Report dal Presidio nazionale dell’Aquila contro il processo alla resistenza palestinese

Tribunale blindato, ma anche massicciamente presidiato oggi, da circa 200 persone, una parte delle quali ha riempito l’aula in cui si è tenuta l’udienza che avrebbe dovuto audire la testimonianza dell’ambasciatore israeliano in Italia.
La difesa ha chiesto che venisse ascoltato per primo Anan, e ha aggiunto che il teste della difesa, il professor Chiodelli, docente di geografia economico-politica all’Università di Torino, non poteva intervenire per l’impossibilità, quest’oggi, di essere fisicamente presente, quindi ha chiesto che venisse ascoltato il 28 novembre.
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Dichiarazione di Anan del 21/11/2025
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Nell’udienza precedente il Pubblico Ministero ha chiesto di togliere la bandiera palestinese

Io chiedo che sia tolta la bandiera israeliana (il giudice dice che non c’è nessuna bandiera, ma poi lascerà deporre la rappresentante dell’ambasciata israeliana a Parigi davanti a una bandiera israeliana, mentre toccava una pallina antistress dai colori della bandiera israeliana)

È successo in passato che mi sono trovato di fronte a testimoni israeliani, ma era in un tribunale militare israeliano. C’erano i soldati a testimoniare contro di me ed io ero di fronte alla giustizia militare dell’occupazione. Io non riconosco questo tribunale.

Ma oggi che sono in Italia, nelle mani di una giustizia vera, che opera attraverso la legge, l’equità e le prove, non mi aspettavo, né attendevo, di dovermi trovare ancora una volta ad ascoltare la testimonianza dello stato israeliano che occupa la nostra terra e che pratica la pulizia etnica contro il popolo palestinese.

Come potete permettere a chi ci ha oppressi, ha ucciso il mio popolo, ha invaso la nostra terra, ha torturato me personalmente e ucciso tanti membri della mia famiglia, di testimoniare contro di me oggi in questo tribunale?

Come potete permettete ad un governo che è stato condannato per crimini di guerra di testimoniare contro di me in un tribunale italiano e sul suolo italiano?

Come potete permettete che questi criminali vengano in un tribunale in Italia a testimoniare contro di me?

Il pubblico ministero ha violato tutte le leggi internazionali e non le ha nemmeno riconosciute.

Avnei Hefetz è stata costruita sul terreno di Ṭūlkarm, che sta sotto l’autorità palestinese.

Perché non sono stati chiamati testimoni del governo palestinese?

Nonostante tutta la causa sia incentrata su fatti che dovrebbero essere accaduti sul territorio palestinese, il Pubblico Ministero non ha fatto alcuna richiesta alle autorità palestinesi, perché tutti i testimoni e tutte le domande vengono da Israele.

Non so più se mi trovo in un tribunale militare israeliano e se vengo processato in base alla legge militare israeliana

Se sono davanti a un Pubblico Ministero israeliano che lavora dentro il Mossad.

Chiedo se Israele ha davvero tutto questo potere in Italia

Avnei Hefetz non è solo una postazione militare. Dentro c’è la stanza delle operazioni speciali, la sala in cui vengono decise e gestite tutte le operazioni di eliminazione dei resistenti palestinesi.

Dentro la città di Ṭūlkarm gli agenti coordinati da Avnei Hefetz sono sempre in borghese

E la loro operazione più famosa è l’assassinio del martire Amir Abu Khadijeh

Viva la Palestina!

Viva il popolo palestinese!

Viva la Resistenza palestinese fino alla libertà!

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Il tribunale de L’Aquila viola le nostre leggi al servizio di Israele

Dopo la dichiarazione di Anan, abbiamo appreso dell’assenza del teste dell’accusa e del videocollegamento con un’addetta diplomatica dell’ambasciata israeliana a Parigi, Zaharira Bar Yehuda Etzion. Nonostante le eccezioni di nullità sollevate dalla difesa, il Presidente della Corte ha deciso di procedere, per non meglio precisati motivi di “urgenza”. Prima che costei iniziasse a parlare, con alle spalle una bandiera israeliana, sono passati almeno 3 quarti d’ora per risolvere problemi di audio, altrettanti ci sono voluti per identificare chi dovesse identificare chi, dato che nella stanza dell’ambasciata erano presenti, oltre alla diplomatica, altri 2 soggetti israeliani.

