Ancora trasferimenti punitivi dal carcere di Santa Maria Capua Vetere, per arginare le nuove proteste dovute alla sospensione della sorveglianza dinamica e dei colloqui via skype

I cosiddetti “promotori” sono stati trasferiti in altre strutture; si tratta di una ventina di detenuti, tutti del reparto maschile, ma si potrebbe arrivare a una cinquantina di trasferimenti a breve.

“La situazione è tesa e diventa grave. Chiediamo una repressione totale delle violenze che avvengono all’interno degli istituti carcerai. Ci sono dei detenuti che fanno il bello ed il cattivo tempo, decidono le sorti della vita carceraria, questo non deve più essere concesso. Il carcere deve servire da punizione e da monito e allora è necessario prendere delle misure affinché alcuni individui rispettino le regole e non prendano il comando della situazione, lo Stato deve farsi sentire.”

Lo ha dichiarato il Consigliere della Regione Campania dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, facendo eco alle dichiarazioni del SAPPE secondo cui in Italia ci sarebbe troppo garantismo e le misure prese per il contenimento del covid 19, oltre che per rispondere alle condanne della CEDU e del CPT (dalla sentenza Torreggiani fino al DL Carceri) avrebbero portato le carceri “alla deriva” e alla “resa dello Stato”.
La ricetta per uscire da questa “deriva” sarebbe, per questi “fedeli” servitori dello stato, negare ai detenuti i più elementari diritti umani, insabbiare le indagini sulle morti in carcere, colpire “una certa magistratura”, libertà di tortura, aumento ulteriore del numero e del potere del personale penitenziario e, non ultimo, nomina di un supercommissario con pieni poteri su ogni altro organo dello Stato.
Ecco quanto dichiarato dal SAPPE due settimane fa:

i detenuti ormai hanno dichiarato guerra allo Stato. L’unico baluardo rimasto a difendere le Leggi  e a far rispettare le regole a chi non le ha mai rispettate è la Polizia Penitenziaria.

Una guerra che è sotto gli occhi di tutti, ma che si tende a sottovalutare o addirittura negare, in virtù dell’iper garantismo imperante in questo Paese dove le carceri sono lasciate alla deriva.

Ma abbiamo già dimenticato che fior di galantuomini sono in carcere? Mafiosi, camorristi, ndranghetisti, violentatori di bambini, spacciatori di morte, malati mentali, tossici, extracomunitari, fiancheggiatori dell’estremismo islamico, sicuramente non mammolette o personcine a modo vittime del sistema.

Eppure, nonostante le rivolte di marzo, nonostante l’arroganza che travalica anche il buon senso, c’è in Italia questa tendenza a compatire, a perdonare, a difendere gli oppressi anche se questi hanno messo a ferro e fuoco gli Istituti di pena, non si riesce a trasferirli in modo automatico lontano da casa, non si riesca ad applicare loro il 14 bis, non si riesce a farsi risarcire i danni (moltissimi di questi non hanno né avranno mai un centesimo nella “libretta”), non si riesce a far comprendere ad una certa magistratura che  in certe situazioni quando c’è da ristabilire la sicurezza, l’uso del manganello è legittimo (art.41 O.P.) […] E se la Polizia Penitenziaria nega qualcosa pretesa come un “diritto” … allora ti devi aspettare sommosse, rifiuti di entrare in cella, aggressioni. Insomma una vera e propria guerra dichiarata da lestofanti e delinquenti della peggiore specie cui lo Stato non riesce a rispondere adeguatamente, ovvero con la giusta severità o con provvedimenti di legge eccezionali che vengono presi quando c’è una guerra in atto e bisogna che lo Stato si riappropri del territorio (in questo caso delle sue carceri).”