Operaie ed operai multati per lo sciopero all’Interporto di Bologna

La somma delle multe supera i 10mila euro. Un camion ha cercato di investire le scioperanti

I carabinieri di Bentivoglio hanno sanzionato ventisei operai (multe per un totale di 10.400 euro), 22 stranieri e 4 italiani, per aver interrotto l’attività lavorativa all’interno di un’azienda e dato luogo a una manifestazione di protesta notturna non autorizzata, bloccando gli autocarri in partenza e violando la normativa, avendo dichiarato che lo spostamento in quel comune era determinato da “Comprovate esigenze lavorative”.

“Pochi minuti fa un camion ha cercato di investire le scioperanti provando a forzare il blocco. Lo sciopero non si arresta, blocco fino alla vittoria”. È il messaggio diffuso poco fa sui social network dal Laboratorio Crash, allegando un video girato all’interporto con un telefonino nel quale si vede l’autocarro azionare il clacson e iniziare la marcia nonostante la presenza delle manifestanti pochi centimetri di fronte alla cabina.

La mobilitazione delle lavoratrici in appalto del magazzino della griffe dell’abbigliamento di lusso prosegue da settimane e per sabato pomeriggio alle 15.30 è prevista una manifestazione in piazza del Nettuno. Si legge sulla pagina Facebook del sindacato Si Cobas: “Siamo le operaie che lavorano da anni negli appalti Yoox, il colosso dell’e-commerce dell’abbigliamento, che nel mondo vende la sua immagine di azienda ‘sensibile’, che si cura dei bambini, della diversità e delle persone. Noi però lavoriamo dall’alba alla sera dietro i vetri scintillanti della grande sede dell’Interporto di Bologna. Siamo quasi tutte donne che lavorano per vivere e costruirsi un futuro, siamo madri che lavorano per dare un futuro ai propri figli e alle proprie figlie. Siamo tante e proveniamo da tutti i paesi del mondo, siamo italiane e siamo migranti. Essere costrette a licenziarsi significherebbe per noi dover rinunciare alla nostra autonomia e mettere a rischio i nostri permessi di soggiorno legati al nostro posto di lavoro. Accettare queste condizioni di lavoro significherebbe rinunciare a stare con le nostre figlie e i nostri figli. Siamo quelle che con il loro lavoro hanno fatto crescere quest’azienda, oggi diventata una multinazionale leader nel suo settore. Durante la pandemia non ci siamo fermate, abbiamo controllato i capi di abbigliamento, li abbiamo imbustati, rammendati, preparati per essere spediti nelle case. Il nostro lavoro ha permesso a Yoox di aumentare i suoi profitti grazie al Covid-19. Ma siamo anche le donne coraggiose che in queste settimane si sono svegliate ancora all’alba per scioperare, per lottare per tenerci un lavoro che ci permetta di vivere, ma anche per dire che il lavoro che Yoox si vanta di offrire per noi è solo un ricatto”.

Prosegue la nota: “I turni che Yoox ci sta imponendo unilateralmente con la sua ‘sensibilità’ non ci lasciano quella che si può chiamare una vita. Il primo turno comincia alle 5.30 di mattina, il secondo finisce alle 22.30. La grande azienda che si cura dei bambini non ci permette di portare a scuola i nostri, o di metterli a letto la sera, e con i salari che ci paga non possiamo permetterci una babysitter. Il pranzo dobbiamo portarcelo da casa perché non abbiamo accesso alla mensa né ai buoni pasto che l’azienda dice di non potersi permettere. Dobbiamo mangiare in 15 minuti perché questo è il tempo della pausa che ci viene concessa. A lavoro dobbiamo affrontare le pressioni dei capi, gli atteggiamenti sprezzanti e razzisti di chi crede di poterci comandare perché siamo donne e migranti e per loro siamo solo operaie da sfruttare: così Yoox si cura della diversità e delle persone. Yoox ci vuole costringere a licenziarci approfittando del fatto che, come madri, non possiamo essere sempre disponibili. Cerca di liberarsi di noi perché lavoriamo da anni per loro e non ci siamo mai stancate di lottare per quello che ci spetta. Per l’azienda dell’innovazione i nostri contratti a tempo indeterminato sono roba antica, da svecchiare con contratti flessibili e precari, più adatti allo spirito dei tempi e dei loro profitti. Sul sito di Yoox ci sono immagini di donne indipendenti, di giovani di colore, di bimbi e bimbe belli e felici. Nei suoi magazzini ci siamo noi, operaie e operai, donne e uomini, migranti, nere, esteuropee che si affannano e si inventano di tutto per portare avanti casa e lavoro. Della nostra indipendenza a Yoox non importa, del permesso di soggiorno che dobbiamo pagare e per cui siamo costrette ad accettare lavori massacranti a Yoox non importa, o meglio gli conviene per poterci sfruttare. Dei nostri bimbi e bimbe che crescono senza di noi e senza la cittadinanza che dovremmo avere, ma non otteniamo perché il nostro reddito è troppo basso, a Yoox non importa. Questa è la Yoox, questa è la realtà innovativa dietro i vetri scintillanti: razzismo, sfruttamento e maschilismo sono i veri “talenti” di questa azienda del lusso, questa è la loro innovazione. Durante lo sciopero del 25 novembre il responsabile del reparto ci ha urlato che lui “non ci vede”. Il mondo però ci vede e grazie a noi ora vede anche oltre la vetrina della Yoox e di tutti quei posti che all’Interporto, e non solo, fanno i soldi sulla nostra pelle. Come donne, come migranti e come madri facciamo un appello a tutte le donne e a tutti coloro che possano sostenerci in questa battaglia per ottenere da Yoox quello che ci spetta, e perché questa battaglia riguarda la libertà di tutte le donne e la possibilità di lottare contro lo sfruttamento razzista e maschilista”.

Oltre al Laboratorio Crash, altre realtà cittadine stanno partecipando al picchetto e testimoniando quel che avviene sui social network: Collettivo Universitario Autonomo, Coordinamento Migranti, Non una di meno, La mala educación, Laboratorio Cybilla. (da zic.it)