA FAME.

Il compagno sardo Paolo Todde, già colpito dalla repressione nella prima metà degli anni 2000 per l'inchiesta contro il vecchio FRARIA di Cagliari, attualmente prigioniero in custodia cautelare con l’accusa di rapina dal 23 ottobre 2024 e già prigioniero pochi anni fa sempre con l'accusa di rapina a mano armata, ha iniziato il 25 aprile uno sciopero della fame insieme ad altri prigionieri per protesta contro le condizioni di vita del carcere di Uta (CA). L’intervento dei garanti con le loro vuote ed inutili promesse ha fatto sì che lo sciopero collettivo venisse interrotto dopo meno di una settimana, ma Paolo ha deciso di riprenderlo da solo l’8 maggio con il chiaro intento di portarlo avanti ad oltranza. 
Specifichiamo che Paolo ha più di sessant'anni e ha iniziato lo sciopero della fame partendo da un peso corporeo di soli 61kg.
Paolo condivide con noi il sogno di mille cose: una Sardegna libera, l’odio per le galere e la società che le produce e non è mai stato indifferente di fronte alle continue violenze e prevaricazioni delle forze d' occupazione coloniali. Per lo Stato farlo tacere o eliminarlo serve da monito per chi combatte contro il sistema e per tutti i prigionieri che si ribellano alla galera. Per questo è sottoposto a continue provocazioni e infamie da parte delle guardie penitenziarie, come il blocco arbitrario della corrispondenza, l’ingresso di denaro, non permettergli di effettuare le videochiamate con la scusa che non c’è linea, portarlo con grande ritardo ai colloqui e fare cadere nei secchi in cui lava gli indumenti i libri, la corrispondenza e tutto ciò che può rovinarsi, etc. 
Tutte queste violenze si aggiungono alla situazione che vivono tutti i detenuti e che Paolo denuncia da mesi. Infatti, a Uta, l’acqua non è potabile, non può essere utilizzata neppure per cucinare, dopo che l’amministrazione l'ha mescolata al cloro per eliminare il grave inquinamento da colibatteri fecali che la rende inadatta anche per l’igiene personale. Le celle sempre sovraffollate (sono rinchiusi 140 prigionieri in più della capienza massima) sono chiuse 22 ore al giorno. L’accesso alla biblioteca e al campo di calcetto sono contingentati. Le temperature estive del sud Sardegna raggiungono spesso i 43 gradi. L’assistenza sanitaria è inesistente, le provocazioni della polizia penitenziaria sono continue tanto sui prigionieri che sui loro familiari e spesso si traducono in pestaggi. 
Una vita di questo genere è insopportabile per qualunque essere umano, e ancora di più per chi in tutta la sua vita non ha mai piegato la testa ed è sempre stato solidale con i nemici del sistema a partire dal Comitato di Solidarietà con il Proletariato Sardo Prigioniero Deportato oltre 30 anni fa. Paolo, come l'anarchico rivoluzionario Alfredo Cospito, ha deciso di utilizzare il suo corpo come una barricata, iniziando, a rischio della propria vita, una lotta immensa che potrà conseguire risultati solo se saremo in grado di condurre, con la stessa determinazione, una mobilitazione di solidarietà rivoluzionaria e internazionale. 
Ribadendo la nostra solidarietà ed il nostro impegno ad estendere la lotta perché l’amministrazione non possa avere pace, ricordiamo ai funzionari, alla polizia penitenziaria e ai vari garanti dei detenuti tutti corresponsabili della situazione attuale che gli oppressi hanno una lunga memoria e che se a Paolo dovesse accadere qualcosa, dovranno assumersene tutte le conseguenze.

Non lasciamo solo Paolo in questa sua battaglia. 
Chi volesse anche scrivergli può farlo al seguente indirizzo: Paolo Todde; C.C. “E. Scalas”; 09068 Uta (CA)

Alcuni Anarchici Sardi e altri compagni di Paolo