Dopo Perugia FUORI ALFREDO COSPITO DAL 41bis. L’intervento di Vittorio Bolognesi nell’Assemblea proletaria anticapitalista del 18 ebbraio

Il riesame di Perugia smonta l’inchiesta “Sibilla”: confermato l’annullamento delle misure per Cospito e gli altri cinque compagni indagati.

Nel ribadire che della carta straccia dei tribunali poco ci importa, non possiamo non ricordare che l’inchiesta “Sibilla” è una delle due gambe (insieme all’associazione sovversiva con finalità di terrorismo) per cui è stato applicato il 41 bis ad Alfredo.

Se gli scritti di Alfredo Cospito non costituiscono istigazione, il compagno deve uscire immediatamente dal 41 bis!

Non osate ucciderlo dopo questa decisione!

Fuori Alfredo dal 41 bis SUBITO!!

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INTERVENTO DI VITTORIO BOLOGNESI NELL’APA DEL 18 FEBBRAIO

Sicuramente questa lotta di Alfredo Cospito ha aperto un varco su una questione fondamentale in questo paese, che è la lotta contro il 41 bis e la lotta contro la repressione in generale. Una repressione che ha colpito, a partire dalle lotte sindacali, dalle lotte portate avanti dai disoccupati a Napoli, per cui ormai le denunce rispetto a loro si moltiplicano ogni giorno.

Quindi la repressione è uno dei punti unificanti che in qualche modo dovrebbe unire tutte le varie realtà che si pongono il problema di ricostruire un punto di riferimento e di riorganizzazione di un movimento di classe rivoluzionario in questo paese.

Il 41bis in qualche modo rappresenta l’apice della repressione, e questo squarcio che si è aperto allarga la lotta su questo piano per portarla su un piano di lungo periodo. Anche per questo è stata lanciata questa campagna generale, che però si deve allargare e deve avere la capacità di svilupparsi sul lungo periodo, perché non è che il problema del 41 bis lo risolveremo domani, nè il problema dell’ergastolo lo risolveremo domani.

Questa campagna deve avere la capacità di mobilitare, quanto più è possibile, quelle che sono anche le lotte che gli operai portano avanti. Specialmente nei magazzini della logistica sappiamo benissimo che cosa succede e come la repressione si abbatta, sono arrivati addirittura a criminalizzare la contrattazione sindacale, la fanno diventare “estorsione” addirittura. E noi stiamo vedendo che ci sono tentativi continui di criminalizzare, di reprimere e di prevenire ogni capacità e possibilità di ricostruzione di un punto di classe rivoluzionario, di impedire che si ricostruisca un punto di riferimento per operai, disoccupati, ecc.

Io personalmente ho attraversato le lotte degli anni ’70, tutta la legislazione speciale che si è sviluppata negli anni 70 e che poi ha trovato il suo culmine nell’articolo 90. Siamo arrivati poi dopo l’articolo 90 alla vera e propria tortura contro i compagni, e il 41 bis racchiude tutto questo. Quella tortura si è sviluppata dagli anni 80 agli anni 85/86, dopodiché è stata tolta di mezzo perché chiaramente era una contraddizione enorme, ma l’hanno, in qualche modo, legiferata e riportata avanti sul piano del 41 bis. Quindi il 41 bis racchiude in sé proprio tutto il massimo di quello che è stata la legislazione speciale fino alla tortura.

E sicuramente la discussione che si è aperta sul 41 bis ha aperto anche un varco rispetto a chi pensava che il 41 bis andava bene per i mafiosi, senza capire che il 41bis prima o poi si sarebbe abbattuto contro le lotte. Adesso incominciano con gli anarchici, domani coi comunisti, dopodomani con chiunque altro si oppone a questo sistema. Non a caso il 41 bis viene allargato continuamente a tutte le fasce di reati che si vanno a sviluppare.

Quindi io credo che su questo la solidarietà è necessaria, ma anche un livello di organizzazione. Noi abbiamo cercato in qualche modo di aprire contraddizioni all’interno dello Stato, e quindi di far esprimere anche chi, in qualche modo, democraticamente si pone contro quest’obbrobrio. In qualche modo la cosa si sta allargando, ma ha bisogno di un livello politico organizzativo come in tutte le cose. Anche qui, nel dibattito che si sta sviluppando e portando avanti, la necessità è quella di costruire una progettualità rivoluzionaria e un’organizzazione rivoluzionaria di conseguenza, e dove anche la lotta contro la repressione deve trovare il suo posto.

A livello informativo rispetto allo stato attuale di Alfredo, lui sta in una situazione estremamente critica che potrà andare avanti probabilmente sul breve periodo. Io personalmente sono abbastanza pessimista che questi riescano a trovare una soluzione alla questione, anche se decidono in maniera favorevole, lo rimanderanno all’ufficio di sorveglianza. E gli uffici di sorveglianza territoriale riguardo il 41 bis non esistono più, esiste un “plotone di esecuzione” vero e proprio che è l’ufficio di sorveglianza di Roma, che decide per tutti i 41 bis in Italia.

C’è stata una cernita anche all’interno della magistratura, tutti quelli che non sono allineati sono stati messi da parte e vengono messi all’interno di questi uffici di sorveglianza tutti quelli che ormai stampano continuamente sempre le stesse motivazioni. Motivazioni messe in campo ogni volta che scade il 41 bis per confermarlo continuamente. Per esempio, le motivazioni che l’ufficio di sorveglianza di Roma adduce ogni volta per i tre compagni delle Brigate Rosse che sono in 41 bis da quasi 18 anni, sono fondamentalmente non più legate a questa maschera che dice di voler interrompere i rapporti con l’esterno, tutt’altro. In queste sentenze c’è scritto che siccome in Italia e nel mondo c’è la crisi, c’è la disoccupazione, c’è tutto quanto il resto di ciò che sta avvenendo, da questo può rinascere un movimento di classe rivoluzionario in questo paese. E questo viene messo proprio come motivazione scritta per confermare continuamente il 41 bis. Per questo questi compagni stanno dentro da 18 anni, come altri compagni, almeno 17-18 compagni, sono in carcere da più di 40 anni. Alcuni compagni che erano con me avevano all’epoca 19 e 20 anni e oggi sono passati 42 anni e questi compagni, a 60, 64, 65 anni sono ancora in carcere. E non c’è nessuna possibilità che questi compagni escano fino a questo momento.

Chiaramente noi pensiamo che non sia una questione che risolviamo domani, ma è una questione sulla quale dobbiamo avere la massima attenzione e costruire, da tutti i punti di vista, da un punto di vista di lotta ma anche sul piano culturale, perché dietro il 41 bis, intorno a questo problema, hanno costruito proprio una cultura, e quindi vanno scardinati parecchi ambiti, e c’è bisogno di una lotta lunga, c’è bisogno di organizzazione, che porti avanti con continuità questa lotta all’interno di tutte le altre lotte, quindi all’interno delle lotte operaie, all’interno delle lotte dei disoccupati, ecc. cercando di unificare queste lotte per l’unica possibilità che noi abbiamo di costruire una forza capace in qualche modo di mettere realmente in discussione questo obbrobrio, che è una vera e propria tortura per chi ci sta dentro.