Il Partito Comunista delle Filippine chiede il rilascio immediato della prigioniera politica Adora Faye de Vera

Marco L. Valbuena | Responsabile dell’informazione | Partito Comunista Delle Filippine

27 agosto 2022

Ci uniamo al clamore di gruppi di donne, artisti, poeti, difensori dei diritti e altre organizzazioni democratiche per l’immediato rilascio di Adora Faye de Vera. Adora Faye è stata arrestata dalla polizia mercoledì pomeriggio nel suo luogo di residenza a Quezon City, e successivamente portata nella città di Calinog, Iloilo, dove è stata condannata a false accuse penali. Si unisce ad almeno altri 800 prigionieri politici nelle Filippine che continuano a subire l’ingiusta carcerazione.

Adora Faye è un’artista, una poetessa e una devota e tenace serva del popolo. È una patriota, una combattente per i diritti delle donne e rivoluzionaria. In giovane età, si unì alla lotta contro il regime di legge marziale di Marcos e combatté in tutti i campi di battaglia contro la dittatura fascista.

Lei e le sue due compagne furono rapite nel 1976 dalle forze militari nella provincia di Quezon e tenute in un “rifugio” militare a Bicol. Sono stati sottoposti a forme estreme di tortura, compreso l’essere costretti a compiere atti sessuali. I suoi due compagni, Flora Coronacion e Rolando Federis, furono poi scomparsi dai militari.

Adora Faye è stata ripetutamente violentata dai suoi rapitori e in seguito costretta ad abortire. È stata resa schiava sessualmente per più di un anno. Sarebbe riuscita a liberarsi dai suoi aguzzini un anno dopo.

Successivamente si unì alla rivoluzione armata nella regione di Bicol dove servì le ​​masse contadine, si unì alla loro lotta per la riforma agraria e continuò a combattere l’odiata dittatura. Nel 1983, in un attacco delle truppe fasciste di Marcos, le hanno sparato a una gamba, provocandole gravi ferite.

Adora Faye è stata rilasciata insieme a centinaia di altri prigionieri politici nel 1986 dopo la caduta della dittatura USA-Marcos. È stata tra coloro che hanno guidato la causa di classe contro Marcos per gravi violazioni dei diritti umani che hanno vinto. La loro vittoria è una giurisprudenza storica e un riferimento storico consolidato per la moltitudine di crimini contro l’umanità perpetrati dalle forze armate e di polizia sotto la dittatura USA-Marcos.

Di fronte a condizioni sociali e politiche immutate, Adora ha continuato a dedicarsi alla causa di liberazione delle donne e al movimento nazionale democratico popolare. Negli ultimi anni, nonostante le ferite riportate e l’indebolimento dello stato fisico, ha sfidato tutte le difficoltà di viaggio e di trekking su lunghe distanze solo per stare con i lavoratori, i contadini e altri settori oppressi della società.

Per tutta la sua vita e ora a 66 anni, Adora Faye non ha mai vacillato nella sua dedizione al servizio del popolo. Continua a dare tutta la sua forza e talento per la causa del popolo. Continua a scrivere poesie e canzoni e trasmette la sua vasta conoscenza per illuminare e aumentare la coscienza dei giovani e della nuova generazione di rivoluzionari.

Adora Faye continua ad essere ferma nella lotta contro l’imperialismo, il feudalesimo, il capitalismo burocratico. Su ordine di Marcos, i cani da corsa fascisti inseguirono Adora Faye per farla tornare in prigione. Viene punita dai reazionari per aver rifiutato di rinunciare alla sua dedizione al servizio del popolo. Questa è una punizione ingiusta e crudele. Nonostante tutto il suo servizio alla causa delle masse oppresse e sfruttate, Adora Faye de Vera merita di essere libera!

Fonte: https://www.redspark.nu/en/peoples-war/cpp-demand-immediate-release-of-political-prisoner-adora-faye-de-vera/

Torino, le detenute delle Vallette “Ci ignorate. Sciopero della fame fino alle elezioni”

 

“Ognuna di noi, dal 24 agosto fino al 25 settembre,  farà alcuni giorni di sciopero della fame. A staffetta ognuna di noi vuole  esprimere solidarietà per tutti quelli che sono morti suicidi, soli dentro una cella bollente”.

