Breve rassegna stampa:
Il tribunale dell’Aquila succursale di Tel Aviv…
sì agli interrogatori sotto tortura dei palestinesi arrestati a Tulkarem, no alle testimonianze avanzate dalla difesa, traduzione scorretta e fuorviante della dichiarazione di Anan Yaeesh
Dopo settimane di mobilitazione in tutta Italia e all’estero, ieri mattina eravamo a l’Aquila, davanti e dentro al tribunale per sostenere Anan, Ali e Mansour. Presenti un centinaio di compagne e compagni provenienti da varie regioni, i giovani palestinesi, l’UDAP e tantissime persone solidali dall’Abruzzo, che con le loro iniziative di solidarietà concreta hanno voluto, almeno in parte, alleggerire una giornata dura e vergognosa come quella di ieri, contrassegnata, sin dall’ inizio del dibattimento dall’atteggiamento ostile, denigratorio e minimizzante della corte nei confronti della difesa, dall’arroganza servile di una PM, che dietro il suo linguaggio burocratico non ha fatto altro che avallare e legittimare la violenza coloniale, da una traduzione in gran parte errata e fuorviante, che distorceva gravemente la dichiarazione resa da Anan, presente in videoconferenza dal carcere di Terni. Continua a leggere
Verso il 2 aprile, si moltiplicano le iniziative per la liberazione di Anan Yaeesh, contro il processo che in Italia vuole condannare la Resistenza palestinese
Un fine mese di mobilitazioni in Italia e in Francia per la libertà di Anan, Ali e Mansour, in vista del processo che inizierà il 2 aprile. A Parigi è previsto, per il 1° aprile, un sit-in davanti l’ambasciata italiana.
Già il 22 marzo, a Parigi, la presenza di Samidoun Paris Banlieue alla manifestazione contro il fascismo e l’estrema destra, ha sottolineato l’importanza di lottare per la liberazione dei prigionieri palestinesi e degli attivisti pro-Palestina repressi e incarcerati per la causa palestinese.
Con cartelli e striscioni è stata espressa solidarietà a Georges Abdallah, Anan Yaeesh, Mahmoud Khalil, Holy Land 5, Filton 18 e tutti gli attivisti incarcerati nelle prigioni imperialiste e reazionarie per il loro sostegno alla resistenza palestinese.
Sempre in Francia, a Toulouse, il 29 marzo, manifestazione in solidarietà con la resistenza palestinese:
In Italia si sono svolte iniziative e manifestazioni ad Albano Laziale e a Teramo il 28; a Firenze, L’Aquila, Milano, Ferrara, Napoli, Pescara, Roma il 29; il 30 a Pisa e a Chieti, anche in occasione della giornata della terra palestinese.
Di seguito pubblichiamo alcune foto, video e rassegna stampa sinora disponibili
https://news-town.it/2025/03/29/eventi/laquila-presidio-pro-palestina-ai-quattro-cantoni/
https://youtu.be/HgHD3INtES8?si=LoYU9JMO7RVJHgzm
L’AQUILA
Libertà per Anan, sit-in di Ferrara per la Palestina: “La resistenza non si processa”
FERRARA
ROMA
NAPOLI
PISA
PALERMO
Gino è libero… ma la lotta continua!
Militant antifasciste emprisonné en France et sous le coup d’un mandat d’arrêt européen de la Hongrie, Gino Abazaj vient d’être remis en liberté dans l’attente de la décision de la justice sur son extradition (voir notre article). C’est une première victoire pour ses soutiens, mais la mobilisation continue pour que la France refuse son extradition.
Dossier(s): France – Autres sujets Tags: Antifascisme, France
26/03/2025
Palestina sono 62 i prigionieri politici uccisi nelle prigioni israeliane dal 7 ottobre
Soixante-deux prisonniers politiques palestiniens (identifiés et déclarés) ont été tués dans les prisons israéliennes depuis octobre 2023. Parmi ces 62 prisonniers politiques, 21 venaient de Cisjordanie, de Jérusalem-Est occupée et du territoire israélien. Les 41 autres étaient originaires de la bande de Gaza. Ce chiffre représente le plus grand nombre jamais enregistré, faisant de cette période la plus meurtrière de l’histoire du mouvement des prisonniers depuis 1967. Le total des victimes mortelles identifiées parmi les prisonniers depuis 1967 s’élève désormais à 298. Il y a aussi des dizaines de morts parmi les prisonniers de Gaza dont l’identité reste inconnue.
