Palestinesi processati in Italia – Stralci della dichiarazione spontanea di Anan Yaeesh all’udienza preliminare

Un articolo di cronaca abruzzese di oggi, che merita di essere manipolato con cautela in quanto velina di polizia e Procura, mescola cose vere e cose false, come fa un manipolatore dell’informazione degno di tale fama.

Iniziamo dalle cose vere, poste in un trafiletto sotto il grosso dell’articolo, che contiene stralci della lunga e articolata dichiarazione di Anan, e le dichiarazioni della difesa all’esito dell’udienza.

Anan:

“Sono un uomo della resistenza, lo Stato italiano lo sa ed è per questo che ha accettato la richiesta di asilo. Il mio è un arresto illegittimo, in Italia non ho commesso alcun reato.

Per noi la resistenza è un dovere, voi siete amici di Israele. Non accettate e non rispettate tutto ciò che è il diritto internazionale, ma guardate solo alle relazioni diplomatiche, solo perché Israele è amico dell’Italia. Mi vergogno di dovermi discolpare dall’essere un resistente, mi ritengo parte di un popolo aggredito ed è mio diritto difendermi. Noi non riconosciamo l’occupazione. Mi vergogno di essere qui in carcere, al caldo quando bambini in Palestina vengono uccisi. Mi vergogno delle cure che ricevo, quando tutti i ragazzi che si trovano nelle carceri di Israele vengono torturati. La terra di Palestina non ha nessuno che la difende. Sono anni che l’esercito israeliano bombarda senza distinzione i civili, ammazza donne e bambini, arresta tutti. Il mio corpo ha 11 pallottole e 40 schegge, non c’è osso del mio corpo che non si sia fratturato. Sono stato rianimato due volte a causa delle torture. Amiamo la vita più di altri, ma per dignità preferiamo morire piuttosto che sottostare agli occupanti.”

La difesa:

“Con estremo disappunto della difesa, prosegue la decisione dell’autorità giudiziaria di perseguire tre palestinesi residenti in Italia, rei, secondo la Procura, di aver contribuito a realizzare fatti di Resistenza in Cisgiordania. Evidentemente si è deciso, nel nostro Paese, che ai palestinesi non si applichi il diritto all’autodeterminazione dei popoli, il diritto alla resistenza e all’indipendenza, riconosciuti e pacificamente ammessi dalle convenzioni internazionali sottoscritte anche dall’Italia. Si tende così ad affermare il principio secondo cui i palestinesi non solo devono subire il tentativo di genocidio attualmente in corso, reato ritenuto plausibile dalla Corte Internazionale di Giustizia, o i crimini di guerra e contro l’umanità, come ritenuto dalla Corte Penale Internazionale, ma devono farlo senza neppure provare a difendersi. Contro questa impostazione politica e giuridica, la difesa farà ricorso al diritto internazionale.

E passiamo ai falsi, o meglio, a ciò che trapela da questo articolo:

Si scrive che “UNO DEGLI IMPUTATI SI E’ PRESENTATO CON I QUATTRO FIGLI IN TENERA ETA’ CHE GIOCAVANO NELL’ATRIO”, specificando nel corpo dell’articolo che Mansour era “accompagnato dalla moglie e dal suoi quattro figli in tenera età, i quali, giocando nell’atrio fuori dalla stessa aula di udienza, hanno richiamato l’attenzione del Gup, che, meravigliata, ha chiesto spiegazioni”

Ciò che trapela in questa precisazione è il fastidio che il giornalista, e probabilmente anche il Gup, hanno provato alla vista di 3 bambini palestinesi (e non 4), che con la loro vivacità rompevano la “solennità” di un’udienza in realtà rituale, dove tutto era già deciso. Dove però non si poteva mostrificare, deumanizzare fino in fondo, i resistenti palestinesi. Ma oltre al fastidio, ciò che trapela è il disprezzo delle vite, delle relazioni e dei sentimenti dei palestinesi, in quanto tali e in quanto proletari. L’indifferenza alla loro sofferenza quando Mansour era in carcere e il fastidio nel vederli uniti e apparentemente sereni.