E’ l’esordio della lettera che alcune detenute del carcere le Vallette di Torino, in sciopero della fame da alcuni giorni,  hanno indirizzato ai politici in segno di “sdegno e dissenso per il menefreghismo di una certa politica, e delle istituzioni”.

Mentre voi non ci nominate – si legge nella missiva – noi vi accompagniamo fino al giorno delle elezioni, poi dopo si aprirà l’ennesimo capitolo… ci negate una riforma da anni… ciò nonostante noi non ci zittiamo!  Chiediamo il supporto e la solidarietà di tutti coloro che si occupano di diritti  per far arrivare le nostre voci ovunque serva. Le voci nostre e dei compagni che non ce l’hanno fatta!”

E concludono: “Un abbraccio prigioniero, le ragazze di Torino”.

 

Sciopero della fame delle detenute delle Vallette per la riduzione della popolazione carceraria

L’associazione Marco Pannella di Torino aderisce allo sciopero della fame di Rita Bernardini Presidente di Nessuno tocchi Caino, giunta oggi al sesto giorno dell’iniziativa nonviolenta, sulla grave situazione in cui versano le carceri italiane nelle quali si è registrato il numero record di 53 suicidi di detenuti da inizio anno a oggi (presso il carcere delle Vallette il 15 agosto si è tolto la vita un detenuto di 25 anni).

L’associazione Marco Pannella aderisce nella forma dello sciopero della fame a staffetta che coinvolge sedici attivisti e militanti Radicali. Questa adesione segue l’esempio delle ragazze del femminile del carcere delle Vallette di Torino comunicata a Rita Bernardini durante la visita di Nessuno tocchi Caino del 19 agosto scorso.

Lo sciopero della fame è a sostegno delle volontà manifestate dalla Ministra della Giustizia Marta Cartabia e del Capo del Dap Carlo Renoldi affinché si proceda per l’immediato a ridurre la popolazione detenuta in forte sovraffollamento, con misure come la liberazione anticipata speciale. Per quel che riguarda la vita in carcere, l’iniziativa nonviolenta è a sostegno della volontà di far aumentare i contatti dei detenuti con i familiari attraverso un maggior numero di telefonate e di video chiamate e con la concessione dei trasferimenti richiesti dai detenuti per avvicinamento alla famiglia e per motivi di studio e di lavoro.

Altri obiettivi più a lungo termine sono rivolti a tutte le forze politiche impegnate nella campagna elettorale affinché l’esecuzione penale e la riforma della giustizia siano nel concreto aderenti ai principi della Costituzione italiana e della Convenzione europe

Roma 17 settembre ore 10,30, Manifestazione all’ambasciata indiana

L’Appello del Partito Comunista Indiano (maoista):

Facciamo della settimana di azione mondiale dal 13 al 19 settembre un successo
per la liberazione dei prigionieri politici ed esigere la fine agli attacchi con droni, come da appello dell’ICSPWI

