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Scripta Manent, contestazioni al processo d’appello agli anarchici
Il primo grado si era concluso con 5 condanne e 18 assoluzioni
TORINO. Breve contestazione, oggi nell’aula bunker del carcere di Torino, all’udienza di appello di Scripta Manent, uno dei più importanti processi contro l’eversione di matrice anarchica. Ventitré gli imputati accusati di avere dato vita alle Fai-Fri, i gruppi che dal 2003 al 2016 si sarebbero resi autori di una quantità di «azioni dirette» – da ordigni a plichi esplosivi – contro politici, giornalisti, forze dell’ordine.
Poco prima che l’udienza iniziasse, un gruppo di anarchici, tra il pubblico, ha «espresso disprezzo per un meccanismo a cui non ci adegueremo mai» e ha salutato «i compagni» in carcere. «Viva l’anarchia, sempre a testa alta» hanno detto prima di uscire dall’aula.
Il processo di primo grado si era concluso con 5 condanne (Anna Beniamino a 17 anni, Alfredo Cospito a 20 anni, Nicola Gai a 9 anni, Marco Bisesti, a 5 anni, Alessandro Mercogliano a 5 anni) e 18 assoluzioni.
In primo grado era rimasta valida l’ipotesi dell’esistenza di una vera e propria associazione con finalita’ di terrorismo, i cui esponenti principali risiedevano a Torino. «Le cellule anarchiche delle Fai-Fri sono la Chiampions League dell’eversione» aveva spiegato il pubblico ministero Roberto Sparagna.
A cadere era stata l’accusa di istigazione a delinquere, legata agli innumerevoli articoli, proclami e testi di rivendicazione – almeno 300 – comparsi nel corso degli anni su riviste e siti di area (in particolare«Croce Nera»).