Poi si potrebbe disquisire a lungo anche sui motivi della conta sbagliata – perché quattro e non tre figli se le differenze tra i 3 bambini sono talmente evidenti? – Ciò che trapela allora è anche razzismo, è il fare appello alla pancia degli “itagliani”, come pure quando si scrive: “DAL CARCERE DI TERNI L’ATTACCO ALL’ITALIA: “NON RISPETTATE IL DIRITTO INTERNAZIONALE””

Ciò che non emerge invece dall’articolo è l’intima complicità e vicinanza tra Italia e Israele, che a livello giudiziario si dimostra non solo nella rogatoria passiva che è stata richiesta dall’Italia ad Israele, ovvero la trasmissione di documenti e interrogatori compiuti sotto tortura in Israele nei confronti di alcuni palestinesi arrestati a Tulkarem, ma anche in quella attiva, ossia nella trasmissione ad Israele di tutte le informazioni contenute nel materiale informatico sequestrato in Italia. Ed è facile immaginare che dei tantissimi omicidi compiuti nell’arco di questo ultimo anno, di giovani e giovanissimi militanti palestinesi, una parte sia stata possibile anche grazie a queste informazioni.

Queste rogatorie pertanto sarebbero inutilizzabili nel rispetto del diritto internazionale, ma questo governo fascista, oltre a calpestare la Costituzione della repubblica italiana nata dalla Resistenza, se ne frega altamente del diritto internazionale.

Di qui la necessità di allargare il più possibile la campagna, investendo in essa anche giuristi democratici, oltre, naturalmente, le organizzazioni per i diritti umani.

Per aderire alla campagna inviare mail a comitatofreeanan@gmail.com

Anan, Ali e Mansour rinviati tutti e 3 a giudizio. Allargare il più possibile la campagna in vista della prima udienza, che è stata fissata per il 2 aprile

Il Tribunale de L’Aquila ha deciso, nel corso dell’udienza preliminare, di rinviare a giudizio non solo Anan Yaeesh, ma anche Ali Irar e Mansour Doghmosh, gli altri due palestinesi coinvolti nel caso. Questa decisione arriva nonostante la Corte di Cassazione e il Tribunale della Libertà avessero già ordinato la loro scarcerazione lo scorso anno, ritenendo insufficienti gli elementi a sostegno delle misure cautelari.

Nelle prossime settimane organizzeremo momenti di informazione e mobilitazione in vista della prima udienza, per tenere alta l’attenzione sul caso e per riaffermare la solidarietà al popolo palestinese e al suo diritto a resistere.

A breve aggiornamenti  dettagliati.

Comitato Free Anan

Per aderire alla campagna inviare mail a comitatofreeanan@gmail.com

Intanto all’Aquila si è svolto un presidio a cui hanno partecipato compagn dall’Abruzzo e da Roma.

L’udienza è terminata alle ore 13 circa, ma la sentenza è stata pronunciata solo nel pomeriggio. All’uscita del Tribunale l’Avv. Flavio Rossi Albertini ha riferito che Anan ha reso una lunga dichiarazione spontanea. Ha aggiunto che, per il resto, la difesa ha esposto tutto ciò che riteneva necessario, ricostruendo sia la storia, sia i vari avvenimenti, che devono essere letti congiuntamente alle decisioni della Corte internazionale di giustizia e della Corte penale internazionale, oltre che nel contesto delle dinamiche processuali.

Rossi Albertini ha poi evidenziato che sono state analizzate le rogatorie, ritenute dalla difesa inutilizzabili. Ha spiegato che è stato fatto ogni tentativo per escluderle, poiché non contengono elementi rilevanti e appare scandaloso che si sia chiesta la collaborazione di Israele per questioni riguardanti resistenti palestinesi. Ha inoltre rimarcato che tale richiesta risulta ancora più inaccettabile alla luce delle relazioni internazionali sui crimini commessi da Israele contro il popolo palestinese.

Qui l’intera dichiarazione dell’avvocato:

https://www.instagram.com/reel/DGiZSO4tQMX/?utm_source=ig_web_copy_link&igsh=MzRlODBiNWFlZA==

Qui alcune foto e rassegna stampa:

https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2025/02/26/nuovo-sit-in-al-tribunale-dellaquila-anan-yaeesh-libero_cb2551e1-0257-411c-8702-11e835526361.html

https://www.rainews.it/tgr/abruzzo/video/2025/02/abruzzo-laquila-gup-palestinesi-accusati-di-terrorismo-02a8a567-490e-45ce-b116-57eb4b050423.html

https://www.rainews.it/tgr/abruzzo/notiziari/video/2025/02/TGR-Abruzzo-del-26022025-ore-1930-c0ddf3be-5b81-47c0-b548-47016351fe0f.html

Altri presidi e manifestazioni di solidarietà si sono svolti in contemporanea in varie città italiane. Qui sotto alcune foto delle iniziative:

Terni, 3 agenti della polfer gli fanno perdere il treno, lo perquisiscono e denunciano per resistenza a p.u. perchè portava una bandiera della Palestina.