L’ICSPWI ha lanciato un appello a tenere, dal 13 al 19 settembre, una Settimana d’azione per la liberazione dei prigionieri politici e la fine degli attacchi con droni contro il popolo e le masse nelle aree del movimento rivoluzionario in India, in occasione del 93° anniversario della morte del compagno Jatin Das, compagno di eminenti rivoluzionari come i compagni Bhagat Singh, Rajguru e Sukhdev. Il Comitato Centrale del nostro Partito, PCI (Maoista), fa appello a tutte le unità del Partito, al PLGA, agli organismi popolari rivoluzionari, ai rivoluzionari, agli operai, contadini, studenti, intellettuali, donne, minoranze religiose, dalit e tribali, ai partiti e organizzazioni marxisti-leninisti-maoisti, alle organizzazioni e singoli antimperialisti, alle nazionalità e classi oppresse dei vari paesi del mondo a partecipare con ferma determinazione alla Settimana d’Azione e a farne un successo.
Sullo sfondo dell’ulteriore intensificazione della crisi finanziaria ed economica dell’imperialismo, per superarla gli imperialisti stanno attuando politiche di globalizzazione dei mercati  al servizio delle loro multinazionali e di rapina delle risorse naturali. Per accelerare la privatizzazione nei paesi semi-coloniali e semi-feudali arretrati, portano al potere i partiti fascisti. In questo contesto, nell’India semi-coloniale e semi-feudale hanno portato al potere il governo Modi, capo del partito fascista brahmanico Hindutva RSS-BJP. Da quando il governo Modi è in carica, gli attacchi fascisti si sono ulteriormente intensificati in tutto il paese. Gli organi costituzionali sono zafferanizzati/fascistizzati.
Nel bilancio nazionale della difesa gli stanziamenti del governo per forze di polizia, paramilitari ed esercito sono costantemente aumentati ed il paese è sempre più militarizzato. Sono state approvate diverse leggi antipopolari, in particolare leggi repressive draconiane contro gli interessi degli operai, contadini, classe media, dei piccoli e medi commercianti ambulanti e negozianti. I governi fascisti non si occupano dei problemi quotidiani, fondamentali e vitali del popolo. Fanno grande propaganda contro il terrorismo e l’estremismo di sinistra che mettono in pericolo la sicurezza del paese. I media borghesi amplificano questa propaganda. Ne sono parte la legge sulla prevenzione delle attività illecite (UAPA)-2019, la legge di emendamento sulla Commissione per i diritti umani-2019, la legge di emendamento della NIA-2019, la legge di emendamento sul diritto all’informazione-2019 e altre simili che calpestano ogni minima libertà e autonomia del popolo. Ne conseguono attacchi fascisti contro attivisti dei diritti umani, attivisti sociali, avvocati, dirigenti operai e contadini, attivisti democratici, masse tribali in lotta per il loro ‘jal-jungle-zameen-ijjat-adhikar'(‘a noi il potere nel nostro villaggio’), musulmani, donne, studenti, insegnanti, docenti, accademici e artisti. Vengono implicati in false imputazioni secondo leggi draconiane come l’UAPA e il Sedition Act, imprigionati e sottoposti a torture fisiche e mentali.
Soprattutto negli ultimi 50 anni è diventata prassi comune arrestare dirigenti, quadri, attivisti di Organizzazioni di massa, presidenti e membri dei Comitati Popolari Rivoluzionari, attivisti della Milizia popolare, simpatizzanti del nostro partito, che combattono per liberare il paese dallo sfruttamento e oppressione imperialista e delle classi dominanti e stabilire un sistema di Nuova Democrazia, arrestare dirigenti, attivisti e simpatizzanti di organizzazioni che lottano per la liberazione di nazionalità come i Kashmir, Naga, Manipur, Asom e Bodo.
Centinaia di loro languiscono nei carceri nelle aree del nostro movimento. Forze di polizia e paramilitari non si preoccupano delle ripetute pronunce della Corte Suprema che raccomandano il minimo uso della forza quando si tratta di movimenti popolari, né dei numerosi rapporti redatti da agenzie governative quali le Commissioni per i diritti umani per gli omicidi in carcere, le atrocità sulle donne e le torture ad opera della polizia. Continua a leggere

Roma 17 settembre ore 14,30 – Metropoliz via Prenestina 913 –  info adesioni assemproletariaanticapitalista@gmail.com

Roma 17 settembre ore 14,30 – Metropoliz via Prenestina 913

Per un autunno di lotta proletaria e popolare, sindacale e politica serve un fronte unico di classe contro padroni, governo dei padroni, stato capitalista/imperialista

contro la repressione lotte proletarie, attacco  al diritto di sciopero e alle libertà sindacali e di rappresentanza, criminalizzazione dei movimenti Notav/no Tap/no Muos..

