Tutti i “centri di accoglienza” sono illegali perché non si possono tenere persone in carcere, lo si chiami come si vuole, senza che queste abbiano commesso delitti. Lo Stato italiano usa leggi create ad hoc, disumane e fasciste, per reprimere i migranti, e, infatti, in questi centri ogni volta che c’è una “ispezione”, una “visita” (ce ne vorrebbero tante di più) si scopre che assomigliano appunto a dei veri lager dove si tortura.
L’articolo del Manifesto di oggi che riportiamo sotto parla di una di queste “visite” che si è conclusa non solo con la solita pubblica denuncia sugli aspetti moralmente insostenibili di tale situazione ma con due esposti alla procura della repubblica per tortura, chiedendo il sequestro preventivo del centro.
La procura di Milano si prenderà il suo tempo, tempo che non ha chi è rinchiuso in questi lager, e la “soluzione”, quindi, potrà venire solo dalla lotta per la loro chiusura definitiva, nel frattempo ancora una volta si smaschera il finto buonismo dei “gestori” di questa feroce società borghese.
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Milano, due esposti contro il Cpr: ipotesi di torture e abusi d’ufficio
La denuncia. Dopo la visita di una delegazione composta dai senatori Gregorio De Falco (gruppo misto) e Simona Nocerino (5 Stelle) con esperti della rete «Mai più lager-No ai Cpr»
Nello schermo della videosorveglianza interna un uomo in un cortile si fa dei tagli su tronco e braccia, mentre in un corridoio vicino agenti anti-sommossa si preparano a intervenire. La sequenza è avvenuta nel Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Milano, ma riflette la quotidianità anche degli altri Cpr. Ne abbiamo notizia solo perché è stata vista dalla delegazione composta dai senatori Gregorio De Falco (gruppo misto) e Simona Nocerino (5 Stelle) che, con esperti della rete «Mai più lager-No ai Cpr», è entrata nella struttura il 5 e 6 giugno scorsi. Quei fotogrammi aprono il rapporto Delle pene senza delitti. Istantanea del Cpr di Milano, reso pubblico ieri contestualmente alla presentazione di due esposti presso la Procura del capoluogo lombardo.
Il primo ipotizza il reato di lesioni e tortura aggravata in concorso per dei pestaggi che, secondo le testimonianze dei reclusi, sarebbero avvenuti nel centro il 25 maggio 2021. Una «smazzoliata» nelle parole di un dipendente dell’ente gestore. Il secondo verte sul rifiuto di atti d’ufficio e chiede il sequestro preventivo del centro per l’indisponibilità di accesso alle cure sanitarie specialistiche. Le ragioni di accuse così gravi sono contenute nelle 90 pagine del rapporto, che disegnano i contorni di una struttura degna di un film horror.
Nel Cpr i reclusi abusano di psicofarmaci, ingeriscono cibo avariato, possono chiamare gli operatori solo prendendo a calci una porta, tentano il suicidio o si infliggono continuamente dei danni fisici. Una «struttura inutile e costosa» che nella metà dei casi fallisce perfino nel suo obiettivo di rimpatriare le persone (nel 2020: 2.232 rimpatri su 4.387 detenzioni in tutti i Cpr). «La questione da porsi è se una società civile possa tollerare un prezzo così alto, in termini di lesioni di diritti e dignità della persona, ma anche economico, per un’azione che in definitiva ha più un fine politico-simbolico che concretamente operativo», chiede il rapporto
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