Soccorso rosso proletario esprime piena solidarietà al militante di Potere al popolo, vessato e arbitrariamente denunciato per resistenza a pubblico ufficiale solo perchè, al termine di un corteo contro il decreto sicurezza, portava con sé una bandiera della Palestina, tra l’altro chiusa. In marcia verso la dittatura aperta, questo governo fascista non perde tempo a cambiare la legge perché esso stesso si pone al di sopra di qualsiasi legge. Questo governo va cacciato con una nuova Resistenza

Da radio onda d’urto, il comunicato di TERNI SOLIDALE:

E’ successo un fatto inquietante e grave alla fine della manifestazione tenutasi a Terni il pomeriggio di sabato 22 febbraio contro il DDL 1660 “sicurezza” e la deriva repressiva dell’attuale governo, con il corteo di un migliaio di persone, tra cui moltissimi giovani che ha attraversato il centro storico, corso Tacito per finire davanti a palazzo Spada.

L’iniziativa promosso da Terni Solidale cui hanno aderito tante realtà associative, sindacali e politiche della città* si è svolta senza alcuna tensione, il corteo ha espresso con determinazione la totale contrarietà ai provvedimenti repressivi che il governo cerca di far passare in violazione della costituzione, un provvedimento che criminalizza le lotte sociali, sindacali e politiche nonché alcuni soggetti sociali intesi come il nemico: migranti, detenuti, centri sociali, attivisti contro le grandi opere.
Sembra però che alla stazione di Terni tre “solerti” agenti della POLFER forse abbiano “pensato” che il DDL sicurezza fosse stato già approvato al Senato e, vedendo un manifestante che doveva prendere il treno per Perugia, un militante di Potere al Popolo, per il solo fatto che portasse una bandiera palestinese è stato fermato, il suo zaino perquisito e alla fine, incredibilmente, il militante è stato anche denunciato per “resistenza a pubblico ufficiale” !

Come TERNI SOLIDALE chiediamo il ritiro della denuncia o l’archiviazione del caso, affermiamo che se il manifestante è “responsabile” di resistenza, assolutamente lo è non verso alcun agente della POLFER, bensì alla stretta autoritaria del DDL 1660 e all’occupazione israeliana della Palestina, al genocidio a Gaza, al colonialismo di insediamento e alla pulizia etnica in corso. Manifestare solidarietà ad un popolo non è un reato e esprimere le proprie idee non costituisce un fatto per cui si possa essere arbitrariamente fermati, perquisiti e addirittura denunciati.
Il fatto ci sembra, per paradosso, una prefigurazione, un anticipo di quello che potrà accadere con l’approvazione del DDL 1660. Denunciamo il preoccupante il clima repressivo e queste pratiche inquietanti che tali torsioni dei diritti costituzionali possono produrre in qualche “zelante” agente, chiediamo che venga ritirata la denuncia in quanto non ha alcuna motivazione materiale, né logica , ribadiamo che lottare, resistere e manifestare non è un reato, e continuiamo a denunciarne l’impianto fascistoide, intimidatorio e censorio che le associazioni dei Giuristi Democratici (ASGI), di Amnesty International e di Antigone definiscono una “lesione dello Stato di Diritto e della Costituzione”; che la stessa OSCE dichiara “minare i principi fondamentali del diritto penale” ; ed altri ancora ” una dichiarazione di guerra ai diritti e alle liberta’, verso lo Stato di Polizia”.