sono invitati tutti gli organismi di lotta contro la repressione e il carcere

Temi dell’Assemblea

contro lo scaricamento della crisi sulla pelle dei lavoratori e delle masse – sfruttamento, delocalizzazioni e chiusura fabbriche, licenziamenti, cassintegrazione permanente, precarietà, disoccupazione, carovita, morti sul lavoro, salute e ambiente, casa, peggioramento sanità, scuola, trasporti…

contro la guerra imperialista – l’intervento dell’ imperialismo italiano in Ucraina, Est Europa, Libia e mediterraneo, l’aumento delle spese militari, le basi militari Usa/Nato

contro il fascismo e razzismo di Stato, di governo, sedi e squadrismo nei quartieri e nelle piazze

contro la repressione lotte proletarie, attacco  al diritto di sciopero e alle libertà sindacali e di rappresentanza, criminalizzazione dei movimenti Notav/no Tap/no Muos..

a sostegno delle lotte delle donne lavoratrici in lotta contro doppio sfruttamento, precarietà, doppia oppressione, attacco ai diritti delle donne

permessi di soggiorno, documenti anagrafici e sanitari per tutti i migranti senza condizione, diritto di asilo, contratti regolari reddito, casa – apertura porti – accoglienza e solidarietà – blocco di espulsioni – chiusura cpr

organizzazione – unità di classe -guerra di classe – internazionalismo

Partecipazione e inviti

Inviti e presenze dalle fabbriche in lotta, da GKN Firenze a Tessitura Albini Mottola – dalle Acciaierie d’Itala/appalto Taranto a Stellantis, Tenaris Dalmine, Fincantieri, Marcegaglia, dalla Beretta di Trezzo MI alle lavoratrici degli asili, delle cooperative e degli appalti di pulizia comunali, dai facchini in lotta ai disoccupati di Napoli, alle realtà impegnate per salute, sicurezza sui posti di lavoro e sul territorio

inviti alle realtà in lotta dei migranti e associazioni di sostegno

inviti a tutte le realtà del sindacalismo di base e di classe e a tutti gli organismi di lotta contro la repressione e il carcere

Assemblea proletaria anticapitalista

info adesioni assemproletariaanticapitalista@gmail.com

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Piacenza contro il carcere assassino

Detenuto si toglie la vita in carcere, il garante regionale: “Emilia Romagna tra le regioni con più casi, medici psichiatri e volontari anche nelle ore serali”
Suicidio al carcere di Piacenza, un detenuto si è impiccato all’interno del reparto di osservazione psichiatrica del penitenziario delle Novate. Un caso sul quale interviene il garante dei detenuti.

Il Garante regionale dei detenuti, Roberto Cavalieri, interviene sul caso di suicidio di un detenuto che si è impiccato, ieri sera, all’interno del reparto di osservazione psichiatrica del carcere di Piacenza. L’uomo di 52 anni, arrestato per reati comuni, era in attesa della definizione della sua situazione detentiva da parte del magistrato di sorveglianza e delle autorità sanitarie.

“Questo gravissimo fatto porta a 53 il numero dei suicidi in Italia nell’anno corrente e a 4 quelli avvenuti in carcere in Emilia-Romagna”, forte preoccupazione viene espressa da Cavalieri, che, per scongiurare queste tragedie, sollecita i direttori degli istituti penitenziari “ad attivare collaborazioni con il volontariato permettendone la presenza in carcere anche nelle ore serali”.

Sul fronte sanitario, aggiunge, “è poi auspicabile l’attivazione di un servizio di presenza dei medici psichiatri anche nelle ore serali e notturne, prevedendo in queste fasce orarie interventi che non siano solo collegati a situazioni di emergenza”. Questo, prosegue il Garante, “per superare quella che sembra essere una applicazione solo amministrativa dei protocolli antisuicidari, che non sembrerebbero garantire i risultati attesi”

“Con la vicenda di Piacenza l’Emilia Romagna si attesta tra le regioni in cui è più alto il tasso di suicidi in carcere”, conclude Cavalieri.

