Ebru Timtik chiedeva un equo processo per sé e per gli altri. Era accusata di legami con il Fronte Rivoluzionario della liberazione popolare, dichiarato gruppo terroristico da AnkaraTimtik era stata arrestata insieme a altri 18 colleghi per il suo impegno nella difesa dei diritti civili in Turchia. Il 14 agosto scorso, la Corte costituzionale turca aveva respinto la richiesta di rilascio a scopo precauzionale sia per lei sia per il collega Aytaç Ünsal, entrambi in sciopero della fame da febbraio, nonostante le loro condizioni di salute fossero già molto critiche in assenza “di un pericolo critico per la loro vita o la loro integrità morale e materiale con il rigetto della richiesta per il loro rilascio”. Giovedì, il People’s Legal Bureau (Halkın Hukuk Bürosu, Hkk) ha annunciato via Twitter che l’avvocatessa era stata sottoposta a massaggio cardiaco dopo un arresto cardiocircolatorio, chiedendo a tutti i colleghi e al personale di riunirsi davanti al Bakırköy Dr. Sadi Konuk Hospital. Ma poco dopo sempre l’Hkk ha annunciato il decesso della donna, mentre Ünsal si trova al momento presso il Kanunu Sultan Süleyman Training and Research Hospital di Istanbul. “E’ morta da martire“, si legge nel messaggio diffuso sui social network, ricordando come la Ebru avesse iniziato la sua protesta per reclamare “un giusto processo“.
La polizia turca ha tentato di impedire agli attivisti e sostenitori dei diritti umani di partecipare a un memoriale davanti all’Associazione avvocati di Istanbul. Secondo il quotidiano Evrensel, gli agenti in assetto antisommossa hanno sparato gas lacrimogeni e proiettili di gomma contro la marcia di protesta contro il trattamento dell’avvocata per i diritti umani e altri colleghi, incarcerati e condannati secondo quelli che le organizzazioni per i diritti umani ritengono processi né giusti né imparziali. Almeno un avvocato è stato fermato, ha aggiunto il quotidiano. “Ebru Timtik è immortale” e Aytac Unsal, attualmente in condizioni critiche per uno sciopero della fame in carcere, “il nostro onore”, scandivano i dimostranti.
A febbraio Ebru aveva avviato il digiuno per protestare contro i processi non giusti, assieme al collega Aytac Unsal, che sarebbe in condizioni critiche. I gruppi per i diritti umani e d’opposizione da lungo tempo contestano la mancanza di imparzialità e indipendenza dei tribunali sotto il presidente Recep Tayyip Erdogan. La morte di Timtik arriva mesi dopo la morte per sciopero della fame di tre membri del gruppo musicale Grup Yorum, Helin Bolek, Mustafa Kocak e Ibrahim Gokcek.
L’avvocata aveva difeso in particolare la famiglia di Berkin Elvan, un adolescente morto nel 2014 per le ferite riportate durante le proteste antigovernative a Gezi nel 2013. Il mese scorso, un tribunale di Istanbul aveva rifiutato di rilasciare Ebru Timtik, nonostante un referto medico indicasse che il suo stato di salute non le permetteva più di restare in carcere. Analoga richiesta era stata presentata in agosto alla Corte costituzionale, senza successo. Invece di essere rilasciati, Timtik e Unsal sono stati trasferiti in due diversi ospedali a luglio.
“Quando muore un avvocato, muoiono i diritti dei cittadini. Gli avvocati romani piangono la collega turca ebru timtik, martire dei diritti umani e dell’avvocatura, che quei diritti ha difeso con la la vita”. Lo scrive su Facebook il consiglio dell’ordine degli avvocati di Roma, che ha voluto così ricordare Timtik.
“Ebru Timtik, membro del nostro studio, è caduta martire”, ha scritto su Twitter, Halkin Hukuk Burosu. Condannata lo scorso anno a più di 13 anni di carcere per “appartenenza a un’organizzazione terroristica”, Timtik era membro dell’Associazione degli avvocati contemporanei, specializzata nella difesa di casi politicamente sensibili. Le autorità turche accusano l’associazione di essere legata all’organizzazione marxista-leninista radicale Dhkp.
Di seguito il messaggio del Consiglio nazionale forense
Il Consiglio nazionale forense esprime il proprio cordoglio alla famiglia della collega turca Ebru Timtik, morta in stato di detenzione dopo 238 giorni di sciopero della fame, e la propria vicinanza e solidarietà agli avvocati turchi. Il Cnf continuerà, in sinergia con il Consiglio degli ordini forensi europei (Ccbe) e con l’Osservatorio internazionale avvocati in pericolo (Oiad), la propria azione di denuncia e di sostegno ai colleghi che si battono per il libero esercizio della professione di avvocato, compromesso anche dalla recente riforma degli ordini professionali in Turchia, e chiede alle autorita’ turche il rispetto dei diritti della difesa, inibiti e reiteratamente violati nei processi in cui sono stati coinvolti i colleghi. Il Consiglio nazionale forense invita ancora una volta quindi le autorità turche a rispettare i principi dell’ONU a sostegno del ruolo degli avvocati adottati a L’Avana nel 1990 e all’immediata scarcerazione di Aytac Unsal, collega coimputato condannato a 10 anni e 6 mesi di reclusione, che versa in gravi condizioni di salute.