TERNI SOLIDALE
*Alla manifestazione hanno aderito e partecipato: Agedo Terni. All Eyes On Palestine, Arci Terni, Avs-Alleanza Verdi Sinistra, Casa Rossa Spoleto, Centro Sociale G. Cimarelli, Cobas Scuola, Confederazione Cobas, Coordinamento Ternano Per La Palestina, Cub Umbria, Esedomani Terni Associazione Lgbtqia+, Fiom Terni, Flc Cgil Terni, M5s-Movimento 5 Stelle, Movimento Radicalsocialista, Partito Della Rifondazione Comunista, Il Pettirosso Aps, Potere Al Popolo, La Siviera O.S., Terni Sold Out, Uaar, Usb-Unione Sindacale Di Base, Uds-Unione Degli Studenti

Franco Coppoli di Terni Solidale Ascolta o scarica

la CGT condanna la decisione di non scarcerare Georges Ibrahim Abdallah

Georges Abdallah : La CGT condamne la décision de justice reportant sa libération

 

Ghespe libero! info SRP

 

Ghespe libero!

Nella notte tra il 14 e il 15 febbraio il compagno anarchico Ghespe è stato arrestato a Vallecas, Madrid, per un mandato di cattura europeo emesso durante la sua latitanza durata circa un paio di anni. Il compango anarchico ha ricevuto una condanna definitiva di 8 anni (pena residua complessiva pari a 5 anni, 6 mesi e 1 giorno di reclusione, con sottrazione del periodo sofferto in cusotdia cautelare) per i reati di porto abusivo di armi, lesioni personali gravissime e danneggiamiento, perché ritenuto uno die responsabili dell´ordingo piazzato davanti a una liberia fascista e legata al movimento Casa Pound nella città Firenze, a capodanno del 2017. L´ordigno è stato ritrovato dalla polizia che lo ha incautamente rimosso dalla saracincesca in cui era piazzato, gli artificieri intervenuti in seguito sul posto non hanno rispettato minimamente le loro stess misure di sicurezza e hanno causato cosi l´esplosione dell´ordingo tra le mani dell´artificiere che lo manovrando.

Attualmente il compagno è detenuto nel carcere di Soto del Real, Madrid, e ha nominato un avvocato di fiducia die compagni locali. In questo momento può ricevere lettere per posta, di un solo foglio e con il mittente all`indirizzo:

Salvatore Vespertino Centro penintenciario de Soto del Real Ctra. Comarcal 611, km. 37,6 28770 – Soto del Real (Madrid) España – Spain

Solidarietà e complicità con Ghespe che è stato intercettato mentre percorreva i sentieri della libertà, riuscendo a sfuggiare dalle grinfie della repressione per almeno due anni. Non lasciamo solo il compango, facciamogli sentire la nostre vicinanza, la nostra rabbia e il nostro amore. Né innocenti né colpevoli, libertà per tuttx.

Francia, il Consiglio di Stato conferma lo scioglimento del Collectif Palestine Vaincra

Il 20 febbraio 2025, solo poche ore dopo aver rinviato la decisione sul rilascio di Georges Abdallah per fare pressione su di lui affinché pagasse decine di migliaia di euro agli Stati Uniti, il Consiglio di Stato francese ha confermato l’ordine di scioglimento del 2002 del ministro degli Interni Gerald Darmanin contro il Collectif Palestine Vaincra , di fatto mettendo al bando l’organizzazione di solidarietà con la Palestina, con sede a Tolosa.

L’ordinanza, emessa nel 2022, era stata sospesa da un’ordinanza del Consiglio di Stato fino a oggi a causa del suo effetto sulla libertà di espressione. In un’ordinanza scioccante, il Consiglio ha affermato che mentre i post del Collectif che esprimevano solidarietà con il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina e denunciavano l’inserimento di Hamas nell’elenco delle organizzazioni “terroristiche” non erano ragioni sufficienti per vietare l’organizzazione, e che l’antisionismo dell’organizzazione e l’impegno per una Palestina libera dal fiume al mare rientravano nei principi della libera espressione, il Collectif può essere bandito a causa di commenti su Facebook presumibilmente “odiosi” (non post!) lasciati da persone non appartenenti al gruppo che non sono state eliminate abbastanza rapidamente, nonostante il fatto che il Collectif sia un piccolo gruppo composto interamente da volontari. Per essere chiari, la giustificazione legale per il silenzio, la censura e il divieto del Collectif Palestine Vaincra è la “moderazione insufficiente” dei commenti su Facebook (anche se la pagina dell’organizzazione non è stata bannata dal notoriamente anti-palestinese Meta!).