 

torino – contro il carcere assassino

info

Torino, rammarico del Garante diritti detenuti per ennesimo suicidio in carcere

16.08 ore 19:29. TORINO – Monica Cristina Gallo, Garante della Città di Torino per i diritti delle persone private della libertà, ha visitato questo pomeriggio la casa circondariale Lorusso e Cutugno. Insieme al profondo rammarico per il nuovo caso di suicidio, la Garante ha rinnovato l’invito a tutti i responsabili della gestione della realtà carceraria a una riflessione finalizzata a una radicale modifica delle prassi sinora adottate e ha  nuovamente avanzato la richiesta di allocare risorse che allo stato attuale risultano gravemente insufficienti. “La notizia dell’ennesimo suicidio all’interno della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno – dichiara la Garante Monica Gallo – ci ha toccato profondamente. E’ passato poco più di un anno da quando Moussa Balde si era tolto la vita nel Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Corso Brunelleschi e poco meno di un mese dal gesto estremo di un detenuto pakistano nel carcere torinese e siamo nuovamente a registrare amaramente il precipitato disastroso di tutta una serie di criticità che, se non definiscono una dinamica di causa-effetto, certamente costituiscono  un contesto incapace di disinnescare un fenomeno che, da potenziale, è ormai diventato una realtà a livello nazionale. Con quello delle ultime ore il macabro conteggio dei suicidi nelle carceri italiane somma cinquantadue morti  dall’inizio dell’anno, di cui nove solo nei primi quindici giorni di agosto, e al momento al di là delle consuete dichiarazioni di profilo istituzionale, tocca prendere atto che le iniziative di contrasto sono state assenti o inefficaci.

Lo testimonia ancora una volta la morte di un ragazzo di venticinque anni, recluso presso il Lorusso e Cutugno dal 2 agosto, che dopo un primo tentativo di suicidio ne ha posto in essere un secondo, il tutto dopo appena due settimane di detenzione. L’Ufficio della Garante dei diritti delle persone private della libertà personale della Città di Torino segnala ormai da tempo un trend relativo ad arresti e presenze nella Casa Circondariale torinese (1345 le presenze, ben 310 in più della prevista capienza regolamentare) caratterizzato da una giovane e talvolta giovanissima età delle persone recluse. Una parte di questa popolazione carceraria ha davanti a sé una pena inferiore ai due anni e non vi è chi non veda che l’applicazione di misure alternative esterne alla struttura potrebbe contribuire ad attenuare quella ormai cronica dimensione di sovraffollamento che è la cifra che caratterizza l’esperienza detentiva italiana. Una dimensione che si somma a condizioni di stress psico-fisico che coinvolgono tutti coloro che a diverso titolo e ruolo sono presenti in quella particolare area del territorio che è il carcere.

In ordine a questo profilo, giova ricordare come le persone soggette a osservazione psichiatrica, in mancanza di un’area adeguatamente predisposta e presidiata, siano attualmente distribuite nei diversi padiglioni della struttura di via Aglietta, prive di un’assistenza psichiatrica che copra continuativamente le ventiquattro ore. Un ultimo rilievo, fra i molteplici che possono essere evocati, riguarda la presenza di mamme con bambini la cui entità numerica è sì contenuta, sono quattro con altrettanti bambini, ma la cui gravità rimane altissima, sia nei termini della qualità dell’intervento pubblico sia in quelli di impatto sugli incolpevoli minori coinvolti. Anche in questo caso non possiamo che registrare con perplessità la mancata approvazione della proposta di legge avanzata in Parlamento che ha visto interrompere il suo iter a causa del recente scioglimento delle Camere. La politica ha certamente le sue tempistiche, ma anche lo sviluppo cognitivo dei bambini, di quei bambini in particolare, dovrebbe essere tenuto in debito conto da chi è chiamato a perseguire e realizzare l’articolo 3 del mandato costituzionale: “E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli […], che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana […].

La Garante dei diritti delle persone private della libertà personale esprime in conclusione il profondo rammarico per la notizia del suicidio e al tempo stesso invita tutti i responsabili della gestione della realtà carceraria a una riflessione che abbia come obiettivo una radicale modifica delle prassi sinora poste in essere, una modifica che passi anche attraverso forme condivise di denuncia che smarcandosi dalla postura formalmente istituzionali puntino a un’effettiva applicazione del disposto normativo, rivendicando con forza l’allocazione di risorse che allo stato attuale sono gravemente insufficienti.
E’ inutile piangere sul latte versato, specie – conclude la Garante – se la gestione del latte è in capo alle istituzioni e il pianto dura poco più di ventiquattro ore”.

