Lettera dal carcere di Rebibbia: “…Questa non è galera, è una tortura”

“Penso che la situazione è molto molto seria adesso. In queste mura sta scoppiando a dismisura. Questa non è galera, è una tortura”. Questo è quanto scrive un detenuto nel carcere romano di Rebibbia al proprio avvocato raccontando di come la diffusione del Covid nel carcere romano sta diventando critica. La missiva è del 12 gennaio scorso. Negli ultimi giorni sono stati molti i processi rinviati nel tribunale di Roma a causa della situazione epidemiologica nella struttura, e in base a quanto riferiscono alcuni avvocati, si è proceduto alla chiusura dei settori G11, G12 e Alta Sicurezza. “Ieri mi hanno mandato in isolamento preventivo perché un altro detenuto era positivo ed era con me in cella ma asintomatico – scrive il detenuto -. In questo momento, martedì 12 gennaio, hanno chiuso tutto il reparto G12, anche i detenuti comuni, tutti chiusi in cella”. Nella mail inviata al penalista, si afferma che “tutto è partito nel reparto 1S con 38 contagiati”. “Ora anche qui sotto ai detenuti comuni. Io sono in un reparto dove siamo tre in quarantena e c’è anche un positivo da oggi che era il lavorante di sezione”. Il detenuto, che è in regime cautelare in attesa di giudizio, prosegue: “Siamo da 24 ore chiusi anche con la porta blindata e questa mattina non è passato il vitto per mangiare poiché dicono che ci sono cuochi infetti, abbiamo tutto nelle nostre celle. L’ispettore ci ha detto che se non venivano giù ci denunciava”. “Penso che la situazione è molto molto seria adesso – conclude -. E’ giusto che vi tenga aggiornati della mia situazione perché se dovesse precipitare ho tre figli piccoli, tutti con problemi. Un grande saluto da un ragazzo sfortunato. Help”.