CASO DI LUIGI: POSTA SOTTOPOSTA A CENSURA
E’ di un paio di giorni fa la notifica di censura sulla posta giunta a Luigi, vigile del fuoco, istruttore sportivo e militante contro la guerra, che si trova in carcere di alta sicurezza in via cautelare dal 21 marzo ad Alessandria, con l’accusa di aver protestato contro la Leonardo SPA.
Il “controllo preventivo sulla posta”, motivato dal GIP come necessario a causa di un famigerato pacchetto postale pervenuto a Luigi da un “soggetto sconosciuto”, costituisce un’ulteriore misura repressiva volta a intimorire chi scrive e rallentare la comunicazione con l’esterno. Non è un caso.
In tant* in questi mesi hanno scritto a Luigi: persone che lo conoscono, altre no, tutte che hanno voluto mandare messaggi di solidarietà, libri, articoli, aggiornamenti sugli accadimenti e sulla fase politica, mantenendo ciò che il carcere con la sua natura di istituzione punitiva mira a impedire: un vivido scambio con l’esterno. Molte sono state le lettere che Luigi ci ha inviato e che abbiamo pubblicato sul portale antudo.info.
I contributi di Luigi dal carcere, le sue parole di lotta e di giustizia su differenti temi, hanno avuto grande eco nella comunità da cui proviene, dimostrando che non bastano misure cautelari a silenziare la voce di chi si oppone alla guerra, alle spese militari, alla complicità dello stato italiano nel genocidio in corso in Palestina. Una voce che adesso l’apparato punitivo tenta di soffocare con un pretesto, l’arrivo casuale di un pacchetto giunto in solidarietà, che non dipende dalla condotta di Luigi né dalla sua volontà.
L’applicazione di questa ulteriore restrizione è da guardare in linea con quella di trasferirlo a centinaia di chilometri di distanza dalla sua città, Palermo, e dai suoi affetti, in assenza di prove concrete e con un impianto accusatorio spropositato, che lo vede imputato di atto terroristico insieme ad altri cinque militanti di Antudo per aver pubblicato il video di una protesta sotto la sede di Leonardo SPA.
Se l’obiettivo è quello di censurare e bloccare la diffusione delle idee che Luigi ha voluto e vuole veicolare, facciamo sentire ancora più forte la nostra solidarietà, moltiplicando le iniziative in opposizione alla guerra e contro le fabbriche di armi che profittano miliardi al governo italiano, al fianco di Luigi e di chi si trova privato della propria libertà per aver deciso di lottare contro un sistema ingiusto.
Luigi libero! Tutt* liber*!
Soccorso rosso proletario riprenderà a settembre – info srpitalia@gmail.com
il blog soccorso rosso proletario è temporeanamente fermo per una riflessione in corso circa il rilancio dell’organismo e il blog all’interno del nuovo piano di lavoro per l’autunno
discusso in occasione dell’assemblea nazionale aperta – a inviti – convocata da proletari comunisti per fine agosto
tutte le notizie e iniziative contro la repressione sono state pubblicate in questi ultimi 2 mesi su proletaricomunisti.blogspot.com
CARCERE: DA LUNEDI 6 MAGGIO SCIOPERO AL CARCERE DI REBIBBIA CONTRO LE CONDIZIONI DI DETENZIONE
CARCERE: DA LUNEDI 6 MAGGIO SCIOPERO AL CARCERE DI REBIBBIA CONTRO LE CONDIZIONI DI DETENZIONE
A partire da lunedi 6 maggio fino a tempo indeterminato i detenuti e le detenute del carcere di Rebibbia di Roma inizieranno uno sciopero contro le condizioni della detenzione a cui sono obbligati. Si tratta di uno sciopero particolare, poiché attraverso la rinuncia alla spesa interna mira a privare la struttura carceraria di una parte considerevole delle proprie entrate.
Pablo Hasel cumple hoy tres años en prisión – libertad

Hoy, 14 de abril, día de la República, conviene recordar que el rapero Pablo Hasel cumple 3 años en prisión. Mientras, el ladrón de Juan Carlos I está en una isla privada en Abu Dhabi con 2.000M€ de fortuna en negro. Los Borbones son unos ladrones. (fonsiloaiza)
Rivolta nel Carcere di Torino: incendio ed evacuazione nel Padiglione B – info
Un altro episodio che evidenzia la situazione insostenibile delle carceri piemontesi
TORINO – La sera del 12 aprile, intorno alle 21, un gruppo di cinque o sei detenuti visibilmente ubriachi ha dato inizio a una rivolta nella quarta sezione del padiglione B del carcere di Torino. Utilizzando armi rudimentali, bombolette accese, materassi infiammati, neon distrutti e oggetti vari danneggiati, hanno provocato un incendio.