Il est très fréquent que les familles soient averties de la mort du prisonnier plusieurs jours ou plusieurs mois après sa survenue. Ainsi, Zuhair Omar Sharif (58 ans) de Gaza a été arrêté alors qu’il travaillait en Israël le 7 octobre 2023 et est décédé le 18 octobre 2023. Sa mort n’a été annoncée que le 30 décembre 2024. Les corps de 59 corps des prisonniers morts dans les prisons israéliennes depuis octobre 2023 n’ont pas été tous rendus à leur famille. Ce sont 70 corps de prisonniers tués que les autorités israéliennes gardent dans les morgues ou des tombes anonymes comme moyen de sanction ou de pression sur les familles. Parmi eux, le corps d’un enfant de 15 ans, Mohammad Tariq Salim Abou Sneneh d’Abu-Dis. Le corps d’un prisonnier décédé dans les prisons israéliennes retenu le plus longtemps par Israël est celui d’Anis Dawla, mort pendant la grève de la prison de Nafha en 1980…
Dossier(s): Monde arabe et Iran Tags: Israël, Palestine, Prisonniers
arresti sistematici delle donne palestinesi – info solidale SRP
da infopal
Le forze di occupazione israeliane continuano ad aumentare i loro attacchi alle donne palestinesi attraverso arresti sistematici, portando il numero totale di detenute nelle carceri israeliane a 26.
La Società per i prigionieri palestinesi (PPS) ha riferito lunedì che il numero di prigioniere nelle carceri israeliane è salito a 26, in seguito alla detenzione di 14 donne solo a marzo. Tra le arrestate ci sono tre sorelle di Hebron.
La maggior parte è rinchiusa nella prigione israeliana di Damon, con resoconti che rivelano che tra loro ci sono una donna incinta di tre mesi, una bambina, diverse detenute amministrative e due giornaliste. Inoltre, una delle prigioniere è di Gaza e un’altra sta lottando contro il cancro.
Secondo la PPS, la maggior parte delle detenute deve affrontare accuse di “incitamento” – un’accusa comunemente usata dalle autorità di occupazione israeliane per giustificare la detenzione amministrativa, che consente la reclusione senza processo o accusa.
La PPS ha anche riferito che dall’inizio dell’assalto di Israele a Gaza, il 7 ottobre 2023, sono state arrestate circa 500 donne, tra cui palestinesi provenienti dalla Cisgiordania, Gerusalemme e Gaza.
La dichiarazione ha evidenziato che tali arresti fanno parte di un più ampio schema di violazioni, tra cui esecuzioni extragiudiziali, aggressioni sessuali e altre forme di gravi abusi. Secondo la PPS, molte delle donne arrestate sopportano condizioni degradanti e significative violazioni dei loro diritti.
La PPS ha anche sottolineato la preoccupante tendenza ad arrestare le donne come ostaggi per fare pressione sui loro familiari affinché si arrendano. Questa pratica è notevolmente aumentata dall’inizio della guerra a Gaza ed è diventata una delle tattiche più significative utilizzate dalle forze israeliane nelle loro operazioni.
La PPS ha condannato fermamente tali azioni, definendole parte di una più ampia campagna di violenza e repressione contro le donne palestinesi. Ha sollecitato un intervento internazionale per ritenere le autorità israeliane responsabili e porre fine alle diffuse violazioni commesse contro i detenuti palestinesi, in particolare le donne.
Le organizzazioni per i diritti umani e i gruppi di difesa dei prigionieri hanno lanciato l’allarme sulle continue violazioni dei diritti umani nelle prigioni israeliane contro i palestinesi, con segnalazioni di maltrattamenti e abusi che hanno portato all’uccisione di almeno 50 detenuti.
(Fonti: Quds News, PIC, agenzie).