L’importante appello del Partito Comunista dell’India (Maoista) chiama a una forte mobilitazione in ogni paese – In Italia manifestazione all’ Ambasciata Indiana a Roma 17 settembre ore 10.30 info e adesioni a csgpindia@gmail.com

 PARTITO COMUNISTA DELL’INDIA (MAOISTA)

Comitato Centrale

5 giugno 2022

Appello del Partito Comunista dell’India (maoista)

Facciamo della settimana di azione internazionale dal 13 al 19 settembre un successo

per la liberazione dei prigionieri politici ed esigere la fine agli attacchi con droni, come da appello del ICSPWI

L’ICSPWI ha lanciato un appello a tenere, dal 13 al 19 settembre, una Settimana d’azione per la liberazione dei prigionieri politici e la fine degli attacchi con droni contro il popolo e le masse nelle aree del movimento rivoluzionario in India, in occasione del 93° anniversario della morte del compagno Jatin Das, compagno di eminenti rivoluzionari come i compagni Bhagat Singh, Rajguru e Sukhdev. Il Comitato Centrale del nostro Partito, PCI (Maoista), fa appello a tutte le unità del Partito, al PLGA, agli organismi popolari rivoluzionari, ai rivoluzionari, agli operai, contadini, studenti, intellettuali, donne, minoranze religiose, dalit e tribali, ai partiti e organizzazioni marxisti-leninisti-maoisti, alle organizzazioni e singoli antimperialisti, alle nazionalità e classi oppresse dei vari paesi del mondo a partecipare con ferma determinazione alla Settimana d’Azione e a farne un successo.

Sullo sfondo dell’ulteriore intensificazione della crisi finanziaria ed economica dell’imperialismo, per superarla gli imperialisti stanno attuando politiche di globalizzazione dei mercati  al servizio delle loro multinazionali e di rapina delle risorse naturali. Per accelerare la privatizzazione nei paesi semi-coloniali e semi-feudali arretrati, portano al potere i partiti fascisti. In questo contesto, nell’India semi-coloniale e semi-feudale hanno portato al potere il governo Modi, capo del partito fascista brahmanico Hindutva RSS-BJP. Da quando il governo Modi è in carica, gli attacchi fascisti si sono ulteriormente intensificati in tutto il paese. Gli organi costituzionali sono zafferanizzati/fascistizzati.

Nel bilancio nazionale della difesa gli stanziamenti del governo per forze di polizia, paramilitari ed esercito sono costantemente aumentati ed il paese è sempre più militarizzato. Sono state approvate diverse leggi antipopolari, in particolare leggi repressive draconiane contro gli interessi degli operai, contadini, classe media, dei piccoli e medi commercianti ambulanti e negozianti. I governi fascisti non si occupano dei problemi quotidiani, fondamentali e vitali del popolo. Fanno grande propaganda contro il terrorismo e l’estremismo di sinistra che mettono in pericolo la sicurezza del paese. I media borghesi amplificano questa propaganda. Ne sono parte la legge sulla prevenzione delle attività illecite (UAPA)-2019, la legge di emendamento sulla Commissione per i diritti umani-2019, la legge di emendamento della NIA-2019, la legge di emendamento sul diritto all’informazione-2019 e altre simili che calpestano ogni minima libertà e autonomia del popolo. Ne conseguono attacchi fascisti contro attivisti dei diritti umani, attivisti sociali, avvocati, dirigenti operai e contadini, attivisti democratici, masse tribali in lotta per il loro ‘jal-jungle-zameen-ijjat-adhikar'(‘a noi il potere nel nostro villaggio’), musulmani, donne, studenti, insegnanti, docenti, accademici e artisti. Vengono implicati in false imputazioni secondo leggi draconiane come l’UAPA e il Sedition Act, imprigionati e sottoposti a torture fisiche e mentali.

