unire la lotta contro la repressione politica e la repressione delle lotte dei lavoratori

Torino, 373 euro di multa ai rider che protestavano nel lockdown: “Era un assembramento”

Nel mirino la manifestazione del 1° maggio in cui chiedevano più tutele e dispositivi di sicurezza. I verbali non sono stati consegnati subito “per motivi di ordine pubblico”. Fattorini furibondi: “Eravamo distanziati, questo è un attacco politico a lavoratori essenziali durante la quarantena”

Il primo maggio una trentina di rider aveva organizzato uno sciopero e una protesta che era partita da piazza Castello con l’obiettivo di chiedere al Governo più tutele per la categoria. Quel ritrovo in piazza Castello, però, è stato considerato un “assembramento in luogo pubblico”, in pieno lockdown ed è per questo che molti dei partecipanti a quella protesta hanno ricevuto un verbale con una multa di 373 euro. Le multe sono state notificate oggi e, si legge nel verbale,  l’infrazione è stata accertata in data 1° maggio in piazza Castello” ma i verbali non erano stati consegnati subito “per motivi di ordine e sicurezza pubblica”.

“Durante tutto il periodo di lockdown il nostro lavoro è stata considerato un’attività essenziale. Essenziale per chi ci sfrutta, naturalmente, che non poteva rinunciare a guadagnare sul nostro lavoro a scapito della nostra salute: infatti, come più volte ribadito, i dispositivi di sicurezza non ci sono stati forniti dalle aziende se non dopo molto tempo”, spiegano i rider sulla pagina Facebook Project Deliverance, che definiscono le multe “un attacco politico alla lotta dei rider e al diritto allo sciopero. Ogni sera siamo stati costretti a passare ore davanti ai ristoranti con decine e decine di altri colleghi e colleghe, senza dispositivi di sicurezza né attenzione per la nostra salute, messa sempre in secondo piano da chi ci sfrutta”


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Durante il lockdown la polizia era dovuta intervenire davanti al Mc Donald di via Livorno perché i troppi rider in attesa non riuscivano a  mantenere le distanze di sicurezza.  “La decisione di scendere in strada è stata intuitiva ed immediata –  proseguono i rider – Se possiamo rischiare la nostra salute per gonfiare le tasche dei nostri padroni, allora possiamo farlo, in maniera consapevole e rispettando le misure di sicurezza, per rivendicare condizioni di lavoro migliori, oltre che per accusare le aziende di non aver fornito quei dispositivi di sicurezza che avrebbero dovuto proteggerci”.

I rider rivendicano di aver rispettato le distanze e le misure di sicurezza. “Durante lo sciopero abbiamo fatto sì che ogni singolo rider presente avesse una mascherina, che venissero rispettate le distanze e che ci fosse abbondante disponibilità di gel igienizzante, in modo che ognuno di noi fosse protetto e tutelato”. Ma il decreto del governo impediva ogni genere di assembramento. Concludono però i rider: “Le multe che adesso stanno arrivando unicamente ai rider più generosi e attivi nelle lotte, ben conosciuti dalla polizia politica: questo indica chiaramente l’intento repressivo”.