18 Marzo, Giornata Internazionale per la libertà dei prigionieri politici – info SRP
lanciato da ATIK associazione dei lavoratori turchi in Europa
18 Marzo, Giornata Internazionale per la libertà dei prigionieri politici
SIAMO LA VOCE DEI PRIGIONIERI POLITICI,
LIBERTÀ PER TUTTI I PRIGIONIERI POLITICI!
In ogni epoca storica, quanti hanno messo in gioco la propria vita per la dignità umana contro gli oppressori hanno pagato un caro prezzo. Le sofferenze che il sistema capitalista imperialista ha inflitto ai popoli del mondo e alla natura per mantenersi in vita stanno trascinando il nostro pianeta verso la catastrofe in un grande disastro. Nell’ultimo periodo in molte parti del mondo abbiamo assistito all’estensione di occupazioni e guerre regionali per una nuova spartizione imperialista. Gli stati imperialisti stanno precipitosamente aumentando la spesa per armamenti ed eserciti. Per questo loro conflitto cercano di renderne parte tutti i settori della società. Cercano di introdurre leggi sul servizio militare obbligatorio e di indirizzare i giovani alle scuole militari, con propaganda manipolatoria mirata a loro. Il rischio che chiunque si opponga a queste politiche è la morte o la prigionia. Perciò è essenziale combattere contro questo marcio ordine.
L’esistenza di prigionieri politici è la prova che la lotta contro l’imperialismo è implacabile. È nostro dovere stringerci a loro, sostenerne la lotta, supportarli e liberarli. I prigionieri politici, che trascorrono un lungo periodo della loro vita in prigionia, in questa condizione sono privati dei loro diritti, subiscono oppressione e tortura. Questa sopraffazione è esercitata in molti modi nei paesi in cui il fascismo è forma di governo. I molti altri paesi, i prigionieri politici affrontano lunghi periodi di detenzione, punizioni disciplinari, pressioni per “addomesticarli” e persino condanne a morte, eppure continuano a resistere per la liberazione dell’umanità senza arretrare di un solo passo.
Molte volte nella storia abbiamo assistito alle loro gloriose resistenze. Pur ristretti in cella, non si possono imprigionare il loro animo e coscienza né rinunciano a combattere contro i mali sociali come chi sta “fuori”.
Il rivoluzionario libanese Georges Abdallah, prigioniero in Francia dal 1984, non è stato rilasciato nonostante la decisione degli stessi tribunali borghesi di liberarlo. Mumia Abu Jamal, prigioniero negli Stati Uniti dal 1981, è ancora detenuto. In Turchia, centinaia di prigionieri politici, in particolare A. Öcalan, sono tenuti in isolamento e sottoposti a isolamento totale. Nelle stesse prigioni turche, a circa 600 prigionieri, nonostante siano gravemente malati sono negate terapie e sono lasciati morire. I rivoluzionari democratici di Turchia e Kurdistan sono incarcerati in molti paesi europei, in particolare in Germania. Il timore verso le organizzazioni e gli attivisti politici è la prova che la democrazia borghese è una bolla e l’imperialismo una tigre di carta. Tutto il mondo sa come l’Israele sionista tiene in prigione e tortura migliaia di palestinesi.
Lo stato peruviano, violando persino le sue stesse leggi, priva molti oppositori e rivoluzionari del loro diritto a difendersi e li condanna all’ergastolo. I corpi dei rivoluzionari deceduti non vengono nemmeno restituiti alle loro famiglie, come nel caso del dottor Abimel Guzman (presidente Gonzalo). In particolare nei paesi del Medio Oriente, sui prigionieri politici la legge è applicata come su nemici da punire più severamente. In Iran, decine di prigionieri colpevoli di aver resistito al regime fascista e partecipato alle proteste sono stati giustiziati, e l’esecuzione di molti altri prigionieri è ancora sul tavolo.
Dobbiamo sostenere le lotte dei prigionieri politici, non importa dove si trovino nel mondo, e richiamare l’attenzione pubblica su questi centri di tortura, esecuzione e oppressione. Il 18 marzo organizziamo azioni di massa per porre fine all’oppressione dei prigionieri politici. Portiamo le voci dei prigionieri alle masse locali e di immigrati!
Libertà per i prigionieri politici!