Soprattutto negli ultimi 50 anni è diventata prassi comune arrestare dirigenti, quadri, attivisti di Organizzazioni di massa, presidenti e membri dei Comitati Popolari Rivoluzionari, attivisti della Milizia popolare, simpatizzanti del nostro partito, che combattono per liberare il paese dallo sfruttamento e oppressione imperialista e delle classi dominanti e stabilire un sistema di Nuova Democrazia, arrestare dirigenti, attivisti e simpatizzanti di organizzazioni che lottano per la liberazione di nazionalità come i Kashmir, Naga, Manipur, Asom e Bodo.

Centinaia di loro languiscono nei carceri nelle aree del nostro movimento. Forze di polizia e paramilitari non si preoccupano delle ripetute pronunce della Corte Suprema che raccomandano il minimo uso della forza quando si tratta di movimenti popolari, né dei numerosi rapporti redatti da agenzie governative quali le Commissioni per i diritti umani per gli omicidi in carcere, le atrocità sulle donne e le torture ad opera della polizia. Al contrario, imprigionano attivisti di varie organizzazioni popolari e sociali, minacciano gli avvocati che si occupano dei loro processi e negano giustizia a tutti loro. La polizia non risparmia gli attivisti che difendono i diritti e gli avvocati che professionalmente lavorano con impegno per la liberazione dei prigionieri politici.

Le associazioni che dovrebbero proteggere gli interessi di avvocati e clienti sono degenerate in “Khap Panchayats” che ordinano agli avvocati di non occuparsi di nessun caso contro musulmani, cristiani, Dalit e maoisti. I magistrati che indagano su arresti illeciti e indiscriminati di indigeni innocenti vengono attaccati. Il magistrato distrettuale di Sukma Prabhakar Gwal è stato rimosso dal suo incarico in nome “dell’interesse popolare”. Il vice direttore della prigione centrale di Raipur, Varsha Dongre, è stato sospeso. Le atrocità sessuali sono usate come arma per sopprimere i movimenti.

C’è una pressione costante sul popolo perché si arrenda, perché le persone diventino informatori e si uniscano alle forze di polizia e paramilitari. Cercano di allettarle in ogni modo. Migliaia di persone hanno abbandonato i loro villaggi perché non potevano più sopportare le molestie della polizia.

Il leader del Fronte Democratico Rivoluzionario (RDF), professor Saibaba, lo scrittore rivoluzionario Varavara Rao, il professor Anand Teltumbde e tutti gli imputati della montatura Bhima Koregaon languiscono in prigione da anni. Uno di loro, padre Stan Swamy, è stato assassinato in prigione, privato delle più elementari cure mediche. Il membro del CC del nostro partito, compagno Milind Teltumbde, è stato assassinato nell’attacco di Mardintola-Pareva, realizzato in collaborazione dal governo fascista Hindutva di Modi e dal governo statale locale. Il governo Modi cospira per uccidere anche gli altri, in un modo o nell’altro. Nonostante a Varavara Rao sia stata concessa la libertà su cauzione su pressione dei movimenti popolari, egli continua ad essere detenuto agli arresti domiciliari. A Sudha Bharadwaj è stata concessa la libertà su cauzione, ma restano in vigore tutte le restrizioni. Esigiamo per loro la revoca di ogni restrizione.

Altri imputati dello stesso processo soffrono di parecchie malattie prolungate. Dobbiamo chiedere il loro rilascio immediato.

La Procura Nazionale fa ostruzionismo contro tutti i loro ricorsi per il rilascio su cauzione. Sappiamo che molti esperti giudiziari del Paese e del mondo si oppongono duramente a tutto ciò.

I membri del nostro Ufficio Politico del CC del nostro Partito e il responsabile del Dipartimento Orientale, compagno Kishanda (Prasant Bose) e la compagna Sheela Marandi del CC sono stati arrestati a Saraikela dalla polizia del Jharkhand il 12 novembre 2021.

Il compagno Kishanda ha 76 anni e dal 2014 soffre di patologie coronariche, angina, cancro alla prostata, artrosi, ipertensione, diabete e altre malattie ancora. La compagna Sheeladi soffre di ipertensione e ipertrofia ventricolare, calcoli della cistifellea, osteoartrite, osteoporosi e cataratta.

