Proteste nell’AS di Vigevano

In una lettera datata 10 gennaio Carla ci ha raccontato che dal giorno 2 il telefono del carcere di Vigevano aveva smesso di funzionare, senza che le detenute e i detenuti sapessero quale fosse il problema nè quanto potesse durare. Sembrava che gli uomini e le donne della sezione comune avessero potuto fare una telefonata con il telefono cellulare per avvisare le famiglie, mentre alle donne dell’AS era stato proposto di poter indicare un parente da avvisare ma non chiamare di persona. Le chiamate in ingresso sembravano però funzionare dato che era stato detto loro che i parenti chiamavano di continuo per chiedere cosa stesse succedendo.
La prima settimana era trascorsa con proteste individuali sporadiche poichè i primi giorni non tutti si erano accorti del problema, non avendo telefonate quotidiane. Da parte del carcere c’era stata la promessa di mandare un messaggio ai parenti per avvisarli degli orari dei colloqui whatsapp ma questo non è accaduto e una goccia in più ha fatto traboccare il vaso. Un vaso già pieno da tempo: dal mese di maggio le lavatrici sono rotte e per un periodo le facevano fare solo a chi ha più di 60 anni, ma attualmente l’area delle lavatrici è in ristrutturazione dunque nessuna le può usare. Nelle celle non c’è l’acqua calda e il bucato si fa con l’acqua fredda in cella o si fa nelle docce, ma anche nelle docce non sempre c’è l’acqua calda. Da quando sono accesi gli impianti di riscaldamento infatti, le docce sono calde a intermittenza. Ulteriore momento di tensione si è dato quando durante la chiusura pomeridiana è saltata la corrente: la battitura è partita subito. Sono quindi arrivate in sezione la sorveglianza e la comandante che hanno raccolto le lamentele delle detenute, assicurando che di alcune non fossero neanche al corrente.
Nella mattinata di domenica 10 quindi, mettendo da parte i problemi delle lavatrici e dell’acqua calda, le detenute hanno deciso che se la situazione delle telefonate non si fosse risolta, il giorno seguente avrebbero continuato con la battitura e avrebbero iniziato lo sciopero del carrello.
Le modalità per prendere simili decisioni, scrive Carla, non sono quelle a cui compagni e compagne sono abituate fuori, e magari in molte situazioni del genere non ci si sente attrezzate e non si può far molto altro che accodarsi su poche basi condivise sul momento. Ma crediamo che occasioni di rottura della routine carceraria, per quanto brevi, possano essere bagaglio importante per chi le coglie e conoscenze utili per chi potrebbe trovarsi in situazioni simili. Pubblichiamo dunque il racconto che ci è arrivato delle giornate di protesta che hanno coinvolto le donne detenute della sezione AS del carcere di Vigevano.

