NAPOLI. Salvatore Basile rischia di pagare a carissimo prezzo il video di protesta di cui si è reso protagonista l’8 febbraio scorso. Fino qui detenuto nel carcere di Secondigliano, il successivo 11 marzo per il 29enne è stato bruscamente disposto il trasferimento nel penitenziario di Trapani. Un provvedimento “punitivo”, scaturito dall’aver fatto trapelare all’esterno informazioni relative alla casa di reclusione di Napoli durante il videocolloqui con i parenti, le cui conseguenze non sembrano ancora essere finite. Arrivato in Sicilia, Salvatore Basile sarebbe stato infatti oggetto di percosse da parte della penitenziaria e si troverebbe ancora in cella di isolamento nonostante abbia già terminato il periodo di quarantena anticovid. La vicenda è stata oggetto di una circostanziata denuncia che venerdì pomeriggio la moglie di Basile, Gilda Di Biasi, ha formalizzato presentandosi ai carabinieri della stazione rione Traiano. Soltanto la mattina prima la donna era infatti riuscita ad avere il primo colloquio in videocollegamento con il marito e la scena che le si è presentata davanti agli occhi non è stata delle più rassicuranti: «Da quello che ho appreso – ha messo a verbale la donna – poiché Salvatore ha raccontato fatti interni al carcere è stato trasferito in quello attuale di Trapani. Detto questo, vorrei far presente che durante la videochiamata effettuata questa mattina tra me e mio marito, quest’ultimo mi ha riferito di essere vittima quotidiana di percosse come schiaffi e pugni da parte della polizia penitenziaria, al punto tale da avere in quegli istanti dolore alle costole. Nella circostanza mi ha mostrato la parte destra del collo dove presentava colorito rosso e viola (dei lividi, ndr), a duo dire provocati dagli agenti penitenziari». Una vicenda dai contorni inquietanti ma con eventuali responsabilità ancora tutte da accertare. Sta di fatto che, contatta dal “Roma”, la donna aggiunto alcuni ulteriori informazioni che non lasciano presagire nulla di buono: «Da quello che ho capito – spiega – Salvatore si trova adesso in cella di isolamento nonostante abbia già da diversi giorni finito la quarantena precauzionale. Dal suo arrivo a Trapani non gli è stato inoltre consentito di cambiarsi i vestiti, tant’è che ormai dal 19 marzo indossa sempre la stessa tuta del Napoli, e in video l’ho trovato molto dimagrito. A inizio aprile andrò a Trapani per il colloquio in presenza ma fino ad ora nessuno dal carcere è stato in grado di dirmi se riuscirò effettivamente a incontrarlo o meno». La vicenda è intanto già finita sul tavolo del garante comunale dei detenuti, Pietro Ioia, il quale chiede all’autorità giudiziaria che «si faccia massima chiarezza sulla carcerazione di Basile» e sulle eventuali «responsabilità degli agenti che l’hanno in custodia».