Alla fine, come sempre, Israele si è autocertificato, e il teste che avrebbe dovuto riferire sull’ubicazione, natura, struttura e caratteristiche dell’insediamento della colonia di Avnei Hefetz, non ha saputo dire altro che Avnei Hefetz è un insediamento civile, “precisando” che si trova in Cisgiordania e citando come fonte l’ufficio statistico del governo israeliano. A tutte le domande della difesa rispondeva non so, cercando di trovare le risposte probabilmente su internet, mentre stringeva tra le mani una pallina antistress bianca con due strisce azzurre.

Prima della conclusione dell’udienza, la PM D’Avolio ha chiesto che venissero messe agli atti immagini satellitari scaricate da Google Earth, che evidenzierebbero l’assenza di avamposti militari nell’area.

Cercando invece su software open-source, emerge invece tutta un’altra realtà, quello sotto è uno screenshot scattato su MapCarta.Alla fine di questo osceno processo, violativo non solo del diritto internazionale, ma anche di quello italiano, il presidente della corte ha dato appuntamento al 28 novembre per ascoltare il teste della difesa e per la requisitoria dell’accusa, ordinando di non fare “cori”.

Dopo aver commentato per tutta l’udienza l’atteggiamento arrogante israeliano e quello indulgente verso di esso della corte, che minacciava invece di cacciare il pubblico fuori dall’aula, un silenzio assordante, che sembrava infinito, ha seguito quell’ordine. Vedere Anan nello schermo, rimasto solo con la corte, ha come paralizzato il pubblico, che si avviava in silenzio verso l’uscita.
E’ bastato un grido, quello del soccorso rosso proletario, ad accendere la miccia e a riscaldare il cuore ad Anan. Non avevano spento i microfoni: “Anan Libero” è risuonato sempre più forte nell’aula sollevando le braccia di Anan in segno di saluto e affetto.
All’esterno del tribunale, in contemporanea, si è svolto un presidio con numerose realtà e delegazioni, provenienti, oltre che dall’Abruzzo, da tutta Italia. Puglia, Basilicata, Umbria, Toscana, Lazio, Napoli, Roma, Bologna, Trento, Treviso, solo per citarne alcune.

Tra i tanti striscioni anche uno per Tarek Dridi, condannato a 4 anni e 8 mesi per aver difeso la piazza del 5 ottobre per la Palestina dalla violenza delle F.O.

Oggi si sarebbe dovuta tenere a Roma l’udienza di appello per Tarek, ma è stata rinviata al 5 dicembre perché la sua richiesta di essere presente in aula non è stata rispettata. Inoltre, mancando la corrente nel carcere di Pescara, dove è detenuto, non è stato possibile fare il collegamento in videoconferenza.

Anche a Roma comunque si è tenuto un presidio di solidarietà, e nono stati fatti collegamenti tra i due presidi tramite Radio Onda Rossa.

Di seguito il servizio da Roma:

Il servizio da L’Aquila:

Qui una breve rassegna stampa:

https://www.ansa.it/abruzzo/notizie/2025/11/21/palestinesi-a-processo-insediamento-israeliano-sotto-esame_af1b5edf-3f1a-4ee1-86f7-31b9cb3d24a9.html

https://www.laquilablog.it/palestinesi-a-processo-sotto-esame-linsediamento-israeliano-di-avnei-hefetz/?pdf=425259

https://ilmanifesto.it/processo-yaeesh-cosi-un-check-point-militare-diventa-civile

La mobilitazione tuttavia non è ancora, come dovrebbe essere, di massa, rispetto alle mobilitazioni che ci sono state a settembre-ottobre. Uno spunto di riflessione su questo lo fornisce questo interessante articolo di Laila Hassan

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