[…] Dopo un tira e molla durato una decina di giorni la situazione era diventata inaccettabile per noi. Già si diceva a mezza voce che, se non ci avrebbero dato delle risposte concrete, sarebbero partite le proteste. L’ispettrice saliva ogni giorno a farci un punto della situazione e aspettavamo lei per cominciare. Quando è salita, ci ha comunicato che non solo il telefono non sarebbe stato ripristinato quel giorno stesso ma in più, mentre il maschile e la sezione femminile comune avrebbero fatto una chiamata a casa con il cellulare che si usa solitamente per whataspp, a noi dell’AS veniva negata la possibilità perché questa modalità impedisce di registrare le chiamate.
Cosi dopo esserci consultate molto velocemente, abbiamo deciso che appena sarebbero salite le nostre compagne che lavorano in sartoria, avremmo cominciato la battitura. Appena sono arrivate abbiamo fatto partire la battitura verso le 12.45, nel corridoio e anche in saletta nella speranza che il casino si sentisse anche al maschile. La battitura è durata 45 minuti intensi ed è stata ripresa dalla sezione femminile comune e dal maschile ma non sappiamo in quante sezioni. Nessuna figura del carcere si è presentata, allora abbiamo deciso di fare una pausa e di prepararci per fare un fuoricella alle 15, ora della chiusura pomeridiana di 3 ore. Intanto abbiamo scritto la comunicazione firmata da tutte e l’abbiamo presentata. Alle 14.15 abbiamo ripreso la battitura per altri 45 minuti e ci siamo fermate alle 15, ora in cui abbiamo comunicato che avremmo attuato il fuoricella. Abbiamo socchiuso i cancelli delle celle e siamo rimaste tutte in corridoio.
Dopo pochi minuti è salita l’ispettrice del femminile accompagnata da un ispettore della sorveglianza. Lui ci ha detto che sarebbe rimasto a distanza perché era stato nella sezione maschile chiusa per covid ma nella discussione si è ritrovato più volte in mezzo a noi. Ci ha detto che potevano avvisare le famiglie del guasto del telefono ma abbiamo risposto che volevamo chiamare di persona perché ormai le nostre famiglie della situazione erano al corrente ma noi avevamo bisogno di sentirli personalmente. Se n’è andato dopo circa mezz’ora dopo averci detto più volte che facendo il fuoricella stavamo oltrepassando il limite. Quando è andato via, l’assistente ha riproposto la chiusura ma noi abbiamo ribadito la nostra volontà di portare avanti il fuoricella.
Dopo neanche 15 minuti è tornato lo stesso ispettore dicendoci di aver parlato con il direttore e che questo avrebbe chiesto al DAP se andava bene farci chiamare 4 minuti a testa con il telefono cellulare. Ci ha promeso una risposta per l’indomani alle 11 e abbiamo accettato di rientrare in cella ripromettendoci di continuare con la protesta se la notizia fosse stata negativa.
Questa mattina alle 8 ci è stato comunicato che la linea è stata ripristinata e abbiamo ripreso a fare le chiamate dopo 12 giorni d’interruzione. Non sappiamo se la nostra protesta c’entri con questo ripristino.
Aggiungo che a memoria di chi sta in questa sezione da tanti anni, una protesta che arrivasse fino al fuoricella non si era mai vista. Ci sono spesso tensioni fra detenute di questa sezione ma in questo caso la protesta è stata partecipata da tutte. Una cosa strana è stata che abbiamo ricevuto l’approvazione delle guardie e a mezza voce anche dell’ispettrice che ci dava ragione. Sospettiamo che c’entrino intrighi di potere interno al carcere. Voilà, credo di aver raccontato tutto! […]

Vigevano, 13 gennaio 2021
Siamo le detenute della sezione di Alta Sicurezza del femminile di Vigevano e vogliamo raccontare la situazione di isolamento in cui ci troviamo in questo momento.
Dal 2 gennaio ha smesso di funzionare l’impianto telefonico del carcere, impedendoci di sentire i nostri familiari e gli avvocati, se non tramite colloquio video una volta a settimana, se ci va bene. Nel contesto di pandemia in cui ci troviamo attualmente, i legami con i parenti sono già fortemente compromessi e questo ennesimo problema ci lascia ulteriormente isolate.
Dopo 10 giorni di promesse quotidiane di ripristino da parte del carcere, oggi abbiamo smesso di credere in queste promesse senza seguito e abbiamo deciso di protestare. Cosi, alle 13 abbiamo cominciato una battitura e abbiamo inoltrato la comunicazione in allegato firmata da tutte. Alle 15 abbiamo deciso di non rientrare in cella per la chiusura pomeridiana. Dopo circa un’ora di fuoricella e l’arrivo di un ispettore, ci è stato comunicato che la direzione stava valutando la possibilità di farci fare una chiamata di qualche minuto. La decisione dovrebbe esserci comunicata domani alle ore 11 e se sarà negativa ripartiremo con la protesta.

Le detenute dell’AS femminile di Vigevano
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Al Direttore e al Magistrato di Sorveglianza,

Le detenute della sezione femminile AS informano le autorità competenti che a seguito del protrarsi del guasto telefonico e non avendo notizia alcuna da 12 giorni, iniziano a partire dal giorno 13 corrente mese una protesta pacifica con:
1. battitura 3 volte al giorno (8-12-20)
2. rinuncia del carrello
3. rinuncia del carrello della terapia farmacologica
4. fuoricella
5. sciopero lavoranti

Avendo fatto battitura e non avendo avuto riscontro alcuno, continueremo ad oltranza pacificamente.
Vigevano,
Le detenute