Da La Stampa
Firenze – Un nutrito presidio, oltre 200 persone, ha messo in atto una protesta sotto le mura del carcere di Sollicciano a Firenze contro la violenza in carcere, a poche settimane dall’indagine shock che ha coinvolto il carcere fiorentino: due pestaggi, nel 2018 e nel 2019, ai danni di un detenuto marocchino e un italiano. Tre agenti ai domiciliari e 6 indagati. Pugni, schiaffi e calci fino ad arrivare in infermeria con 20 giorni di prognosi per la frattura di due costole e l’uscita di un’ernia all’altezza dello stomaco per un giovane detenuto marocchino nel 2019, stesso trattamento per un detenuto italiano sottoposto a un pestaggio a dicembre 2018 che gli sarebbe costato la perforazione di un timpano. Senza dimenticare i precedenti fatti del carcere di San Gimignano, risalenti al 2018, che vedono a processo con rito abbreviato una decina di agenti, sempre per violenze sui detenuti. Altri 5 agenti, sempre per gli stessi fatti, andranno a giudizio il 18 maggio prossimo. Sarà la prima volta che verrà contestato il reato di tortura, introdotto nel 2017.
Giunti verso le 15, srotolati gli striscioni, i partecipanti al presidio hanno intonato diversi slogan contro le violenze, la tortura, la disumanizzazione del carcere, mettendo l’accento anche sulle condizioni degradanti in cui versa la detenzione ma soprattutto sul fallimento che il carcere rappresenta per quanto riguarda la capacità di ripristinare opportunità concrete di un cambio di vita per i detenuti.
Alle voci dei dimostranti a poco a poco si sono unite quelle dei detenuti, come un’eco, da dietro le mura e i portoni sbarrati, con un’agitare di bandiere improvvisate. Una sorta di grido smorzato ma intensissimo con cui il carcere ha voluto a sua volta inviare al mondo esterno la realtà delle sue tragiche condizioni, l’incapacità di reimmettere nel consorzio umano uomini e donne che spesso non hanno avuto alternative o le cui cadute sono state propiziate dalle contingenze sociali in cui si sono trovati. “Del resto, il problema vero – dicono dal presidio – è l’incapacità del carcere di andare al di là di una logica punitiva tout court, nonostante la palese violazione del dettato costituzionale”.
Dito puntato dunque sull’inadeguatezza totale delle strutture carcerarie, in cui oltre al cronico sovraffollamento si aggiungono condizioni ingestibili per quanto riguarda la stessa esistenza umana (dal cibo alle condizioni igieniche, alle temperature che d’estate superano, nelle celle, i 40 gradi) cui si sovrappongono i rischi di una disciplina che purtroppo non sporadicamente sembra sfociare in episodi di violenza brutale tanto da rasentare o configurarsi di fatto come tortura. Una sorta di pena aggiuntiva, insomma, rispetto a quanto è stato comminato in sede di giudizio. Nel corso del presidio, ci sono stati due minuti in cui i partecipanti si sono sdraiati a terra, per tradurre in un’immagine simbolica l’abbandono in cui giace questa parte d’umanità.
Il presidio, organizzato da Cpa-Firenze Sud e Rifondazione Comunista, ha visto l’adesione di Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos, Collettivo Politico Scienze Politiche, Collettivo Krisis, Rete dei Collettivi Fiorentini, ACAD onlus, PerUnAltraCittà, Rete Antirazzista Fiorentina, Collettivo di Unità Anticapitalista di Firenze, Movimento di lotta per la casa di Firenze, Rete Antisfratto Fiorentina, Firenze Città Aperta, Lotta Continua Firenze, Occupazione via del Leone, Occupazione viale Corsica.