Questo ridicolo pretesto legale è stato precedentemente utilizzato per sostenere lo scioglimento politico simile del Collettivo contro l’islamofobia in Francia (ora Collettivo contro l’islamofobia in Europa), e ora viene utilizzato per fornire copertura a un atto che è chiaramente censura politica e repressione di altissimo livello. Ciò sta accadendo nello stesso momento, ovviamente, in cui centinaia di persone in tutta la Francia vengono perseguite per “scuse per terrorismo” per aver parlato o pubblicato sui social media sulla legittimità della resistenza palestinese, mentre Georges Abdallah rimane imprigionato da oltre 40 anni e, naturalmente, mentre la Francia continua a spedire armi e a fornire copertura diplomatica e politica al genocidio sionista statunitense contro il popolo palestinese. Arriva anche un giorno dopo che la prefettura di Parigi ha vietato tutte le manifestazioni in città per il rilascio di Georges Abdallah, in sorprendente ricordo del divieto di tutte le manifestazioni palestinesi in tutto il paese nell’autunno del 2023.

L’attacco al Collectif Palestine Vaincra non fa che sottolineare la necessità di costruire l’alleanza più ampia e forte per la Palestina, insistendo sul pieno e chiaro sostegno alla resistenza palestinese all’occupazione con tutti i mezzi, guidata dalle forze di resistenza armata; la liberazione della Palestina dal fiume al mare; e un fermo impegno all’organizzazione e alla solidarietà anti-imperialiste. È chiaro che gli stati imperialisti — dallo scioglimento del CPV all’inserimento di Samidoun nell’elenco delle “entità terroristiche” in Canada, alle sue sanzioni negli Stati Uniti e al suo divieto in Germania, insieme all’arresto e all’incriminazione di attivisti e organizzatori in tutto il nucleo imperiale — considerano questa mobilitazione a sostegno delle forze di resistenza come una minaccia intollerabile, che deve incoraggiarci a costruire e organizzare ancora più fortemente, su una base ferma e di principio, per costruire la culla popolare internazionale della Resistenza. 

Soccorso rosso proletario esprime piena solidarietà al Collectif Palestine Vaincra e denuncia la complicità e la partecipazione diretta della Francia al genocidio sionista-statunitense in Palestina, inclusa la sua continua e pericolosa repressione contro il movimento di liberazione della Palestina.

La repressione non fermerà la mobilitazione a sostegno del popolo palestinese e della sua resistenza in Europa, in America e nel mondo!

Di seguito la dichiarazione del Collectif Palestine Vaincra:

Il Palestine Vaincra Collective è sciolto: continua il sostegno alla resistenza palestinese!

Il Collectif Palestine Vaincra è stato sciolto oggi, 20 febbraio 2025, in seguito al rigetto della nostra richiesta al Consiglio di Stato di annullare il decreto di scioglimento. Ciò è avvenuto in seguito a una lunga campagna di attacchi e diffamazioni condotta in particolare da organizzazioni vicine all’estrema destra israeliana e abbondantemente alimentata sia a livello locale, con Jean-Luc Mondenc, attuale sindaco di Tolosa, a capo, sia a livello nazionale dalla voce dello stesso Emmanuel Macron. Gérald Darmanin, allora ministro dell’Interno, ha annunciato lo scioglimento del Collectif Palestine Vaincra su richiesta del Presidente della Repubblica nel febbraio 2022. Macron ha firmato il decreto in Consiglio dei ministri qualche giorno dopo, il 9 marzo 2022. In risposta, abbiamo presentato ricorso al Consiglio di Stato per chiederne la sospensione, richiesta di misure cautelari che è stata accolta nell’aprile 2022. Si è trattato di una vittoria politica per il Collectif Palestine Vaincra, poiché il Consiglio di Stato ha così riconosciuto la vacuità degli attacchi compiuti dal ministro dell’Interno. Questa vittoria è stata possibile grazie all’ampio sostegno espresso da decine di organizzazioni e migliaia di persone in Francia e in molti paesi del mondo. Abbiamo così ripreso la nostra mobilitazione a sostegno della resistenza del popolo palestinese, più forte e determinata che mai. Quasi tre anni dopo, il 27 gennaio, questo scioglimento amministrativo sarebbe stato valutato nel merito dal Consiglio di Stato ed è stato quindi oggi confermato dalla più alta corte amministrativa.

