il 21 novembre la Corte di Assise dell’Aquila, ospiterà un rappresentante dello stato terrorista di Israele come teste di accusa nei confronti del partigiano palestinese Anan Yaeesh e di due suoi amici, accusati di “terrorismo” per l’appoggio alla resistenza palestinese in Cisgiordania.
FUORI L’AMBASCIATORE ISRAELIANO DALLE AULE DI TRIBUNALE ITALIANE!
IL SUO POSTO È SUL BANCO DEGLI IMPUTATI NELLE AULE DELLA CORTE DI GIUSTIZIA INTERNAZIONALE!
Si avvia a conclusione il processo ai tre cittadini palestinesi Anan, Ali e Mansour, in corso presso il tribunale de L’Aquila.
Finora non è emerso alcun elemento incriminante a carico degli imputati: il diritto del popolo palestinese alla resistenza anche armata contro l’occupazione militare illegale è riconosciuto dal diritto internazionale purché non vengano coinvolti civili estranei al conflitto, e nel corso del processo non è emerso alcun superamento di questo limite.
Il tentativo da parte dell’accusa di far passare come civile un insediamento che ospita anche una base militare è fallito, e non è stata fornita alcuna prova su un presunto attentato che sarebbe stato pianificato dall’Italia verso quell’insediamento.
Per sostenere questa tesi, tuttavia, la Procura ha cercato di inserire nel fascicolo un documento redatto dall’ufficiale di collegamento tra Israele e il Sud Europa che afferma che l’insediamento in questione, Avnei Hefetz, deve essere indicato come un insediamento di civili.
Trattandosi di un documento con contenuto dichiarativo, il giudice ne ha negato l’ammissione. In risposta, l’accusa ha richiesto di convocare l’ambasciatore israeliano come testimone nell’udienza del 21, violando apertamente quanto disposto dalla Corte Internazionale di Giustizia nel luglio 2024, che oltre a condannare l’occupazione israeliana e le politiche di insediamento, stabilisce che tutti gli stati membri dell’ONU hanno non solo l’obbligo di non riconoscere la situazione illegale derivante dall’occupazione, ma anche di non fornire assistenza o aiuto al mantenimento di tale situazione.
La presenza stessa dello stato genocidario di Israele in aula è purtroppo coerente con la politica di attiva collaborazione dell’Italia con l’occupazione israeliana, dimostrata anche nel corso di due anni di conclamato genocidio.
Due anni in cui l’Italia ha continuato ad armare Israele e i coloni. Da Leonardo alla Beretta, sono italiane le armi dell’occupazione.
Due anni in cui il Ministro della Sicurezza Nazionale, Ben-Gvir ha distribuito 40 mila di queste armi ai coloni che vivono sulle colline della Cisgiordania per aggredire i palestinesi, occupare le loro terre, rubare le loro fonti di acqua, uccidere il loro bestiame, incendiare le loro case, gli ulivi, le auto, cementificare le loro terre per costruirvi altri insediamenti illegali israeliani.
Due anni in cui i coloni hanno compiuto 4.306 aggressioni e atti di vandalismo nella Cisgiordania occupata, 264 solo nell’ottobre di quest’anno, causando la morte di 36 civili palestinesi. Uno dei gruppi più estremisti ed aggressivi di questi “civili” armati sono i “giovani delle colline”, che controllano la vasta area a est della Cisgiordania, e stanno promuovendo una lista da candidare alle primarie interne del Likud la prossima settimana, dove, secondo il quotidiano ebraico Yediot Aharonot, ci sono personaggi sospettati di crimini nazionalisti come atti di terrorismo, non solo nei confronti dei palestinesi, ma anche verso militari israeliani.
Che il diritto internazionale consideri “civili” anche questi coloni non sorprende, lo stesso Israele è stato fondato da bande terroristiche di coloni che poi sono stati integrati nell’IDF. Ciò che può sorprendere, se non si conoscono le radici fasciste e razziste alla base del sionismo e un po’ di storia anche italiana, è il fatto che questo governo continui a dichiararsi sovranista e spalanchi le porte allo stato israeliano.
Ma la storia in Corte di Assise dell’Aquila non deve entrare. Deve entrare invece l’ambasciatore di uno Stato genocida, il cui Primo Ministro è stato condannato dalla CIG come criminale di guerra, a riscrivere la storia, a raccontarci cosa dobbiamo intendere per Avnei Hefetz, nel tentativo di condannare la legittima resistenza del popolo palestinese e di legittimare gli insediamenti illegali israeliani quantunque ospitino le basi militari di uno stato occupante.
La normalizzazione del genocidio a Gaza, dopo la finta tregua annunciata il 10 ottobre, ha invisibilizzato anche la pulizia etnica e la repressione in Cisgiordania, dove si contano almeno 1107 martiri e 23718 arresti tra i palestinesi dal 7 ottobre 2023. Anche le torture e gli stupri all’interno dei centri di detenzione israeliani hanno subito un’escalation senza precedenti e il 3 novembre la Knesset israeliana ha approvato un disegno di legge per applicare la pena di morte ai palestinesi.
Ebbene, il 21 novembre, il “democratico” stato sionista sarà presente in un’aula di giustizia italiana per accusare di terrorismo chi il vero terrorismo lo ha vissuto e continua a viverlo sulla propria pelle e sulla pelle del suo popolo.
Invitiamo tutte e tutti a partecipare al presidio nazionale davanti al Tribunale dell’Aquila, contro la complicità dell’Italia con Israele, per ribadire che la resistenza non si arresta né si processa, in solidarietà ad Anan, Ali, Mansour e Ahmad Salem, palestinese in carcere da sei mesi per aver chiamato alla mobilitazione contro il genocidio.
La manifestazione del 21 a L’Aquila sarà inoltre collegata con un presidio a Roma per il processo di appello a Tarek Dridi, ragazzo tunisino condannato a 4 anni e 8 mesi per aver difeso la piazza per la Palestina del 5/10/24 a Roma.
La Resistenza non si arrende/ La Palestina si difende!
Libertà per Anan, Ali, Mansour, Ahmad, Tarek
Soccorso rosso proletario – L’Aquila