La Polizia nazionale del Perù (Pnp) ha pubblicato i nomi di 218 persone fermate dopo l’irruzione di ieri nell’Università Nazionale Maggiore di San Marco (Unmsm), a Lima.
Secondo fonti ufficiali gli studenti fermati sono stati trasferiti presso le sedi della Direzione Antiterrorismo e della Direzione Investigazioni Criminali, lo ha dichiarato il procuratore generale Alfonso Barrenechea.
La polizia, in assetto antisommossa, ha sparato lacrimogeni e proiettili di gomma e impedito agli avvocati di entrare.
Dal 19 gennaio migliaia di persone in protesta contro il governo sono confluite da varie regioni del Paese nella capitale per la cosiddetta “Toma de Lima” (presa di Lima). Secondo il Coordinatore nazionale dei diritti umani (Cnddhh), che ha presentato un ricorso al ministero dell’Interno, ci sono anche quattro leader studenteschi “detenuti arbitrariamente”: Lucia Garay, Leani Vela, Diany Vivas e Marco Tello. Anche l’Associazione nazionale dei giornalisti (Anp) ha denunciato fermi arbitrari chiedendo la liberazione di Paty Condori Huanca (inviata di “Fama Tv”), Percy Pampamallco Yancachajlla (reporter di “Radio Huancané” e “Lider Tv”) e Juliaca Cesar Huasaca Abarca (di “Radio Sudamericana”). Gli agenti hanno usato gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti. Cittadini si sono radunati davanti alla Centrale operativa di investigazione della Pnp (Dirincri) per chiedere il rilascio degli studenti. Sui “social” sono stati diffusi video per denunciare maltrattamenti degli agenti.
Altre zone calde per le proteste sono state ieri Puno e Arequipa. A Puno, secondo la stampa peruviana, un uomo identificato come Isidro Arcata Mamani, 62 anni, appartenente alla comunità aymara, è morto a causa di colpi sparati da agenti. Ad Arequipa sono state bloccate le strade nei pressi dell’aeroporto Alfredo Rodríguez Ballon e del ponte Anashuayco, che conduce all’autostrada Arequipa-Puno.
La mobilitazione anti governativa, cominciata il 7 dicembre dopo l’arresto dell’ex presidente Pedro Castillo, non si è placata, e il bilancio delle vittime negli scontri è di circa 60 morti e più di 1.200 feriti.
Focolai di protesta sono attivi in almeno 12 delle 24 regioni del Perù, con particolare intensità a Puno, Cusco, Arequipa e Lima.
La presidente illegittima Dina Boluarte, di cui i manifestanti chiedono le dimissioni, resta in silenzio, mentre il ministro dell’Interno ha respinto le richieste della piazza denunciando che con queste proteste “si pretende di ricattare il governo di turno attraverso la violenza”.