Denunciamo questa decisione eminentemente politica, che è un colpo senza precedenti contro l’intero movimento di solidarietà palestinese in Francia. In un contesto di estrema intensificazione della repressione statale, è chiaro che attraverso questo attacco, tutte le organizzazioni e gli individui che si oppongono al governo e alla sua politica sono presi di mira. Al di là della scomparsa del Collectif Palestine Vaincra, questa dissoluzione è quindi soprattutto una sconfitta collettiva significativa, resa possibile dalle debolezze di una mobilitazione ampiamente insufficiente in vista dei colpi inferti dallo Stato contro le organizzazioni che combattono la sua politica mortale. Ma non è mai troppo tardi, è più che mai necessario costruire un fronte di resistenza per affrontarlo! Ovviamente, questa dissoluzione ci ricorda ancora una volta che da più di 15 mesi, attraverso il suo sostegno incondizionato allo Stato sionista, la Francia è complice del genocidio in corso a Gaza e della continuazione della colonizzazione in tutta la Palestina occupata.

Poiché queste linee sono anche quelle di valutazione, ricordiamo che dalla sua creazione nel 2019, il Collectif Palestine Vaincra ha, con numerose organizzazioni, occupato instancabilmente il campo a Tolosa e altrove per sostenere la resistenza palestinese nella sua legittima lotta contro l’imperialismo e il sionismo e per difendere l’unica prospettiva giusta e sostenibile nella regione: una Palestina libera dal fiume al mare. Sono queste infatti le posizioni politiche difese dal collettivo che le autorità francesi hanno cercato di mettere a tacere con tutti i mezzi a loro disposizione. Affermiamo tuttavia che sosteniamo con orgoglio e pienamente i risultati di questi anni che hanno permesso al Collectif Palestine Vaincra di guidare numerose campagne di boicottaggio dello Stato sionista, in particolare a Tolosa contro il gemellaggio della città con Tel Aviv, a sostegno dei prigionieri palestinesi, e una notevole mobilitazione per chiedere la liberazione di Georges Abdallah che, come sapete, ha visto la sua decima richiesta di liberazione rinviata al 19 giugno dalla Corte d’appello di Parigi che ha subordinato la sua liberazione al risarcimento delle parti civili, vale a dire gli Stati Uniti. La loro accanimento continua; la nostra mobilitazione deve continuare!

Ma nonostante questa dissoluzione, una cosa è certa: gli imperialisti e i loro alleati non fermeranno la crescente mobilitazione a sostegno del popolo palestinese e della sua resistenza. Non possiamo che rallegrarci nel vedere come questa mobilitazione stia crescendo, in particolare grazie a una giovane generazione con una visione anti-imperialista forgiata nella lotta contro il genocidio e i suoi complici, e che sostiene chiaramente posizioni radicalmente antisioniste e anticolonialiste a sostegno della resistenza palestinese. Allo stesso modo, nonostante oltre 76 anni di colonialismo dei coloni, il popolo palestinese dimostra ogni giorno di essere saldo e di continuare la sua lotta fino al ritorno di tutti i rifugiati e fino alla liberazione della Palestina, di tutta la Palestina, dal fiume al mare. E potrà sempre contare sui milioni di persone in tutto il pianeta che abbracciano la formula dell’intellettuale e rivoluzionario arabo Samah Idriss: “Se abbandoniamo la Palestina, abbandoniamo noi stessi”.

La Palestina vivrà! La Palestina vincerà!

Il Collettivo Palestina Vaincra, 20 febbraio 2025

Campagna nazionale per la liberazione di Anan Yaeesh

In vista dell’inizio del processo per Anan Yaeesh, l’assemblea nazionale del 16 febbraio, promossa dal Comitato Free Anan, rilancia la campagna per la sua liberazione, con una grande giornata di mobilitazione nazionale in occasione dell’udienza preliminare, fissata per il 26 febbraio a L’Aquila.

Si fa inoltre appello a tutte le realtà solidali con la Palestina e a quanti hanno a cuore i diritti umani, ad aderire alla campagna, inviando un’e-mail al Comitato Free Anan: comitatofreeanan@gmail.com, o scrivendo su Instagram: @free_anan, o su Facebook: Free Anan