A causa dell’emergenza, è stato necessario evacuare tutte le quattro sezioni del piano, trasferendo i detenuti nei cortili passeggio per garantire la sicurezza di tutti. Dopo più di tre ore di negoziazioni e grazie all’intervento del personale e di numerose unità di polizia penitenziaria, la situazione è stata gradualmente contenuta, evitando conseguenze ancora più gravi.
Durante l’incidente, tre agenti sono rimasti gravemente intossicati e sono stati trasportati al pronto soccorso. Dopo le cure mediche, sono stati dimessi con una prognosi che varia da 6 a 10 giorni ciascuno.
Barbarie sionista a Gaza – Incatenati 24 ore al giorno, a molti detenuti palestinesi siamo costretti ad amputare gli arti”
La testimonianza di un medico israeliano
Un medico dell’ospedale da campo allestito nel centro di detenzione di Sde Teiman per trattenere gli abitanti di Gaza arrestati ha descritto le condizioni catastrofiche in cui versano i detenuti, incatenati con tutti e quattro gli arti 24 ore al giorno, una condizione che causa gravi ferite alle mani e alle gambe e che spesso porta all’amputazione.
Come riferito dal quotidiano israeliano Haaretz, la situazione in grave violazione della legge è stata descritta dal medico in una lettera indirizzata ad alti funzionari israeliani.
Il dottore ha rivelato che i detenuti del centro, situato vicino alla città israeliana meridionale di Bèer Sheva, vengono regolarmente bendati, nutriti solo con una cannuccia, viene loro negato l’accesso al bagno e vengono sottoposti a importanti interventi chirurgici senza un’adeguata assistenza medica: “A due prigionieri sono state amputate le gambe a causa delle ferite provocate dalle manette”.
Non esiste il rispetto di alcuna disposizione prevista per la salute dei detenuti, ha aggiunto. “Questo rende tutti noi, le équipe mediche e coloro che ci incaricano nei ministeri della Sanità e della Difesa, complici della violazione della legge israeliana. E forse peggio per me come medico, perché ho violato il mio impegno fondamentale nei confronti dei pazienti, ovunque essi siano, come ho giurato quando mi sono laureato 20 anni fa”.
Le condizioni dei detenuti sono state raccontate dallo stesso quotidiano israeliano anche a inizio marzo, quando in prima pagina ha riportato la notizia di 27 detenuti palestinesi – catturati fra Gaza e la Cisgiordania – morti per i maltrattamenti subiti durante la prigionia, come testimoniavano i loro corpi brutalizzati dalle percosse.
Una situazione raccontata anche dai funzionari dell’Unrwa e dalle denunce da loro raccolte: sbarre di ferro per i pestaggi, scosse elettriche, cani e bruciature di sigaretta. Condizioni in violazione del diritto internazionale e che portano spesso alla morte dei prigionieri, i cui corpi vengono sepolti in fosse comuni.
A febbraio a Gaza è stata trovata una di queste con i corpi in decomposizione di decine di detenuti palestinesi bendati e ammanettati, come scritto da Al Jazeera online secondo cui almeno 30 corpi sono stati trovati in “sacchi di plastica neri” vicino alla scuola Hamad, nel nord della Striscia.
Il ministero degli Affari Esteri palestinese aveva chiesto un’indagine internazionale su quelli che ha descritto come “massacri” israeliani, chiedendo che una squadra visitasse Gaza “per scoprire la verità e le dimensioni del genocidio a cui è esposto il nostro popolo”.
Testimoni avevano detto all’emittente tv qatariota che le persone ritrovate sono state bendate, torturate e giustiziate prima di essere messe nei sacchi.
In un report pubblicato a gennaio sul sito web dell’Uhchr (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani), e citato da Euronews, il capo dell’agenzia Ajith Sunghay ha anche descritto la condizione di numerosi detenuti palestinesi rilasciati da Israele dopo 30-55 giorni di prigionia.
“Hanno descritto di essere stati picchiati, umiliati, sottoposti a maltrattamenti e a ciò che potrebbe equivalere a tortura. Hanno riferito di essere stati bendati per lunghi periodi, alcuni di loro per diversi giorni consecutivi. Ci sono segnalazioni di uomini che sono stati rilasciati solo con i pannolini e senza indumenti adeguati con questo clima freddo”, ha riferito Sunghay.
* da Il Fatto Quotidiano