Erano in terapia. Le loro malattie necessitano cure immediate e urgenti. Ma il governo intende invece imprigionare e uccidere il compagno Prasant Bose, sostenendo che è l’imputato principale del caso Bhima Koregaon.

In realtà l’autorevole Arsenal Forensic Lab, statunitense ha già dimostrato che il caso Bhima Koregaon è una montatura del governo. La Procura non ha neppure presentato in tempo l’atto di accusa. La magistratura, che dovrebbe annullare il procedimento e rilasciarli, obbedisce ai diktat del governo. Alla procura sono stati dati pieni poteri per questo processo.

Il membro del CC e del Comitato Zonale Speciale dei Ghati Occidentali, il compagno Vijay (BG Krishnamurty) è stato arrestato insieme alla compagna Savitri nel villaggio di Sultan Batheri nel distretto di Wayanad nel Kerala il 9 novembre 2021.

Il membro del CC, compagno Kanchanda (Arun Kumar Bhattacharya) è stato arrestato insieme ad Aakash Urang (Rahul/Kajallon) il 5 marzo 2022 in una piantagione di tè nella zona di Udarband ad Asom. Ha 72 anni e guidava il movimento rivoluzionario in clandestinità nonostante soffra da tempo di diverse malattie.

Il Membro del CC, compagno Jaspalji (Vijay Kumar Arya), è stato arrestato nel villaggio di Samhata nella giurisdizione della stazione di polizia di Rohtas del distretto di Rohtas in Bihar il 13 aprile 2022.ù

Il giornalista Rupesh Kumar Singh (Bhagalpur), Anil Yadav (Rafiganj, Aurangabad) , Rajesh Gupta, Umesh Chowdary (Samhata, Rohtas) sono stati perseguiti dalla Procura Nazionale secondo le leggi draconiane.

I governanti borghesi e compradori al potere pianificano di assassinare tutti loro e in particolare la direzione del nostro partito, perseguendoli secondo le diverse leggi draconiane e uccidendoli in carcere. Calpestano principi democratici quali “la prigione non è una necessità”, “La cauzione è la regola”. La Corte Suprema ha ordinato di dare prioritaria importanza ai ricorsi per la cauzione ma nessuno se ne preoccupa. Questo è incostituzionale.

Il governo Hindutva Modi non ha arrestato i veri cospiratori, un insegnante Hindutva, Milind Ekbote, e Anil Bhide hanno violato la democrazia formale. Nessun agente di polizia è stato punito, nonostante i rapporti sui massacri di Sarkinguda e di Edsametta in Chhattisgarh indicassero che si trattava di crimini della polizia. Nessuno parla degli assassini di padre Stan Swamy. In tutto paese continuano linciaggi di massa scatenati da decine di organizzazioni estremiste Hindutva al canto di “Gayi, Ganga, Geeta”. Nonostante organizzazioni abbiano avuto un ruolo negli omicidi di Narendra Dabholkar, Govind Pansare, Kalburgi e Gowri Lankesh, continuano ad operare “legalmente”.

Minoranza religiosa del Paese, i musulmani, sono la maggioranza nelle carceri. Dalit e indigeni oppressi sono imprigionati a migliaia senza colpa. Tutti gli imputati secondo le leggi TADA, POTA e l’attuale UAPA (leggi repressive draconiane, ndt) provengono principalmente dalle classi povere e appartengono alle comunità musulmane, dalit e tribali. Padre Stan Swamy aveva scritto nel suo rapporto di inchiesta che il 97% dei tremila indigeni rinchiusi per anni nelle prigioni del Jharkhand erano accusati di false imputazioni. Soprattutto, la maggior parte dei prigionieri politici è tenuta in carcere senza processo. Attivisti per i diritti umani, attivisti sociali, avvocati, democratici, laici, progressisti, patrioti, poeti, scrittori e artisti che si battono per i diritti delle donne e dei Dalit, delle minoranze tribali e religiose sono attaccati. Sono bollati come “maoisti urbani” e imprigionati. Sono condannati all’ergastolo o a lunghi anni di carcere duro. Migliaia di persone sono tenute dietro le sbarre per anni con false accuse e alla fine vengono riconosciute non colpevoli.

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